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  • Resoconto teleriunione  13 giugno 2023

Le forme attuali della guerra

La teleriunione di martedì sera, presenti 15 compagni, è iniziata con un aggiornamento sul conflitto in Ucraina.

Il crollo della diga di Kakhovka sul Dnepr esprime in maniera lampante le forme attuali della guerra e le conseguenze che essa mette in atto. Elenchiamole per punti: 1) il raccolto di frumento di tutta l'area è pesantemente compromesso. Trattandosi di una regione particolarmente importante a livello agricolo, la produzione sarà notevolmente inferiore alla media; 2) la diminuzione della quantità di grano disponibile avrà conseguenze sulle popolazioni più povere del mondo, in particolare dell'Africa; 3) una minore produzione implica l'aumento dei prezzi e conseguentemente la crescita dell'inflazione; 4) l'impossibilità di fornire acqua dolce alla penisola di Crimea; 5) lo straripamento delle acque, oltre ai danni alla flora e alla fauna, comporta forti rischi di diffusione di epidemie; 6) l'allagamento potrebbe ripercuotersi negativamente sulla falda acquifera e quindi sulla stabilità della centrale nucleare di Zaporizhzhia e del suo sistema di raffreddamento; 7) l'inondazione ha spostato le mine russe nelle campagne.

Sia a livello locale (regione di Kherson) che nazionale ci sarà un sensibile peggioramento delle condizioni di vita di ampie fette di popolazione e gravi conseguenze per l'ambiente. Sulla vicenda, la propaganda si è messa in moto da una parte e dall'altra, lanciando reciproche accuse riguardo la responsabilità dell'esplosione che ha causato il crollo della diga. Per ora non vi sono elementi per formulare un'ipotesi, e va tenuto conto che esiste anche la possibilità che il danneggiamento non sia "volontario" ma il risultato dei danni indiretti provocati dalle operazioni belliche e, soprattutto, dell'evidente carenza di manutenzione conseguente alla guerra. Questa possibilità, qualora fosse reale, esprimerebbe in pieno il carattere assunto oggi dalle contrapposizioni militari delle potenze imperialiste e dei loro vari galoppini. In sintesi, questo episodio è emblematico di alcuni aspetti della guerra moderna, che assume una durata sempre più prolungata e una dimensione puramente distruttiva, mettendo a rischio la stessa riproduzione della specie umana.

Il capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha accusato a più riprese i vertici dell'esercito russo di inettitudine, permettendosi dichiarazioni di un certo tenore contro il governo in carica, il quale ha incassato senza rispondere. Non conosciamo il retroscena politico (per esempio se Prigozhin stia preparando la sua discesa in campo nel dopo Putin), ma va considerato che le compagnie di mercenari sono oggi indispensabili e quindi hanno voce in capitolo nella conduzione della guerra. La controffensiva di Primavera dell'esercito ucraino ha lo scopo di riconquistare, almeno in parte, i territori occupati dai Russi, i quali però si sono arroccati minando intere zone, scavando trincee e schierando i "denti di drago". I falchi dell'Europa, Polonia e Baltici in primis, vorrebbero far saltare l'unità della Federazione Russa, dividendola in staterelli, ma gli Americani non sono di quell'idea. Il collasso della Russia non è da scartare, ma va ricordato che essa è una potenza nucleare e, qualora implodesse, armi micidiali potrebbero finire in mano a forze non controllabili.

Questa guerra è il prodotto dei mutati equilibri mondiali, anche demografici. La popolazione dell'India (1428,6 milioni di abitanti) ha superato quella della Cina (1425,7), e l'Asia conta all'incirca 4,7 miliardi di abitanti. Se a questi sommiamo 1,5 miliardi di abitanti dell'Africa, l'Occidente risulta in netta minoranza. Gli USA non sono più lo sbirro mondiale di una volta e, oltre all'aspetto demografico, devono fare i conti con i problemi legati al fronte interno. Donald Trump sta diventando il rappresentante di settori importanti della classe dominante americana che considerano il conflitto in Ucraina una perdita di tempo e di soldi. Anche Ron DeSantis, figura più "digeribile" del tycoon, ha dichiarato che gli interessi dell'America sono in Asia e che sull'Ucraina gli europei devono fare di più.

