La teleconferenza di martedì sera, a cui si sono collegati 15 compagni, è iniziata con alcune considerazioni sulla guerra in corso partendo da quanto accaduto a Manchester.
Sul sito di Repubblica, Michele Serra descrive i recenti attentati in Europa come una "guerra mondiale dichiarata", facendo così eco a papa Francesco che da tempo lamenta una "terza guerra mondiale combattuta a pezzi". Anche Limes, analizzando i molteplici teatri di conflitto, attuali e potenziali, presenti sul pianeta, si domanda se "la terza guerra mondiale" non sia già scoppiata. Di sicuro si è stabilita una simmetria tra i bombardamenti delle popolazioni civili in Siria, Iraq e Yemen, e il terrorismo di chi si immola nelle metropoli europee: di fronte all'avanzata delle forze occidentali in Medio Oriente, Daesh rompe l'accerchiamento esportando la guerra in altri continenti.
Già nel 2003, con la guerra in Iraq, gli Stati Uniti hanno dato il proverbiale calcio nel vespaio mediorientale. Oggi la situazione vede il consolidamento del terrorismo di matrice sunnita, che viene sostenuto e finanziato (anche) dall'Arabia Saudita, la quale è uno dei maggiori alleati degli Usa nel mondo arabo ed ha scatenato una guerra in Yemen per colpire l'Iran, che è a sua volta in lotta contro i fondamentalisti sunniti. In questo scenario intricatissimo si inserisce la recente visita di Donald Trump a Riyad finalizzata, almeno ufficialmente, a stipulare accordi commerciali per la vendita di armi e sistemi missilistici per un valore di circa 110 miliardi di dollari.
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Libertà
Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.
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