Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  13 giugno 2017

Il secondo principio

La teleconferenza di martedì, presenti 13 compagni, è iniziata commentando le relazioni svolte durante l'ultimo incontro redazionale a Torino.

La prima relazione ha affrontato il tema della salute nella società capitalista. Oggi la medicina vive una pesante dicotomia: da una parte esiste una conoscenza di tipo "occidentale" che prende origine da Galileo, dall'altra quella che abbiamo definito di stampo "leonardesco-orientale". In questa situazione, c'è chi attacca la prima utilizzando pedestremente la seconda, oppure, viceversa, chi si barrica dietro a concezioni e principi cartesiani e riduzionisti. In entrambi i casi domina l'omologazione e la scienza viene piegata all'ideologia, come accaduto con la tifoseria pro o contro vaccini. Il massimo a cui è giunta la nostra epoca è l'interdisciplinarità, ovvero la conferma dell'esistenza di discipline che in qualche modo devono dialogare fra loro. Tutt'altra cosa è invece l'identità monistica e materialistica della conoscenza umana propugnata dalla nostra corrente.

La relazione "L'amministrazione Trump e i problemi di identità del capitale mondiale" ha preso le mosse da alcuni quesiti: la nuova dottrina degli Usa è isolazionista e protezionista? Possono gli Usa abdicare al loro ruolo di poliziotto globale senza causare sconquassi a livello mondiale? Difficile. Tanto per fare un esempio: il Qatar ospita ad Al Udeid la più grande base militare statunitense del Medio Oriente, che con oltre 11.000 soldati e circa 100 aerei fa parte del sistema di presidi permanenti sparsi in tutto il pianeta. Le basi sono territorio statunitense in terra altrui e sono dotate di costruzioni stabili come aeroporti, magazzini, media center, ecc. Anche se questo tipo di organizzazione, nata e progettata sulla base della dottrina militare di alcuni decenni fa, risulta oggi dispendioso di fronte alla guerra diffusa, è evidente che gli Stati Uniti non possono rinchiudersi in sé stessi, così come vorrebbe parte della popolazione. Ma, allo stesso tempo, stanno retrocedendo rispetto ad altri poli mondiali. Una contraddizione esplosiva per il mondo intero.

La guerra di tutti contro tutti si espande e lo scenario mediorientale ne rappresenta il paradigma. A Mosul e Raqqa le forze in campo, statali e non, sono molteplici: Usa, Russia, Turchia, Iran, Arabia, Siria, e poi curdi, milizie sciite, jihadisti, gruppi turcomanni, ecc. Inoltre molti degli attori statali coinvolti con truppe nell'area si ritrovano ora a fare i conti con i crescenti problemi interni.

In Russia le manifestazioni del 12 giugno scorso, lanciate dal blogger e oppositore Navalny, sono state represse violentemente dalla polizia, sia nella capitale dove si contano circa 750 arresti, sia a San Pietroburgo dove sarebbero 900 i fermati. A scendere in piazza sono state migliaia di persone, soprattutto giovani che hanno lanciato slogan contro la repressione e la corruzione. Secondo il Corriere della Sera "Navalny è soltanto il volto più noto, e non necessariamente candido, di quella che un giorno potrebbe diventare la nuova opposizione russa: una opposizione di attivisti internauti che scavalca i freni di regime e scuote una società non più dormiente".

Ovviamente alcune forze politiche russe tentano di ricondurre questi movimenti all'interno dei circuiti parlamentari, ma ciò è sempre più difficile perché mancano gli strumenti (economici) necessari per corrompere la popolazione, specie i giovani e i senza riserve che non hanno nulla da perdere. Le cause materiali del sommovimento sociale in Russia, ma anche in altri paesi (tutto il Marocco è interessato da manifestazioni iniziate nella regione povera del Rif), sono da ricercare infatti nella disoccupazione di massa, nella miseria crescente e nella mancanza di prospettiva per il futuro.

