Domanda:
1) Cosa significa "è un azzardo teorico"? E’ forse un’opinione? Una congettura?
Nel nostro linguaggio, l’opinione non merita alcuna considerazione, mentre la congettura potrebbe essere il frutto di una intuizione meritevole di riflessione ed eventualmente di lavoro collettivo.
2) Cosa significa "non dimostrabile"?
(Mi sembra vengano utili certi esempi che troviamo quando leggiamo qualcosa a proposito della relatività.
E’ sicuramente dimostrabile la relatività del tempo quando si parla del passato e del presente (problema della "contemporaneità"). Dati A, B e C, posti su una retta : distanza A-C=2x; distanza B-C=x. In A e in B avvengono due uguali fenomeni luminosi, che arrivano in C nel tempo t da B e nel tempo 2t da A. Ciò significa che C vede la contemporaneità dei due fenomeni (per C, A e B sono "scoppiati" insieme), mentre per un qualsiasi punto D posto al di fuori della retta - in un qualsiasi punto che non cada sull’ortogonale della metà della distanza A-B, esiste inevitabilmente un prima ed un dopo.
Ma se i nostri problemi non sono problemi "sui generis"; se noi "delimitiamo i problemi" che vogliamo affrontare, noi dovremmo saper dimostrare una finalità relativa a questo problema delimitato e quindi dovremmo poter "dimostrare" la contemporaneità di passato, presente e - cosa che ci interessa maggiormente - futuro. Per "contemporaneità del futuro" intendo qui la sua reale esistenza indiscutibile in relazione al problema posto.
Credo che solamente nel caso di un problema non-delimitato - quindi, nel caso del mondo reale inteso come "IL TUTTO" - non potremmo definire né un futuro, né un passato (e loro relativi), e probabilmente sarebbe pure inutile parlare del presente, perché .... tutto è apparenza. Ma questo non credo sia per noi interessante ai fini del nostro "delimitato" lavoro.
Risposta:
La nota del documento a cui fai riferimento " azzardo teorico non dimostrabile" non va affatto bene. In effetti, la teoria della relatività einstainiana dimostra matematicamente che ogni evento che a noi sembra svilupparsi nel tempo è già presente in toto nel continuum spazio-tempo, ovvero passato, presente e futuro sono tutti visualizzabili contemporaneamente. Nella meccanica di Newton, dato il tempo come assoluto, due eventi simultanei in un sistema di riferimento sono tali anche per qualsiasi altro sistema inerziale ( ovvero in quiete o in moto rispetto al primo). Per quanto ne so, in tutti i fenomeni che avvengono a velocità molto inferiori a quella della luce ( problemi di meccanica classica) possiamo trascurare il tempo di propagazione della luce ( ovvero lo possiamo considerarlo come "infinito") e quindi tutti gli osservatori considerano un tempo comune ( ovvero per loro i fenomeni sono simultanei). Nel caso di fenomeni che si svolgono a velocità vicine o uguali a quella della luce (elettromagnetismo, ottica ecc.) il discorso cambia perché si deve tenere conto che la velocità della luce pur essendo molto grande è comunque finita. Per cui la simultaneità di due fenomeni ( lo "scoppio" di A e B) può essere riferita ad un determinato osservatore, ma non lo sono per un altro osservatore in moto rispetto al primo ( nel tuo esempio D posto fuori dalla retta).
Fino a questo punto ho messo in prosa le considerazioni che tu hai posto in forma geometrica. Ma c’è dell’altro. Prima che fosse formulata la teoria della relatività, in fisica si considerava lo spazio e il tempo come due entità separate. Secondo la meccanica classica la nostra realtà si svolge in un tempo unidimensionale dinamico. Questo significa che gli eventi si sviluppano con il trascorrere del tempo ed il tempo si muove in avanti. La realtà viene ancora rappresentata da un punto materiale in un diagramma a tre dimensioni (longitudine,latitudine, altitudine). Nella teoria della relatività speciale, la nostra realtà si svolge all’interno di un continuum spazio-temporale quadridimensionale ( dove si assiste ad una curvatura dello spazio-tempo).
