Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  12 ottobre 2021

Al margine del caos

Si è iniziata la teleconferenza di martedì sera, a cui si sono collegati 22 compagni, parlando delle recenti mobilitazioni in Italia. Dopo le manifestazioni "no green pass" di sabato 9 ottobre a Roma (circa 10 mila i presenti) e Milano (5 mila), lunedì 11 ottobre, in occasione dello sciopero generale indetto dai sindacati di base, sono scese in piazza migliaia di persone, con decine di picchetti e cortei in tutta Italia.

Particolarmente numerosa la manifestazione a Trieste dove il corteo sindacale era aperto dai lavoratori portuali che esibivano striscioni contro il "green pass". Alla collera delle mezze classi rovinate e preoccupate per i loro affari, si aggiunge quella di una parte di lavoratori che non sono vaccinati e avranno problemi per entrare al lavoro nei prossimi giorni.

Sui media mainstream viene dato molto spazio al grado di politicizzazione nelle piazze e nella società, utilizzando come chiave di lettura i dualismi sì vax/no vax, destra/sinistra, fascisti/antifascisti. Dobbiamo alla nostra corrente una potente definizione del fascismo: esso è il realizzatore dialettico delle vecchie istanze riformiste della socialdemocrazia. Il fascismo non è tanto Forza Nuova o i naziskin ma un modo di essere del capitalismo raggiunto un certo stadio di sviluppo. Oggi come non mai, alla borghesia servirebbe una democrazia "snella", cioè un esecutivo non troppo intralciato da chiacchiere parlamentari, in grado di programmare difficili scelte economiche. E programmare vuol dire avere il controllo della forza lavoro; obiettivo raggiungibile, più che con l'utilizzo degli apparati polizieschi, con l'ausilio del sindacato, organismo di mediazione tra le istanze borghesi e quelle operaie.

Se il fascismo è un fenomeno storico di portata internazionale e non una manifestazione estetica legata alle camicie nere, allora diventa difficile immaginare cosa possa fare il capitalismo per inglobare ulteriormente i sindacati e il proletariato nel suo stato. Esiste un limite storico: la crescita della forza produttiva cozza contro i vecchi rapporti sociali (Lenin: "I rapporti di economia e di proprietà privata formano un involucro che non corrisponde più al suo contenuto"). La crisi storica del sindacato è la stessa che attraversa il sistema del lavoro salariato. Se va in crisi uno ne risente anche l'altro. E' per questo che l'attuale presidente del Consiglio ha sentito la necessità di abbracciare di fronte ai fotografi il segretario della CGIL davanti alla sede vandalizzata in Corso d'Italia a Roma. Curiosamente, il ministro dell'Interno in carica si professa antifascista ma si lamenta che la polizia è disarmata visto che le norme di piazza che risalgono al 1931 (regio decreto n. 773) non le teme più nessuno.

Marx ne Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte (1852) afferma: "La rivoluzione sociale del secolo decimonono non può trarre la propria poesia dal passato, ma solo dall'avvenire. Non può cominciare a essere sé stessa prima di aver liquidato ogni fede superstiziosa nel passato". Ogni movimento rivoluzionario, per essere tale, deve legarsi al futuro e voltare le spalle alla vecchia società, ovvero alla superstizione democratica e parlamentare.

Le posizioni no vax sono presenti anche tra le fila del sindacato (soprattutto quello di base) e nei posti di lavoro. Nella base della CGIL serpeggia un certo disagio, soprattutto tra i delegati, che devono farsi carico della difesa degli iscritti non vaccinati e che non hanno indicazioni chiare dai vertici.

In mancanza di un partito di classe in possesso di una precisa visione del futuro, il proletariato è in balia delle ideologie di altre classi (Marx: "L'ideologia dominante è quella della classe dominante"), non esprime una sua autonomia programmatica. Noi non abbiamo il mito del proletariato: se esso non è classe per sé è classe per il Capitale. Negli ultimi anni infatti abbiamo visto operai che si incatenavano ai cancelli delle aziende o che facevano lo sciopero della fame per difendere il posto di lavoro o la fabbrica che stava per chiudere chiedendo implicitamente ai capitalisti di non essere più tali, invece di rivendicare un salario per i senza lavoro.

Comunque, a prescindere da quello che i proletari pensano di sé stessi, quando la situazione è matura, scoppia la rivolta. Gli uomini, per conservare ciò che hanno raggiunto in questa società, e che stanno perdendo, sono costretti ad iniziare un'epoca di rivoluzione sociale (Lettera di Marx ad Annenkov, 1846). La scintilla che ha dato il via alla sommossa di Hong Kong è stata la contestata legge sull'estradizione. In Cile erano altre le motivazioni, così come in Libano o in Francia. Il marasma sociale si va sincronizzando al di là delle bandiere o delle parole d'ordine che vengono lanciate. In Inghilterra, prima sono scese in piazza un milione di persone contro la Brexit e subito dopo un altro milione perché favorevoli alla stessa. Quando la coperta diventa corta le molecole sociali iniziano a fibrillare in maniera del tutto caotica.

