Al XII Festival di Limes, tenutosi a Genova, è intervenuto il generale Giuseppe Cucchi, figura di spicco che ha ricoperto numerosi incarichi tra cui quello di direttore del Centro Militare Studi Strategici e di consigliere militare del Presidente del Consiglio. Parlando del mutamento degli equilibri mondiali, il generale ha affermato che le elezioni americane non sono state vinte da Donald Trump ma dal Capitale, e che le big tech e i loro dirigenti si sono fatti stato. In realtà, non sono gli uomini a fare la storia bensì è quest'ultima a produrre partiti, organizzazioni e battilocchi: Musk & company rappresentano un capitale che va oltre lo stato americano e che si spinge addirittura oltre il pianeta Terra. SpaceX ha capacità e mezzi superiori a quelli della NASA e detiene una rete di satelliti, Starlink, fondamentale in campo militare ma anche in diversi altri settori. Palantir Technologies, di Peter Thiel, offre servizi all'esercito americano e alla polizia grazie alla capacità di collegare database eterogenei. Anonimi fondi d'investimento, come BlackRock e Vanguard, sono in grado di muovere tra i 10 e i 20mila miliardi di dollari, e chi "decide" gli investimenti non è tanto il battilocchio di turno alla guida quanto il capitale autonomizzato che si manifesta per mezzo di sofisticati algoritmi.
La rivista Limes, portavoce degli interessi nazionali italiani, evidenzia come il venir meno dell'ombrello militare americano renda le alleanze meno stabili, fluide e perciò soggette a mutamenti repentini. Per tal motivo, se non si riesce ad avere una strategia, come nel caso dell'Italia rispetto al Mediteraneo, si diventa oggetto delle strategie altrui. E' da ricordare, però, che nemmeno gli USA, lo sbirro globale, sono liberi di fare ciò che vogliono, in quanto anch'essi sono oggetto del Capitale che fa ballare tutti al proprio ritmo.
L'annuale lettera di Larry Fink, amministratore delegato di BlackRock, è interessante, sia perché sottolinea il rischio esiziale per gli USA rappresentato dall'aumento esplosivo del debito, che rischia di minare l'asset americano più importante, il dollaro; sia perché indica i bitcoin come possibile moneta di riserva mondiale. "Oggi molti Paesi hanno economie gemelle e rovesciate: una in cui la ricchezza crea ricchezza e un'altra in cui le difficoltà creano altre difficoltà. Questa divisione ha dato forma alla nostra vita politica, alle nostre scelte politiche", scrive Fink. E aggiunge: "L'idea di fondo inespressa è che il capitalismo non stia funzionando e bisogna provare qualcosa di nuovo".
Trump ha imposto i dazi anche alle aziende americane che hanno investito in Canada o Messico. Queste misure rischiano di ritorcersi contro la stessa economia statunitense, dato che i mercati sono ormai globalizzati. Gli USA hanno vissuto per anni al di sopra delle loro possibilità, e se ora dovessero allentare il loro controllo sul mondo, il dollaro cesserebbe di essere la moneta di riferimento internazionale e potremmo assistere ad una accelerazione notevole dei processi storici.
Oggi il capitalismo non riesce più ad utilizzare i vecchi strumenti (sono già stati tentati il keynesismo, il fascismo e il liberismo): i dazi americani devono fare i conti con una struttura dell'industria che si è plasmata lungo direttrici globali collegate dalla logistica, ma soprattutto con il fatto che la stessa borghesia nazionale è stata soppiantata da anonimi gruppi finanziari.
Un'ipotetica ripresa della produzione industriale determinerebbe una maggiore richiesta di materie prime (terre rare, petrolio, ecc.), presenti solo in determinate aree del pianeta. La questione della rendita è collegata a quella del plusvalore. L'aumento della composizione organica del capitale riguarda il rapporto tra capitale costante (c) e capitale variabile (v). Storicamente, è cresciuta enormemente la parte di capitale costante in rapporto a quella variabile, ovvero sono aumentati i sistemi di macchine e con essi la massa di semilavorati e di energia necessaria (in ultimo i server per l'IA). La Cina, pur facendo passi avanti nella produzione di energia da fonti rinnovabili, è costretta a costruire nuove centrali nucleari. Tutti sono indotti a produrre masse enormi di merci, ma il mercato non è infinito e, perciò, subentra la questione dei dazi, una risposta automatica del sistema che riceve un input e produce un output. Da Marx in poi sappiamo che questo sistema è per sua natura contradditorio e non reagisce in maniera razionale agli stimoli che riceve. La socializzazione del lavoro si scontra con l'appropriazione privata del valore prodotto.
Quando affermiamo, citando il Lenin dell'Imperialismo, che il capitalismo è un involucro che non corrisponde più al suo contenuto, vogliamo ricordare che ai capitalisti senza capitale si affianca un capitale senza capitalisti. Già per Marx il capitale non esiste ma è un cadavere che ancora cammina, come riportato nel nostro quaderno Scienza economica marxista come programma rivoluzionario.
Il rapporto debito globale/pil equivale a circa il 300%, e il paese più indebitato sono proprio gli Stati Uniti. I "paesi emergenti" stanno correndo verso un forte indebitamento (Cina, India, Arabia Saudita e Turchia), quindi il debito rappresenta una bolla globale che prima o poi esploderà ("La bolla del debito globale" di Mario Lettieri e Paolo Raimondi). L'imperialismo non è una politica vessatoria di un determinato paese, ma il modo di essere del capitalismo raggiunto un certo grado di sviluppo. Le contraddizioni sono più manifeste negli USA, ma essendo questi inseriti in un mercato mondiale, in un unico sistema, tali processi si ripercuotono su scala globale, dove un proletariato mondiale è accomunato dagli stessi interessi.
Tra le prime conseguenze dei dazi ci sarà probabilmente l'aumento dell'inflazione, con i rincari di diversi beni di prima necessità, che si ripercuoterà in primis sulle masse dei senza riserve. Il problema dell'alimentazione umana diventa cruciale nel tardo capitalismo. Con la crescita della produzione industriale a scapito di quella agricola, intere popolazioni subiranno il rincaro del prezzo del cibo, una vera e propria carestia indotta permanentemente. In Iran, quando si verificò l'aumento del prezzo delle uova, scoppiò la rivolta; la crescita del prezzo del pane causò sommosse in Nord Africa e Medioriente.
In chiusura di teleconferenza, si è accennato al saggio Il capitale nell'Antropocene di Saito Kohei, ennesima capitolazione ideologica della borghesia di fronte al marxismo. Nel libro, che ha venduto più di 500.000 copie solo in Giappone, si dichiara apertamente che il capitalismo porta rovina per l'umanità e causa disastri ambientali, rappresentando una calamità per tutta la biosfera. La Sinistra, nel testo Il corso del capitalismo mondiale (raccolta di articoli, tabelle e dati comparsi su Il programma comunista dal 1956 al 1958), dimostra i limiti storici del capitalismo sulla base delle leggi scoperte da Marx, a cominciare dalla mineralizzazione della vita umana, cioè la sopraffazione del mondo biologico − di cui la nostra specie fa parte − ad opera della produzione minerale.