Esiste un solo spazio-tempo (nel quale esiste un unico Uomo che vive una sola vita - e qui si celebra il mito sublime dell'immortalità; forse in "Traiettoria e catastrofe") nel quale è collocato un determinato essere (nel senso di esistere).
Quindi: non il passato ha effetti sul presente e sul futuro; e nemmeno il futuro ha effetti sul presente e (perché no?) sul passato. E' l'unicità del tempo-spazio che produce effetti.
Il nostro linguaggio è ancora povero per parlare pienamente di questi concetti. Usiamo un linguaggio di una plurimillenaria società di classe: quella borghese, in particolare, è quella che più di tutte ci ha resi ricchi di presunzioni e più poveri nella capacità di esprimere i concetti (vedi la divisione del lavoro).
Con la società comunista si risolverà anche questo.
Oggi possiamo dire che come siamo monisti nell'affrontare i fatti spaziali, così siamo monisti nell'affrontare i fatti temporali.
Un'attenzione comunque s'impone: essere monisti nell'affrontare lo spazio-tempo, non significa collocare i vari eventi in una sorta di Unico Grigio Indefinito, alla maniera di qualche comunista andato a male perché non ha digerito bene la lettura di certi trattatelli sulle filosofie orientali.
Le anticipazioni di comunismo possono essere determinate dal futuro nel senso sopra detto. L'uomo è un animale sociale più che civile, risponde Marx ad Aristotele ed il comunismo è presente (in forme ed estensioni diverse) nell'unico spazio tempo della vita umana intesa come vita dell'UOMO (Essere umano) che vive una sola vita.
Cioè il comunismo è sempre esistito (tò, ciapa paea seconda volta), ma non tanto per il suo "persistere nel cervello degli uomini dalla preistoria ad oggi", quanto perché, dalla preistoria ad oggi , il lavoro associato, in forme e grado diversi, è sempre esistito, in ogni società di classe (credo sia sufficiente l'esempio dell'"industria ruralmente patriarcale di una famiglia contadina", dove, all'interno della propria divisione del lavoro, i vari oggetti, i vari prodotti "non si rappresentano l'uno di fronte all'altro come merci"; vedi Capitale I°, p. 156, UTET).
A proposito di Hawking, che non conosco, e dei viaggi nel tempo, credo sia necessario non assolutizzare mai i concetti. Perché ogni tanto abbiamo bisogno di qualche assoluto (di qualche nuovo Dio?).
L'universo fa a meno del tempo? Sicuramente non può fare a meno del movimento, cioè delle fasi successive del suo evolvere.
Il tempo dunque esiste e non esiste. Il tempo, come tutte le cose, è un concetto relativo, come lo spazio, come il movimento (nemmeno a questo può essere dato un valore assoluto).
Tutto questo non vuol contraddire quanto detto prima, quando parlavo dell'essere monisti di fronte ai problemi spazio temporali. Non sempre è colpa nostra se le cose si presentano, a volte, in maniera complessa: a volte ( ce lo insegna molto bene Engels nella "Dialettica della natura") siamo costretti a parlare nei termini di "o questo o quello", mentre altre volte non possiamo evitare di parlare nei termini di "e questo e quello".
Concludo osservando una cosa che mi fa immenso piacere: le nostre lettere si incrociano, parlando della cosa fondamentale - il comunismo - con lo stesso linguaggio, quasi con le stesse parole.
Per quanto riguarda le 50 paginette sono sempre stato convinto che non fossero banalità.
Ora mi sono convinto che possono diventare un buon detonatore. Lavoriamoci per migliorarlo ... e mettiamoci intorno tanta bella e santa dinamite. Dobbiamo parlarne.