Per continuum spazio-temporale intendiamo un insieme le cui parti componenti sono talmente piccole ed assolutamente vicine tra loro da non poter essere scisse in modo da alterarne la continuità. Ne consegue una realtà in cui gli eventi non si svolgono dinamicamente in termini di passato, presente e futuro, bensì sono presenti contemporaneamente nel continuum a quattro dimensioni.
In un diagramma spazio-temporale il punto materiale di cui studiamo il moto è un evento, ovvero qualcosa che accade in un piccolo spazio e permane per un breve intervallo di tempo. La particella è nella posizione x1 al tempo t1, la particella è ora nella posizione x2 al tempo t2. La curva che il movimento della particella traccia nel diagramma 4D si chiama linea d’universo della particella, ovvero la rappresentazione d’insieme degli eventi accaduti alla particella, insomma la sua storia.
Le note di Viride al semilavorato sul "finalismo determinista" hanno evidenziato un modello matematico che ben si adatta alla struttura del continuum einstainiano (concezione che abbiamo fatto nostra, come testimonia il filo Relatività e Determinismo). Si tratta del cono di luce di Minkowsky. Immaginiamo un cono con il vertice in alto ed un altro attaccato con il vertice verso il basso. L’unione dei due vertici rappresenta l’evento stesso ( presente). Per convenzione il tempo scorre verticalmente nel diagramma, quindi il cono superiore rappresenta il futuro dell’evento mentre quello inferiore ne rappresenta simmetricamente il passato. Tutti gli eventi al di fuori di questi due coni sono per l'osservatore assolutamente irraggiungibili.
Figura. Cono di luce.
Come vedi " l’azzardo teorico non dimostrabile" è un fesseria, non me ne vorrai per questo. Ma il problema a cui volevo accennare è un altro, non lo fatto prima, lo faccio adesso ( here-now).
Sebbene la teoria speciale della relatività asserisca una contemporaneità di tutti gli eventi nella trama dello spazio-tempo e da un punto di vista matematico sia possibile questo aspetto, sorgono taluni paradossi quale ad esempio quello del viaggiatore all’indietro nel tempo che potrebbe incontrare se stesso adolescente, o magari il proprio padre e ucciderlo…
Per quanto riguarda invece il viaggiare in avanti è molto noto il paradosso dei gemelli: uno dei due parte per un viaggio nello spazio con una astronave in grado di raggiungere velocità elevatissime, magari prossime a quella della luce, l’altro rimane sul suo pianeta di origine. Sebbene i relativi intervalli spazio-tempo rimangano invariati, l’astronauta al suo ritorno di un viaggio durato dieci anni del suo tempo di bordo, incontrerà il suo gemello ormai centenario.
A questo scopo risulta molto utile citare un’affermazione di Einstein, che a proposito della sua famosa teoria disse qualcosa del genere "i problemi che noi abbiamo creati non possono essere risolti al livello di pensiero che li ha formulati".
Un ultima cosa: una delle critiche sollevate ad Einstein dopo la pubblicazione della teoria della relatività ristretta fu che, eliminando il concetto di tempo assoluto, non si ha più alcuna garanzia che in un opportuno sistema di riferimento la causa non venga dopo l'effetto. Da questo problema prende spunto la teoria del matematico Fantappiè ( di cui illustreremo più dettagliatamente a ottobre) che ipotizza l’esistenza di fenomeni sintropici dove l’effetto si manifesta prima della causa ( onde convergenti- potenziali anticipati) accanto ai fenomeni causali, antropici, dove l’effetto segue la causa. Un esempio: Accanto al fenomeno di un sasso (causa) che, cadendo in uno stagno, genera una serie divergente di onde concentriche (effetti), vi e' quello duale ottenuto invertendo la freccia del tempo: uno stagno, inizialmente calmo,si increspa in prossimità della riva; si generano onde convergenti che fanno schizzare un sasso fuori dell'acqua. Il secondo fenomeno e' teoricamente possibile, ma i fisici lo ritengono talmente improbabile da essere impossibile, oltre che non conforme al secondo principio della termodinamica.
