La teleconferenza di martedì, presenti 20 compagni, è iniziata commentando la situazione internazionale alla luce del recente golpe in Niger e del conflitto in Ucraina.
Il Niger è il più esteso e il più povero paese dell'Africa Occidentale (circa 1,3 milioni di kmq e 25 milioni di abitanti); tuttavia, è fondamentale per la sua posizione geografica essendo collocato tra il Maghreb a nord (Tunisia, Algeria, Libia) e i paesi del golfo di Guinea a sud (Nigeria, Camerun, Costa d'Avorio). E' difatti un importante crocevia per commerci di ogni tipo, anche di esseri umani. Nel suo sottosuolo giacciono uranio, petrolio, gas naturale, oro, diamanti e terre rare, che hanno sempre attirato interessi stranieri.
Lo scorso 26 luglio la guardia presidenziale ha prima circondato il palazzo presidenziale e poi messo agli arresti il presidente Mohamed Bazoum, il primo democraticamente eletto nel paese africano dal 1960. Questo golpe si aggiunge alla sequenza di colpi di stato militari consumati recentemente fra Mali (2020, 2021), Guinea (2021) e Burkina Faso (2022), facendo scivolare ancora di più nel caos l'intera area. Il Niger è stato uno dei pochi paesi ex coloniali ad aver mantenuto uno stretto e continuativo rapporto negli anni con la Francia ed è destinatario di investimenti in sicurezza degli Stati Uniti, che hanno impiantato una base militare (Air Base 201) a 500 miglia a nord ovest della capitale. Considerato un avamposto occidentale nel Sahel, ora il governo golpista guidato dal generale Abdourahaman Tchiani ha intimato la Francia a non intervenire nelle questioni interne del paese.
Durante la teleconferenza di martedì sera, a cui hanno partecipato 14 compagni, abbiamo ripreso l'articolo "Imperialismo in salsa cinese", pubblicato sul numero 44 della rivista, e in particolare il capitolo "Le mani sull'Africa".
Il continente africano misura 30 milioni di km/q ed è formato da 54 stati che contano circa 1,2 miliardi di abitanti, una popolazione molto giovane e in costante crescita. Ciononostante, i maggiori media occidentali di rado si occupano delle vicende africane, se non in occasione di guerre particolarmente cruente o in relazione ai flussi migratori. Invece, quel territorio ha un'importanza strategica per molti paesi, a cominciare dalla Cina, che da tempo lì sta costruendo porti, strade e ferrovie.
Comunque sia, gli investimenti cinesi non saranno mai sufficienti a far diventare l'Africa una valvola di sfogo per il sistema capitalistico in crisi cronica di sovrapproduzione. Pechino investe in infrastrutture, acquista compagnie petrolifere ed estrattive africane, ma se mai dovessero sorgere nuove industrie esse sarebbero ultramoderne e automatizzate, rispecchiando il livello massimo raggiunto dai paesi a vecchio capitalismo. L'accoppiata capitali cinesi e risorse naturali africane potrebbe sembrare vincente, in realtà prepara situazioni esplosive sia a livello geopolitico che a livello ecologico. Pensiamo all'interscambio di persone tra Cina e Africa, che per ora è rappresentato da qualche decina di migliaia di studenti e operai africani che vengono addestrati in Cina, e da tecnici e operai cinesi che vengono mandati a lavorare in Africa: i numeri sono bassi rispetto al numero delle popolazioni in gioco (Cina e Africa messe assieme fanno quasi 3 miliardi di persone), ma in costante aumento.
La teleconferenza di martedì sera, presenti 14 compagni, è iniziata commentando l'articolo "Dieci giorni al reddito di cittadinanza ma è rischio caos, manca anche il modulo", pubblicato su Repubblica il 25/2/2019.
Se questo quotidiano, per ovvie ragioni politiche, è ostile al Reddito di cittadinanza targato M5S, è anche vero che i motivi per criticare tale misura non mancano. La data in cui sarà possibile presentare la domanda per ricevere il sussidio, il prossimo 6 marzo, è vicina e il governo si trova ancora in alto mare: i navigator (i tutor che affiancheranno i destinatari del reddito) non sono ancora stati assunti data la controversia tra Regioni e governo, l'App per incrociare domanda e offerta di posti di lavoro non esiste, e sembra che i fondi messi a disposizione non basteranno per cui in molti resteranno a bocca asciutta. Anche la questione della privacy, dei dati e della loro gestione non è stata risolta. Una situazione a dir poco caotica (le Poste temono assalti agli sportelli), difficile da gestire da un governo di dilettanti allo sbaraglio.
Su un altro quotidiano, il Corriere della Sera, Lucrezia Reichlin afferma che "senza crescita la speranza di un futuro migliore sparisce e così pure il consenso, il collante che tiene insieme le nostre società." Parole di buon senso, peccato che l'economista non dica che una crescita maggiore è possibile solo con una produttività maggiore, e cioè quando più capitale viene messo in moto ricorrendo in misura minore a manodopera effettiva (leggi aumento della disoccupazione).
Editoriale: Non potete fermarvi
Articoli: Evoluzione extra biologica - Transizione di fase. Prove generali di guerra
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Recensione: Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune - Guerra civile negli USA, ma non quella vera
Doppia direzione: Il programma immediato non ammette mediazioni
Libertà
Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.
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