C'è, inoltre, la questione dell'esaurimento dei fondi a disposizione del governo federale. Recentemente il Congresso degli Stati Uniti ha votato un nuovo innalzamento del tetto del debito allontanando temporaneamente lo spettro del default; la decisione non è infatti risolutiva, anche perché ora gli Americani dovranno immettere una massa di liquidità enorme per sanare il bilancio. Come al solito, il capitalismo sposta i problemi in avanti col risultato di ingigantirli.

Ma davvero l'America può permettersi di non pagare il debito? Sì, se trova il denaro per finanziarsi. Questi fondi possono essere reperiti sul mercato internazionale obbligazionario che però nell'ultimo periodo ha visto il calo della fiducia nel dollaro. In un contesto di grave crisi politica ed economica, gli USA in quanto stato debitore hanno il potere di rovinare le economie degli altri paesi, anche scatenando guerre. Il conflitto con la Cina non appare così lontano e impossibile: ultimamente il Mare Cinese è molto trafficato da navi militari, e un incidente, seppur banale, potrebbe scatenare reazioni a catena. La guerra in Ucraina, anticipazione di qualcosa di più grande, ha aperto all'utilizzo dei droni sui campi di battaglia coinvolgendo indirettamente diversi paesi, ad esempio l'Iran e la Turchia, produttori di questo tipo di apparecchiature.

Ultimamente si parla molto di intelligenza artificiale, ed in particolare del suo uso civile con lo sviluppo di sistemi che producono con facilità articoli, immagini, video, ecc. Il timore è che un fiume di dati non controllato possa gettare il mondo nel caos. L'utilizzo di queste tecnologie nell'ambito bellico comporta la stessa problematica, e cioè la difficoltà di governare un sistema capace di processare enormi quantità di dati e in base a questi determinare strategie e guidare le scelte degli stati maggiori. IA significa anche impostare meccanismi di risposta militare automatici, i quali potrebbero condurre a sconvolgimenti insostenibili. Se le macchine e i sistemi d'informazione prenderanno il sopravvento, gli uomini ne diventeranno le protesi. L'avvento della "singolarità" (Raymond Kurzweil) appare sempre più vicino.

Sul tema abbiamo commentato brevemente un articolo della giornalista Naomi Klein ("Le allucinazioni del capitalismo"), pubblicato su The Guardian e tradotto in italiano da Internazionale. Secondo Klein, le sfide poste all'umanità dall'IA riguardano innanzitutto la violazione della privacy dei cittadini, l'appropriazione dei dati presenti in Rete e il furto del lavoro creativo degli artisti. Quello che scrive sarà anche vero, ma la posta in gioco è ben più grande. La miopia dei sinistri, difensori dello status quo, è veramente disarmante.

In Italia, la scomparsa di Silvio Berlusconi (e del suo partito?) porterà a nuovi squilibri nella politica nazionale. Il microbattilocchio di Arcore, come molti fanno notare, è stato un precursore, anche oltre confine, del moderno populismo mediatico e spettacolare, collante di quella poltiglia sociale che sono le mezze classi ("Governo in partita doppia"). L'esecutivo attuale sta in piedi perché non ci sono alternative, è un governo di minoranza, basti pensare che nell'ultima tornata elettorale si è recato alle urne poco più della metà del corpo elettorale. I partiti sono gusci vuoti, non hanno più iscritti, contano sempre meno e qualcosa dovrà succedere. L'Italietta, come diciamo da sempre, è un laboratorio politico. Il capitalismo italiano è un ibrido, a metà strada tra inerzia e anticipazione ("Il diciotto brumaio del partito che non c'è").

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Rivista n°54, dicembre 2023

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