Occorrerà anche collegare ( come è stato fatto nella riunione del luglio 2002 "In margine alla passione e l’algebra e Scienza e Rivoluzione" la teoria dei potenziali anticipati di Fantappiè con considerazioni tipicamente nostre come la funzione del partito definita in anticipo dai compiti che dovrà assolvere nel futuro, dovrà morire in quanto organismo di una classe con compiti sociali rivoluzionari, sebbene persisterà come strumento al servizio dell’organica attività di specie.
Per concludere c’è un passo tratto dal filo del tempo Relatività e Determinismo
Lo spazio-tempo storico
L'istanza borghese che la scienza non sia possibile che entro le pastoie di una limitatezza costituzionale, il borghese atteggiamento di concederle (e pur questo con sempre maggiore scetticismo) la descrizione sola del passato, rispondono alla pretesa che non sia raggiungibile una costruzione del futuro storico della società, esprimono il terrore del marxismo e della profezia rivoluzionaria.
Il determinismo storico può presentarsi come l'indagine delle leggi proprie di una particolare traiettoria, che è la Linea d'Universo delle forme sociali di produzione.
Anche Marx ha spezzato il divieto che non si dia legge, scienza, e potente certezza dell'avvenire, e affermato che la ricerca stessa che insegna come il capitalismo venne, vale a stabilire come soccomberà e scomparirà, e a dare le dorsali linee della società comunista.
Abbiamo tante volte gridato agli assetati del palpabile scontato successo politico di congiuntura, che siamo rivoluzionari non perché ci bisogni vivere e vedere, contemporanei, la rivoluzione, ma perché la viviamo e vediamo oggi, come "evento", per i vari paesi, per i "campi" e "aree" di evoluzione sociale in cui si classifica dal marxismo la terra abitata, già suscettibile di scientifica dimostrazione. Le sicure coordinate della rivoluzione comunista sono scritte, come soluzioni valide delle leggi dimostrate, nello spazio-tempo della Storia.
Se occorre una prova che non sono i sommi ingegni a guidare la vita del mondo, può questa essere anche nel fatto che, quando l'Einstein volle scrutare nella densa nebbia del futuro sociale umano, mancò a conclusioni di vera altezza e ricadde nelle poco geniali formule che gli trasmetteva un frusto passato, né tentò pure di scioglierne, lui potente iconoclasta del pensiero, i miseri lacci.
Secondo
Rifiutato "ogni principio antropico",
3) Was ist "meccanicismo"?
Ammetto che dovrebbe essere vergognoso aver ancora confusioni del genere, però ogni qualvolta credo di aver capito qualcosa, mi accorgo subito dopo di essere quasi al punto di partenza.
Faccio fatica a levarmi dalla testa che anche il "problema locale" del funzionamento di una qualsiasi macchina vede tale funzionamento diretto ad un preciso fine: un singolo componente di una pala meccanica è finalizzato al funzionamento dei componenti che gli stanno intorno, e tutto l’insieme è finalizzato (ad es.) a spostare tonnellate di terra. Ecc. ecc..
Credo che la mia incomprensione sia data dal fatto che a volte ho la sensazione che quello che viene chiamato "meccanicismo", non sia inglobato da un piano di conoscenza più ampio, ma semplicemente negato. Cosa che sicuramente non intendi, visto che ci è stato insegnato che dovremmo inglobare pure il Talmud e la Bibbia.
Ti pregrerei dunque di fare un ulteriore sforzo per chiarire meglio.
