Stampa questa pagina
  • Venerdì, 01 Dicembre 2023

Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  28 novembre 2023

Un sistema che non conosce sé stesso

La teleriunione di martedì sera, a cui si sono collegati 17 compagni, è iniziata con il commento delle notizie riguardanti OpenAI, uno dei più avanzati laboratori di ricerca nel campo dell'Intelligenza Artificiale (IA).

La startup che ha elaborato ChatGPT ("Chat Generative Pre-trained Transformer"), un sistema linguistico LLM ("Large Language Model") basato sull'apprendimento automatico profondo, recentemente è salita all'onore delle cronache per il licenziamento di uno dei suoi fondatori e CEO, Sam Altman. Da quanto si può leggere sui giornali, sembra che l'allontanamento di Altman ad opera del consiglio di amministrazione rientri nello scontro in atto tra i sostenitori di due diversi approcci nello sviluppo dell'intelligenza artificiale, ed in particolare riguardo allo sviluppo di un nuovo progetto denominato Q*. ChatGPT produce risultati in base ad un calcolo probabilistico, legato alla statistica del linguaggio; Q*, invece, sarebbe un sistema autonomo in grado di "superare gli esseri umani nei compiti con il maggiore impatto a livello economico" (Wired).

Secondo la Reuters, lo scontro verterebbe sulle precauzioni da adottare verso lo sviluppo del progetto: mentre la maggioranza del consiglio di amministrazione richiedeva una maggiore cautela, sembra che Altman spingesse per la sua commercializzazione. Nei giorni successivi al licenziamento, Microsoft, il maggior finanziatore della società, si è fatta avanti per assumere Altman, e più di 700 dipendenti hanno minacciato di andarsene per seguire il loro ex-capo. OpenAI nasce nel 2015 come organizzazione di ricerca senza scopo di lucro; qualche anno più tardi, nel 2019, viene affiancata da un braccio commerciale che si occupa di attrarre gli investimenti e gestire i profitti. All'interno della startup è presente la corrente dell'altruismo efficace, un movimento filosofico che si propone di applicare la ricerca scientifica e la tecnologia per migliorare il mondo, e di mettere in pratica la massimizzazione dei profitti per incentivare le donazioni economiche a favore dei problemi sociali.

Le startup della Silicon Valley lavorano a stretto contatto con il governo di Washington. Elon Musk ha fornito i suoi servizi satellitari agli Ucraini all'inizio del conflitto, e recentemente li ha messi a disposizione delle ONG presenti a Gaza. I sistemi basati sull'IA sono ambiti di ricerca che stanno sconvolgendo il mondo dal punto di vista economico, militare, sociale.

L'imprenditore sudafricano rientra tra la schiera di coloro che mettono in guardia sullo sviluppo dell'IA, perché potrebbe portare all'estinzione della specie umana. Gli allarmi su un'IA senziente sono sovente diffusi proprio da personalità leader nel settore; per i capitalisti, questi sistemi rappresentano una svolta drammatica che segna la fine dell'umanità. Si tratta di una situazione schizofrenica, riflesso di una società altrettanto schizofrenica: la produzione associata e l'appropriazione privata vanno in contrasto, la società morente è gravida di società futura e tutto il tempo che ci vorrà per compiere il passaggio dall'una all'altra sarà pericolosissimo per la specie. Nel caso della guerra, ad esempio, si è già giunti alla progettazione di armi che possono decidere in autonomia dove e come colpire.

Può un sistema di macchine arrivare ad avere una coscienza? Ovviamente bisognerebbe prima capire cos'è la coscienza. La specie evolve nella misura in cui suggerisce a se stessa i mezzi per arrivare ad una conoscenza di livello superiore. L'uomo impara presto a darsi sistemi per contare e memorizzare (tavolette, cretule, ecc.), entrando in un contesto fatto di continua e costante produzione di informazione. L'uomo inizia poi a studiare se stesso attraverso lo studio delle macchine che egli stesso produce, dal pallottoliere ai dispositivi informatici. L'architettura di von Neumann, ancora oggi alla base della maggior parte dei computer, non è altro che uno schema per il trattamento delle informazioni: istruzioni, memoria, e un diagramma di flusso che illustra una situazione dinamica. Per von Neumann le macchine possono arrivare a costruire se stesse, senza l'ausilio degli esseri umani.

Marx ha intuito (Grundrisse, "Frammento sulle macchine") straordinariamente bene ciò che sarebbe accaduto: la macchina ha bisogno di essere informata sulle operazioni da svolgere, ma una volta che tale operazione è compiuta essa può lavorare teoricamente all'infinito, lanciando i suoi segnali all'operaio solo per chiedere manutenzione o per essere ricaricata di materie prime. La costruzione di macchine per mezzo di macchine cozza contro la società del valore-lavoro.

