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La teleconferenza di martedì, presenti 6 compagni, è iniziata accennando allo sviluppo dell'intelligenza artificiale.

The Economist ha pubblicato un curioso articolo, "How soon will computers replace The Economist's writers?" in cui si chiede entro quanto tempo un computer potrà sostituire un giornalista del settimanale inglese. A tale scopo ha formato un programma di intelligenza artificiale per gli articoli della sezione "Scienza e Tecnologia", e lo ha invitato a presentare un suo pezzo. Risultato: per adesso il computer ha imitato benissimo lo stile del giornale, individuando argomenti validi, tuttavia le frasi pur essendo grammaticalmente corrette mancano di significato. La marcia nella sostituzione di forza lavoro è però inesorabile, scrive lo stesso The Economist:

"Le macchine stanno arrivando. Uno studio molto citato nel 2013 ha concluso che metà dei posti di lavoro americani erano a rischio nei prossimi decenni. Gli scrittori non sono immuni. Un altro articolo, che ha esaminato le ricerche sull'intelligenza artificiale (AI), ha concluso che i computer avrebbero scritto saggi scolastici entro la metà del 2020 e sforneranno i libri più venduti entro il 2040."

Durante la teleconferenza di martedì sera, a cui si sono collegati 14 compagni, abbiamo ripreso alcuni dei temi trattati al 68° incontro redazionale, tenutosi a Torino lo scorso fine settimana, ed in particolare quello del ciclo storico della forma moneta e la sua autonomizzazione, affrontato nella relazione "Dalla società ancora senza denaro a quella senza più denaro".

Alcuni articoli di stampa usciti in questi giorni hanno fornito riscontri positivi a quanto sviluppato durante la riunione. In "Le Borse mondiali capitalizzano 100mila miliardi di dollari, ma per Goldman Sachs la corsa è finita", pubblicato sul sito Business Insider, si sostiene che l'attuale capitalizzazione delle borse è preoccupante; è dello stesso parere il Sole24Ore, che in "Borse da record: ci sono 100mila miliardi di motivi per chiamarla bolla o è tutto vero?" afferma che è "sufficiente che qualcosa vada storto" perché il meccanismo finanziario globale si inceppi.

Se oggi scoppiasse una crisi finanziaria come quella del 2008, non sarebbe possibile ricorrere ai 'salvagenti' utilizzati allora per 'fermare l'emorragia'. Date le masse di capitale in movimento, nessuno stato avrebbe la capacità di intervenire per invertire il trend; come titolava l' Economist qualche mese fa, le munizioni a disposizione sono state tutte consumate (l'iniezione di 12.000 miliardollari nel circuito bancario americano è rimasta senza effetti). Lo scenario che si configurerebbe sarebbe perciò dei peggiori, se non apocalittico: la presenza contemporanea di una bolla immobiliare, un'inflazione a due o tre cifre, e una stagnazione totale.

La teleconferenza di martedì sera, presenti 15 compagni, è iniziata con un accenno alla lettera di Papa Francesco ai partecipanti alla conferenza internazionale "Dalla Populorum progressio alla Laudato si", rivolta in particolare alle forze sindacali.

Nel messaggio il Pontefice, dopo la glorificazione del lavoro (che "non può essere considerato come una merce né un mero strumento nella catena produttiva di beni e servizi, ma, essendo basilare per lo sviluppo, ha la priorità rispetto a qualunque altro fattore di produzione, compreso il capitale"), ricorda che la persona "non è solo lavoro; ci sono altre necessità umane che dobbiamo coltivare e considerare, come la famiglia, gli amici e il riposo". Le forze sociali sono quindi sollecitate a non ignorare "il resto dei poveri, emarginati ed esclusi dal sistema", sindacati e movimenti dei lavoratori devono "essere esperti in solidarietà".

Non saranno gli appelli del Santo Padre o quelli dei sindacalisti a fermare l'aumento delle diseguaglianze sociali. La legge della miseria crescente è la legge assoluta dell'accumulazione capitalistica e sarà la polarizzazione economica a spingere i proletari a spezzare gli attuali schemi corporativi - mandando a quel paese preti e sindacalisti - e a ritrovare la forza nell'organizzazione immediata territoriale.

