La discussione è proseguita prendendo spunto dall'allarme lanciato da Il Sole 24Ore di una nuova bolla finanziaria che sta maturando nell'ambito della circolazione del Capitale e che sembra essere di dimensioni maggiori di quella del 2007. Da segnalare che il giornale degli industriali è l'unico in Italia ad analizzare con la dovuta attenzione la struttura economica e a lanciare segnali di forte preoccupazione, mentre tutti gli altri rimangono fermi al gossip di tipo politico. Da un articolo del 6 maggio:
"In questo contesto è sempre più difficile intercettare il rischio implicito di uno strumento finanziario con il forte rischio di assistere a violenti e improvvisi ribassi nel momento in cui le banche centrali dovessero decidere di richiamare indietro la liquidità iniettata. Ed è a quel punto che probabilmente l'ennesima bolla della finanziaria rischia di scoppiare. Quando e se accadrà effettivamente nessuno può dirlo perché ormai stiamo entrando nel territorio inesplorato delle metabolle in cui la finanza saltella di bolla in bolla pur di evitare o rimandare in tempi futuri la deflagrazione. Così, se dalla bolla di Internet a quella subprime ci sono voluti otto anni, adesso i tempi di formazione della prossima bolla (dei bond sovrani) sembra si siano terribilmente ridotti." (Fantafinanza: dalla bolla subprime il cerino passa ai titoli di Stato)
E' di queste ultime settimane la notizia dell'ennesimo abbassamento dei tassi d'interesse ad opera della Bce, la quale ha ipotizzato la possibilità di tassi negativi. Cioè potrebbe portare il suo tasso sui depositi sotto l'attuale livello pari a zero per aiutare l'economia dell'area euro. Inoltre nel 2013 pioveranno dal cielo altri 2000 miliardi di dollari freschi di stampa, o meglio, virtualmente creati da Giappone e Usa, che andranno a sommarsi alla montagna di capitale fittizio già esistente. Questa massa di denaro virtuale, non trovando settori remunerativi dove valorizzarsi, andrà a fissarsi nell'ambito finanziario spingendo al rialzo i listini e addirittura i bond italiani che diventerebbero così beni rifugio. Secondo l'agenzia di rating Fitch c'è il rischio che l'estate sia calda, anzi rovente: dopo la bolla della new economy c'è stata la bolla dei mutui subprime, la prossima potrebbe essere quella dei bond sovrani. La differenza è che essa scoppierebbe in una situazione economica già compromessa. Il crollo della produzione industriale in Italia a marzo ha registrato un calo intorno al 5,2% rispetto allo stesso mese del 2012 (per Eurostat è il peggior dato tra le grandi economie continentali), e ci sono cifre negative anche per Germania (-1,5%) e Francia (-1,6%). Nell'insieme dell'Eurozona il calo è stato dell'1,7% (-1,1% nella Ue a 27).
L'esplosione di queste bolle va di pari passo con lo sviluppo delle forze produttive sociali. L'avvento di Internet sembrava dovesse aprire chissà quali possibilità di profitto ed invece portò alla bolla delle dot-com. Arrivarono poi i prestiti subprime che avrebbero dovuto risolvere il problema della casa e dell'auto per i più poveri e indebitati; sappiamo com'è andata a finire, il castello di carte è crollato su se stesso.
In parallelo alla crisi di valorizzazione del Capitale è stata analizzata la crisi sociale. Un compagno ha segnalato un comunicato del Cocer dei carabinieri che testimonia il disagio crescente nell'Arma. Stanchi di sopperire al ruolo della politica e di essere in prima linea nell'affrontare il disagio sociale, i carabinieri chiedono all'esecutivo un'inversione immediata di rotta.
Le forze di polizia stanno perdendo fiducia nelle istituzioni che devono difendere. Nei momenti di biforcazione storica, ovvero di profonda crisi sociale, gli uomini seguono determinazioni materiali che vanno oltre loro stessi. Cade a pennello la famosa affermazione di Trotsky, confermata dalla nostra corrente, per cui è impossibile qualsiasi abbattimento del potere della borghesia se non si disgrega dall'interno la macchina statale, anche e soprattutto nella sua struttura poliziesco-militare. L'esercito ha una struttura gerarchizzata e piramidale, però c'è una base a cui, in ultima istanza, il vertice deve rispondere, esattamente come avviene per i sindacati.
