I social network risultano particolarmente utili per collegare i lavoratori e dare visibilità alle lotte: sul canale Twitter #logistica ci sono sempre nuove informazioni da lavoratori e solidali che partecipano ai picchetti. Su Wikipedia leggiamo che la logistica è "l'insieme delle attività organizzative, gestionali e strategiche che governano nell'azienda i flussi di materiali e delle relative informazioni dalle origini presso i fornitori fino alla consegna dei prodotti finiti ai clienti e al servizio post-vendita". Come hanno dimostrato i lavoratori americani dell'UPS, è normale per gli operai l'utilizzo di questi "flussi" contro le aziende stesse. I precari, da sempre ignorati dalla CGIL, si sono appoggiati al Sicobas che a sua volta ha coinvolto nella lotta gruppi, collettivi e centri sociali. Di fronte a ciò la CGIL è in difficoltà nel gestire il proprio ruolo sindacale, ridotto ormai a togliere le castagne dal fuoco ai padroni, intervenendo per spegnere le lotte.
In Spagna nel mese di maggio sono in programma una lunga serie di mobilitazioni (#mayo2013) contro l'austerity. Il tutto è coordinato tramite assemblee generali e il massiccio utilizzo di Twitter e Facebook per far circolare le notizie. L'ondata di rivolte partita con la Primavera araba (Piazza Tahrir), è passata velocemente per la Spagna (Puerta del Sol) per arrivare fino agli Stati Uniti (Zuccotti Park). Di lì è tornata indietro verso la penisola iberica dove da tempo sono attivi movimenti di massa. La rivoluzione marcia sempre da Ovest verso Est.
Come previsto in Occupy the World togheter, i flash mob si stanno generalizzando su scala globale, sincronizzandosi tra loro e diventando delle vere e proprie mobilitazioni internazionali (#1J Movilización internacional). Gli indignados si sono evoluti, le loro piattaforme organizzative assomigliano sempre più a quelle degli occupiers: sia gli attivisti americani che gli spagnoli rifiutano le forme delle vecchie organizzazioni politiche, cercano di superarle sperimentando nuovi modelli. L'aspetto positivo di questi movimenti è il rifiuto di rinchiudersi in recinti ideologici, rifiuto che gli permette di allargarsi lanciando appuntamenti di lotta sui temi più disparati: dalla sanità alle politiche sociali, dalla lotta per la casa alla difesa delle condizioni di vita.
Finora non è emerso un leader, il movimento è strutturato a rete e i partecipanti sono anonimi (We Are the 99 Percent). A noi interessa cogliere la dinamica, la traiettoria e relativa catastrofe della forma sociale dominante. Eravamo l'unica corrente al mondo a considerare importante il fenomeno del cervello sociale e a studiarlo (anche in via sperimentale), estendendo gli accenni di Marx; e adesso non solo tutti ne parlano ma non possono fare a meno di farlo perché è in corso lo sviluppo di un super-organismo sociale. La sua evoluzione è sotto gli occhi di tutti, sta diffondendo neuroni e sinapsi, procedendo ancora secondo il criterio di tentativi-errori-correzioni, ma ad una velocità e con una sicurezza impressionanti.
In quest'ottica si può leggere quanto accaduto il Primo Maggio a Bagnoli dove c'è stata una dura contestazione all'apparato sindacal-corporativo. Operai con la cassa integrazione in scadenza, disoccupati, precari e pensionati nel cercare di prendere la parola durante il concerto, si sono scontrati con il servizio d'ordine della CGIL e la polizia, i quali hanno prima cercato di impedire al corteo l'arrivo sotto il palco e poi hanno caricato i lavoratori. Un fatto locale che a breve potrebbe diventare uno scenario generale.