Risposta:
Il termine meccanicismo è uno dell’insieme con desinenza -ismo che necessita gioco forza di essere chiarito, alla luce del significato attribuitogli dalla nostra scuola. In senso storico il meccanicismo corrisponde al materialismo ( francese ed empirismo inglese) del XVIII secolo, una concezione materialistica ancora non dialettica che vedeva nella natura un insieme statico di fenomeni determinati da rapporti di causa-effetto rigidi ancora scollegati fra loro, impotenti a spiegare il movimento e la trasformazione, ad esempio in biologia era comune la concezione secondo cui la natura non fa balzi ( Linneo)
Il meccanicismo o materialismo volgare o metafisico, criticato dalla filosofia hegeliana, era in effetti esclusivamente meccanico, e precisamente per il motivo assai naturale che allora fisica, chimica e biologia erano ancora in fasce, e ben lontane dal poter offrire la base a una visione generale della natura. Le specie animali venivano considerate in una immobilità per cui ognuna era sempre stata così come la vediamo oggi e non aveva subito nessuna modificazione nel corso del tempo. Anche i pianeti del sistema newtoniano erano delle entità sempre uguali a se stesse che, dato il primo impulso, avrebbero descritto in eterno lo stesso ciclo.
Il materialismo storico e dialettico ha certamente negato il vecchio materialismo metafisico di cui sopra. Ma in che senso lo ha negato? Il termine, dal nostro punto di vista, non è certo sinonimo di distruzione, annientamento. La negazione dialettica è allo stesso tempo conservazione, inglobamento. Un esempio: si può negare un seme semplicemente schiacciandolo sotto i tacchi, il seme è così negato, ma non in senso dialettico. Se però lo stesso seme lo buttiamo a terra e lo lasciamo a se stesso, in condizioni favorevoli germinerà. Così è negato come seme e si sviluppa come pianta che, in una fase successiva, verrà negata come pianta, producendo nuovi semi. Questo, solo apparentemente, è un ritorno al punto di partenza. In realtà è noto che, per le leggi di Mendel, semi identici variano da una generazione all'altra ed inoltre si possono creare artificialmente nuove razze con l'accoppiamento selettivo. Un altro esempio servirà a spiegarci meglio: il nostro organismo attraverso il metabolismo, permette di scindere dagli alimenti le molecole che servono per la vita ( proteine, grassi, carboidrati, sali minerali ecc.) ed allo stesso tempo elimina i prodotti di scarto attraverso i procedimenti che tutti conosciamo.
Dunque gli alimenti di cui ci nutriamo vengono trasformati più volte durante il processo digestivo, questo significa che vengono negati ossia aboliti ma conservati allo stesso tempo, si nega la loro forma d'origine, il suo peso ecc. ma se ne conservano le proprietà biochimiche indispensabili alla vita.
Dunque per "negazione" nella dialettica s'intende una trasformazione determinata.
Fatto questo necessario chiarimento torniamo a bomba.
Il materialismo meccanicista del 1600 e del 1700 ( Cartesio,Galileo,Newton, Bacone, Locke ecc.) ha dato un impulso fondamentale alla ricerca delle leggi positive particolari della natura senza cui sarebbe stato impossibile aver una visione della totalità dei fenomeni osservati. La scienza della borghesia rivoluzionaria, ha rappresentato un enorme passo in avanti nella teoria della conoscenza e della prassi rispetto alla visione istintiva del movimento propria dei greci a cui mancavano i dati dell'analisi, è stata la genitrice del metodo astratto-concreto ( Aristotele,Galileo) che abbiamo fatto nostro. In questo senso la conserviamo e la apologizziamo. Viceversa, nella sintesi di quest'enorme mole di dati essa rimase molto al di sotto delle scoperte dei greci, delle loro teorie, in cui era già presente il concetto di movimento e trasformazione, degli atomi come parti costituenti la materia.
La scienza borghese per conoscere i particolari dell'indagine si è dovuta staccare dai nessi naturali, si è specializzata in ogni singola branca della conoscenza imponendo la sua divisione del lavoro, questa è stata una condizione necessaria nel momento in cui, volendo ricercare le cause dei fenomeni del reale nella natura e non in elementi trascendenti, si dovevano raccogliere, analizzare, catalogare dati positivi e leggi naturali. Si è trattato di un lavoro di portata vastissima, che ha avuto la sua massima espressione nelle fasi di passaggio a nuovi modi di produzione che si presentavano quindi rivoluzionari, anche nello sviluppo delle conoscenze scientifiche. Ma questo metodo ha lascito l'abitudine di concepire le cose e i fenomeni della natura nel loro isolamento al di fuori del loro vasto nesso d'insieme; di concepirli perciò non nel loro movimento, ma nel loro stato di quiete, non come essenzialmente mutevoli ma come entità fisse e stabili ;il limite dell'indagine nel particolare che dimentica il suo nesso d'insieme col tutto, il legame dell'astrazione determinata col concreto ha prodotto il modo di pensare metafisico per cui una cosa è o non è ed esclude le altre , nella metafisica vengono eliminate le contraddizioni e le trasformazioni qualitative (Engels).
