La scelta di Napolitano di istituire due gruppi di supporto, uno istituzionale e l'altro economico, è davvero inedita e addirittura Repubblica, da sempre schierata con l'asse Pd-Monti-Napolitano, adesso lascia trapelare una certa preoccupazione per l'evolvere della situazione. Dopo i tecnici arrivano i tecno-saggi, ad ulteriore dimostrazione che il parlamento ha esaurito le proprie residue risorse.
Le ipotesi più quotate in questi giorni, per sciogliere il terribile nodo, sono quelle di un governissimo tra Pd e Pdl, opzione che però "brucerebbe" un Pd che non a caso mette le mani avanti, o di nuove elezioni, soluzione rischiosa sia per le reazioni dei mercati che per i risultati delle urne. Insomma, sembrano non esserci soluzioni "realistiche" attuabili in tempi brevi. In effetti, cosa può esserci oltre al dirigismo tecnico?
Il prossimo governo non potrà ignorare le indicazioni di Confindustria che tramite Il Sole 24Ore esprime forte insoddisfazione, soprattutto verso il rispetto del fiscal compact: i vincoli imposti dalla Bce per ripianare il debito sono impossibili da adottare per la già compromessa economia nazionale. Teorie "anti-Euro", una volta appannaggio di siti cospirazionisti, adesso trovano spazio nel giornale degli industriali, i quali cominciano ad alzare la voce rispetto alle direttive che arrivano dalla BCE: "Abbiamo bisogno di una costituente che decida subito il da farsi, ma soprattutto che individui se è possibile fare ciò che deve essere fatto. Altrimenti, come extrema ratio, non resterebbe altro che decidere insieme un'uscita ordinata e governata dagli accordi presi, perché non possono essere ottemperati o perché non lo si vuole. Da parte nostra, come di altri. Allontaniamo dalla politica gli illusi e coloro che sanno solo proporre di distruggere e non correggere ciò che è stato fatto." (Paolo Savona, Se non cambia in profondità diventa una trappola)
La fragile impalcatura su cui si regge l'Unione Europea scricchiola sempre più forte e si sprecano gli editoriali contro quegli automatismi sovranazionali che, "disumani", tagliano il welfare e deprimono ulteriormente l'economia. Scrive Il Sole 24Ore: "le regole di Maastricht volevano evitare il ricorso agli automatismi che invece ora hanno preso il sopravvento." E' in corso un veloce riposizionamento politico che vede coinvolta Confindustria o perlomeno ampi settori della borghesia italiana. Dopo aver accettato e chiesto a tamburo battente il varo di misure di austerity(dalle pensioni al mercato del lavoro), adesso i confindustriali si accorgono che l'austerità deprime l'economia e fa pure male alla salute. Non ci stupiremmo se, ad esempio, il Comitato No Debito, che raccoglie tutta una serie di sindacatini e gruppetti di sinistra, proponesse un fronte unico politico con la borghesia nostrana contro le manovre economiche imposte dalla famigerata Troika Bce-Fmi-Unione Europea. E alcuni punti programmatici, come il ripudio del debito, la disdetta del fiscal compact, le nazionalizzazioni, ecc., potrebbero fare breccia anche in ambienti borghesi.
C'è il fondato rischio che imploda la moneta unica. Ora anche Grillo vuole il referendum per votare l'uscita dall'Euro e la leader del Fronte nazionale francese, Marine Le Pen, coglie l'occasione al balzo plaudendo all'iniziativa e proponendo un incontro. Settori di estrema destra strizzano l'occhio ai grillini a dimostrazione dell'elevata mobilità tra forze di destra e di sinistra. Il nazionalismo dei battilocchi, che si scagliano contro l'Europa dei banchieri rea di sottrarre sovranità nazionale, rappresenta in realtà un fronte ampio e trasversale capace di mettere insieme fascisti e super-sinistri.
Il fenomeno storico del fascismo è irreversibile. Esso è stato il realizzatore dialettico delle istanze social riformiste, ma oggi non c'è più spazio di manovra per politiche riformiste. La politica del futuro non potrà che passare, necessariamente, attraverso la formazione di una nuova comunità-partito che anticiperà forme della società comunista, in critica a quelle del passato. La forma sociale presente, dal canto suo, innalza una barriera controrivoluzionaria preventiva contro l'anti-forma che emerge con prepotenza e che si imporrà in quanto la sua forza è reale, non ideale.