Siamo in una situazione economica per cui basta una scintilla per provocare un incendio (sociale) di immani dimensioni. Si tratta di un accumulo continuo di contraddizioni che hanno la loro soluzione discontinua nel salto repentino di fase (teoria delle catastrofi). Beppe Grillo continua ad indicare il suo movimento come l'ultimo baluardo in difesa dell'esistente, in mancanza del quale ci sarebbe una sollevazione di massa:
"Io spero in una nostra affermazione totale perché se non ci affermiamo noi ci saranno le barricate, si dovranno assumere loro la responsabilità - dice Beppe Grillo in un comizio a Corato - Noi dei 5 Stelle la rabbia la stiamo tenendo, senza di noi esploderà."
Si fa sempre più incombente e di vaste dimensioni il problema dell'abitazione (morosità, sfratti, ecc.). Crescono numerose le occupazioni di case e di altri edifici pubblici, fenomeno che sta sfuggendo al controllo degli stessi movimenti antagonisti per diventare generalizzato ed autorganizzato. Un articolo dell'Espresso mette in luce come questo fenomeno non sia legato a minoranze di sbandati, ma si tratti piuttosto di un movimento di massa di famiglie di disoccupati, lavoratori e precari che non riescono più a pagare l'affitto. In questo quadro è stato segnalato il crollo dei prezzi degli immobili, a dimostrazione che anche quella fetta di mercato soffre: le compravendite nei primi nove mesi del 2012 calano del 21,4%. "Colpa delle banche che non concedono più mutui.", afferma il Codacons. Cosa succede se insieme all'oro, crolla anche anche l'altro bene di rifugio per eccellenza, il mattone?
In molte città spagnole si stanno mettendo in moto reti di mutuo soccorso e si stanno formando comitati per l'occupazione delle case, la formazione di asili autogestiti e tutta una serie di attività di auto-aiuto sulla spinta della necessità materiale. Questo ricorda quanto successo negli Usa con Occupy Sandy, la piattaforma di mutuo appoggio formatasi dopo l'uragano per ovviare all'incapacità d'intervento delle istituzioni. Una formula organizzativa che ricorda quanto abbiamo visto a Zuccotti Park dove si sono formate una biblioteca, una mensa comune, un'infermeria, un media center ed un accampamento. Alcuni hanno addirittura parlato della nascita di una nuova forma economica basata sulla cooperazione peer to peer (P2P).
Di qui in avanti si formeranno sicuramente organizzazioni intermedie tra partito e classe, magari con forme inedite rispetto a quelle che abbiamo conosciuto nel secolo scorso. Non saranno i Soviet del 1917 ma avranno caratteristiche e obiettivi simili. Mentre determinate strutture politiche si dissolvono, è in corso un processo di emersione di nuove forme che pur nella confusione di metodi e fini, rappresentano dei potenziali anticipati. In Tracciato d'Impostazione vengono definiti anti-forma tutti quei movimenti costretti a rompere materialmente con l'esistente. Lo slogan Another World is Possible è potente perché pretende di essere realizzato nella pratica, qui e ora, negando le categorie economiche e politiche vigenti.
Più precisamente, quello che sta succedendo a livello globale non è qualcosa di inedito poiché nella trasformazione c'è l'invarianza. La topologia ci insegna ad andare oltre l'aspetto apparente e superficiale dei cambiamenti, delle "deformazioni"; ci insegna a cercare le proprietà fondamentali e più profonde che persistono anche dopo le più radicali trasformazioni. Mentre i gruppuscoli luogocomunisti aspettano la "ripresa della lotta di classe", ed intendono tale ripresa come una riproposizione formale di quanto accaduto nel secolo scorso, tutto intorno a noi c'è un mondo che comincia ad avvertire che un'epoca si sta chiudendo. La nostra invarianza è la costante ricerca delle condizioni materiali di produzione e di relazioni fra gli uomini, corrispondenti ad una società senza classi.
