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La teleconferenza di martedì sera, presenti 16 compagni, è iniziata con alcune considerazioni riguardo le recenti manifestazioni degli agricoltori, in Germania e altrove, che con i loro trattori stanno bloccando il traffico su diverse arterie stradali.

Quando masse di uomini scendono in strada non si può rimanere indifferenti, non bisogna però analizzare il fenomeno limitandosi alle parole d'ordine, alle bandiere o agli slogan, bensì tentare di individuare le cause materiali che hanno prodotto il movimento. Nell'articolo "L'uomo e il lavoro del sole" abbiamo scritto che nei paesi di vecchia industrializzazione il settore agricolo, dal Secondo Dopoguerra in poi, è praticamente sovvenzionato dallo Stato dato che, se fosse stato lasciato alle leggi del mercato, le popolazioni rischierebbero di patire la fame:

"Il bilancio di uno Stato moderno rivela l'insostituibile funzione della ripartizione del plusvalore all'interno della società al fine di stabilizzare il 'corso forzoso' dell'agricoltura in questa fase di massimo sviluppo capitalistico. Più il peso specifico dell'agricoltura si fa insignificante nel complesso dell'economia reale, cioè nella produzione di valore, più i sussidi statali a suo sostegno si accrescono. Il tasso di crescita delle sovvenzioni è infatti assai più elevato dell'incremento dello sviluppo agricolo, ma, nonostante ciò, l'agricoltura non potrà mai più essere abbandonata all'investimento del singolo capitale e meno che mai al mercato."

La teleconferenza di martedì sera, presenti 16 compagni, è iniziata commentando le recenti manifestazioni contro il green pass.

In circa 80 città italiane sono scesi in strada mezze classi, bottegai e piccoli commercianti, quelle categorie che si sentono con le spalle al muro in quanto devono tutto il loro reddito alla possibilità di commerciare. Le manifestazioni hanno visto qualche migliaio di partecipanti soprattutto a Milano, Roma e Torino, ma manifestazioni analoghe ci sono state negli ultimi mesi anche a Londra e Parigi. Gli slogan sui cartelli andavano dal "contro il passaporto schiavitù", al "contro la dittatura instaurata". Siamo alla libertà del cinghiale di cui parla Marx, quella per cui ognuno può essere libero di correre nella foresta, mentre per noi la libertà è il superamento del regno della necessità, la prerogativa di una specie in grado di progettare la propria vita in armonia con il resto della natura. Dagli incendi ai disastri più o meno naturali, dalla crisi economica ai contrasti sociali, la borghesia ha qualche problema di vitalità ma riesce comunque a dettare legge attraverso i suoi canali e a far digerire la lotta contro il passaporto vaccinale, utile ad andare sui treni e nei luoghi affollati. Si rivendica una generica libertà che non è nemmeno all'altezza della libertà della grande borghesia (Liberté, Égalité, Fraternité), una volta, rivoluzionaria.

Pubblicato in Teleriunioni luglio 2021

La teleconferenza di martedì 12 luglio è cominciata facendo il punto sulla situazione dei lavori nella nuova sede.

Si è poi passati a parlare dei fatti di Dallas e delle loro conseguenze. Tra i vari commenti che si possono ascoltare in Rete, da segnalare la videointervista a Paolo Flores d'Arcais pubblicata su Repubblica.it e intitolata Da latente a vera: è guerra razziale. Il direttore della rivista MicroMega sostiene che negli Stati Uniti è in corso una guerra tra la popolazione afroamericana e le forze di polizia.

Più che un conflitto tra neri e bianchi, negli Stati Uniti si sta profilando uno scontro di classe in uno scenario che ricorda quello illustrato nel 2003 in Teoria e prassi della nuova politiguerra americana (n+1, n°11): la distinzione tra guerra interna e guerra esterna si fa sempre più sfumata e se da una parte i corpi di polizia interni si militarizzano, dall'altra l'esercito si specializza in compiti di polizia internazionale.

L'articolo del Manifesto Così cambia la strategia di Black Lives Matter riporta che i militanti del movimento (BLM) nelle ultime mobilitazioni hanno cambiato metodo di azione, evitando lo scontro diretto con la polizia e puntando invece all'occupazione e al blocco delle autostrade, "pratica comune anche per Occupy Wall Street, movimento affine a Black Lives Matter ma composto prevalentemente da bianchi." Le iniziative e le manifestazioni spontanee di BLM, a cui gli account Facebook e Twitter di OWS danno copertura, non rivendicano qualcosa in particolare ma si scagliano contro la violenza della polizia e più in generale contro lo stato di cose presente.

Pubblicato in Teleriunioni luglio 2016

La teleriunione di martedì sera, connessi 17 compagni, è iniziata con una relazione sulla manifestazione del 19 ottobre a Roma, pubblicizzata con lo slogan "Una sola grande opera: casa e reddito per tutti". La capillare organizzazione poliziesca e l'azione preventiva svolta nei giorni precedenti sono il primo elemento su cui riflettere: già due giorni prima le auto parcheggiate nelle strade che sarebbero state percorse dal corteo sono state rimosse, i tombini sigillati e i cestini dei rifiuti chiusi. Il giorno della manifestazione, la polizia, presente in modo massiccio sia in divisa che in borghese, ha perquisito i pullman dei manifestanti in arrivo dalle altre città. La paura di eventuali danni ha portato alla chiusura di tutti i negozi per diversi chilometri intorno al perimetro del corteo. La manifestazione è stata aperta dal nutrito spezzone degli occupanti delle case, pieno di immigrati, bambini e famiglie. I No Tav, presenti con una delegazione di una cinquantina di militanti, hanno sfilato insieme ai No Muos siciliani. C'era anche lo striscione della logistica con una delegazione di facchini da Bologna e una ventina di lavoratori di Roma.

Rivista n°55, luglio 2024

copertina n° 55

Editoriale: Non potete fermarvi

Articoli: Evoluzione extra biologica - Transizione di fase. Prove generali di guerra

Rassegna: Presa d'atto - Il capitalismo è morto

Recensione: Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune - Guerra civile negli USA, ma non quella vera

Doppia direzione: Il programma immediato non ammette mediazioni

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

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