Si è poi passati a commentare lo sciopero dello scorso 24 novembre nell'hub piacentino di Amazon.
La protesta, organizzata da Cgil, Cisl e Uil per il giorno del Black Friday e la prima ad interessare un magazzino dell'azienda in Italia, ha visto una partecipazione non troppo numerosa dei lavoratori, e soprattutto di quelli precari - i più facilmente ricattabili - che nei periodi di picco rappresentano una nutrita componente della forza lavoro impiegata. Inoltre durante la mobilitazione non sono stati organizzati picchetti davanti ai cancelli (i confederali non hanno mostrato l'intenzione di fermare il via vai di merci tantomeno di persone), ma solo un semplice sit-in. Dopo lo sciopero, l'incontro che i sindacati erano riusciti a strappare per il 27 novembre è stato rinviato da Amazon al 18 gennaio, con il periodo natalizio alla spalle. Di contro Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto un tavolo delle trattative entro il 6 dicembre, minacciando nuove iniziative proprio durante le feste.
Al solito, se il punto di partenza è la trattativa, il punto di arrivo diventa lo sciopero. Tutto il contrario di come dovrebbe essere. Per questi sindacati lo sciopero non è più un'arma di lotta per raggiungere un risultato, una vittoria nello scontro, ma un espediente, un mezzo di pressione per sostenere la trattativa in corso.
Nella giornata del Black Friday altri scioperi hanno coinvolto gli hub di Amazon: importanti centri di smistamento merci sono stati chiusi in Germania, nelle città di Bad Hersfeld, Lipsia, Rheinberg, Werne, Creuser e Koblenz. Per seguire le lotte nei magazzini è nata un'apposita piattaforma di coordinamento, "Make Amazon Pay", mentre centinaia di manifestanti hanno sfilato per le vie di Berlino e Lipsia; tra questi un gruppo di lavoratori polacchi del magazzino Amazon di Poznań, in contatto da tempo con i colleghi tedeschi. Angelo Mincuzzi, sul Sole24Ore, riguardo alle proteste in Germania e Italia scrive che si è trattato del primo sciopero sincronizzato ai danni della web company, sottolineando come "la sincronia delle due astensioni dal lavoro non può non colpire."
Da segnalare che nella stessa data anche i rider del food delivery di Torino, Bologna, Milano, ma pure di Brighton e Bruxelles, hanno incrociato le braccia.
Il futuro realizza importanti saggi di organizzazione anti-capitalista, per ora a macchia di leopardo (scioperi improvvisi, flash mob, assemblee, ecc.) ma in tendenza sempre più interconnessi. D'altronde, tutti si rendono conto che è impossibile incidere su colossi aziendali come Amazon scioperando in un singolo magazzino per volta. Lo abbiamo visto negli Stati Uniti con la lotta dei lavoratori dei fast food, i quali hanno capito immediatamente che per colpire efficacemente McDonald's bisognava organizzare delle iniziative di sciopero su scala internazionale (#FastFoodGlobal).
Un compagno ha poi letto alcuni passi dall'articolo "Amazon non è più sola e con Walmart prepara così il futuro dello shopping", in cui viene analizzata la situazione di duopolio delle due aziende americane nel settore dello shopping globale. Amazon ha recentemente acquisito la catena di supermercati Whole Foods per 13,7 miliardi di dollari, mentre Walmart ha acquistato l'azienda di abbigliamento maschile Bonobos per 310 milioni e, l'anno scorso, Jet.com, un'azienda di e-commerce in forte espansione. Secondo un'indagine riportata nel testo, il binomio Amazon-Whole Foods sarebbe "il primo caso di una nuova razza di rivenditori cyber-fisici"; la priorità del colosso creato da Jeff Bezos non è tanto quella di spingere sull'aumento dei volumi di vendita, quanto l'acquisizione di dati sui clienti.