Nell'editoriale della rivista n. 19 (2006), "La banlieue è il mondo", abbiamo scritto che le rivoluzioni sono fenomeni "sporchi": le classi non si presentano immediatamente separate tra di loro, vi sono sfumature e sovrapposizioni. Nelle manifestazioni che ci sono state ed in quelle che ci saranno in futuro, sarà certa la presenza attiva di agenti d'influenza. La presenza dello Stato non è solo quella visibile, ma esso è presente anche con l'utilizzo di agenti anonimi che si attivano in determinati momenti e cercano di influenzare l'andamento di una manifestazione o di uno sciopero, attraverso partigianerie create ad arte. In questo scenario estremamente complesso, i comunisti dovrebbero essere gli agenti dell'antiforma, una voce aliena che dal futuro chiama a raccolta contro il capitalismo. Quindi essi rifiutano di farsi arruolare nelle rispettive partigianerie, nel vortice dell'immediatismo, nei dibattiti imposti dalla borghesia. L'argomento all'ordine del giorno oggi sembra essere il "green pass", ma c'è ben altro che bolle in pentola: le conseguenze della bolla immobiliare in Cina, i colli di bottiglia nella logistica, la finanziarizzazione dell'economia e il rincaro del prezzo delle materie prime.

Il prezzo dell'acciaio è quadruplicato nel corso degli ultimi anni; schizzati in alto anche quello di rame, ferro, legno. Siccome il gas naturale è già molto caro (200 dollari al barile), presto salirà anche il prezzo del petrolio. Tutti temono un'ondata inflattiva nei prossimi mesi. La semola è più cara del 90% rispetto al 2019, il mais del 50%, la soia del 60%. Il rincaro dei costi di produzione determina un aumento dei costi dei depositi bancari, delle tariffe pubbliche (trasporti, servizi), ecc. La crisi energetica in Cina ha provocato frequenti blackout e la chiusura di diverse aziende che producono merci per l'Occidente. Il 9 ottobre è rimasto completamente al buio il Libano, stato tecnicamente fallito. Anche l'Inghilterra fa i conti con la mancanza di carburanti e dei beni di prima necessità. In Italia è annunciato dai portuali il blocco dei maggiori porti e potrebbero esserci conseguenze per tutta la catena logistica. I blackout, gli attacchi hacker, il problema dell'approvvigionamento di merci nei supermercati, sono problemi che non riguardano un futuro lontano e indefinito.

Ciò che la classe dominante teme maggiormente non sono tanto i movimenti contro la "dittatura sanitaria", quanto la possibilità che il proletariato cominci a muoversi per obiettivi propri. Il fascismo ha vinto in Italia e si è esteso al resto del mondo perché ha inglobato la classe operaia e le sue organizzazioni nello stato elargendo in cambio le briciole che cadevano dal banchetto imperialista: pensioni, malattia, indennità di licenziamento, assegni familiari, ecc. Durante la ricostruzione postbellica, il corporativismo si è perfezionato coprendosi con la veste democratica e antifascista. In questo processo storico i sindacati hanno svolto un ruolo di primo piano, ponendosi come difensori della Costituzione e delle istituzioni democratiche. Il patto corporativo, uscito vincitore dalla Seconda Guerra mondiale, è ancora in piedi ma in profonda crisi. Il sistema capitalista perde energia, si disgrega, è inefficiente, e quindi la famiglia, la parrocchia, la fabbrica, i partiti, i sindacati, vedono venir meno la loro funzione ("Una vita senza senso", n+1 n. 18).

Per Marx la dissoluzione delle vecchie forme sociali è accompagnata simmetricamente dall'emergere di quelle nuove, a più alto rendimento energetico.

I teorici della complessità danno estrema importanza a quello stato dei sistemi che è l'orlo del caos, o margine del caos, quel luogo in cui si incontrano ordine e disordine, e dove si ipotizza sia nata la vita (alcuni scienziati parlano di caos deterministico). Lo stesso fenomeno lo affronta la nostra corrente nell'articolo "Attivismo" (1952), in cui si sostiene che "allorché tutto sembra franare e andare in rovina (la macchina statale, la gerarchia sociale, lo schieramento politico borghese, i sindacati, la macchina propagandistica), la situazione non sarà mai rivoluzionaria, ma sarà a tutti gli effetti controrivoluzionaria, se il partito rivoluzionario di classe sarà deficitario, male sviluppato, teoricamente traballante."

Articoli correlati (da tag)

  • Sono mature le condizioni per una società nuova

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con alcune considerazioni sulle strutture intermedie tra il partito e la classe.

    Occupy Sandy non era né un sindacato né, tantomeno, un partito, ma una struttura di mutuo-aiuto nata sull'onda dell'emergenza e dell'incapacità della macchina statale di intervenire efficacemente per aiutare la popolazione. In "Partito rivoluzionario e azione economica" (1951) si afferma che, nella prospettiva di ogni movimento rivoluzionario generale, non possono non essere presenti tali fondamentali fattori: un ampio e numeroso proletariato, un vasto strato di organizzazioni intermedie e, ovviamente, la presenza del partito rivoluzionario. Gli organismi di tipo intermedio non devono per forza essere strutture già esistenti (ad esempio i sindacati), ma possono essere forme nuove (come i Soviet in Russia). Il tema è stato approfondito in una corrispondenza con un lettore intitolata "Sovrappopolazione relativa e rivendicazioni sindacali".

