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  • Resoconto teleriunione  4 marzo 2014

Modelli a comando centrale o intelligenza diffusa?

La teleconferenza di martedì sera, presenti 15 compagni, ha sviluppato alcune considerazioni emerse da una recente corrispondenza sulla possibilità di comprensione e di controllo dei sistemi complessi.

Nel libro Out of control Kevin Kelly descrive la crescente commistione fra il vivente e l'artificiale, e afferma: "L'URSS non è caduta a pezzi perché la sua economia era stata strangolata dal modello di comando centrale, ma piuttosto perché ogni complessità controllata centralmente è instabile e non flessibile. Istituzioni, grandi società, industrie, organismi, sistemi economici e robot mancheranno di prosperare se progettati intorno a un comando centrale".

I sistemi complessi non possono essere controllati attraverso processi di semplicità. Occorre far emergere il controllo dalla stessa complessità, fare in modo che essa si auto-organizzi. Con ciò non viene meno il principio d'autorità o il centralismo, ma semplicemente lo schema non è più piramidale, tipico delle vecchie società gerarchiche e frutto della divisione sociale del lavoro. Lo schema di riferimento è a rete, come il nostro cervello. Il quale non ha un centro di controllo: il pensiero, qualunque cosa sia, è il frutto dell'attività congiunta di parti non pensanti. Allo stesso modo la concezione piramidale e gerarchica del partito, l'organismo che ha la funzione storica di traghettare l'umanità in un'altra società, va sostituita da quella a rete, in cui il lavoro in doppia direzione dei singoli militanti forma un insieme che assomiglia al funzionamento del cervello biologico. La riflessione sull'intelligenza diffusa si ricollega all'articolo di Joan Donovan che abbiamo analizzato nella scorsa teleconferenza. In quell'occasione abbiamo parlato di quanto avvenuto con Occupy Sandy: scattata l'emergenza, si è attivata spontaneamente una rete di mutuo soccorso collegata al movimento Occupy Wall Street e al suo modo di funzionare, in maniera tale che "[...] many of the people volunteering in the emerging network were opposed to an occupy related organization, but were powerless to stop it's momentum." L'infrastruttura Occupy è un rizoma, sostiene l'autrice del testo, perché non ha capi o centri di comando ma si sviluppa orizzontalmente e può riattivarsi anche quando sembra morta.

Certo, capi non ce ne sono, ma la centralizzazione c'è ed è la stessa che vediamo emergere dai sistemi complessi. A New York, la macchina dei soccorsi ha funzionato perché si è potuto scaricare il sovraccarico di informazione su piattaforme collegate come InterOccupy. Esternalizzando parte del lavoro, l'hub newyorkese ha potuto riequilibrarsi e funzionare più efficacemente sul campo. Un procedimento del genere può avere luogo solo in un organismo bio-cibernetico, capace di rispondere e modellarsi differentemente secondo le necessità del momento. Al posto di caos e disorganizzazione, gli occupiers si sono trovati di fronte ad un sistema capace di auto-attivarsi, auto-organizzarsi e auto-ripararsi.

Nell'articolo dell'ultimo numero della rivista, Marcati sintomi di società futura, si aggiunge un elemento di conoscenza (possibilità di controllo): un sistema complesso può essere disseminato di detector che si tramutano in "agenti" in grado di accumulare e utilizzare informazione fino a rendere autopoietico il sistema stesso, con sorprendente similitudine con i processi biologici. Prendiamo ad esempio il concetto di net work introdotto dalla Donovan: grazie ai lavoratori della conoscenza, che durante la fase iniziale di Occupy hanno utilizzato le proprie competenze per sostenere il movimento, l'infrastruttura ha potuto crescere e svilupparsi. Ma chi sono i lavoratori della conoscenza che immettono informazione nella rete e spostano bit da una parte all'altra? Chiunque si agganci alla rete di Occupy "[...] posting, linking, liking, friending, inviting, sharing, tweeting, retweeting, following, instagramming, regramming, streaming, broadcating, commenting, blogging, emailing, texting, calling, watching, donating, recording, editing, documenting, note-taking, meeting". Insomma, siamo tutti lavoratori della conoscenza potenzialmente impegnati nel net work, la differenza semmai sta nell'essere polarizzati o meno. Il movimento OWS è infatti un prodotto e allo stesso tempo un fattore di polarizzazione sociale, con una carica talmente potente che non solo è uscito dai confini nazionali ma ha dato vita ad un nuovo linguaggio, ad un nuovo stile della rivoluzione (Fiorite primavere del Capitale, 1953).

