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  • Resoconto teleriunione  27 ottobre 2020

Fibrillazione sociale

La teleconferenza di martedì sera, a cui si sono collegati 29 compagni, è iniziata commentando le manifestazioni che in questi ultimi giorni hanno coinvolto diverse città italiane.

In linea con il marasma sociale che da qualche tempo attraversa varie parti del mondo, ora anche l'Italia si trova alle prese con la fibrillazione sociale. In seguito alle nuove restrizioni per il contenimento del virus, folti cortei, solo in qualche caso sfociati in scontri con le forze dell'ordine, hanno sfilato per le strade delle città di Torino, Milano, Napoli, Roma, Catania, Trieste, Treviso, Verona e molte altre. Le mezze classi impoverite, schiacciate tra le due grandi classi della società, il proletariato e la borghesia, sono le prime a muoversi, soprattutto in una situazione di grave crisi economica come quella che stiamo vivendo. Come diceva la nostra corrente nell'articolo "'Deretano di piombo', cervello marxista" (1955): "Sei un grande borghese? Gioisci. Sei piccolo? Fattela nei pantaloni."

L'instabilità economica produce caos a tutti i livelli e la piccola borghesia, vedendo erose le proprie riserve, e con il terrore di precipitare nella classe dei senza riserve, si agita nella speranza di rimanere a galla.

Per capire cos'è successo nelle strade della maggiori città italiane negli scorsi giorni non c'è bisogno di inventarsi la presenza di agitatori, provocatori o infiltrati vari, come fanno politici e giornalisti di ogni risma. Basti ricordare che il mondo così com'è abbonda di "materiale infiammabile". Si tratta piuttosto della piccola borghesia, in questo caso italiana, che per conservare i propri interessi, messi in discussione dalle nuove misure governative, si mobilita, trascinando con sé altri strati sociali, e chiede la riapertura di bar, ristoranti, cinema, teatri, palestre, rivendicando la libertà di poter fare i suoi affari. Storicamente anarchica, proudhoniana, e menefreghista verso le questioni collettive, ma molto sensibile alle proprie tasche, essa conta tra le sue fila il macellaio, il ristoratore, il professore universitario che si fa rappresentante del popolo e produce teorie bastarde contro il grande capitale ma in difesa della libertà di commercio. I piccolo borghesi sono conservatori, ma proprio per mantenere lo status quo sono costretti a dare inizio a movimenti più vasti:

"Proudhon confonde le idee con le cose. Gli uomini non rinunciano mai a ciò che hanno conquistato, ma ciò non significa che non rinuncino mai alla forma sociale in cui hanno acquisito determinate forze produttive. Tutto al contrario. Per non essere privati del risultato ottenuto, per non perdere i frutti della civiltà, gli uomini sono forzati a modificare tutte le loro forme sociali tradizionali, non appena il modo delle loro relazioni sociali non corrisponde più alle forze produttive acquisite" (lettera di Marx ad Annenkov, 28 dicembre 1846).

Amadeo Bordiga, analizzando in un articolo del 1924 la nascita e l'evoluzione del movimento dannunziano, notava come esso oscillasse tra il proletariato e la borghesia. Negli anni Venti il capitalismo aveva ancora delle carte da giocare ed emerse infatti il fascismo, una macchina per risolvere problemi, un movimento in difesa del capitalismo, capace di inglobare tutto quello si muoveva nella società, dai sindacati ai legionari di Fiume ("La socializzazione fascista e il comunismo"). Esso fu una chiara dimostrazione del fatto che i movimenti piccolo borghesi, in situazioni di polarizzazione sociale, vengono conquistati dalla classe che in quel momento ha più forza.

La pandemia ha rafforzato tendenze già operanti, ad esempio la sfiducia verso le istituzioni e le associazioni di rappresentanza. Nella società cresce il numero di coloro che ritengono improbabile il miglioramento del proprio tenore di vita all'interno della presente forma sociale. Nella newsletter "Rivolta contro la legge del valore", abbiamo scritto che la causa profonda che da mesi porta milioni e milioni di persone a manifestare nelle piazze di molti paesi del mondo è da ricercarsi nella crisi della legge del valore. In un tale contesto di instabilità sociale ed economica, aumenta non solo il disagio di coloro che hanno già perso qualcosa, ma anche quello di chi teme di perdere qualcosa a breve.

L'analisi dei video delle manifestazioni può essere utile per capire la composizione politica e sociale delle piazze; ma se questi episodi non vengono collocati in una dinamica generale si rischia di fare "narrazioni" di tipo sociologico e senza prospettiva, come accade nella maggior parte dei siti di "movimento". In una visione dinamica dei processi storici, come piaceva dire a Bordiga, a noi interessa la cinematografia di un avvenimento, non la fotografia, la quale cattura giusto un momento ma non può, ovviamente, restituirci la sequenza dei momenti. Per comprendere nel suo intero l'evoluzione del capitalismo, abbiamo bisogno della cinematografia, che ci permette di leggere a fondo un modo di produzione che ha una freccia nel tempo, e cioè un suo nascere, un suo sviluppo, una sua crisi di sopravvivenza.