    Nella tavola VIII (Schema marxista del capovolgimento della prassi), riportata in "Teoria ed azione nella dottrina marxista" (1951), vediamo che alla base dello schema ci sono le forme ed i rapporti di produzione, le determinazioni economiche e le spinte fisiologiche, che portano la classe a muoversi verso la teoria e la dottrina (partito storico), passando attraverso strutture intermedie. Si tratta di cicli di feedback che irrobustiscono la struttura del partito formale. Quando si parla di classe, partito e rivoluzione bisogna intendere una dinamica, un processo che si precisa nel corso del tempo:

  • Captare i segnali di futuro

    La teleriunione di martedì sera è iniziata facendo il punto sulla crisi automobilistica tedesca.

    Ad agosto, in tutti i paesi del vecchio continente, le immatricolazioni hanno subito un calo: rispetto allo stesso mese dell'anno precedente sono scese del 16,5%, e rispetto al 2019 hanno registrato un crollo quasi del 30%. In Germania, nell'agosto 2024, le vendite di automobili elettriche sono calate del 68%, anche a causa della fine dei sostegni statali. Tutti i produttori sono in difficoltà a causa della concorrenza della Cina, che riesce a mantenere bassi i costi di produzione grazie ai sussidi statali. La crisi riguarda Volkswagen, Mercedes, Porsche, Audi. Ma non è la crisi del settore dell'automobile a determinarne una crisi generale; al contrario, è la crisi di sovrapproduzione mondiale a manifestarsi anche in questo settore.

    Le prospettive di chiusura degli stabilimenti e la riduzione dei posti di lavoro hanno portato a scioperi e manifestazioni in Germania. Il paese, considerato la locomotiva economica d'Europa, ha attraversato un lungo periodo di relativa pace sociale. La Mitbestimmung, cogestione in italiano, prevede la collaborazione fra operai e padroni, sancita dalla natura corporativa dei sindacati esistenti. Il fascismo non è una forma di governo tipica prima dell'Italia e poi della Germania ("La socializzazione fascista ed il comunismo"), ma un cambiamento del capitalismo avvenuto a livello globale, con l'Italia che ha fatto da pilota e subito seguita dal New Deal negli USA, dal nazismo in Germania e dalla controrivoluzione stalinista in Russia. Il fascismo rappresenta un determinato stadio di sviluppo delle forze produttive che richiede che l'economia regoli sé stessa per mezzo degli interventi dello Stato: la Tennessee Valley Autority negli USA, le bonifiche dell'Agro Pontino in Italia, la costruzione della diga sul Dnepr in Unione Sovietica e la rete autostradale in Germania (Autobahn) avevano il chiaro obiettivo di modernizzare le infrastrutture pubbliche. La nuova autostrada tedesca aveva bisogno di una vettura del popolo, e si cominciò a produrre la Volskwagen. Così facendo, si diede lavoro a migliaia di disoccupati (conquistandoli al regime) e si rilanciò l'economia nazionale. Il corporativismo nazista viene rifiutato politicamente dalla Germania democratica, ma l'impianto economico sopravvive con la cogestione.

  • La curva del capitalismo non ha ramo discendente

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con un approfondimento del testo "Teoria e azione nella dottrina marxista" (1951), ed in particolare del seguente passo:

    "Alla situazione di dissesto dell'ideologia, dell'organizzazione e dell'azione rivoluzionaria è falso rimedio fare assegnamento sull'inevitabile progressiva discesa del capitalismo che sarebbe già iniziata e in fondo alla quale attende la rivoluzione proletaria. La curva del capitalismo non ha ramo discendente."

    L'andamento del capitalismo non è di tipo gradualistico, ma catastrofico e questo dipende dagli stessi meccanismi di accumulazione. Anche se cala il saggio medio di profitto, cresce la massa del profitto, altrimenti non ci sarebbe capitalismo e cioè valore che si valorizza (D-M-D'). La Tavola II ("Interpretazione schematica dell'avvicendamento dei regimi di classe nel marxismo rivoluzionario") di "Teoria e azione" ci suggerisce che non c'è una lenta discesa dell'attuale modo di produzione (fatalismo, gradualismo), ma un accumulo di contraddizioni che ad un certo punto trova una soluzione di tipo discontinuo (cuspide, singolarità).

Rivista n°55, luglio 2024

copertina n° 55

Editoriale: Non potete fermarvi

Articoli: Evoluzione extra biologica - Transizione di fase. Prove generali di guerra

Rassegna: Presa d'atto - Il capitalismo è morto

Recensione: Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune - Guerra civile negli USA, ma non quella vera

Doppia direzione: Il programma immediato non ammette mediazioni

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email