Lo stesso presidente della BCE, Mario Draghi, segnala la possibilità di prossime proteste molto difficili da gestire; gli fanno eco i servizi segreti che mettono in guardia rispetto alle conseguenze sociali dell'aumento della disoccupazione. In Italia la crescita del disagio sociale è stata incanalata nella forma spuria dei grillini, emersi qualche anno fa grazie all'uso della Rete. Ma è in atto uno sfaldamento dei partiti tradizionali, dei sindacati e delle vecchie strutture organizzative. Il M5S da un lato è per la difesa della democrazia, contro la corruzione, per il parlamento pulito, ma allo stesso tempo soffia sul fuoco:
"Questa rabbia 'che ogni giorno urla più forte' non arriva all'orecchio degli Inamovibili o forse non la temono. Questione di tempo. Si accorgeranno in autunno di essere loro all'interno di un cerchio. Senza possibilità di fuga verso l'interno né verso l'esterno. Il confronto da politico economico diventerà sociale, incontrollabile."
Nell'ultimo numero di n+1 è stata tracciata una fenomenologia dell'indignazione: dai primi girotondini ai recenti flash mob dei grillini, sembra passato un secolo ma è trascorso solo qualche anno. La vita senza senso continua. I bravi ragazzi stanno moralizzando il paese. Difendono il parlamento e la democrazia dai costosi cialtroni parassiti. Diffondono i loro video finto-dilettanteschi che fanno tanto "inchiesta sul campo". Si propongono come valvola di ricambio per riportare la rabbia nell'alveo istituzionale.
Di fronte a questo fibrillare è in corso un'evidente blindatura della forma sociale dominante. Nell'ultimo direttivo nazionale della CGIL si è dato il via libera all'accordo sulla rappresentanza insieme a Cisl, Uil e Confindustria. La CGIL accetta il principio per cui contro accordi firmati a maggioranza, non si può più scioperare, pena la perdita del diritto di partecipare alle elezioni della Rsu. L'allineamento dal punto di vista sindacale procede in parallelo a quello politico.
Un compagno ha poi presentato la traccia di un lavoro sulla sessualità con degli spunti sulla condizione omosessuale. Nell'articolo Una vita senza senso si propone, come fatto per il tema della famiglia, di approfondire il tema del sesso e del desiderio; l'articolo Potenza dell'omologazione tratta invece il fenomeno del Gay Pride e la corsa all'omologazione, nella società così com'è, delle organizzazioni cosiddette di liberazione sessuale. Sempre sull'argomento, risulta interessante una vecchia corrispondenza tra compagni innescata da un nostro lettore, di cui è stato inviato il resoconto via email nei giorni scorsi.
La domanda postaci dal lettore era se un omosessuale può aderire al comunismo. Ovviamente non si tratta di vedere la cosa alla stregua di un caso di coscienza. È un fatto "banalmente" statistico che in un gruppo ristretto, che è uno spaccato dell'intera società in cui è immerso, si trovino persone con diverso orientamento sessuale, dato che questo è un fenomeno sociale generale. Ma ciò che è "banalmente" materiale non ha affatto implicazioni banali in sede di trattazione teorica. Per questo si è ribadito al più alto livello teorico che all'interno di un gruppo comunista ci sono soli comunisti senza diversificazioni di sesso, razza, genere, ecc., e che non si chiedono ai compagni carte d'identità di nessun tipo, ma solo di essere in sintonia a una certa visione del mondo. Compagno comunista è colui che si è strappato da dosso le categorie che impone la società borghese. Bisogna ben distinguere tra le utili diversificazioni dei singoli componenti della unitaria specie, e le categorizzazioni imposte sopra di esse dalla società divisa in classi. È da qui che nascono le questioni identitarie di sesso, razza, genere eccetera. Ciascun gruppo umano così separato sgomita per avere un migliore posto al sole in questa società, e quei gruppi che si sentono esclusi sgomitano per ottenere il posto al sole che non hanno. E chiamano liberazione questa corsa alla omologazione.
C'è da tagliare la testa al toro, anche nei confronti del milieu cosiddetto comunista. Tanti gruppetti di sinistra sostengono che l'omosessualità è un prodotto non naturale della società borghese (il lettore era passato per "Lotta Comunista") e che sparirà magicamente con l'avvento della società comunista. Sono preti vestiti di rosso, senza la dignità teorica dei preti.
