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La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando la situazione economica e politica in Germania.

La crisi economica ed istituzionale, che ha portato alla caduta del governo Scholz, fa vacillare quello che era considerato il paese più stabile d'Europa. Il patto corporativo, instaurato a partire dagli anni '30 e consolidato nel dopoguerra con la fase demo-fascista, mostra le prime crepe. Il cancelliere Scholz è stato sfiduciato dal Bundestag e quindi il paese tornerà presto alle urne. Il problema dell'ingovernabilità è ormai diffuso. La Francia, ad esempio, è alle prese con problemi economici (chiusura di fabbriche, deficit in aumento e spread in salita) che hanno portato ad una crisi politica senza precedenti.

Lo "schema ad imbuto" riportato nell'articolo "Un modello dinamico di crisi" è la rappresentazione dell'andamento dell'incremento relativo degli indici della produzione industriale dei maggior paesi capitalistici. Nel 2008, il diagramma evidenziava chiaramente come gli indici delle principali economie fossero sincronizzati intorno a una crescita prossima allo zero. Al tempo, l'unica eccezione era rappresentata dalla Cina, ma oggi anch'essa si sta progressivamente allineando alle altre economie. Se non c'è sempre una relazione meccanica tra crisi economica e crisi governativo-istituzionale, è però evidente che lo stato dell'economia (struttura) produce risvolti pratici sul piano politico (sovrastruttura).

L'asse franco-tedesco, che è stato il principale locomotore del processo di integrazione europea, è in seria difficoltà. Il PIL tedesco è negativo da due anni. Le élite politiche del Vecchio Continente sono in balia degli eventi, impossibilitate a rovesciare la prassi. L'ingovernabilità deriva non tanto all'incapacità delle leadership o dei governi, quanto dall'impossibilità di rispondere alla crisi di accumulazione capitalistica, che non lascia spazi di manovra. In Francia e in Germania cresce il consenso verso formazioni populiste/sovraniste, alimentato dal malessere delle classi medie. Ma nemmeno queste forze riescono a dare soluzioni e, una volta al governo, diventano simili alle stesse forze politiche che avevano criticato. Il ciclo politico populista rappresenta sia l'esaurimento delle ricette politiche borghesi che la protesta interclassista e reazionaria contro lo stato di cose presente. Ogni transizione mostra degli invarianti: tutte sono annunciate da anticipazioni della società nascente, tutte trasportano in quest'ultima i residui della società morente. In ogni caso, la nuova società adopera i caratteri della vecchia per imporsi e tramutarsi nel suo contrario.

Rivista n°56, dicembre 2024

copertina n° 56

Editoriale: I limiti dell'… inviluppo / Articoli: Il gemello digitale - L'intelligenza al tempo dei Big Data - Donald Trump e il governo del mondo / Rassegna: Il grande malato d'Europa - Il vertice di Kazan - Difendono l'economia, preparano la guerra / Recensione: Ciò che sembrava un mezzo è diventato lo scopo / Doppia direzione: Il lavoro da svolgere oggi - Modo di produzione asiatico? - Un rinnovato interesse per la storia della Sinistra Comunista - Isolazionismo americano post-elettorale?

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Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

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