In vero, la realtà non conosce classificazioni e linee di demarcazione rigide e nette, ma essa unisce gli opposti che tra loro si compenetrano. Le classificazioni le fa l'uomo come strumento utile all'indagine conoscitiva. Da Aristotile in poi è stato necessario differenziare tra mammiferi e volatili, rettili, pesci e cosi via, secondo la scala naturae. Ma la realtà indagata a fondo è più complessa di qualsiasi classificazione. Per cui non deve stupire se poi ci imbattiamo in mammiferi che fanno le uova( ad esempio l'ornitorinco), nella violenza di classe come strumento necessario per eliminare la violenza contenuta nelle società divise in classi, nella democrazia come forma più efficiente della dittatura borghese, o ancora, nella materia che si manifesta sia come particella che come onda. La realtà non è un sistema in equilibrio stabile è una continua rottura di equilibri, il suo movimento non è lineare e graduale bensì complesso e procede a catastrofi. Facendo un salto indietro nel tempo abbiamo visto come già i greci ed in particolare la scuola eleatica ( v sec. a.c.) avesse intuitivamente colto le leggi generali del movimento, fu Eraclito per primo colse che tutto è ed anche non è, perché tutto scorre è in continuo cambiamento dunque la trasformazione veniva considerata come elemento essenziale della natura. Questo non fu né a caso ne perché fossero particolarmente geniali: tali concezioni furono loro ispirate dai rapporti sociali e dal movimento stesso della società…la società greca volgeva allora verso la fine di un periodo di profondi sconvolgimenti, quel periodo di transizione fra la società gentilizia e la società schiavistica, che vide la distruzione dei rapporti sociali senza sfruttamento basati sulla consanguineità e lo sviluppo della proprietà privata, del lavoro servile e dello stato. La dialettica riappare nel diciottesimo secolo con Kant ed ancora meglio fu espressa da Hegel, anche qui non è un caso che essa compaia nuovamente proprio in una fase di transizione tra due modi di produzione, ossia nel trapasso rivoluzionario dal feudalesimo al capitalismo. L'accumularsi delle conoscenze nel periodo precedente (legge d'inerzia di Galileo e superamento della dinamica aristotelica, Copernico e distruzione della concezione geocentrica dell'universo, Newton con la forza di gravità e il calcolo differenziale) portava alla necessità storica di ordinare secondo dei nessi tutti questi dati conosciuti. La dialettica hegeliana è stata rivoluzionaria nel suo metodo perché in essa non vi è niente di stabile, di eterno. Nulla resta ciò che era, quello che rimane è solo il movimento.
Nonostante ciò Hegel, esponente dell'aristocrazia prussiana e dunque legato alle necessità materiali di dominio della sua classe di appartenenza, fa poggiare le leggi della dialettica nel pensiero puro, nell'idea assoluta, quindi il suo sistema, contrariamente al suo metodo, immobilizza il movimento stesso in categorie logiche che giustificano lo stato prussiano come il migliore degli stati possibili.