Anche in Europa il sistema perde progressivamente energia. Il risultato del voto inglese presenta un forte rischio di ingovernabilità. In Francia e in Italia la bassa partecipazione alle legislative e alle comunali (a Genova non ha votato neanche il 50% degli aventi diritto) suona come un campanello d'allarme per la borghesia. L'astensionismo è in crescita ovunque: "La classica struttura elettorale, basata sullo schema bipolare destra-sinistra, che serviva a legittimare una parvenza di alternativa sulla quale speculare politicamente, non esiste praticamente più. Il quadro istituzionale è estremamente frammentato, sfumato, con aggregazioni governative che si risolvono inevitabilmente in deboli alleanze trasversali, in altri tempi ritenute scandalose." ("Il secondo principio", n+1 n. 41)

La dinamica capitalistica può essere rappresentata con un diagramma degli incrementi relativi della produzione industriale come quello riportato nell'articolo "Un modello dinamico di crisi". In esso possiamo osservare come l'andamento di tali incrementi rispecchi fedelmente quello del saggio di profitto e la progressiva sincronizzazione tra i due. L'assottigliamento finale della fascia di oscillazione indica la perdita di energia del sistema. In questa situazione di disordine crescente, tutti i paesi vorrebbero essere esportatori netti di merci, ma solo alcuni vi riescono (Cina, Germania), lasciando in debito commerciale gli altri, Stati Uniti in primis. Gli investimenti in debito in un primo tempo hanno avuto un effetto moltiplicatore, ma alla fine si è presa l'abitudine di sviluppare in tal modo l'economia che si è stabilizzata raggiungendo livelli enormi di debito pubblico e privato.

L'Economist in un recente articolo si chiede cosa potrebbe accadere se scoppiasse una bolla speculativa nel mondo Bitcoin. La moneta elettronica nata nel 2009 è perfetta per realizzare la tendenza alla completa autonomizzazione del Capitale, insofferente ai vincoli nazionali (il Bitcoin si comporta come riserva di valore e come mezzo di pagamento).

Nel 1987 la distruzione del capitale fittizio fu devastante e bruciò circa 5 milioni di miliardi di lire; poi l'economia si riprese. Il paragone con l'oggi è insostenibile perché nel frattempo si è accumulata un'immensa quantità di capitale fittizio.

Articoli correlati (da tag)

  • Il crollo dell'ordine economico mondiale

    La teleriunione di martedì sera è iniziata prendendo spunto dall'ultimo numero dell'Economist ("The new economic order", 11 maggio 2024), che dedica diversi articoli alla crisi mondiale in atto.

    Secondo il settimanale inglese, a prima vista il capitalismo sembra resiliente, soprattutto alla luce della guerra in Ucraina, del conflitto in Medioriente, degli attacchi degli Houthi alle navi commerciali nel Mar Rosso; in realtà, esso è diventato estremamente fragile. Esiste, infatti, un numero preoccupante di fattori che potrebbero innescare la discesa del sistema verso il caos, portando la forza a prendere il sopravvento e la guerra ad essere, ancora una volta, la risposta delle grandi potenze per regolare i conflitti. E anche se non si arrivasse mai ad uno scontro bellico mondiale, il crollo dell'ordine internazionale potrebbe essere improvviso e irreversibile ("The liberal international order is slowly coming apart").