Nel saggio La scimmia nuda lo zoologo Desmond Morris afferma che la specie umana non si è sviluppata adeguatamente rispetto alla strumentazione tecnica che ha costruito; a livello sociale siamo rimasti degli scimpanzé, che però hanno per le mani armi nucleari. L'umanità ha a disposizione strumenti, mezzi e tecnologie tali da permetterle di compiere il salto in una fase sociale avanzata, ed invece rimane ancorata alla preistoria. Una società che non conosce sé stessa sta producendo attrezzature che stanno prendendo il sopravvento. Singolarità (R. Kurzweil) significa non tanto indeterminazione quanto andamento catastrofico che può avere esiti diversi. Il rapporto tra uomo e macchina è un tema affrontato in numerosi film. In 2001, Odissea nello Spazio, Terminator, Matrix, ad esempio, tale interazione ha un'accezione negativa; nell'ultimo, addirittura, l'umanità-batteria non è nemmeno consapevole di essere schiava delle macchine, che la illudono di vivere nella libertà. Percependo di non avere futuro, la società borghese rimpiange il passato e all'orizzonte vede solo pericolo, immaginando scenari distopici.

Negli appunti epistemologici (rivista n. 15-16), la corrente cui facciamo riferimento scrive che la rivoluzione avviene senza che gli uomini abbiamo la consapevolezza della società futura, e che la vera conoscenza ci sarà soltanto quando l'umanità sarà libera dai vincoli capitalistici. Vivendo ancora nella sua preistoria, l'umanità non conosce sé stessa, e la classe dominante non sa dove sbattere la testa, non riuscendo ad elaborare un programma né tantomeno una visione del futuro. Il comunismo è la possibilità che la specie comprenda l'universo in cui vive e trovi un'armonia con la biosfera di cui fa parte. Il modo di produzione capitalista ha come obiettivo la valorizzazione da D a D' e si disinteressa di tutto il resto.

In chiusura di teleconferenza, abbiamo ripreso il tema della guerra in Medioriente ed Ucraina. A Gaza, l'attenzione dei media è riservata alla tregua, che in un conflitto è quel momento necessario per gli approvvigionamenti e il riposizionamento dei soldati. Gli Americani tentano di frenare gli Israeliani per evitare un' escalation, spingendo per la liberazione degli ostaggi (vedi movimento interno ad Israele dei familiari degli ostaggi contrari alla guerra). Per l'esercito israeliano, la tregua ritarda le operazioni e favorisce i rifornimenti di beni di prima necessità ad Hamas. Israele ha un grosso problema e cioè la strategia sul lungo termine: per ora i militari vanno avanti nell'occupazione della Striscia di Gaza, ma non è chiaro quale sia l'obiettivo. Attualmente il nord della Striscia è distrutto e la popolazione si è riversata nel sud dove, secondo la propaganda del governo Netanyahu, l'esercito dovrà finire il lavoro di sradicamento di Hamas. Centinaia di migliaia di civili sono intrappolati, senza poter uscire da quella che è una prigione a cielo aperto. A ciò si aggiunge il problema della Cisgiordania, dove gruppi di giovanissimi palestinesi imbracciamo le armi e si scontrano giornalmente con l'esercito israeliano. È difficile immaginare una soluzione. La compellence agisce su tutti gli attori regionali, ad esempio Hezbollah, che per il momento attua un conflitto a bassa intensità.

Anche il fronte ucraino è problematico per l'Occidente. Durante la scorsa estate l'Ucraina ha sparato 220 mila/240 mila proiettili di grosso calibro al mese (The Economist, "Ukraine's new enemy: war fatigue in the West"). L'apparato industriale occidentale non riesce a stare al passo con la produzione di armamenti: limiti fisici vincolano la fornitura di armi e munizioni all'Ucraina mentre i Russi, ben trincerati nelle regioni dell'est e del sud, compiono massicci attacchi con missili e droni. Al di là della propaganda occidentale, la Russia ha raggiunto parte dei propri obiettivi.

Il mondo sta sfuggendo di mano agli Stati Uniti, e il controllo dell'Indo-Pacifico e dei suoi flussi commerciali resta il nodo centrale. Ragionando in termini di wargame, è lecito elaborare uno scenario mondiale in cui la Cina, forte del caos in Medioriente e in Ucraina, decide di prendersi Taiwan, con tutte le conseguenze del caso.

Articoli correlati (da tag)

  • Imperialismo europeo?

    La teleriunione di martedì sera è iniziata dalla notizia riguardante la cosiddetta questione curda.

    Abdullah Öcalan, storico leader della guerriglia curda, imprigionato nelle carceri turche dal 1999, ha chiesto al PKK l'abbandono della lotta armata. Proprio in questi giorni gli USA hanno annunciato il loro ritiro dalla Siria, dove è presente un contingente americano di circa 2mila soldati impegnati contro l'ISIS e a sostegno delle SDF (Siryan Democratic Force). La mossa di Öcalan è un segno dei tempi, è il portato di un repentino cambiamento degli equilibri mondiali, ma resta da vedere la capacità delle forze curde, divise geograficamente e politicamente, di darsi un indirizzo, se non unitario, almeno non confliggente.

