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  • Resoconto teleriunione  2 luglio 2024

La società analizzata con il wargame

La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando l'articolo "Wargame. Non solo un gioco" (rivista n. 50), particolarmente utile per comprendere i conflitti bellici e sociali in corso, e per evitare di commettere errori logici nell'analisi.

In "Wargame" troviamo considerazioni inerenti alla "trasformazione della guerra imperialista in guerra civile", parola d'ordine dell'Internazionale Comunista. Storicamente, la guerra non rappresenta un problema per l'imperialismo ma la soluzione (temporanea) alla sua crisi. Difatti, la nostra corrente afferma che nell'epoca moderna, anche a causa del modo di condurre i conflitti, o passa la guerra o passa la rivoluzione. Oggi le determinazioni di una guerra classica che la farebbero passare da salvezza del modo di produzione capitalistico a elemento della sua distruzione non sono più da considerare ipotesi, dato che la crisi economica è da tempo diventata cronica. L'elettroencefalogramma del capitalismo è piatto.

Detto questo, finché c'è guerra non c'è disfattismo e quindi non c'è rivoluzione. La rivoluzione, perciò, deve scattare prima che la guerra conquisti la scena mondiale, prima che diventi un fatto totale, tanto più che quella a venire sarà "gestita" da sistemi basati sull'intelligenza artificiale, potenzialmente fuori dal controllo umano. Pensiamo alla fabbrica: il robot, registrando in modo approfondito le competenze dell'operaio, lo va a sostituire.

I wargame sono fondamentali in molti ambiti (militare, aziendale, ecc.) poichè permettono di studiare le situazioni che si presentano, analizzando mosse e contromosse del nemico in funzione di ottenere un determinato risultato, e cercando di evitare le determinazioni soggettive che possono condurre ad errori. I "giochi di guerra" sono esperimenti per ottenere informazione che ancora non è disponibile, sono delle protesi cerebrali, delle macchine per conoscere.

Verso la fine del nostro articolo abbiamo ipotizzato uno scenario sociale nel quale sono presenti due partiti, quello azzurro (riforma/conservazione) e quello arancione (anti-forma):

"Il Partito azzurro, ritenendo scontate le vecchie divisioni politiche, aveva stabilito che a occupare la piazza ci fosse un Partito arancione, cioè nemico. Ma qualcosa è cambiato. Il partito Azzurro ha messo radici anche nelle manifestazioni e nella piazza. Dal punto di vista della composizione sociale c'è un unico grande Partito Conservatore Azzurro distribuito fra i difensori dello Stato e i manifestanti contro lo Stato. Il Partito arancione c'è, ma per adesso non si manifesta: 'esso si forma e si sviluppa quando si saldano esigenze della dottrina e dell'azione' (Tesi di Roma). Se è così, pensano gli operatori nella sala del wargame in Questura, allora manca poco a una radicalizzazione. L'unità contro natura dei due partiti dovrà dissolversi e dovrà emergere il vero partito arancione."

I risultati delle elezioni in Francia, la situazione politica in Germania ed Inghilterra, quella pre-elettorale negli USA possono essere comprese solo grazie ad un modello di realtà portata a un alto grado di astrazione. Lo Stato ha registrato la presenza in piazza anche di membri insoddisfatti del suo stesso partito (quello arancione al momento non è presente sulla scena come forza organizzata). La memoria va alle manifestazioni No vax/No Green pass viste durante la pandemia, e trattate con i guanti dagli apparati repressivi statali. In città come Torino e Milano venivano organizzati cortei spontanei ogni sabato, vi era una partecipazione interclassista alle manifestazioni, erano scanditi slogan borghesi come "libertà, libertà!". In Francia, qualcosa del genere si è visto con le mobilitazioni dei gilets jaunes, movimento interclassista guidato dalle frange estreme delle non-classi con la partecipazione di componenti proletarie. Nel 2019 ad Hong Kong la polizia ha lasciato occupare il parlamento per fare sfogare la rabbia dei manifestanti. Nel 2021, negli USA, i sostenitori di Trump sono entrati con la forza a Capitol Hill. In Brasile, nel 2023, c'è stato l'assalto al Congresso nazionale come risposta alla sconfitta dell'allora presidente Bolsonaro.

