A differenza della prima ondata di protesta (2011) che ha visto la nascita di Occupy Wall Street, questa volta entrano in scena le armi con caduti da ambo le parti, e ciò significa che potrebbe mettersi in moto qualcosa di veramente grosso nel "ventre della balena". Come si vede nelle foto dei cortei e delle manifestazioni di BLM, il movimento non è composto esclusivamente da afroamericani ma molti partecipanti sono bianchi.
Ne la La fine della libertà, lo scrittore e saggista americano Gore Vidal, partendo dall'intervista dell'autore dell'attentato di Oklahoma City, arriva a comporre un quadro sociale del Paese diverso da quello utilizzato in occasioni di questo tipo che prevede la figura dell'individuo squilibrato e isolato dalla società. Gli Stati Uniti pullulano di organizzazioni armate, la tensione sociale è alle stelle e la tendenza che ne emerge non è certo quella delle azioni isolate di qualche fuori di testa. Secondo Vidal, il vero pericolo è quello di veder alienato per sempre un diritto inalienabile: la libertà individuale. Lo stesso 11 settembre, afferma ne Le menzogne dell'Impero e altre tristi verità, è stato un pretesto per un suo potente restringimento.
A proposito di polarizzazione negli Stati Uniti, in un quartiere periferico di Dallas, racconta un articolo della Stampa, si è costituito un gruppo, le nuove Pantere Nere, che organizza ronde di afroamericani armati. Gli Usa sono i primi al mondo sia in qualità di esportatori che di importatori d'armi e sono ben 300 milioni quelle presenti ad uso personale sul territorio nazionale (si calcola che 89 americani su 100 posseggano armi leggere). Nessun Presidente è mai riuscito a fermare la lobby che governa questo settore e il risultato è quello di ritrovarsi con una popolazione armata fino ai denti. Anche in questo caso è lo zombie capitalistico che produce e distribuisce i mezzi che lo seppelliranno.
Un compagno ha segnalato che si sono svolte manifestazioni di Black Lives Matter anche a Londra. Da quando il fenomeno delle rivolte è diventato globale, non passa mese che non succeda qualcosa d'importante in qualche parte del mondo. Ovviamente gli Stati Uniti, essendo la punta avanzata del capitalismo, esprimono il massimo di antiforma.
Sulla copertina dell'ultimo numero dell'Economist, The Italian job, un pullman dipinto con i colori della bandiera italiana e con la scritta "Banca" sulla fiancata si trova in bilico su un burrone. Secondo la rivista inglese l'Italia sarà la prossima a dover affrontare una crisi bancaria. Anche il Sole 24 Ore riprende il tema e nell'articolo Da Berlino a Lisbona: ecco la mappa delle banche a rischio in Europa stila l'elenco degli istituti europei in pericolo, sottolineando la complessità della vicenda: "[...] dopo anni di crisi, è l'intero sistema creditizio europeo a soffrire. Far finta di niente sarebbe miope."
La tempesta perfetta si avvicina: assistiamo sempre più frequentemente a fenomeni di sincronia delle molecole sociali. Da questo ribollire ci aspettiamo la nascita e la crescita del partito dell'antiforma: man mano che lo scontro di classe si acutizza, esso si organizza a livelli superiori. Apparentemente caotico, il marasma sociale in corso dal 2011 ad oggi ha in realtà un ordine soggiacente che arriva dal futuro, ed è importante vedere il processo di formazione dell'organo della rivoluzione come il risultato di uno sconquasso a livello mondiale.
La teleconferenza si è quindi conclusa con alcune considerazioni sugli schemi del capovolgimento della prassi presenti in Teoria e azione nella dottrina marxista del 1951, schemi che descrivono un flusso di forze che da caotiche diventano orientate e infine convergono verso lo stato di maggiore efficienza sociale (conoscenza e potenza utili al rovesciamento della prassi).