Blockchain: un sistema decentrato e disintermediato per lo scambio tra pari

L'opuscolo della serie Lezioni di futuro dedicato alla moneta virtuale si apre con un'interessante premessa: le ricerche etnografiche lasciano presumere che la scrittura potrebbe essere nata 5000 anni fa in Mesopotamia per tenere traccia degli scambi delle merci e cioè per rispondere alla necessità di registrare e verificare i primi rapporti economici tra esseri umani.

Nel n°27 della rivista, sulla prima grande transizione dalle società comunistiche originarie alle società di classe, abbiamo descritto le prime attestazioni di "gestione amministrativa" centralizzata che compaiono nella cosiddetta Mezzaluna fertile nel settimo-sesto Millennio a.C.: in quel periodo nascono un po' ovunque nell'area sistemi di controllo attraverso cui i magazzini centrali registrano le derrate in entrata, le suddividono secondo criteri dati, contrassegnano i lotti così ottenuti e infine distribuiscono i beni secondo liste convenute. Tutti i movimenti materiali di quantità perfettamente conosciute sono contabilizzati secondo un sistema di cretule (impasti di argilla fresca su cui veniva impresso un segno di riconoscimento). In qualche modo la società comunistica ha bisogno di conoscere sé stessa ed escogita il metodo adatto realizzando lo strumento che le è utile per risolvere un problema contingente, inventando come risultato finale la scrittura, la matematica e l'economia.

Questa premessa è importante perché ci dà la chiave per comprendere la portata dirompente non tanto dei bitcoin o più in generale delle monete peer-to-peer ma della tecnologia che ne sta alla base: la blockchain.

La teleconferenza di martedì sera, a cui si sono collegati 12 compagni, ha preso le mosse dalle notizie battute dalle agenzie sugli scontri in Turchia, scatenati dalla morte di Berkin Elvan. Il quindicenne, colpito da un lacrimogeno durante le manifestazioni di Gezi Park mentre andava a comprare del pane, è morto dopo 268 giorni di coma. La notizia del decesso, divulgata dai genitori del ragazzo via Twitter, si è diffusa velocemente attraverso i vari social network e ha provocato manifestazioni e proteste in tutto il paese.

La discussione è proseguita riprendendo un tema già affrontato in alcune teleriunioni. Il Bitcoin, la moneta digitale nata nel 2009, torna in questi giorni a far parlare di sé per i fallimenti di due piattaforme di scambio, la giapponese Mt.Gox e la canadese FlexCoin, e per l'oscura morte del giovane amministratore delegato di First Media, piattaforma di scambio per la compravendita online di bitcoin.

Pubblicato in Teleriunioni marzo 2014

La teleconferenza di martedì sera, a cui hanno partecipato 10 compagni, è iniziata con un piccolo aggiornamento sul movimento dei forconi o quel che di esso rimane. La componente fascista caldeggia la partecipazione alla manifestazione prevista per il 18 dicembre a Roma, mentre i comitati locali propendono per il rinforzo del legame col territorio continuando con i presìdi e i sit-in. Sembra che la protesta calata "a sorpresa" nelle piazze italiane il 9 dicembre, tenda ora a rientrare spontaneamente nei ranghi. Resta qualche leader, venuto alla ribalta nei giorni dell'exploit, a tentare la scalata politica nella speranza di trovare un posto in parlamento. Al solito politici e giornalisti si danno da fare per dimostrare che i forconi sono pochi, o strumentalizzati, o addirittura c'è chi sforna trattati sociologici. A nessuno invece viene in mente di analizzare le motivazioni materiali che portano migliaia di persone in piazza a protestare contro il "sistema".

Rivista n°55, luglio 2024

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Editoriale: Non potete fermarvi

Articoli: Evoluzione extra biologica - Transizione di fase. Prove generali di guerra

Rassegna: Presa d'atto - Il capitalismo è morto

Recensione: Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune - Guerra civile negli USA, ma non quella vera

Doppia direzione: Il programma immediato non ammette mediazioni

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Newsletter 245, 19 gennaio 2022

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Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

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