In un paese capitalisticamente moderno come l'Italia, l'agricoltura partecipa con un 2% al Prodotto Interno Lordo. Tuttavia, l'uomo non mangia acciaio o bit, per cui lo Stato è costretto ad intervenire stabilendo un prezzo "politico" per i beni di prima necessità. In Iran, Egitto, Algeria, Tunisia, non appena sono stati tolti tali provvedimenti sono scoppiate delle sommosse.
Storicamente, la popolazione impiegata nell'agricoltura diminuisce e la figura sociale del contadino tende ad estinguersi: il settore è gestito con grandi investimenti, grandi impianti, grandi macchinari. Le proteste degli agricoltori, iniziate qualche settimana fa in Germania, si sono estese un po' in tutta Europa; la contestazione riguarda principalmente l'aumento delle tasse e il taglio dei sussidi agricoli, ma è emersa anche un'opposizione al Piano verde europeo che prevede costi più elevati per carburanti, pesticidi e fertilizzanti. In Romania e Polonia, gli operatori del settore chiedono l'abbassamento delle tasse e la fine delle agevolazioni per i colleghi ucraini.
Gli agricoltori si sentono minacciati dallo sviluppo tecnologico e guardano con ostilità all'introduzione della carne sintetica e all'utilizzo di farine di insetti; le loro condizioni di vita sono messe in discussione dallo sviluppo capitalistico. Uno dei punti del programma immediato della rivoluzione d'Occidente è il superamento della divisione fra città e campagna. L'attuale modo di produzione costruisce fattorie verticali, sviluppa l'agricoltura idroponica, dedica intere palazzine all'allevamento di animali, contribuendo, tra mille contraddizioni, al superamento dei propri dualismi.
La Germania è sempre stato un osservato speciale dai comunisti: la controrivoluzione in Europa ha avuto come punto nevralgico proprio il gigante tedesco. Berlino ha chiuso il 2023 in recessione, registrando pesanti contrazioni nel settore manifatturiero; la guerra in Ucraina e i relativi problemi energetici acuiscono la crisi economica (così come il rallentamento della Cina). Qualche giorno fa ci sono state manifestazioni in diverse città, che hanno portato in strada oltre 1,5 milioni di persone, allarmate dalla crescita dei partiti di estrema destra; la partecipazione alle mobilitazioni è andata oltre le aspettative degli organizzatori (evidentemente c'è una polarizzazione in atto). Nel paese crescono l'inflazione e la disoccupazione e con esse anche gli scioperi, a cominciare da quello dei ferrovieri, e il governo in carica, sempre più traballante, è in caduta libera nei sondaggi. La Francia, anch'essa alle prese con la protesta dei trattori, esce da un 2023 che ha visto massicce mobilitazioni contro l'aumento dell'età pensionabile, la rivolta nelle banlieue e una ritirata dalle sue ex-colonie in Africa.
La guerra in Ucraina dura da quasi due anni e fa pagare il conto alle mezze classi, che, afferma Marx, sono le prime a fibrillare. Ovviamente, un movimento come quello dei trattori viene cavalcato da partiti e movimenti populisti, che capitalizzano il malcontento sociale, non riuscendo però ad indicare obiettivi e forme di lotta efficaci. La protesta è giunta anche in Italia, al Nord come al Sud, dove i manifestanti esprimono una forte critica alle associazioni di categoria, accusate di non fare gli interessi degli agricoltori. Lo scollamento dai partiti e dai sindacati e l'aumento dell'astensionismo, fenomeno da noi affrontato in più occasioni ("Il secondo principio", n+1, n. 41), è un fatto che adesso registra la stessa stampa borghese, a ogni latitudine.
In Germania la pace sociale è stata garantita da una triangolazione tra industriali, governo e sindacati, un patto corporativo che va avanti dal Secondo Dopoguerra (Mitbestimmung). Il fatto che Berlino sia sottoposto a molteplici fronti di crisi (guerra, governabilità, scioperi, blocchi degli agricoltori) dimostra che ormai nessuno può dirsi fuori del marasma sociale. Le cause profonde che stanno alla base dello scombussolamento in atto sono quelle descritte da Marx nel Capitale: storicamente aumenta il saggio del plusvalore e diminuisce quello del profitto. Quando si mettono robot e computer nelle fabbriche e negli uffici, è poi difficile trovare un lavoro a tutti. Lo scollamento generale di parti della società dallo Stato ricorda quanto scrive Joshua Clover nel libro Riot. Sciopero. Riot. Una nuova epoca di rivolte. Dopo una fase iniziale di rivolte, nel corso dell'800 e del '900 si sono verificate grandi astensioni organizzate dal lavoro, mentre negli ultimi due decenni si è aperta una nuova fase di rivolte: la crisi delle tigri asiatiche del 1997, poi la bolla delle Dot-com del 2000 e infine la crisi dei mutui subprime del 2008 anticipano un periodo di sconvolgimenti sociali. Solo negli ultimi anni, ondate di rivolte hanno coinvolto USA, Francia, Inghilterra, Hong Kong, Iran, Sudan, Ecuador, Brasile e tanti altri paesi, e da questa dinamica non si torna indietro. Nel mondo si vanno formando masse di senza riserve che non potranno più essere inserite all'interno del "mondo del lavoro". Persino aziende di punta come Amazon e Google licenziano in massa forza-lavoro sostituendola con l'intelligenza artificiale.