Lo Stato perde energia e le componenti sociali (le cosiddette maggioranze silenziose), che storicamente lo hanno sostenuto o comunque non l'hanno intralciato, non sono soddisfatte della condizione in cui versano, temono il futuro. Nel Partito azzurro c'è molta frammentazione. Pur non presentandosi le stesse condizioni che portarono alla formazione del PCd'I nel 1921 e alla formulazione delle Tesi sulla tattica nel 1922 (nel frattempo le forze produttive si sono enormemente potenziate), vi sono elementi invarianti da cui partire per elaborare modelli senza i quali sarebbe impossibile fare scienza.

Per trovare gli invarianti nelle trasformazioni, dobbiamo andare con la mente agli anni Venti, periodo denso di scontri, anche armati, tra le classi. Con il consolidamento del fascismo la borghesia italiana riuscì a mettere in ordine il suo sistema, mentre prima anche forze nazionaliste come i legionari di D'Annunzio rappresentavano un problema per lo Stato (vedi articolo "Il movimento dannunziano", Prometeo del 1924). Oggi il corporativismo presenta visibili crepe. Al capitalismo servirebbe un fascismo globale, ma proprio il gendarme mondiale, gli Stati Uniti, sono in crisi e faticano a contenere il marasma sociale, dato che la polarizzazione economica acuisce irreversibilmente quella sociale. Da anni economisti come Paul Krugman hanno lanciato preoccupati allarmi circa l'estinzione della classe media in America. Nell'articolo "Chi difenderà l'America depressa?", Limes ("Mal d'America" – n. 3, 2024), registrando il fatto che sempre meno giovani americani sono disposti a vestire l'uniforme, ci si chiede: chi combatterà la guerra del futuro?

Gli uomini non giungono alla necessità di cambiamento perché si mettono a studiare testi di economia o di scienze politiche, ma a causa delle condizioni materiali in cui si vengono a trovare. Spinte ideologiche, politiche o morali sono il riflesso di quelle materiali e solo nel loro insieme possono trasformarsi in una spinta materiale collettiva. È per questo che Marx attribuisce alla piccola borghesia psicologicamente frustrata il potere di innesco della rottura sociale, senza il bisogno di chiederle di dare una definizione della propria rabbia:

"Gli uomini non rinunciano mai a ciò che essi hanno conquistato, ma ciò non significa che essi non rinuncino mai alla forma sociale in cui hanno acquisito determinate forze produttive. Tutto al contrario. Per non essere privati del risultato ottenuto, per non perdere i frutti della civiltà, gli uomini sono forzati a modificare tutte le loro forme sociali tradizionali, non appena il modo del loro commercio non corrisponde più alle forze produttive acquisite." (Lettera ad Annenkov, 1846)

La piccola borghesia, vaso di coccio tra due vasi di ferro, proletariato e borghesia, vede messe in discussione le sue guarentigie e dà il via a movimenti sociali ibridi, confusi, oscillanti tra i due poli.

Nel video "Tutto brucia!", pubblicato sul canale YouTube Parabellum, vengono elencate le situazioni di conflitto nel mondo, che appare in preda al marasma sociale e destinato ad andare fuori controllo. Non c'è area geopolitica che non sia interessata dal subbuglio generale, dalla Libia al Kenya, dall'Ucraina ad Israele, passando per la Bolivia ed il Myanmar. Ciò che non viene spiegato nel video, al solito, è la causa che sta dietro al disordine globale dilagante.

In Kenya, il governo ha ritirato la contestata legge di bilancio "lacrime e sangue" imposta dal FMI, ma le manifestazioni non cessano e dall'iniziale #OccupyParliament siamo arrivati ad #OccupyEverything. Il sistema nel suo insieme non riesce più a rilanciarsi. Le classi dirigenti arrancano, non hanno più argomenti per convincere i senza riserve ad accettare ulteriori sacrifici. Per descrivere questa situazione torna utile lo schema di rovesciamento della prassi della Sinistra Comunista ("Teoria e azione nella dottrina marxista", 1951): la formazione del partito rivoluzionario è il prodotto di spinte che partono dal basso (Bottom-up), le molecole sociali si agitano e nel loro movimento producono nuova organizzazione, alcune di loro saltano dei passaggi approdando direttamente al programma comunista e diventando agenti di influenza. Non c'è creazione di nuove categorie dal nulla: è la stessa società borghese a produrre le forme antagonistiche all'unità sociale.