Sono di questi giorni alcuni fanta-articoli sulla necessità di sfruttare almeno tre pianeti per continuare con gli attuali ritmi di consumo. Sul numero della rivista sull'energia è stato messo in evidenza il grosso problema della dissipazione al di là dell'aspetto delle fonti rinnovabili o fossili. La borghesia cerca di risolvere il problema energetico con nuove tecnologie, come quella nucleare, ma continua a dissipare le materie prime. Alcuni di questi minerali, che si trovano in concentrazioni variabili e solo in alcuni zone del pianeta, hanno raggiunto il picco di produzione a dimostrazione che il capitalismo disperde in poco tempo risorse naturali formatesi nel corso di milioni di anni. La terra è un sistema chiuso, cioè scambia energia con l'universo ma non materia (a parte qualche sporadico asteroide che ci piove addosso).
In un sistema, viene definita exergia il massimo lavoro ottenibile dall'interazione sistema-ambiente circostante. Per il Primo principio della termodinamica l'energia dell'universo rimane costante pur passando da una forma all'altra, tuttavia non tutte le forme di energia possono essere ugualmente sfruttate per produrre lavoro utile. Il concetto di exergia è stato formulato proprio per fornire una valutazione qualitativa: al contrario dell'energia, l'exergia dell'universo non si conserva, bensì si riduce in ogni trasformazione irreversibile in maniera direttamente proporzionale all'incremento di entropia dell'universo. Se la concentrazione di minerali diventasse identica in ogni punto della crosta terrestre, sarebbe impossibile ricavare lavoro meccanico.
Gli ecologisti borghesi arrivano a comprendere l'importanza del riciclaggio, ma non capiscono che quello è solo un palliativo che non risolve alla radice il problema: la produzione insensata di merci, spesso di scarsa utilità e di breve durata, è la causa prima dello spreco di risorse.
La Cina ha il monopolio di alcuni minerali rari usati nelle componenti elettroniche e ha imposto delle restrizioni alle esportazioni per preservarne il controllo. Il sottosuolo del Mali, invece, è ricco di uranio e vediamo gli schieramenti imperialistici in lotta per attingere a tale risorsa. Anche il possibile intervento in Libia degli Usa si intreccia alla questione delle materie prime. L'Afghanistan è un esempio di quello che potrebbe succedere in tutto il Nordafrica e oltre, una guerra senza limiti di tutti contro tutti.
In alcuni lavori della rivista come Genesi dell'uomo-industria si affronta il nodo centrale della tecnologia. Essa fa parte della conoscenza umana e quindi del divenire della nostra specie. Sono i rapporti sociali alienati che devono cambiare, solo in questo modo sarà possibile un utilizzo diverso della tecnologia. Scrive Bordiga inRelatività e determinismo: "L'istanza borghese che la scienza non sia possibile che entro le pastoie di una limitatezza costituzionale; il borghese atteggiamento di concederle (e pur questo con sempre maggior scetticismo) la descrizione sola del passato, rispondono alla pretesa che non sia possibile una costruzione del futuro storico della società, esprimono il terrore del marxismo e della profezia rivoluzionaria".
C'è un duplice aspetto nello sviluppo tecnico-scientifico: quello immediato dell'assoggettamento del proletariato al Capitale, e quello delle potenzialità liberatrici che questo sviluppo porta con sé. L'ultimo grande tentativo rivoluzionario si è dissolto perché il capitalismo aveva ancora notevoli margini di sviluppo, non si è trattato quindi di errori di singoli o di gruppi. La stessa dialettica la possiamo scorgere nel duplice ruolo svolto dallo stalinismo. Rivoluzionario in termini borghesi, controrivoluzionario in quelli comunisti. Se non si comprende questa dialettica si è risucchiati nel girone dell'immediatismo:
"Gli eventi politici di una rivoluzione soggiacciono alle stesse leggi che governano tutti gli altri campi, non si vede per quale ragione ne dovrebbero essere esentati. Le determinazioni che pesano sugli individui e sui gruppi (o partiti) portano a risultati che la storia registra. Siamo attrezzati per analizzare processi in ogni campo, eppure a volte falliamo nel campo che ci interessa di più, quello delle dinamiche e delle forme che caratterizzano una rivoluzione, il suo percorso e il suo sbocco" (n+1, n. 33).
Per la prossima teleconferenza si è proposto di commentare l'ultimo numero uscito della rivista, prendendo come punto di partenza il ricorso alla concezione di "errore" in ambito marxista. Saranno inoltre affrontati temi e notizie di attualità.