Come scritto nel Manifesto del partito comunista, la borghesia non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione, i rapporti di produzione e dunque tutti i rapporti sociali. Il capitalismo si è sviluppato talmente tanto che è costretto a negare sé stesso a un livello sempre più alto. Esso necessita di una crescita continua, ma gli incrementi nel tempo sono decrescenti (auxologia). L'attuale modo di produzione dissipa sempre più energia per riprodursi, ma sviluppa allo stesso tempo le basi del socialismo.
"All'inizio del ciclo capitalista i proprietari fondiari pretendono porsi alla testa della società, alla sua fine ne possono venire, dopo essere stati posti in sottordine, anche eliminati, senza che la vita del modo capitalista e salariale di produzione sia ancora terminata." (Capitolo III, "Mai la merce sfamerà l'uomo").
I proprietari fondiari possono essere eliminati senza intaccare la struttura capitalistica, lo stesso vale per i capitalisti; al contrario, non si possono eliminare gli operai dato che dalla forza lavoro si estrae il plusvalore. Il capitalismo senile polarizza gli estremi assottigliando le classi di mezzo, quelle che storicamente sono il cuscinetto tra le due grandi classi, proletariato e borghesia. La legge della miseria crescente spiega perchè la piccola borghesia, vaso di coccio tra due vasi di ferro, si senta schiacciata e cominci ad agitarsi, diventando populista, no vax, complottista e "anti-sistema".
La polarizzazione della ricchezza sociale chiarifica la dinamica della lotta di classe:
"La rivoluzione capitalista non è completa se non quando tutto il prodotto del lavoro sotto forma di merce e poi di moneta entra in un circolo unico, sempre più geograficamente vasto, nel quale la produzione versa ed il consumo attinge. Il superamento del mercantilismo non sarà possibile se non facendo leva sulla fusione, in questo immenso magma, delle antiche isole di produzione e consumo." (Capitolo XIII, "Mai la merce sfamerà l'uomo")
I grandi fondi d'investimento (BlackRock, Vanguard) gestiscono circa 1/5 della ricchezza mondiale. Hanno partecipazioni incrociate tra loro, motivo per cui non si capisce dove inizia e dove finisce la proprietà di uno e dell'altro. Tali agglomerati finanziari controllano le maggiori aziende del mondo, le banche e le infrastutture pubbliche. Amazon si candida a diventare l'unico emporio dell'umanità, Facebook gestisce un social che mette in contatto tre miliardi di persone, Google punta ad essere il motore di ricerca più usato. Per il capitalismo un tale livello di centralizzazione è eccessivo.
Le produzioni mondiali di grano, riso, ecc. sono controllate da pochissimi centri economici: gli agricoltori sono estromessi da qualsiasi "processo decisionale" e dipendono dalle indicazioni che arrivano dal mondo della finanza. L'agricoltura è soggetta al dominio di grandi gruppi multinazionali che hanno un potere diretto sulle popolazioni, controllandone l'alimentazione.
Nell'articolo "Risultati del processo di produzione immediato", che è una riflessione sul VI Capitolo Inedito del Capitale di Marx, abbiamo scritto che "se è eliminato il capitalista, che è l'unico tramite per il profitto 'felicemente eliminato', il Capitale anonimo e impersonale può eliminare anche il proprietario fondiario che intasca la rendita, la quale altro non è che sovrapprofitto tolto al capitalista. Spariscono due classi inutili, rimangono il Capitale e il proletariato. Questa è la potenzialità del capitalismo all'ultimo stadio."
All'ultimo stadio del capitalismo, profitto e rendita sono spariti e resta solo l'interesse. Lo schema tende dunque a semplificarsi: rimane il sistema dell'1% da una parte e un proletariato senza nulla da perdere dall'altra.
La legge della caduta tendenziale del saggio di profitto descrive la perdita di efficienza del sistema e il tentativo di quest'ultimo di ritardare la propria morte, intensificando lo sfruttamento per mezzo dell'estorsione di plusvalore relativo.
Nell'articolo "Un modello dinamico di crisi" abbiamo riportato un diagramma degli incrementi relativi della produzione industriale dei maggiori paesi dal 1914 al 2008. L'andamento rispecchia fedelmente quello del saggio di profitto. Tutti gli indici produttivi dei maggiori paesi tendono a sincronizzarsi e l'elettroencefalogramma del capitalismo risulta quasi piatto.
