La Grecia soffre degli effetti della crisi da molto più tempo rispetto, ad esempio, all'Italia, e la sua situazione economica è di certo peggiore. L'attività di auto-aiuto sociale messa in piedi da Syriza ha pagato. In queste elezioni greche a contare sembra sia stata insomma la risoluzione pratica dei problemi quotidiani delle persone, meno le chiacchiere politiche. Qualcuno potrebbe chiedersi se la pratica del mutuo soccorso sia un'esigenza sociale che ha inventato Tsipras oppure se sia stata furbescamente cavalcata dal suo partito per raccogliere voti.
D'altronde anche in Alba Dorata, terzo partito per numero di voti e variante di destra di Syriza, è presente questo aspetto. In realtà poco importa. Perché le comunità politiche illusorie lasciano il tempo che trovano, mentre la pratica del mutuo soccorso, che a noi ricorda il movimento OWS e la variante Occupy Sandy (e anche le proposte dell'americano After Party di cui non si è saputo più nulla), si radica e si diffonde al di là dei confini nazionali e dei miseri calcoli politici del battilocchio di turno.
Degni di nota alcuni dei punti programmatici su cui si è basata la campagna di Tsipras: rialzo del salario minimo, ripristino della tredicesima, trasporto pubblico gratuito per le fasce più indigenti. Di chiaro stampo socialdemocratico, il programma politico ha trovato larga rispondenza tra gli elettori ed ora potrebbe creare qualche problema in Europa.
Anche Micromega si occupa delle elezioni greche, nello specifico pubblicando un articolo di Thomas Piketty. Egli invita i partiti europei di sinistra ad approfittare della vittoria della sinistra greca per "dire con voce alta e forte che il trattato sui bilanci adottato nel 2012 è stato un fallimento, e per mettere sul tavolo nuove proposte, tali da consentire una vera rifondazione democratica della zona euro. Nel quadro delle istituzioni europee esistenti, ingabbiate da criteri rigidi sul deficit e dalla regola dell'unanimità sulla fiscalità, è semplicemente impossibile portare avanti politiche di progresso sociale. Non basta lamentarsi di Berlino o di Bruxelles: bisogna proporre regole nuove." Viene insomma riproposta l'ennesima misura neo-keynesiana, una sorta di Welfare State europeo teso alla riattivazione dei consumi in base alla propensione marginale ai consumi. In pratica: forzando la distribuzione del reddito si alzano i salari, cresce il consumo e cresce più ancora il profitto, di conseguenza il reddito nazionale. Le ricette del FMI e della BCE hanno distrutto l'economia greca, impoverito la società e devastato la Grecia dal punto di vista sociale - afferma Piketty -; ora le forze di sinistra europee devono fare tesoro di quanto accaduto e ribaltare la politica dell'Europa. Insomma, l'economista francese non perde occasione per dare una scrollata ai suoi compari di classe affinché si sveglino di fronte all'evidente pericolo di collasso generale.
La teleconferenza è proseguita con alcune considerazioni sulle operazioni annunciate da Draghi e sulle notizie dal Medio Oriente.
Il quantitative easing in salsa europea si profila tutt'altra cosa rispetto a quello americano, la Banca Centrale Europea acquisterà difatti solo il 20% dei titoli mentre il restante 80% rimarrà a carico delle banche centrali nazionali. Comunque, la BCE ha mantenuto la promessa: stamperà moneta per oltre mille miliardi di euro allo scopo di acquistare titoli di stato, abbassandone così il rendimento e alleviando la gestione dei debiti pubblici. Ma il fatto è che, di fronte ad una crisi di sovrapproduzione, si risponde con un'ulteriore produzione di capitale fittizio.
In Libia, nella città di Derna, si è insediata una succursale dello Stato Islamico. Molti gli articoli allarmistici sulle posizioni raggiunte dal Califfato che oramai si trova alle porte dell'Europa, separato da un braccio di mare. A parte la violenza dei tagliagole mostrata attraverso i media, l'IS si espande così rapidamente, dall'Africa all'Asia, perché, nello stile di Hezbollah e di Hamas ma in modo più esteso ed efficiente, ha dato vita ad una struttura di protezione sociale attiva. Anche in Egitto alcuni gruppi jihadisti si sono staccati da Al Qaeda e hanno giurato fedeltà allo Stato Islamico; negli ultimi giorni nel paese è risalita la tensione in seguito agli scontri al Cairo con decine di morti e centinaia di feriti in occasione del quarto anniversario della rivolta di piazza Tahrir. Situazione in evoluzione anche nello Yemen, dove i ribelli sciiti hanno preso il controllo del palazzo presidenziale.