Possiamo perciò affermare che l'assunto secondo cui esisterebbe una ingovernabilità intrinseca dei sistemi complessi è semplicemente una fesseria. Un sistema fatto di pochi uomini può essere soggetto ai capricci di ognuno, sbalzi di umore, improvvisi cambiamenti di idea che lo rendono imprevedibile. Ma questo non è un sistema complesso, è un sistema di stupidi battilocchi. Non appena si supera una soglia quantitativa (massa critica), i fessi individuali incominciano a comportarsi come "atomi sociali" e di qui in là interviene la "fisica della storia" alla Buchanan.

Si è poi passati a parlare dell'Ucraina, importante snodo dei gasdotti che portano il gas naturale russo in Europa. La Russia non può permettersi di perdere l'influenza sulla Crimea, un importante sbocco sul Mar Nero e quindi, attraverso lo stretto dei Dardanelli, sul Mediterraneo. La posta in gioco è la riconquista del paese e l'esercito russo sembra muoversi in tal senso. Mosca non riconosce il governo attuale, accusato di essere salito al potere tramite un colpo di stato, e incita la popolazione di origini russe a farsi sentire. La situazione è molto simile a quella georgiana del 2008, dove gli americani avevano sul libro paga esercito, classe politica e magistratura, e i russi, non digerendo la cosa, erano intervenuti pesantemente. Solo che la Georgia è un piccolo stato, mentre l'Ucraina è grande il doppio dell'Italia e ha 45 milioni di abitanti. Se dovesse prospettarsi una divisione del paese, è difficile immaginare che i russi se ne stiano a guardare, e a quel punto sarebbe probabile un'invasione del paese. L'Europa, dal canto suo, si è sciolta come neve al sole: non riesce a trovare una posizione unitaria dimostrando ancora una volta la totale inconsistenza politica. Nello scenario attuale gli americani sembrano i più realisti: sanno che l'Ucraina se la possono comprare a suon di dollari, anche con un governo filo-russo. Al solito, come diceva la Sinistra Comunista negli anni 50' riguardo la cortina di ferro, riescono più i dollari che i colpi di cannone. Gli americani sono ben consapevoli della pericolosità di un eventuale scontro armato e cercano di non tirare troppo la corda con i russi. La minaccia più grande per gli Stati coinvolti rimane la possibilità che scatti qualcosa all'interno della società ucraina. Le classi dominanti hanno paura che si radicalizzi e si diffonda lo scontro di classe: il nazionalismo di piazza Maidan è solo la punta dell'iceberg, sotto cova la rabbia sociale per il drastico peggioramento delle condizioni di vita.

La temperatura sociale continua a salire. In Brasile scioperi e scontri di piazza si sono verificati anche durante il Carnevale. In Turchia la situazione non si è affatto placata e proseguono le manifestazioni per chiedere le dimissioni di Erdogan, che risponde aumentando la repressione e blindando la società. In Cina, c'è stato un massacro all'arma bianca alla stazione ferroviaria di Kunming con decine di vittime e centinaia di feriti, per cui il governo ha accusato i separatisti uiguri del Xinjiang. Ma tutta la società cinese è in fermento: continuano gli assalti alle caserme, gli scioperi e le rivolte di massa che l'esercito "rosso" fatica sempre più a contenere.

Quand'è che una forma sociale può definirsi superata? Quando non regge più il confronto oggettivo, materiale, con una forma nuova. Quando quest'ultima si manifesta "come concreta evidenza che condanna le forme antiche e mostra il rendimento infinitamente superiore delle nuove, anche prima della rivoluzione politica". (Proprietà e Capitale, 1948-50)

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