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Chi vi dà i soldi?

Ma non avete altro da fare che scrivere di queste cazzate?! Perché non provate ad andare a lavorare? In fin dei conti, almeno da come scrivete, un posto in fonderia lo potreste sempre trovare. Viste le cazzate che scrivete, ho l'impressione, anzi, la certezza che Vi scriviate addosso nel senso che usate termini solo a pochi comprensibili (parla come mangi, Vi ricorda niente?), non per esprimere i Vostri concetti (se concetti sono) ma per far vedere quanto siete bravi. Un'ultima considerazione e poi Vi saluto definitivamente: come si sostiene la Vostra rivista ? Non certo con i soldi dei lettori. E allora penso con i soldi pubblici. E posso immaginare con quale provenienza. Dio come siamo caduti in basso!

 

Ndr: Beh, anche qui di doppia direzione non se ne trova. Però non vogliamo pubblicare solo corrispondenza di lavoro (che spesso adoperiamo per gli articoli), ogni tanto ci si può rilassare un po'. Prendiamo lo spunto da questo tipo pittoresco per comunicare ai lettori che nel nostro bilancio rientrano esclusivamente i soldi dei compagni che si quotano, dei lettori che sottoscrivono e delle vendite della stampa. Quest'ultima è in passivo netto. Però abbiamo una struttura di lavoro "snella" e le entrate sono sufficienti al fabbisogno. Le spese sono per la rivista e i libri, le spedizioni, le sedi di Roma e Torino, il provider che ospita il sito e le nostre quattro riunioni generali. Come si vede c'è poco da elucubrare sulla provenienza dei fondi. Ringraziamo tutti per il supporto al nostro lavoro.

(Doppia direzione pubblicata sulla rivista n°12 - settembre 2003.)

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    Nell'articolo "Proletari, schiavi, piccolo-borghesi o... mutanti?", pubblicato sulla rivista n. 4 (2001), descrivevamo una serie di trasformazioni che all'epoca si potevano solo intravedere; allora, infatti, non c'erano i rider, non c'erano i clickworkers e di intelligenza artificiale si parlava poco:

    "La struttura mondiale del lavoro sociale, la socializzazione crescente della forza produttiva umana, non possono non avere effetti materiali sulle forme in cui si manifesta lo sfruttamento. Se la miseria e il sottosviluppo odierni sono fenomeni modernissimi dovuti alla distruzione irreversibile dei rapporti antichi, l'estendersi enorme di rapporti di lavoro atipici nelle aree metropolitane non devono essere considerati fenomeni di regresso: saranno anch'essi a tutti gli effetti il risultato di progresso, quindi, per definizione, riflessi del futuro sul presente in via di liquidazione continua."