Si è trattato di un grande esperimento di centralismo organico, ossia di un lavoro in parte già proiettato nella società futura, fuori dall’immediatismo e dalla politica corrente. Si è detto che l’isolamento in cui si trovava Bordiga, spesso anche tra gli stessi compagni di partito, derivava non certo da caratteristiche psicologiche individuali quanto dalla necessità storica di "conservare la linea del futuro di classe". Abbiamo letto che il significato di questa frase si comprende bene alla luce del concetto dei "potenziali anticipati" (Fantappiè) che Bordiga dimostra di conoscere bene. Mi soffermerei un attimo su questo concetto della conservazione della linea del futuro di classe perché è importantissimo e sta alla base dei compiti dei comunisti in ogni epoca, specialmente nelle condizioni sfavorevoli: innanzitutto non si deve tradire il programma, questo pregiudicherebbe la futura ripresa del movimento rivoluzionario sulle proprie basi consolidate. Dunque l’isolamento, in certe condizioni storiche, diventa una necessità storica. Un analogia potente ci viene offerta dal campo della teoria dell’evoluzione delle specie nel contributo di Jay Gould, recentemente scomparso. Una nuova specie vivente può emergere quando un segmento della popolazione viene isolata alla periferia dal ceppo originario. La popolazione, l’ambiente circostante ha una forte tendenza omogenizzante che diluisce le differenze tra i singoli membri, è per questo che "i piccoli gruppi isolati alla periferia sono un laboratorio per il cambiamento evolutivo". Possiamo leggere diversamente: Bordiga, espressione vivente di una struttura emergente dal futuro (reversibilità dei processi deterministici) si è trovato isolato in un ambiente politico e sociale orientato verso la conservazione della società capitalistica, da questo ambiente non è mai stata esclusa la terza internazionale , da qui la tremenda necessità affinché il nucleo vitale del partito ( programma) non fosse contaminato, influenzato, assorbito dall’ambiente entropico e conservatore che lo circondava. Questo punto è un invariante che riscontriamo sempre fin da Marx, nel suo conosciuto atteggiamento verso la defunta lega dei comunisti oramai assorbita dall’ambiente borghese e superata quindi dal movimento del reale. È per queste ragioni che siamo astratti, rigidi e pure settari. Ovviamente l’analogia con la nascita di nuove specie ha dei limiti che vanno evidenziati: se è vero che l’evoluzione biologica delle specie ( e quindi anche dell’uomo) procede a ritmi lentissimi secondo la teoria darwiniana della selezione naturale, sappiamo che da qualche centinaio di anni lo sviluppo del cervello sociale ( che Gould chiama evoluzione culturale) è di gran lunga più importante e più rapido di quello biologico. L’ombra di Lamarck e della trasmissione dei caratteri acquisiti ritorna prepotentemente, sebbene si sia dimostrata falsa una volta applicata alla teoria biologica della ereditarietà genetica. Le tappe raggiunte nella conoscenza dal cervello sociale vengono registrate in memoria e quindi acquisite, elaborate, trasmesse attraverso l’informazione ed il linguaggio parlato e scritto, la conoscenza è esterna all’uomo e si trasmette con forte accelerazione. La conoscenza trasmette caratteri acquisiti.
Facciamo un passo indietro: abbiamo detto che Bordiga era isolato e, sinteticamente, abbiamo spiegato il senso ed il valore di quell’isolamento. Ora rimettiamo in discussione l’affermazione: Bordiga si trovava isolato dall’ambiente circostante.
Ma è proprio vero che Bordiga era isolato? Da cosa era isolato?
Bucharin ha ragione solo in parte quando dice che Bordiga era un astro isolato nel firmamento comunista, è vero che Amadeo era diverso da tutti e questo perché era sideralmente lontano dall’ambiente politico e sociale che lo circondava. Era proiettato nell’analisi del futuro dalle forze della rivoluzione, futuro che investigava attraverso il passato e il presente, attraverso lo studio degli invarianti. Ma il suo isolamento era relativo, ovvero era riferito all’ambiente politico e sociale corrente, allo stesso tempo doveva comunque esserci una fonte energetica (informazione) da cui Bordiga attingeva la linfa per i suoi potenti squarci nel futuro. Questa fonte, era la forza produttiva sociale ed il laboratorio sociale per il cambiamento si trovava in Italia (le ragioni del perché proprio l’Italia le troviamo in numerosi nostri lavori). La relazione da cui prendiamo spunto per le nostre osservazioni ha sottolineato i collegamenti ( diretti o indiretti, poco importa) che esistevano tra il lavoro di Bordiga e l’ambiente scientifico e accademico italiano che ha partorito la scuola della geometria algebrica di Cacioppoli, la matematica dei Fantappiè eccc.ecc. Si è evidenziato inoltre che Bordiga ha seguito gli sviluppi della teoria matematica delle cuspidi a cui è seguita quella delle biforcazioni ( alla quale Bordiga si è ispirato nei suoi schemi che esplicitano i cambiamenti catastrofici della storia 1951) fino al tentativo di formalizzare, con una matematica del qualitativo, i processi deterministici. (Thom- teoria delle catastrofi). "Questa teoria spiega una classe di fenomeni molto ampia: ogni transizione discontinua che si verifichi in un sistema che sia composto di più di uno stato stabile. In senso dinamico essa spiega un sistema che possa seguire più di un percorso stabile di trasformazione. La "catastrofe" propriamente detta è quindi il salto da uno stato all'altro o da un percorso all'altro." Questi potenti collegamenti tra Bordiga e le avanguardie in campo scientifico ed accademico sono sufficienti a dimostrare che il nostro non era un pensatore isolato ( nel senso battilocchiesco) come diceva Bucharin ma affondava le proprie radici in un ambiente molto particolare e denso di informazione( cfr. La passione e l’algebra).