Conclude Engels nell’introduzione all’Antidüring:
La convinzione della completa assurdità dell'idealismo tedesco quale era esistito fino allora condusse necessariamente al materialismo, ma, si noti bene, non al materialismo puramente metafisico, esclusivamente meccanicistico, del secolo XVIII. Anziché rigettare semplicemente, in modo ingenuamente rivoluzionario, tutta la storia precedente, il materialismo moderno vede nella storia il processo di sviluppo dell'umanità ed è suo compito scoprirne le leggi di movimento. In contrasto con la rappresentazione dominante tanto nei francesi del XVIII secolo quanto in Hegel, secondo la quale la natura è un tutto che si muove in orbite ristrette e che rimane eguale a se stessa, con i suoi eterni corpi celesti, come aveva insegnato Newton, e con le sue specie immutabili di esseri organici, come aveva insegnato Linneo, il materialismo moderno riassume i moderni progressi della scienza della natura, secondo cui la natura ha anch'essa la sua storia svolgentesi nel tempo, i corpi celesti nascono e muoiono così come le specie degli organismi, dalle quali vengono abitati se si presentano circostanze favorevoli, e le orbite, nella misura in cui sono in generale ammissibili, assumono delle dimensioni infinitamente più grandiose. In entrambi i casi il materialismo moderno è essenzialmente dialettico e non ha più bisogno di una filosofia che stia al di sopra delle altre scienze. Dal momento in cui si esige da ciascuna scienza particolare che essa si renda conto della sua posizione nel nesso complessivo delle cose e della conoscenza delle cose, ogni scienza particolare che abbia per oggetto il nesso complessivo diventa superflua. Ciò che resta quindi ancora in piedi, autonomamente, di tutta quanta la filosofia che si è avuta fino ad ora è la dottrina del pensiero e delle sue leggi, cioè la logica formale e la dialettica. Tutto il resto si risolve nella scienza positiva della natura e della storia.
Terzo.
Prima delle "Conclusioni" (p. 6) scrivi che
"Il manifestarsi di tali variazioni (nuova informazione nel sistema) non è come credono gli indeterministi casuale ma ferreamente determinata dal percorso necessario per giungervi allo stesso modo in cui il percorso è stabilito dal futuro possibile".
Mi sembra che anche qui c’è da precisare.
Poniamo che io-Rob lanci in linea retta un’automobile (teleguidata) a 200 km/h su una pista d’aeroporto.
Domanda: una volta giunta sul punto x, puoi tu-Max sapere esattamente dove si troverà dopo un secondo? No! (ricorda che sono io che guido e dato che la macchina non è mia faccio quello che voglio).
Tu, due cose puoi dire con sicurezza: a) qualunque cosa possa succedere, non sarà dovuto al caso; b) dopo un secondo, l’automobile non potrà trovarsi in qualsiasi punto della pista, ma all’interno di uno spicchio di cerchio la cui lunghezza massima è di circa 55 metri.
Vale a dire: il percorso fatto fino al punto x, mi determina il futuro possibile, però mi sembra di poter dire che non sempre il futuro possibile mi determina il percorso fino a quel momento compiuto.
Il progetto, infatti, potrebbe essere quello di arrivare velocemente in un determinato punto della pista, non di cappottare : cosa possibile se improvvisamente - a causa di un malore - la obbligo a sterzare completamente, schiacciando involontariamente l’apposito pulsante.
Vedi dunque che il cappottamento è possibile, benché non sia questo possibile futuro (questo possibile cappottamento) a determinare la linea retta e la velocità dell’automobile
.... e concludi
"La proprietà bidirezionale del rovesciamento della prassi esiste ed è già operante oggi, .... Ad ogni modo è questo futuro comunista possibile, reale a guidare finalisticamente .....".
Devi portare pazienza, ma faccio sempre fatica a capire e questo ti costerà ulteriore sforzo.
Se devo delimitare i problemi - e quindi evitare di parlare "del TUTTO e del suo eterno presente" - mi sembra si debba parlare del futuro "potenziale" alla stessa stregua di chi parla di infinito potenziale in contrapposizione all’infinito attuale, allo stesso modo di chi vuol parlare di un qualsiasi numero +1 seguente la serie di tutti gli n .
Ma come nella seguenza dei numeri naturali, la conoscenza di un qualsiasi futuro numero è dato dalla conoscenza della seguenza di tutti i numeri fino ad n, così la conoscenza del superamento della società capitalistica (nostro futuro comunista) è dato dal movimento delle contraddizioni presenti nella attuale società: contraddizioni che sviluppano quel movimento reale di negazione della società basata sulla legge del valore.