Per portare avanti un lavoro su questo tema bisogna evitare sia le secche della dicotomia naturale-contronatura propugnata dalla Chiesa ma lontana dalle nostre posizioni, sia le secche della libertà della singola persona, il singolo individuo che deve essere lasciato libero anche in materia sessuale. Bisogna sempre restare nella teoria marxista per non scadere in queste posizioni figlie del capitalismo. Un testo indispensabile per trattare questi argomenti sono i Manoscritti economico-filosofici del 1844 di Marx, come anche gli appunti agli stessi di Bordiga e il semilavorato Tavole immutabili della Teoria Comunista del Partito. C'è evidentemente un problema di fondo riguardo alla conoscenza, bisognerebbe rovesciare la piramide conoscitiva: dove si è prodotto molto lavoro rispetto al sesso e affini, la maggior parte di questo è chiacchiera da scartare. Molti autori borghesi, lontanissimi da Marx, hanno trattato questo argomento ma noi abbiamo prima bisogno della bussola precisa che ci indica i punti di riferimento, per inquadrare meglio la faccenda. La nuova dicotomia da usare, che dovrà essere suffragata da una adeguata sistemazione teorica è la dicotomia alienato-non alienato, che troviamo espressa appunto nei Manoscritti del '44. Tutti i rapporti d'amore, di qualunque tipo, sono alienati in una società divisa in classi; tutti i rapporti d'amore, qualunque forma prenderanno, saranno non alienati nella società senza classi.
La posizione che vede il sesso legato alla riproduzione anche se è biologicamente esatta, al tempo stesso soffre di immediatismo, cioè rinchiude, come ogni immediatismo, un fenomeno nell'ambito ristretto in cui immediatamente si manifesta, e trascura tutte le sue relazioni con l'insieme generale. C'è un immediatismo politico ed uno economico e c'è anche nel campo sessuale. E come tutti gli immediatismi devia la teoria rivoluzionaria in direzione controrivoluzionaria. Esemplari, in questo senso, le posizioni sul sesso e l'omosessualità di quei gruppetti che dicono di rifarsi alla Sinistra Comunista "italiana", ma che riprendono in questa materia, consapevoli o meno, le posizioni staliniste. È vero che c'è un rapporto diretto tra sesso e riproduzione ma non è affatto vero che il sesso si limita a questo rapporto immediato.
Noi non siamo solo continuatori d'una teoria, ma siamo in continuità di una storia di cui apprendere le lezioni. Non possiamo tornare indietro dai precedenti tentativi rivoluzionari e dai risultati pratici già raggiunti e registrati come patrimonio acquisito del nostro movimento nel suo arco storico. A questo proposito, sarà utile delineare un quadro storico delle norme giuridiche che le varie società hanno stabilito nei confronti del comportamento omosessuale. Come punto di partenza si può ad esempio prendere quello fatto da Mario Mieli nei sui Elementi di critica omosessuale. Già solo questo sgombra il campo dalla fesseria che l'omosessualità sarebbe un vizio borghese. Se vizio è, è molto più vecchio della società borghese.
Venendo poi alla nostra storia, alla rivoluzione dell'ottobre 1917, si può vedere che in seguito a questa vengono abolite le sanzioni di tipo morale e penale per gli omosessuali nel dicembre del 1917. Soltanto nel 1934, imperante la controrivoluzione, il comportamento omosessuale rientra nelle attenzioni dello Stato dopo che la rivoluzione, insieme ad altre barriere, aveva fatto cadere anche queste barriere giuridiche. Quando nel 1934 la Russia di Stalin riprende la campagna contro gli omosessuali, la stessa cosa accadeva nella Germania nazista. A tal proposito può essere utile la lettura di Psicologia di massa del fascismo di Wilhelm Reich, anche per mettere in parallelo la repressione penale dell'omosessualità e la mitizzazione controrivoluzionaria della famiglia socialista nella Russia di Stalin.