La crisi del capitalismo senile ha, naturalmente, dei risvolti sociali. Negli USA, negli ultimi anni, abbiamo assistito ad importanti esperimenti di auto-organizzazione, come nel caso di Occupy Sandy, di cui si parla nel saggio Emergenza. Come sopravvivere in un mondo in fiamme di Adam Greenfield. L'esperienza di Occupy Wall Street non si potrà ripetere tale e quale, dovranno emergere forme organizzative più avanzate: lo richiede la situazione mondiale. Così come il capitalismo è centralizzato al massimo, anche la lotta di classe esprimerà un massimo di centralizzazione.
Dal caos dilagante nascerà un nuovo ordine. La teoria del caos nasce negli anni '60: inizialmente snobbata dai matematici, negli anni '80 viene riconosciuto che il caos riguarda tutti i campi, dalla fisica alla biologia, e che piccole variazioni in ingresso possono far scaturire grandi variazioni in uscita (E. Lorenz, effetto farfalla). Si è notato che il comportamento caotico è caratterizzato dalla presenza di "attrattori strani". Nella nostra recensione al libro Complessità di Morris M. Waldrop diciamo che un sistema complesso, come ad esempio il capitalismo, è fatto di molti elementi che interagiscono, e che le relazioni sono più importanti delle singole unità. Ordine vuol dire equilibrio. Al contrario, il capitalismo è generatore di caos e per questo ha il più alto potenziale rivoluzionario della storia.
All'interno di questo movimento caotico, apparentemente non indagabile, sono presenti "saggi di organizzazione futura comunistica" ("Proprietà e Capitale", cap. XV). Le rivoluzioni, afferma la nostra corrente, non si fanno, si dirigono. Lenin nel Che fare? scrive che la calma apparente, che può durare decenni, viene scossa da movimenti repentini che appaiono caotici. Sono le strutture ad influenzare gli uomini e non viceversa. Il cambiamento di stato dipende dalla temperatura delle molecole sociali. L'organismo partito nasce e e si sviluppa deterministicamente all'interno di questa dinamica caotica ("Tesi sulla tattica", Roma, 1922).
A proposito di complessità, nell'articolo "Oltre la produzione snella" di Kim Moody, analizzando la "retificazione" della produzione-distribuzione (il capitalismo "è un sistema con più 'nodi' e 'collegamenti': punti di connessione, trasferimento o scambio attivati dal lavoro umano sia all'interno che tra gli stabilimenti, i magazzini e altre strutture"), si nota che il blocco di punti strategici della rete può produrre danni enormi all'economia. Lo sciopero dei portuali statunitensi ha impensierito la borghesia americana, ma non solo: in tre giorni di mobilitazione sono stati bloccati 36 scali merce della costa orientale e del Golfo del Messico. Uno sciopero del genere, protratto per settimane, causerebbe danni globali.
Sul canale La7 è andata in onda una puntata di Dataroom, a cura di Milena Gabanelli, dedicata al 'lungotermismo', una corrente di pensiero, sostenuta da accademici e finanziata da alcuni gigacapitalisti, che esprime preoccupazione per i rischi esistenziali della nostra specie: riscaldamento globale, pandemia, guerra nucleare, intelligenza artificiale. Questi capitalisti indicano una exit strategy nella conquista di altri pianeti, e così facendo ammettono che questo Pianeta è ormai saturo di capitalismo. Insomma, a loro modo di vedere, l'attuale modo di produzione (che confondono con l'umanità) ha un futuro solo se colonizza altri mondi.
In chiusura di teleconferenza, si è accennato al recente incontro dei BRICS, a Kazan, in Russia. I BRICS rappresentano il 45% della popolazione planetaria, 2/5 del commercio e un 1/4 del PIL mondiali. All'interno di questo raggruppamento il peso di valute come euro e dollaro sta diminuendo, mentre gli accordi vengono stipulati in altre monete nazionali. Tale insieme non è coeso né esente da contraddizioni; tuttavia, già solo il fatto che metta in discussione l'egemonia del dollaro negli scambi internazionali è un segno dei tempi.