Riguardo alla diffusione del Covid-19, i vari governi tentano di correre ai ripari (quando ormai i famosi buoi sono scappati...) anticipando le chiusure di bar e ristoranti, adottando la didattica a distanza per le classi maggiori, limitando i movimenti delle persone, ma facendo sempre grande attenzione alla salvaguardia delle attività produttive. Eppure tutte le stime riguardo ai possibili scenari futuri prevedono l'applicazione di nuovi lockdown (in Francia, Spagna, Italia, Germania, ecc.) con pesanti ricadute sull'economia. La borghesia non riesce a gestire la presenza contemporanea di severe criticità in due importanti settori, la salute e l'economia; e nel tentativo di salvarli entrambi combina disastri. Come al solito, invece di anticipare i problemi, li rincorre, aggravandoli.

In Italia tra cassa integrazione, bonus, reddito di cittadinanza, e varie forme di ammortizzatori sociali ereditati dal corporativismo fascista e aggiornati nel secondo dopoguerra, il patto sociale tra la classe operaia (per il tramite dei sindacati) e lo Stato ha tenuto. Ma, ad esempio, il blocco dei licenziamenti non potrà durare all'infinito, e soprattutto se la crisi internazionale si intensificherà alcune aziende saranno costrette a chiudere. Anche le misure di sostegno al reddito rispondono ad una situazione emergenziale, ma cosa succederà se un domani non saranno più sostenibili? Secondo il Sole 24 Ore (15.09.20):

"Ad agosto i nuclei percettori del reddito o della pensione di cittadinanza sono aumentati di oltre il 23% rispetto al gennaio 2020 (1,304 milioni di famiglie rispetto a 1,059 milioni di inizio anno), con un aumento del 20% delle persone coinvolte, che sono passate da 2,562 milioni a 3,081 milioni negli otto mesi trascorsi. In particolare, stringendo l'analisi al solo reddito di cittadinanza, le famiglie beneficiarie (1,168 milioni) sono aumentate di oltre il 25 per cento."

In estate la Spagna ha puntato a salvare la stagione delle vacanze, e adesso il paese si trova a dover fare i conti con una crescita vertiginosa dei casi; il governo ha dichiarato lo stato d'emergenza sanitaria e ha invitato la popolazione a stare a casa il più possibile. In Francia il numero dei contagi, degli ammalati e dei morti aumenta esponenzialmente, con cifre da capogiro (50 mila nuovi contagi in un giorno, alcuni dicono il doppio). In Italia è saltato il tracciamento dei positivi, soprattutto di quelli asintomatici, quindi il numero di chi ha contratto il virus è sicuramente più alto di quello comunicato giornalmente dagli organi preposti.

Il presidente della Provincia autonoma di Trento, in deroga all'ultimo Dpcm, ha deciso di lasciare aperti più a lungo bar e ristoranti, incurante del fatto che i territori possono inasprire le regole, non allentarle. Quando è scoppiata la pandemia l'OMS ha consigliato agli stati di centralizzare nazionalmente la gestione delle misure sanitarie e, soprattutto, di informare correttamente la cittadinanza, con messaggi chiari ("Prove di estinzione"). Esattamente il contrario di quanto hanno invece fatto, e stanno facendo, la maggior parte dei governi. Nei mesi estivi, in Europa è passato il messaggio secondo il quale la situazione stava progressivamente migliorando e tutto è stato riaperto senza badare al fatto che il virus era ancora in circolazione; e adesso, i dibattiti su giornali e televisioni tra virologi ed epidemiologici altro non fanno che alimentare la confusione. Il risultato è che le popolazioni sono disorientate e non sanno di chi fidarsi (non a caso prendono piede teorie negazioniste o complottiste). In Cina, a Taiwan ed in Corea del Sud, lo Stato è riuscito - almeno per adesso - a gestire la situazione, anche attraverso un uso corretto dell'informazione.

Dopo mesi di oscillazioni, sottovalutazioni e confusione, la possibilità di un nuovo lockdown in Italia si affaccia all'orizzonte, ma la risposta sociale sembra essere del tutto diversa rispetto a marzo: le prime reazioni si sono viste in questi giorni.

In una situazione mondiale sempre più caotica non è da escludere la possibilità di un collasso generale: i grandi sistemi sono intrinsecamente fragili, e quando lo Stato non ha voce in capitolo sulle decisioni locali, semina confusione e agisce contraddittoriamente, è il segnale che fatica a controllare sé stesso.

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