13 aprile 2014, Bari conferenza pubblica - Resoconto

La riunione pubblica tenutasi a Bari domenica 13 aprile presso la ex Caserma Rossani occupata (Prove globali di futuro), ha visto la partecipazione di una quindicina di giovani vicini all'esperienza della recente occupazione. Trattandosi della terza riunione pubblica organizzata a Bari, si è fatto un breve riferimento introduttivo rispetto alla struttura del lavoro di "n+1", oramai nota ai partecipanti, e abbiamo concentrato la relazione su che cosa intendiamo per "comunismo" e su come è possibile individuare elementi della società futura anche nelle lotte in corso.

Abbiamo tentato di dimostrare come il comunismo sia una realtà che produce effetti già nel presente e non un modello fantastico da realizzare, non un'utopia o una filosofia tra le altre, bensì il movimento materiale verso una superiore organizzazione sociale. Tale premessa è stata necessaria per introdurre tutto il lavoro di desemantizzazione che è necessario fare se si vuole liberare il termine "comunismo" da incrostazioni e scorie ideologiche, per sottolineare il nostro completo distacco dalla liturgia e dal lessico "terzinternazionista", e per dimostrare come "n+1" - espressione utilizzata dalla Sinistra Comunista "italiana" in un articolo sulla successione dei modi di produzione - sostituisce termini triturati dalla storia e dai vari opportunismi ed esclude la messa in moto di riferimenti ad archetipi politici e "ismi" di vario genere. Le forze materiali che preparano l'avvento della società futura esistono già materialmente all'interno della presente forma sociale. Ma dove individuare questi elementi? Abbiamo preso come riferimento la socializzazione massima della produzione prodotta dalla società capitalistica: oggi la produzione e riproduzione della specie umana avviene attraverso metodi che non hanno più nulla dell'antica attività parcellare degli individui. La forza produttiva sociale è arrivata ad un elevato grado di maturazione, l'idea viene relegata alla storia della filosofia e prende corpo la dimostrazione materiale, pratica, che l'uomo sta ritornando ad una forma sociale organica. Il capitalismo esaspera l'alienazione dell'individuo e porta alle massime conseguenze la separazione fra l'uomo e il suo lavoro, fra la produzione sociale e l'appropriazione privata. Ma tra tutte le epoche storiche, è quest'ultima ad aver portato al massimo livello la socializzazione del lavoro facendo maturare le premesse per la società nuova.

Quando lo sviluppo capitalistico giunge alla socializzazione mondiale della produzione, la realtà materiale incomincia a stravolgere la struttura stessa della vecchia società mettendo in discussione le tradizioni e le ideologie della classe dominante. Non solo, ma tutta la sovrastruttura ideologica si dimostra impotente rispetto all'emergere di forze reali, tanto è vero che la stessa borghesia deve ammettere la validità di alcuni capisaldi teorici del "marxismo". Per esempio l'adozione di modelli unificati della conoscenza (Terza Cultura).

In questo contesto, il partito, prodotto dello sviluppo del cervello sociale, è rappresentante del piano di specie. Lo sviluppo delle relazioni in un mondo sempre più integrato, tra le quali spicca la rete informatica con le sue altissime potenzialità, merita un attento esame proprio a partire dalle sue premesse produttive e sociali, perché il discorso sull'allargamento della rete neuronica del cervello sociale è strettamente collegato alla funzione primaria del partito rivoluzionario e allo sviluppo della sua organizzazione. Questo partito non va inteso soltanto come un'organizzazione specifica che dirige la lotta contro le organizzazioni delle classi avverse, ma come l'organo politico dell'ultima classe rivoluzionaria della storia, quella che avrà il compito di mettere fine alla successione delle società classiste. Terminato il suo compito, il partito rivoluzionario si estinguerà, come si estinguerà lo Stato, a meno di non considerare partito il futuro organo che prenderà forma sulla base di un'intelligenza sociale nel frattempo maturata e che avrà il compito di armonizzare finalmente l'uomo con la natura di cui fa parte. E' in questo senso che il partito non muore mai: esso si tramanda nel tempo secondo invarianti e trasformazioni, rappresentando sempre una memoria collettiva, prima della classe, poi della specie.

Per dimostrare come questo general intellect oggi più che mai continui a lavorare in senso rivoluzionario, abbiamo fatto riferimento all'esperienza del movimento Occupy sviluppatosi sull'onda della Primavera araba e delle lotte degli indignados spagnoli. Gli strumenti che il movimento si è dato per organizzarsi a livello locale e globale hanno avuto una forte connotazione informatica che ha consentito a tutta la rete degli occupiers, diffusa a livello globale, di coordinarsi in maniera centralizzata prelevando informazione dalla rete, immettendone di nuova e cancellandone altra.

Lo sviluppo di reti mesh, la costruzione di un drone per spiare i movimenti della polizia a Varsavia, la costruzione di piattaforme informatiche per organizzare scioperi cittadini e il blocco coordinato dei porti della costa occidentale statunitense, sono tutti elementi che fanno comprendere immediatamente le potenzialità di questa "rete neuronale globale" messasi in moto contro il capitalismo. Altri elementi assolutamente interessanti sono la struttura leaderless del movimento, coordinato da assemblee generali e permanenti basate sul principio (che fu della Comune di Parigi): membri sostituibili in qualsiasi momento. Il meme che ha fatto il giro del mondo fissandosi sui vari territori è legato allo slogan che vede l'1% della società sfruttare il restante 99%. In altri termini è la vendetta della legge della miseria crescente, la legge assoluta del Capitale. Difatti nel mondo intero continuiamo ad osservare il formarsi di movimenti generalizzati che pongono all'ordine del giorno temi quali il salario, la casa, la difesa delle condizioni di vita tout court. Questa società non è più in grado di garantire i livelli di vita acquisiti in passato e genera di conseguenza cellule mutagene che spingono verso una rottura sociale. Quanto sta accadendo in Turchia con Occupy Taksim dimostra come il movimento procede incessante e per quanto i governi tentino di controllare la potenza incendiaria dei mezzi informatici (vedi Twitter e Facebook) la diffusione della rivolta non si arresta.

Al termine della relazione ci sono state diverse domande che hanno consentito di fissare meglio alcuni concetti e di approfondirne altri. L'ambiente generale in cui la riunione si è svolta è stato positivo, vitale e caratterizzato da una buona dose di entusiasmo. Alla fine della riunione qualcuno ci ha chiesto un parere su come gestire l'occupazione dell'ex caserma (che è ubicata nel centro di Bari), altri ci hanno detto che la riunione gli è servita per chiarirsi le idee, tutti ci hanno ringraziato. Anche noi vogliamo ringraziarli: fare delle riunioni in un clima così vitale è un'iniezione di ottimismo e una buona occasione di conoscenza di un movimento (nel senso più generale del termine) che, ci sembra, sta cambiando connotazioni e riferimenti, sta uscendo dalle liturgie gruppettare e dagli stereotipi resistenziali. Un movimento che inizia a realizzare che l'unica possibilità di lotta parte da un piano locale per divenire immediatamente globale, che solo il collegamento con quanto sta accadendo nel mondo può portare a risultati che vanno in una direzione realmente anti-formista.

Rivista n°55, luglio 2024

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Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

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