"Il capitale è ormai reso inadatto alla funzione sociale di trasmettere il lavoro dell'attuale generazione alle future e di utilizzare per questa il lavoro delle passate. Esso non vuole appalti di manutenzione, ma giganteschi affari di costruzione: per renderli possibili, non bastando i cataclismi della natura, il capitale crea, per ineluttabile necessità, quelli umani, e fa della ricostruzione postbellica 'l'affare del secolo'". (Piena e rotta della civiltà borghese, 1951)
Il progetto del ponte di Messina o il canale di Dubai sono il prodotto di esigenze puramente speculative, non servono a nulla. Altri esempi di dissipazione sono il TAV e il Mose a Venezia: al business della costruzione di mega impianti inutili e dannosi si assomma quello della eterna manutenzione. La borghesia ha fatto opere ben più importanti delle piramidi, afferma Marx nel Manifesto riferendosi evidentemente allo sforzo per assestare la rivoluzione industriale. Resta il fatto che la classe dominante non riesce a progettare il vivere sociale ma è preda di forze casuali.
Si è poi passati a commentare un articolo de la Stampa intitolato La prossima crisi? Arriverà dalle banche italiane, in cui si riportano le dichiarazioni di Steve Eisman, il finanziere che previde lo scoppio della crisi dei mutui subprime e dalla cui storia si è preso spunto per il film La grande scommessa. Eisman vede nero sull'Europa e punta il dito sui crediti deteriorati in pancia agli istituti italiani:
"[...] la colpa, spiega, è delle banche italiane che sono imbottite non già di Cdo, come le americane ai tempi della grande crisi, ma di crediti deteriorati, i cosiddetti Npl (Non performing loans), frutto di finanziamenti concessi dalle banche a famiglie e imprese finite male."
Significative le uscite di alcuni giornali esteri, tra cui il Financial Times, per cui un esito negativo del referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre provocherebbe effetti catastrofici come la caduta del governo Renzi, l'uscita dell'Italia dall'Euro e la disintegrazione dell'Europa. Tempo fa in molti temevano che con la Brexit o, più recentemente, con la vittoria elettorale di Trump il mondo saltasse, invece non è successo nulla del genere. C'è una sorta di assuefazione a tutto e questo rende inerti sia gli organismi sovranazionali che gli stati, incapaci di prendere decisioni. Eppure i parametri economici sono spaventosi e non si vedono segnali di ripresa.
Negli Stati Uniti la società è sempre più polarizzata: per il prossimo 29 novembre il movimento #Fightfor15, composto dai lavoratori dei fast food, degli aeroporti e dell'assistenza sanitaria, ha lanciato una giornata di sciopero in tutto il paese. 340 città e 20 aeroporti vedranno iniziative di blocco. I tre slogan della manifestazione sono: stop agli omicidi da parte della polizia, stop alla deportazione degli immigrati, paga oraria di 15 dollari e libertà di organizzazione sindacale. Milioni di lavoratori negli Usa non ce la fanno a sopravvivere e sono costretti a ricorrere ai buoni pasto elargiti dallo stato.
Anche nella vecchia Europa assistiamo a una crescente schiavizzazione. Un'inchiesta dell'Espresso sulle condizioni in cui versa "la classe operaia on line" (Amazon, Zalando, Esselunga, H&M, Foodora, ecc.) mostra quanto insopportabile sia il lavoro oggi. Costretti a sgobbare per pochi euro all'ora, migliaia di proletari lavorano a cottimo spremuti come dei limoni. E la tecnologia, invece di aiutarli, aumenta lo sfruttamento. In questa situazione la difesa delle condizioni di vita porrà sempre più i salariati contro la forma sociale vigente, non per la ri-forma, ma per l'anti-forma.