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La teleconferenza di martedì sera, presenti 13 compagni, è iniziata commentando le ultime manifestazioni dei gilet gialli in Francia.

Sabato 5 gennaio si è svolto l'atto ottavo (#ActeVIII) della protesta, durante il quale migliaia di persone hanno riempito le strade di Parigi, Bordeaux, Lione, Tolosa, e di altre città minori. Pare che ci sia stata una flessione nel numero di manifestanti, ma al tempo stesso si è verificata una recrudescenza degli scontri con diversi feriti, auto date alle fiamme e blocchi davanti a porti, hub logistici e raffinerie. Questa forma di lotta ha perso ormai i connotati originari legati all'aumento del prezzo del carburante e si è trasformata in protesta contro lo status quo, anche se alcuni settori dei gilet jaunes stanno cercando uno sbocco parlamentare. La caratteristica dei movimenti nell'epoca del capitalismo senescente è di essere tendenzialmente antisistema, nonostante il vecchio mondo tenti di recuperarli proponendo la via referendaria o quella elettorale.

La teleconferenza di martedì sera, connessi 14 compagni, è iniziata con alcune considerazioni sull'esito delle elezioni politiche in Italia.

Il Movimento 5 Stelle è risultato il partito con il più ampio consenso elettorale, mentre la coalizione di centrodestra ha raccolto, grazie ad una Lega nazionalista che ha fatto da traino, il maggior numero di voti senza però raggiungere la soglia necessaria per formare il governo. Notevole, anche se scontato, il tracollo del PD. La situazione di ingovernabilità che si è determinata dopo il voto, tra l'altro largamente prevista, vede un tripolarismo che complicherà il lavoro del presidente della Repubblica. Nulla di nuovo per il panorama europeo, in cui non mancano i precedenti. Paesi come Belgio, Olanda e Spagna sono rimasti per mesi (il Belgio quasi per due anni) senza governo, e ultimamente la stessa sorte è toccata anche alla Germania, che solo dopo molte settimane di consultazioni è riuscita a dar vita ad un governo di larghe intese (Grosse Koalition).

Il capitalismo perde energia, gli Stati faticano a controllare sé stessi, tramontano le "garanzie" che facevano da collante sociale (welfare, posto di lavoro e pensione) e con esse si dissolvono anche le sovrastrutture politiche come i partiti e i sindacati, sottoposti ad una critica incessante e distruttiva da parte del movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Destra e sinistra sono categorie non più corrispondenti ad un quadro istituzionale che è invece sempre più frammentato e sfumato, e vede aggregazioni governative che si risolvono inevitabilmente in deboli alleanze trasversali, in altri tempi ritenute scandalose. Il dato generale che emerge è quello di un sistema dei partiti che si colloca su di un piano separato rispetto ai "cittadini" che dovrebbe rappresentare.

Pubblicato in Teleriunioni marzo 2018

Rivista n°56, dicembre 2024

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Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

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