[…] A volte ho grosse difficoltà a seguire le vostre argomentazioni. Addebito questo problema ai temi da voi trattati - sicuramente controcorrente – e non certo alla maggiore o minore abilità nello scrivere su di una qualsiasi questione. D'altra parte, basta ascoltare certi "intellettuali" alla televisione, o leggere certi articoli "culturali" che appaiono giornalmente sui quotidiani e riviste varie, per rendersi conto che il problema non è mai del come ma del cosa si scrive e, di conseguenza, del cosa si vuol leggere.
Ciò che particolarmente mi colpisce è il tentativo di vedere in un'angolazione assai poco comune le cose di sempre; lo sforzo di cogliere gli invarianti (mi sforzo di ripetere a braccio quanto da voi ripetuto molto spesso sulla vostra stampa) nelle loro trasformazioni. Indubbiamente non poco dovrà essere il lavoro da parte vostra, per fare in modo che questa affermazione non risulti una frase vuota. Trovo molto positivo, in ogni caso, lo sforzo di riaffermare i principi del comunismo rivoluzionario, che da un secolo e mezzo conservano la loro vitalità, in modo tale da risultare utili strumenti per la lettura del contingente periodo storico in cui viviamo e non soltanto, dunque, come sterili proclamazioni di fede.
[…] La questione principale è che con la maturità del capitalismo non scompaiono i problemi ereditati dalle vecchie società, ma essi possono essere risolti solo dalla rivoluzione proletaria che in certi casi si assume compiti non prettamente suoi. Questo è già risolto chiaramente in Lenin (Due tattiche). Ricordo che anni fa si dovette lottare contro la concezione "coloniale" dello Stato di Israele (definito nazione "piednoirEppure, ancora alla fine degli anni '70, al tempo delle discussioni sul "tipo" di rivoluzione in aree diversissime e arretrate, a proposito dell'America Latina si riuscì a troncare di netto con le teorie bastarde come la "rivoluzione agraria e anti-imperialista" e ad assimilare tutto il sub-continente americano alle aree di capitalismo sviluppato, indipendentemente dalla situazione miserabile di pur numerose masse contadine e urbane direttamente coinvolte nella soggezione all'imperialismo nordamericano. Poi quelli del "partito compatto e potente" se ne sono andati a catafascio trangugiando senza battere ciglio le note posizioni movimentiste e terzomondiste che sappiamo […].
Editoriale: Non potete fermarvi
Articoli: Evoluzione extra biologica - Transizione di fase. Prove generali di guerra
Rassegna: Presa d'atto - Il capitalismo è morto
Recensione: Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune - Guerra civile negli USA, ma non quella vera
Doppia direzione: Il programma immediato non ammette mediazioni
Libertà
Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.
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