Queste righe vorrebbero dare lo spunto per affrontare in futuro un lavoro, che dimostri come nella serie storica Marx-Engels ( legge della dialettica della trasformazione della quantità e qualità e viceversa) Bordiga (rovesciamento praxis) Whitney ( teoria cuspidi) Thom ( teoria catastrofi) si possa integrare anche Stephen Jay Gould ( teoria degli equilibri punteggiati).
Jay Gould non era certo un chiacchierone, di quei tuttologi che "sanno niente su tutto", né tanto meno un superesperto che sa "tutto su niente". Le sue conoscenze erano approfondite ed integravano diversi ambiti della conoscenza: dalla filosofia alla biologia evolutiva, dalla paleontologia, alla geologia, all’etologia. Il suo lavoro si è orientato ad integrare in una scienza unitaria rami della conoscenza oggi separati artificialmente, ed in concorrenza tra loro. Gould è stato un ottimo divulgatore, mai un volgarizzatore, e spesso dichiarava la necessità che la conoscenza fosse condivisa il più possibile e strappata definitivamente dalle nicchie di superesperti. È per queste ragioni che Jay Gould non era certo amato negli ambienti accademici tradizionali.
La nostra corrente è sempre stata ostile alla scienza borghese che per sua natura è finalizzata all’estorsione di plusvalore presente e futuro. ma allo stesso tempo ha apologizzato i risultati da essa ottenuti perché rappresentavano risultati positivi dello sviluppo della forza produttiva sociale. Sottolineiamo: una cosa è criticare l’ambiente in cui certi risultati sono maturati ( capitalismo, scienza borghese) altra cosa sono i risultati che diventano patrimonio condiviso di tutta la specie.
Gould, insieme al suo collega Eldredge, è stato il fondatore del modello degli equilibri punteggiati che cerca di spiegare l’evoluzione delle specie rifiutando il caratteristico postulato linneano per cui Natura non facit saltus che sta alla base di tutte le concezioni gradualiste della natura e della storia. È noto che Darwin adottò senza riserve questo principio nella sua teoria della selezione naturale. Gould, partendo dalla base condivisa della selezione naturale di Darwin elabora ulteriormente portando i risultati in campo evolutivo ad un livello più alto, sulla base dell’apporto dei modelli della transizione discontinua ( teoria catastrofi).
Sappiamo che L’Origine delle specie di Darwin (1859) fu accolto da Marx e da Engels con un atteggiamento particolare che solo ad una lettura superficiale delle loro opere può apparire duplice. Innanzitutto il lavoro di Darwin è stato apologizzato da Marx e da Engels come un contributo decisivo nell’ambito della concezione materialistica della storia, contributo nato nell’ambito della scienza borghese che scacciava via la teologia, il creazionismo, dall’ultima nicchia in cui si era conservata: la storia delle specie animali e dell’uomo. D’altra parte sia Marx che Engels nel carteggio non furono certo teneri verso Darwin al quale viene rimproverata l’influenza maltusiana ed in generale di tutta la società inglese dell’epoca con la divisione del lavoro, la concorrenza, l’apertura di nuovi mercati, che giustificava il caratteristico bellum omnium contra omnes di Hobbes. Tant’è vero che in quel tempo la concezione darwiniana della selezione naturale fu trasportata meccanicamente alla società (darwinismo sociale).
Dunque critica ed apologizzazione. Come si spiega questo apparente paradosso? La soluzione è solo in apparenza difficile perché in realtà non esiste alcun paradosso. L’atteggiamento dei nostri maestri non è ambiguo perché in realtà riflette la natura dialettica della natura e della società.