Il modo di produzione capitalistico, altamente entropico, si scontra con una forma sociale anti-entropica in formazione ("Il secondo principio", "Necessarie dissoluzioni", "Rivoluzione anti-entropica"). Le forze conservatrici, che vanno dal sistema dei partiti allo Stato fino alla Chiesa, difendono rapporti antiquati come il lavoro salariato, negato dallo stesso capitalismo che ingigantisce il lavoro morto (macchine, computer, ecc.) per aumentare lo sfruttamento. Il sistema difende i vecchi rapporti sociali, ma questi dovranno saltare perché la struttura materiale della produzione sta andando in un'altra direzione.

In "Wargame" si cita l'articolo "Attivismo" (Battaglia comunista, 1952), in cui è detto che può crollare lo stato dall'interno e collassare la struttura di comando della classe borghese, ma che, se non c'è un organismo politico che abbia una visione chiara della dinamica storica, la situazione resta a tutti gli effetti controrivoluzionaria. Il partito storico, come lo intende la Sinistra, è il programma che precede l'azione, il partito formale è la sua materializzazione organizzativa.

Con il fascismo la borghesia tentò per la prima volta di darsi una disciplina unitaria di classe, sia per il funzionamento del sistema economico sia per il rafforzamento del suo dominio, ma una volta raggiunto questo risultato la sua corsa si arrestò. Oggi la classe borghese è resa superflua dallo sviluppo delle forze produttive e il Capitale la estromette dal controllo in due modi: o lasciandola chiacchierare nei parlamenti senza che le sia permesso far danni (e in tal caso più i suoi grandi leader politici sono stupidi meglio è), oppure togliendole anche questa funzione fittizia e sostituendola con esecutivi tecnici (e in tal caso più sono razionali, lucidi e spietati meglio è per il compito che devono svolgere). Le Pen, Macron o Meloni possono poco rispetto alle anonime ed impersonali determinazioni del mercato.

Se volete essere progressisti non siate democratici, siate fascisti! La sequenza storica del progresso sociale, nota Amadeo Bordiga, non è: fascismo-democrazia-socialismo. Nell'epoca dell'imperialismo il fascismo viene dopo la democrazia e la serie progressiva è dunque democrazia-fascismo-socialismo. Se il fascismo c'è già stato, con l'Italietta che ha fatto da laboratorio, cosa può esserci dopo? Un fascismo tecnocratico-cibernetico? Alcuni dei super-capitalisti del settore hi-tech, preso atto che il mondo procede verso la catastrofe, affermano che è necessario migrare in altri pianeti oppure in altre realtà (Metaverso), rasentando la fantascienza. Evidentemente, questo modo di produzione ha raggiunto limiti che non può superare.

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    Nel video si afferma che i wargame non sono la replica esatta della situazione reale, ma possono essere utili per pianificare azioni. Per esempio, i "giochi di guerra" che simulano un conflitto tra USA e Cina nell'Indo-Pacifico, dimostrano che un scenario di questo tipo non avrebbe sbocchi (non ci sarebbe un vincitore) e che quindi andrebbe evitato. Non è detto, però, che tali "consigli" siano seguiti da chi ha responsabilità politiche e militari.

    La divulgazione e pubblicazione dei wargame, su riviste specializzate e non, è funzionale anche alla manipolazione della cosiddetta opinione pubblica, e cioè a prepararla a situazioni future. Dall'epoca napoleonica, quando queste simulazioni erano composte da soldatini da muovere su un campo di battaglia tridimensionale, sono stati introdotti elementi di complessità conseguenti alle capacità di elaborazione dei computer; wargame molto sofisticati non sono più pertinenza esclusiva degli addetti ai lavori, ma permeano la società intera. Il gioco di guerra immaginato, preparato e tradotto in una realtà virtuale è più potente di quello studiato a tavolino, anche in questo campo gli uomini sono surclassati delle macchine. Si pensi alla gamification, termine difficilmente traducibile in italiano ("ludicizzazione"), che non è altro che l'utilizzo di elementi mutuati dai giochi in contesti diversi. Gli eserciti, in alcuni casi, si sono appoggiati ai videogamer per simulare scenari di guerra.

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Rivista n°55, luglio 2024

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