Sotto i colpi della crisi del Capitale senile si sta determinando una spaccatura netta tra i difensori dell'economia nazionale e gli affossatori della stessa. Basta leggere quanto scrivono alcuni militanti sindacali che, pur essendo critici verso la linea concertativa della CGIL, mantengono un'ottica patriottico-partigiana: i sindacati italiani e soprattutto la CGIL danneggiano enormemente non solo i lavoratori ma l'Italia per il loro comportamento arrendevole.
"Il più disgraziato e pernicioso prodotto del fascismo è l'antifascismo. Partigiano è chi, per fede, per dovere o per soldo, combatte per un altro. Militante del partito rivoluzionario è chi combatte per sé e per la sua classe. La ripresa rivoluzionaria dipende dal poter elevare una barriera tra il metodo demoborghese della lotta partigiana e quello dell'azione classista di partito." (A. Bordiga, 1949).
I sinistri immaginano e propongono uno Stato che dirige l'economia, senza però comprendere che un fascismo-keynesismo come quello degli anni Venti e Trenta non può ripetersi. Oggi è il Capitale anonimo a tirar le redini. E per questo ha ancora meno senso piagnucolare per la riduzione del cosiddetto welfare poiché, mai come oggi, lo Stato, al servizio del Capitale e non più dei capitalisti, si prodiga nel tentativo di salvare, con decreti totalitari, le capacità di insensato consumo delle masse. Se non ci riesce, ad impedirlo è la sua crisi storica. Occorre badare a quello che fanno gli Stati, non tanto ai pupazzi che li rappresentano. Il capitalismo è organizzato ma non riuscirebbe a dominare da solo; ha bisogno di legare alla propria ideologia e quindi al proprio funzionamento i proletari e per farlo adopera strati intermedi piccolo-borghesi, intellettuali, studenti, tecnici responsabilizzati, ecc. Sviluppa e utilizza fronti interclassisti proprio perché sono il miglior modo per impastoiare il proletariato, allontanandolo dal suo programma storico e inducendolo invece a lottare secondo la logica riformista degli aggiustamenti di sistema.
Nella scorsa teleconferenza si è accennato alle condizioni critiche in cui versa l'economia della Slovenia (e alle mobilitazioni in corso nel paese, tipoOccupy Lubiana). Adesso arrivano informazioni interessanti anche dall'Olanda. Questo paese, molto più importante economicamente, fa parte dei cosiddetti falchi dell'Unione, i più severi nel richiedere l'attuazione dei vincoli di bilancio. Sotto i colpi dell'indebitamento pubblico e privato, della bolla immobiliare e della crescente disoccupazione, l'Olanda precipita nella crisi. Paese che fino a non molto tempo fa, insieme alla Germania, usava toni molto duri nei confronti dei famigerati PIGS.
Il Nord Europa comincia ad essere in difficoltà e anche lì dovranno quindi essere attuati tagli "lacrime e sangue". Sommando quante accade a Cipro, in Grecia, Portogallo, Spagna, Italia, Slovenia alla situazione economica di paesi modello come Olanda e Danimarca (dove sta scoppiando la bolla del mattone), ne esce fuori un quadro esplosivo.
In relazione a questa instabilità, molte banche centrali riducono i depositi in Euro. Se la principale moneta di riferimento rimane il dollaro americano, adesso si fanno consistenti i depositi in yuan cinesi e in dollari australiani. Si tratta di una vera e propria fuga dall'Euro verso altre monete, verso altri centri di riferimento. Per stabilizzare una situazione così aggrovigliata ci vorrebbe, invece dell'attuale guerra di tutti contro tutti, un fascismo... planetario.
Il quadro appena descritto mostra delle invarianze con quanto accaduto nel III secolo d.C. nell'Impero Romano. Al caos del suo tempo, Diocleziano rispose con delle riforme di "sistema" adottando misure amministrative ed economiche onerose che però risultarono peggio del disordine. Basti ad esempio il costo enorme dell'esercito utilizzato per tenere a bada i barbari e le loro invasioni.