Si possono fare anche paralleli in ambito artistico. Vedasi il passaggio dalle avanguardie artistiche del periodo rivoluzionario e il ritorno al realismo socialista di marca staliniana in periodo contro-rivoluzionario, nella stessa data, 1934, delle nuove leggi contro l'omosessualità. Dove si vede che la controrivoluzione rincula a tutto campo dagli avamposti che la liberazione rivoluzionaria del 1917 aveva raggiunto di slancio. Chiunque vuole mettersi in continuità con quella storia deve proporsi di andare ben oltre gli esiti raggiunti da quello svolto rivoluzionario, ma non deve, o rincula in direzione controrivoluzionaria, tornare indietro. La lezione della storia qui è chiarissima.
Ma cos'è per noi la liberazione che porta la rivoluzione? Anche in campo sessuale, è l'abbattimento di barriere per rapporti veramente umani (la non alienazione è questo), già possibili se non fossero impediti o travisati dalla società presente (questa è l'alienazione). Questa società impedisce la vera natura umana dell'uomo che la rivoluzione libererà, non costruendo certo un uomo nuovo. Nella società borghese tutto il sesso è alienato, i cosiddetti comportamenti sessuali liberi finiscono nell'alienazione quanto quelli tradizionali. Dobbiamo criticare quindi il concetto borghese e libertario di liberazione, la mistificazione legata alle libertà del martoriato individuo.
L'individuo come concetto è una costruzione ideologica del pensiero borghese, neppure biologicamente esistente. Basta leggere I fattori di razza e nazione nella teoria marxista dove si tratta il paradosso del coniglio: un coniglio sono almeno due conigli, cioè non esisterebbero i conigli senza una coppia differenziata e la stessa cosa vale per la specie umana. Qui, senza cadere nell'immediatismo di cui sopra, possiamo recuperare tutta l'importanza, in questo senso anti-individualista, del rapporto costitutivo della specie tra l'uomo e la donna. Il minimo comune denominatore della specie è l'Adamo ed Eva del mito, non certo il Robinson dell'ideologia borghese. In questo senso, come dicono i Manoscritti, il rapporto costitutivo uomo-donna è il rapporto paradigmatico e speculare di ogni altro rapporto sociale. La sua condizione, buona o meno buona, è l'indice e lo specchio della condizione d'ogni altro rapporto sociale. Sempre nei Manoscritti di Marx l'antitesi alle società di valore è il donoanche nell'ambito sessuale, evitando al tempo stesso di cadere nelle questioni separate, dato che il sesso in questa società è una categoria distinta dalle altre. Invece questi temi sono concatenati con tutti gli altri temi che trattiamo.
Dopo lo slancio libertario del maggio francese e del '68, il Capitale ha utilizzato la cosiddetta rivoluzione sessuale per aprirsi nuovi spazi di valorizzazione. Il sesso così liberato si è espresso in forme alienate. La pornografia è forse l'aspetto più evidente di questa alienazione. Ma è inutile alzare il ditino moralista come fanno certe femministe, o lamentarsi dell'effetto disgregativo che la liberazione del desiderio ha nei confronti dei rapporti sociali più stabili, come fanno la chiesa e certi stalinisti (vedi certe teorizzazioni di Costanzo Preve). Tutto il sesso è alienato, anche quello in famiglia o in tutti gli altri tipi di rapporti più "regolari". La prostituzione della donna, dicono i Manoscritti, non è altro che l'aspetto più evidente, lo specchio, appunto, della prostituzione generale, cioè che non riguarda soltanto i rapporti sessuali, vigente in tutta la società borghese.
In conclusione, la nostra impostazione deve essere chiara e la ribadiamo: tutti i rapporti, sessuali e non, sono alienati nelle società di classe; i rapporti d'amore e non nella società futura saranno rapporti non alienati.
"Nel comunismo non monetario come bisogno l'amore avrà lo stesso peso e senso nei due sessi, e l'atto che lo consacra realizzerà la formula sociale che il bisogno dell'altro uomo è il mio bisogno di uomo, in quanto il bisogno di un sesso si attua come bisogno dell'altro sesso". (Appunti sui Manoscritti di Marx del 1844)