Abbiamo parlato anche della crescita vertiginosa del Bitcoin, il cui valore da inizio anno è cresciuto del 900% (ad oggi sfiora i 10 mila dollari). La moneta digitale capitalizza ormai più di Walt Disney e McDonald's, aziende con sedi fisiche e dipendenti, e, vista l'impennata, la borsa di Chicago ha annunciato per dicembre l'emissione di futures.
Attualmente le criptovalute in circolazione sono circa 1328, la cui capitalizzazione è passata, in un anno, da 14 a 264 miliardi di dollari, con una crescita del 1886%. Si tratta di un segnale della difficoltà che il capitale incontra a valorizzarsi e del maturare di una bolla di notevole entità. Il Bitcoin non è una moneta "normale", garantita da uno Stato, ma è legata ad una programmazione, ad un sistema di generazione sorretto da una rete peer to peer (blockchain). Quando tutti i 21 milioni di bitcoin previsti saranno stati emessi, il sistema si plafonerà; nel frattempo il valore della bitmoneta non potrà che crescere, almeno finché ci sarà fiducia in essa. Altre piattaforme, per esempio Ethereum, rappresentano un'ulteriore evoluzione in quanto consentono di creare contratti intelligenti che possono essere descritti come denaro digitale programmabile.
Il Bitcoin è un tentativo del Capitale di superare sé stesso? Si tratta di semplice speculazione? Guardiamo al rapporto tra macchina e uomo: oggi c'è una sproporzione enorme tra la quantità di lavoro morto esistente e la possibilità di rivitalizzarlo tramite lavoro vivo. Il capitale in eccesso, che fatica a valorizzarsi nella cosiddetta economia reale, è alla disperata ricerca di luoghi dove rifugiarsi.
Ci troviamo nella terra di confine tra capitalismo in coma e società futura ed è normale imbattersi in tracce di futuro, elementi di negazione del capitalismo all'interno del capitalismo stesso. Questo vale per il commercio, dove migliaia di piccoli negozi chiudono di fronte al giganteggiare di colossi della grande distribuzione come Amazon e Walmart, e vale anche per il settore monetario, dove le monete stanno diventando "intelligenti". Alcuni fanno notare che l'enorme potenza di calcolo necessaria a produrre i bitcoin potrebbe essere utilizzata per altri scopi; le decine di migliaia di computer impegnate nel risolvere problemi matematici per produrre nuove emissioni potrebbero lavorare, in parallelo, per obiettivi utili alla nostra specie. Da "Uno spettro si aggira per la Rete" (n+1, n. 25):
"La tesi che vogliamo sostenere è che gli attuali rapporti di produzione stanno realizzando concretamente quelli che sembravano solo potenziali anticipati. Ovviamente solo la società futura potrà dispiegare queste anticipazioni, ma il partito rivoluzionario dovrà tenerne conto assai prima della rottura rivoluzionaria. La tecnologia in sé non vuol dire nulla, quello che conta è lo sconvolgimento delle vecchie concezioni politiche di partito, perché il 'movimento reale' impone quella di partito-comunità umana, la Gemeinwesen del futuro che dovrà operare già nel presente."
Il comunismo in divenire produce importanti "capitolazioni ideologiche". Nel libro Quando le cose iniziano a pensare di Neil Gershenfeld, si afferma che viviamo in un mondo in cui macchine intelligenti gestiscono cose stupide come il denaro. Questo dualismo non potrà durare a lungo. La dissoluzione delle vecchie forme sociali avviene quando queste vengono rovesciate dal miglior rendimento delle nuove (Proprietà e Capitale) e un modo di produzione può definirsi superato quando non regge più il confronto oggettivo, materiale, con quello nuovo.
Il fatto che la moneta stia diventando altra cosa rispetto alle sue origini è un fatto inedito nella storia del capitalismo e sarà uno dei temi che approfondiremo nel prossimo incontro redazionale (1-2-3 dicembre 2017, Torino).