La crisi del capitalismo senile si traduce anche nella moltiplicazione dei conflitti. Israele versa in una situazione estremamente critica. Il fronte interno è sempre meno compatto, recentemente i famigliari degli ostaggi hanno cercato di occupare il Parlamento chiedendo le dimissioni del primo ministro Netanyahu, e non si vede alcuna via d'uscita alla guerra nella Striscia di Gaza. Gli Houthi continuano a lanciare missili verso le navi mercantili che passano per lo stretto di Bab al Mandab, USA e UK continuano a bombardarli. Il Libano è un non-stato in mano ad Hezbollah, che è in stretta relazione con la Repubblica islamica. Il Pakistan bombarda l'Iran e viceversa. La Cina e la Russia aumentano la loro presenza in Africa. Il vecchio ordine mondiale non esiste più e all'orizzonte non se ne vede uno nuovo.
Si è passati poi a commentare il filo del tempo "La batracomiomachia" (1953). Il testo comincia con alcune affermazioni di Engels sulla borghesia, che già all'epoca era ritenuta "una classe superflua" le cui funzioni sociali sono "disimpegnate da impiegati all'uopo mantenuti". L'articolo di programma comunista è stato scritto per criticare le posizioni di un gruppo di sinistra nato alla metà del '900, Socialisme ou Barbarie, di cui si riporta una citazione:
"Sappiamo (!) che ogni rapporto di produzione è, in primo luogo e immediatamente (?), organizzazione delle forze produttive in vista del risultato produttivo".
Secondo Socialisme ou Barbarie in Russia aveva preso il potere una nuova classe, la burocrazia, che coscientemente organizzava le forze produttive in vista di un risultato produttivo. In realtà, da Marx in poi, i comunisti sanno che non sono la coscienza e la volontà che determinano i rapporti di produzione, ma è vero il contrario:
"Così come non si giudica un individuo secondo ciò che egli pensa di essere, non si possono giudicare tali epoche di sovversione sociale dalla coscienza che esse si formano di sé stesse, ma si deve dichiarare la formazione di detta coscienza dalle contraddizioni della vita materiale e dal conflitto esistente tra le forze produttive sociali e i rapporti di produzione." (Prefazione a Per la Critica dell'Economia Politica, 1859)
Solo nella società futura vi potrà essere un'organizzazione della produzione sociale in vista di un risultato, e questo sarà il soddisfacimento dei bisogni di specie. L'attuale forma sociale è tutto fuorché un'organizzazione delle forze produttive, è quella in cui domina la mercantile anarchia, ovvero la guerra di tutti contro tutti. Il motore dello scontro, poi, non sono le classi ma i modi di produzione. La borghesia è in grado di far funzionare le fabbriche ma non ha un progetto sociale, non dispone di un programma, di un piano. Essa ha svolto un ruolo rivoluzionario superando la società feudale e facendo fare un balzo in avanti all'umanità, dopodiché ha esaurito la sua funzione storica. Anche lo Stato, in quanto organismo delle società di classe, ha una genesi, uno sviluppo e una morte. Esso non può abolirsi per decreto, ma si dissolve:
"Quindi lo Stato non si abolisce, ma se ne fonda uno nuovo rovesciando l'antico. Con quel lungo processo, la cui lunghezza dipende dal grado di sviluppo interno delle forze sociali e dai rapporti internazionali di forza delle classi, lo Stato si estingue". ("La batracomiomachia")
I tempi del processo di transizione da capitalismo a comunismo dipendono dal grado di sviluppo delle forze produttive. Adesso tocchiamo con mano come la società capitalistica sia gravida di comunismo. Non bisogna dimenticare, perciò, che i punti di Forlì del 1952, da noi sviluppati sulla rivista ("Elementi della transizione rivoluzionaria come manifesto politico"), sono immediati oggi proprio perché sono tutti entro un futuro possibile, e cioè non sono "rivendicazioni" da realizzare in un indefinibile futuro.