    Il subbuglio sociale negli Stati Uniti ha conseguenze sul resto del mondo. L'annuncio di nuovi dazi doganali da parte dell'amministrazione Trump e, più in generale, il ritorno del protezionismo si scontrano con un mondo che, invece, avrebbe bisogno di un governo unico mondiale per gestire l'attuale sviluppo delle forze produttive. Il rischio è che collassi tutto, e che l'utilizzo dell'arma dei dazi inneschi situazioni incontrollabili: gli ingredienti ci sono tutti, il mercato è piccolo, gli attori sono troppi e ad azione segue reazione. La Cina ha infatti annunciato aumenti del 10-15% dei dazi su diversi prodotti agricoli e alimentari americani.

    Chi riesce a navigare nel mare in tempesta sopravvive, gli altri periscono o diventano politicamente irrilevanti. La Turchia, per esempio, aspira ad essere una potenza non solo regionale ma globale, e tale intento passa anche per la risoluzione dell'annosa "questione curda".

  • Quale futuro per il capitalismo?

    Durante la teleriunione di martedì sera abbiamo ripreso l'articolo "Il grande collasso", pubblicato sulla rivista n. 41 (2017), utilizzandolo come chiave di lettura per inquadrare quanto accade nello scenario mondiale.

    Il fenomeno della disgregazione degli Stati si manifesta in diversi forme: dai casi più evidenti di collasso delle amministrazioni politiche (Libia, Siria, Somalia, Sudan, Haiti, ecc.) fino a quelli meno visibili di disfunzione dei servizi pubblici. In un breve video presente su YouTube, intitolato "Il problema dell'Italia è lo Stato che non funziona", Lucio Caracciolo, direttore di Limes, afferma che il problema è l'incapacità non tanto del governo-guidatore, quanto dello Stato-macchina.

    Nel secondo dopoguerra, in Italia, lo stato ha realizzato piani di edilizia popolare, ampiamente criticati dalla Sinistra. La corrente a cui facciamo riferimento ha scritto numerosi articoli sulla questione abitativa; tra questi, "Il problema edilizio in Italia" (1950) analizza come la Democrazia Cristiana di Fanfani, in combutta con socialisti e "comunisti", abbia continuato, in versione democratica, la politica d'intervento nell'economia nazionale iniziata con il fascismo. Il capitalismo costruiva alloggi popolari, ma anche grandi impianti industriali, per dare lavoro a masse di operai che affluivano dal sud Italia. Era l'epoca dell'occupazione di massa, a tutti era garantita una vita di sfruttamento. Ora, quel modello non funziona più e gli stati devono fare i conti con la crescita della miseria e della disoccupazione. Le metropoli globali sono bombe ad orologeria: alcune sono abitate da 15 o 20 milioni di persone e, senza un adeguato rifornimento di cibo ed energia, rischiano il collasso.

  • Alla ricerca di un nuovo ordine

    La teleriunione di martedì sera ha preso le mosse dalle recenti dichiarazioni dei massimi esponenti del governo americano sul dialogo con la Russia riguardo al conflitto in Ucraina.

    Gli USA mirano a indebolire i legami tra Russia e Cina, evitando al contempo la saldatura economica tra Berlino e Pechino. Appena insediatosi alla Casa Bianca, Donald Trump ha annunciato negoziati immediati e diretti con Vladimir Putin. Dal palco della Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera, il vicepresidente statunitense J.D. Vance ha rivolto dure critiche ai paesi europei, esprimendo il suo sostegno alle forze di estrema destra come l'AFD tedesca. Il giorno sucessivo, l'inviato speciale USA per l'Ucraina, Keith Kellogg, ha dichiarato che gli europei non saranno inclusi nei prossimi colloqui di pace.

    In particolare, nel suo intervento a Monaco, il vicepresidente Vance ha preso posizione a proposito della "ritirata dell'Europa da alcuni dei suoi valori fondamentali, valori condivisi con gli Stati Uniti". Il problema arriverebbe, dunque, dall'interno del Vecchio Continente, sempre meno democratico e liberale. L'accordo tra Putin e Trump esclude esplicitamente l'Europa e favorisce il riavvicinamento tra USA e Russia a discapito dell'Ucraina. Le dichiarazioni di Trump e Vance hanno mandato nel panico le cancellerie europee: agli annunciati dazi americani si aggiunge ora la possibilità del venir meno della protezione militare USA. L'Europa è il classico vaso di coccio tra vasi di ferro, lo dimostra la crescente ingovernabilità in Germania dove è dato per certo l'exploit di AFD. Il vertice "informale" di Parigi tra i capi di governo di Germania, Regno Unito, Italia, Polonia, Spagna, Paesi Bassi, Danimarca e Francia ha sancito, ancora una volta, la disunità e l'impotenza europea.