    Il fatto che un periodico come l'Economist, rappresentante del capitalismo liberale, arrivi a parlare di un ordine economico prossimo al collasso è da annoverare tra quelle che la Sinistra definisce "capitolazioni ideologiche della borghesia di fronte al marxismo". L'infrastruttura politica a guida americana che faceva funzionare le relazioni tra gli stati è andata in frantumi. Organismi nati per risolvere le controversie mondiali, ad esempio il WTO, non riescono a promuovere il commercio internazionale, che negli ultimi anni ha registrato una frenata, e a far ripartire un ciclo virtuoso di accumulazione. Secondo il settimanale inglese, i sussidi e gli aiuti all'economia nazionale, e i dazi e le sanzioni agli stati concorrenti, anche a causa della guerra (secondo il gruppo di ricerca Global Sanctions Database, i governi di tutto il mondo stanno imponendo sanzioni con una frequenza quattro volte superiore a quella degli anni '90), rappresentano una minaccia all'economia di mercato rendendo più difficile la ripresa globale. Negli ultimi anni hanno smesso di crescere gli investimenti transfrontalieri, anche in conseguenza alle misure protettive adottate dagli stati; si sono sviluppate forme di pagamento che bypassano i circuiti standard; si sta combattendo una guerra che non produce ufficialmente vittime, ma che è alla base dello sconvolgimento in corso: la guerra per detronizzare il dollaro.

  • La guerra è dissipazione di energia

    La teleriunione di martedì sera è iniziata discutendo dell'evoluzione degli attuali scenari di guerra.

    Gli Stati, anche quelli importanti come USA e Federazione Russa, faticano a tenere il passo nella produzione di munizioni necessaria per il conflitto in corso in Ucraina. Il Fatto Quotidiano riporta alcuni dati significativi: nel giugno 2022 i Russi sparavano 60 mila colpi al giorno, a gennaio del 2024 ne sparavano 10-12 mila contro i 2 mila dell'esercito avversario. Senza l'aiuto dell'Occidente l'Ucraina sarebbe già collassata, ma ora l'America ha delle difficoltà: "Gli Usa, il principale fornitore di proiettili di artiglieria dell'Ucraina, producono 28mila munizioni da 155 mm al mese con piani di aumento della produzione a 100mila entro il 2026." La fabbricazione di tali quantità di munizioni comporta uno sforzo nell'approvvigionamento di materie prime, e infatti c'è una corsa all'accaparramento di scorte di alluminio e titanio. Già l'anno scorso l'Alto rappresentante UE per la politica estera, Josep Borrell, affermava: "In Europa mancano le materie prime per produrre le munizioni da mandare all'Ucraina".

  • Capitale destinato ad essere cancellato

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con un focus sulla situazione economico-finanziaria mondiale.

    Abbiamo già avuto modo di scrivere delle conseguenze di una massa enorme di capitale finanziario (il valore nozionale dei derivati è di 2,2 milioni di miliardi di dollari) completamente slegata dal Prodotto Interno Lordo mondiale (circa 80 mila miliardi annui). Quando Lenin scrisse L'Imperialismo, fase suprema del capitalismo, il capitale finanziario serviva a concentrare investimenti per l'industria, che a sua volta pompava plusvalore. Oggigiorno, questo capitale non ha la possibilità di valorizzarsi nella sfera della produzione, perciò è destinato a rimanere capitale fittizio e quindi, dice Marx, ad essere cancellato.

    Nell'articolo "Accumulazione e serie storica" abbiamo sottileneato che è in corso un processo storico irreversibile, e che non si tornerà più al capitale finanziario del tempo di Lenin e Hilferding. In "Non è una crisi congiunturale", abbiamo ribadito come il rapido incremento del capitale finanziario è una conseguenza del livello raggiunto dalle forze produttive. La capacità del capitale di riprodursi bypassando la produzione materiale è un'illusione, e il ritorno alla realtà è rappresentato dallo scoppio delle bolle speculative. Ogni strumento finanziario è necessariamente un espediente per esorcizzare la crisi di valorizzazione, nella speranza di poter trasformare il trasferimento di valore in creazione del medesimo.

Rivista n°54, dicembre 2023

copertina n° 54

Editoriale: Reset

Articoli: La rivoluzione anti-entropica
La guerra è già mondiale

Rassegna: Polarizzazione sociale in Francia
Il picco dell'immobiliare cinese

Terra di confine: Macchine che addestrano sè stesse

Recensione: Tendenza #antiwork

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email