Dicevamo in precedenza che occorre distinguere tra i risultati positivi della forza produttiva sociale ed il contesto di divisione in classi nel quale tali risultati sono maturati ( all’interno del quale esiste una forte componente psicologica che muove gli scienziati). "Il fatto che un idea emerga da una classe particolare o si accordi ai suoi interessi non prova naturalmente nulla sulla sua verità o falsità" ( Kautsky 1902, citato da Gould) tanto è vero che la teoria della selezione naturale di Darwin è sbagliata se applicata al campo sociale così come la teoria del laissez faire di Adam Smith, sebbene abbia avuto una grande influenza nella teoria della selezione naturale delle specie, non funziona in quello stesso campo dove è nata, ossia l’economia. E infatti invece di produrre equilibrio e ricchezza troviamo monopoli, miseria crescente, rivoluzioni. Abbiamo già detto perché la teoria della selezione naturale non serve più nell’analisi dell’uomo: pervenuti ad un punto critico dell’evoluzione umana vi è un salto: lo sviluppo biologico lascia il posto a quello culturale (che noi preferiamo chiamare del cervello sociale) più veloce ed efficiente. In questo campo la trasmissione dei caratteri acquisiti di Lamarck funziona meglio della selezione naturale di Darwin.
Gould dimostra che la selezione naturale di Darwin applicata all’evoluzione ancestrale delle specie può fare a meno del postulato gradualista per cui l’evoluzione si sarebbe sviluppata uniformemente senza salti evolutivi, fatto questo che naturalmente fa molto comodo a tutti gli opportunisti, riformisti e pacifisti.
Il modello degli equilibri punteggiati riprende esplicitamente le leggi della dialettica formulate da Hegel e riprese da Engels le quali suggeriscono che le trasformazioni e i cambiamenti qualitativi avvengono per grandi salti in seguito ad una lento accumulo quantitativo all’interno del sistema. Progressivo accumulo quantitativo di un sistema che, una volta raggiunta la massa critica, salta verso il cambiamento di stato. Il modello degli equilibri punteggiati è catastrofico e si collega a quello delle cuspidi, delle biforcazioni e del nostro rovesciamento della prassi.
Il modello gradualista della teoria sintetica neodarwiniana si basa su due assunti: primo, l’evoluzione è un processo che avviene sulla base delle variazioni genetiche casuali sul quale agisce la selezione naturale come forza direttrice, questo modello presuppone un cambiamento lento, graduale, uniforme attraverso passaggi intermedi. Ma la teoria sintetica si trova da tempo in grosse difficoltà per via del fatto che nel ritrovamento dei documenti fossili vi sono degli anelli mancanti nella catena dell’evoluzione delle specie. I fossili dimostrano che la maggioranza di queste specie appaiono e scompaiono senza aver subito alcuna variazione significativa durante la loro esistenza sulla terra. L’aspetto durante il loro apparire è identico a quello della loro scomparsa, sono essenzialmente statiche. L’altra caratteristica che è in contraddizione con il gradualismo è l’improvvisa comparsa delle specie già completamente formate sin dal loro primissimo apparire. Sebbene tutti i paleontologi sappiano che i documenti fossili non offrono prove di forme intermedie, i neodarwinisti, acerrimi sostenitori del gradualismo, sostengono che il ritrovamento dei fossili è imperfetto perché mancano dei "pezzi".
Gould fa leva su un principio fondamentale dell’evoluzione (speciazione) che esalta le differenze all’interno della stessa specie come il motore dei successivi cambiamenti evolutivi. Nuove specie emergono da un ceppo comune ancora esistente, la metafora dell’albero evolutivo è sostituita da quella del cespuglio con i rami intrecciati tra loro. Recenti scoperte (Coppens) in ambito antropologico sembrano condividere questa impostazione anche, ovviamente, per l’evoluzione dell’uomo. Abbiamo detto all’inizio che "i piccoli gruppi isolati alla periferia sono un laboratorio per il cambiamento evolutivo" ed abbiamo fatto, forse un po’ forzatamente, l’analogia con l’isolamento relativo di Bordiga nell’Internazionale. Il meccanismo alla base della speciazione è proprio questo: una parte della popolazione viene isolata dal ceppo originario e sviluppa le differenze rispetto al progenitore. Questi piccoli gruppi discendenti vivono ai margini delle terre popolate dal ceppo originario e sviluppano rapidamente le variazioni favorevoli sotto la pressione della selezione naturale fino a comparire improvvisamente ( centinaia di migliaia di anni rispetto ai 5-10 milioni di anni di esistenza delle specie) per immigrazione nella zona centrale dei progenitori. Ed è per questo che i reperti fossili testimoniano fedelmente dei salti evolutivi, non esistono anelli mancanti. Il gradualismo non esiste in natura, la teoria della selezione naturale ha senso solamente se si ammettono forme di evoluzione attraverso un cambiamento discontinuo, come sopravvivenza differenziale ed amplificata degli equilibri punteggiati. L’analisi di Gould sugli equilibri punteggiati è molto interessante e si armonizza con la teoria materialista dialettica, e non meccanicista, della natura e della storia, tale analisi sembra essere non indegna di inserirsi nell’arco millenario del partito storico.