Noi diciamo che il comunismo è questo movimento reale e sappiamo che esso forgerà i propri strumenti umani i quali si preparano da subito alla futura rottura rivoluzionaria. Abbiamo dunque il rovesciamento della prassi ed il futuro che determina finalisticamente le nostre azioni. E, per fare un esempio, questo futuro "ci dice" chiaramente che al momento della rottura rivoluzionaria ci verrà incontro la sirena democratica e parlamentare e già da ora dovrà essere chiaro se il nostro partito si metterà sul terreno della pedata oppure sul terreno di chi parla-ment-endo. Abbiamo già scelto il partito della pedata, e non perché siano "cattivi", ma per il semplice motivo che le lezioni del passato - le lezioni delle controrivoluzioni - ci hanno abbondantemente mostrato il vero volto di tutti i sinceri democratici.
Il nostro futuro - il nostro rovesciamento della prassi, dunque - non è altro che la inevitabile sequenza del passato. Quando diciamo che il nostro futuro guida le nostre azioni, diciamo che è quel particolare passato (il comunismo che esiste già!) interno all’attuale società borghese ad imporre le azioni dei comunisti.
La società borghese non ha futuro e dunque per la borghesia non potrà esistere un qualsiasi "+ 1" e quindi non può esistere un qualsiasi rovesciamento della prassi: capacità di legarsi al nuovo e di "proiettarsi" oltre l’esistente.
Utile qualche esperienza storica (rivoluzioni borghesi, riv. In Russia, Cina, Asia. Africa, ecc..). Es. : che cos'è per noi la rivoluzione e come essa lancia la sua ancora nel futuro?
Beh, mi fermo qui.
Non so se le domande possono essere utili.
So soltanto che : 1) o le spedisco immediatamente così come sono, oppure 2) faccio "modifica" + "seleziona tutto"+ "canc".
Stammi bene. Un abbraccio e … ci racconterai qualcosa alla fine di ottobre,
Ciao.
Risposta: Mi sembra che le ultime osservazioni possano essere integrate in un'unica risposta.
Tutti i sistemi deterministici sono "bidirezionali" ovvero possiamo seguirne l’evoluzione in avanti ed indietro nel tempo. Nel passato vediamo la concatenazione di causalità che determinano ciò che segue, mentre possiamo dire che la configurazione futura del sistema è il progetto di ciò che precede. L’assunto consegue dalla formulazione di Laplace sull’intelligenza infinita, la formalizzazione matematica la troviamo nell’equazione d’onda di D’Alambert. Questo vale, almeno da un punto di vista teorico anche per i sistemi caotici, ovvero quelli caratterizzati dalla proprietà di "sensibilità alle condizioni iniziali". Non sto qui a fare esempi sui fenomeni sensibili alle condizioni iniziali che conoscerai e conoscerete sicuramente, basta ricordarsi che le condizioni atmosferiche sono imprevedibili nel lungo periodo perché ogni variazioni nelle condizioni attuali si amplifica e si ingigantisce in breve tempo generando il cosiddetto "effetto farfalla".
Quando Laplace studia la probabilità riprende il suo discorso sull’intelligenza infinita lo verifica attraverso lo stesso concetto di probabilità. Per i sistemi difficilmente formalizzabili ( come quelli viventi) il determinismo classico difficilmente è in grado di prevedere l’evoluzione del sistema. In questi problemi viene in soccorso il calcolo probabilistico. Laplace, Thom sostengono che se esiste la possibilità di fare statistica vuol dire che c’è un ordine soggiacente, c’è il determinismo ( la statistica è un ermeneutica determinista, o meglio un rilevatore di causalità). Gli indeterministi come Prigogine, Stengers, Bergson sostengono invece che l’evoluzione di certi sistemi è dovuta al caso creativo, alla fluttuazione scatenante ovvero ad elementi che non sono stati determinati da cause precedenti. Naturalmente noi neghiamo che possano esistere in natura fenomeni a-causali. ( cfr. Rovesciamento della prassi- semilavorato).
Il problema credo sia questo: bisogna precisare la differenza fra ciò che indipendentemente dagli osservatori succede nella realtà e ciò che questi riescono a conoscere. Il determinismo stabilisce che non c'è nulla di inconoscibile per principio, ma sappiamo che sono più numerosi i fenomeni dei quali non riusciamo a prevedere lo sviluppo di quelli che ci permettono la previsione. Poincaré utilizzava il termine "sbocco fortuito" di certe dinamiche, ma meglio sarebbe dire "sbocco determinato anche se per noi impenetrabile" e magari aggiungere: "al momento". E' la posizione di molti "caotici" attuali.
Se è vero, com’è vero, che la capacità di progettare il proprio futuro, il controllo dei processi, la previsione dei fini che si vogliono raggiungere ecc, è la caratteristica fondamentale che sta alla base della differenziazione tra l’uomo e la bestia, allo stesso tempo dobbiamo ricordarci che il rovesciamento della prassi non è una caratteristica che la specie umana ha avuto il giorno x, per grazia ricevuta. Il rovesciamento della prassi è un processo dinamico che si sviluppa attraverso grandi balzi in avanti che punteggiano il cammino dell’uomo nel passaggio dal regno della necessità a quello della libertà. Sappiamo bene che la capacità raggiunta dall’uomo di rovesciare la prassi è ben poca cosa rispetto alle sue potenzialità, che verranno pienamente realizzate nella società futura. La capacità di pianificare il proprio futuro è per il momento limitata alla sfera della produzione ( infatti capitalismo = produzione per la produzione) mentre nella rimanente sfera delle attività umane regna ancora la preistoria, il caos della necessità, l’anarchia del mercato. Alla luce di queste semplici considerazioni possiamo cercare di rispondere sull’esperimento dell’automobile guidata dall’uomo. Siamo di fronte ad un fenomeno il cui esito dipende da una concatenazione di determinazioni, alcune facilmente prevedibili ( la cinematica del veicolo nel tempo, ipotizzando un robot alla guida programmato secondo certi parametri di guida ecc.), altre impenetrabili per il momento ( le condizioni fisiche del pilota umano alle condizioni iniziali, il loro sviluppo nel tempo, la possibilità di un eventuale rovescio catastrofico che provochi un malore e quindi l’uscita fuori pista dell’auto). È chiaro che non si può essere certi che il progetto del pilota ( arrivare velocemente nel punto x della pista) si realizzi effettivamente, un malore potrebbe determinare un effetto a cascata nell’organismo fino a perdere il controllo del mezzo. D’altronde nella società attuale questi fenomeni sono all’ordine del giorno.
Ma trasportiamoci per un momento nell’n+1 e rimettiamo in gioco l’esperimento. Vedremo che le cose cambiano, infatti:
1) Non ci sarà più motivo di guidare l’auto velocemente perché non ci sarà più il bisogno di correre per timbrare il cartellino, si smetterà di fare le cose di fretta ( e si inizierà a farle bene) perché verrà meno l’imperativo capitalistico che "il tempo è denaro". Il tempo sarà tempo di vita-lavoro da godersi con tutta tranquillità in armonia con ciò che ci circonda. Questo depone senz’altro per una diminuzione drastica nella voce della statistica "incidenti d’auto".
2) Le strade non saranno più piste di formula 1, per le ragioni di cui sopra e perché saranno rese organiche in un ambiente funzionale alla nuova società (cfr. articolo La casa dell’Uomo). Anche questo depone per un segno meno nella statistica.
3) Le condizioni di salute degli uomini nella società futura saranno senza dubbio "migliori" per tante ragioni che si potrebbero elencare ( prevenzione, conoscenza dei processi patologici più precisa e quindi aumentata capacità di previsione dei possibili esiti ecc.) e l’organismo individuale "ridotto a carcassa" in quanto produttore di plusvalore per tutta la vita scomparirà.
Diciamo che nell’ n+1 le possibilità che non si realizzi l’evento progettato ( nel nostro esempio) sono veramente scarse, tendenti allo zero.