La divulgazione e pubblicazione dei wargame, su riviste specializzate e non, è funzionale anche alla manipolazione della cosiddetta opinione pubblica, e cioè a prepararla a situazioni future. Dall'epoca napoleonica, quando queste simulazioni erano composte da soldatini da muovere su un campo di battaglia tridimensionale, sono stati introdotti elementi di complessità conseguenti alle capacità di elaborazione dei computer; wargame molto sofisticati non sono più pertinenza esclusiva degli addetti ai lavori, ma permeano la società intera. Il gioco di guerra immaginato, preparato e tradotto in una realtà virtuale è più potente di quello studiato a tavolino, anche in questo campo gli uomini sono surclassati delle macchine. Si pensi alla gamification, termine difficilmente traducibile in italiano ("ludicizzazione"), che non è altro che l'utilizzo di elementi mutuati dai giochi in contesti diversi. Gli eserciti, in alcuni casi, si sono appoggiati ai videogamer per simulare scenari di guerra.
Negli articoli che abbiamo scritto, abbiamo affermato che il wargame può essere superiore alla simulazione: esso ha una capacità previsionale, soprattutto quando si hanno a disposizione algoritmi potenti, grandi quantità di dati e notevoli capacità di calcolo. Detto questo, l'utilizzo di "giochi di guerra" per riprodurre situazioni reali o realistiche si scontra con il fatto che la borghesia non riesce ad avere una visione deterministica della storia. Essa cerca di ottenere informazioni esclusivamente per la sua sopravvivenza. I capitalisti sono più indietro rispetto al loro stesso sistema, immaginando, ad esempio, l'esistenza del libero arbitrio come motore dell'universo. Le Tesi sulla tattica del PCd'I (Roma, 1922), pur essendo un wargame analogico, sono un'arma lanciata verso il futuro, uno strumento di comprensione e azione a disposizione della specie. Le Tesi non rispondono soltanto a problemi contingenti (critica alla tattica dell'Internazionale), ma hanno una valenza che va ben oltre quel periodo storico.
Autonomizzazione del Capitale vuol dire che la borghesia non è più in grado di controllare il proprio sistema e segue passivamente le sue spinte, anche per quanto riguarda le dottrine di guerra. Il lavoro morto domina su quella vivo, la macchina sull'uomo: la borghesia ha mezzi potenti per muoversi, ma non è in grado di usarli al meglio. Essa è come quell'apprendista stregone che non sa dominare le forze che ha evocato (K. Marx).
Il recente attacco nella regione di Kursk ad opera delle forze ucraine, con la relativa penetrazione in territorio russo per circa venti chilometri oltre il confine, può essere compreso attraverso la chiave di lettura che ci fornisce il wargame. L'attacco ha dimostrato la vulnerabilità degli immensi confini russi e ha messo in discussione le cosiddette linee rosse poste ai nemici dal Cremlino. L'ingresso in territorio russo era un qualcosa che l'Occidente non doveva fare ed invece ha fatto. Mosca punta a sfiancare gli Ucraini (attacchi continui ad infrastrutture, ecc.), mettendone in crisi lo stato; Kiev,con questa mossa, punta a ricompattare il fronte interno e a ottenere ulteriori aiuti militari alla NATO.
Bisogna inserire ogni conflitto, da quello in Ucraina a quello a Gaza, in una dinamica complessiva, di carattere globale. I mutati equilibri imperialisti determinano rotture, crolli, smottamenti, che dal punto di vista della società umana si manifestano con il collasso degli stati, il marasma sociale e la guerra.
Oramai non passa mese senza che ci siano rivolte in giro per il mondo: Bangladesh, Venezuela e adesso Indonesia. Il capitalismo ha dimostrato di avere la capacità di corrompere ideologicamente e materialmente il suo nemico storico, il proletariato, inglobandolo nello Stato, ma la domanda da porsi oggi è: il capitalismo è ancora vivo oppure è uno zombie che ancora cammina?
Alcuni nostri critici ci accusano di avere una visione teleologica del comunismo, di credere al suo avvento come i fedeli credono nell'avvento del Regno dei cieli.
Nella rivista numero 54, nell'articolo "Rivoluzione anti-entropica", abbiamo cercato di fare chiarezza in merito all'utilizzo del termine "teleologia" (télos = fine), inteso semplicemente come azione diretta al perseguimento di uno scopo. Il termine è sovente utilizzato in ambito religioso o filosofico, ma questo non ci deve intimorire; anche quando si parla di comunismo non tutti intendono la stessa cosa. Ad un convegno multidisciplinare a Princeton (USA), organizzato nel 1945 dagli scienziati Wiener e von Neumann, nacque l'idea di fondare un gruppo di studio, denominato "Società teleologica", che si occupasse dei sistemi a retroazione negativa. In quegli anni Wiener portava avanti degli studi sulla contraerea e realizzò insieme ai suoi collaboratori un sistema composto da un radar ("radiorilevamento e misurazione di distanza") che esaminava la rotta dell'aereo da abbattere. Il radar inviava un segnale ad un calcolatore e questo, elaborata una previsione sulla posizione futura del velivolo, la comunicava al cannone, che sparava. Dopo il primo colpo, il radar-computer verificava la nuova posizione dell'aereo e rimandava l'informazione al cannone che si apprestava a spararne un secondo, e così via. Si trattava di prevedere la direzione di un oggetto in movimento e quindi di anticiparla. È come quando il gatto deve catturare il topo: ne prevede la posizione successiva e si muove di conseguenza. Il comportamento teleologico è dunque un comportamento diretto da una retroazione negativa, la quale rende possibile all'oggetto, vivente o non vivente (un gatto oppure un missile), di raggiungere il suo obiettivo, anche quando questo è in movimento.
In chiusura di teleconferenza, si è accennato al recente crollo delle Borse, partito dal Giappone, ma che ha avuto il suo epicentro negli USA. A Tokyo, ad inizio agosto, il Nikkei 225 ha perso il oltre il 12% nel giorno che ricorda il "lunedì nero" del 1987 quando l'indice cedette oltre il 14%. Tutti i paesi imperialisti hanno gli stessi problemi: dalla finanziarizzazione dell'economia alla crescita del debito pubblico. L'enorme massa di capitale fittizio in circolazione non può valorizzarsi nella cosiddetta economia reale e quindi è destinato ad essere cancellato provocando crisi sempre più devastanti. Come scrive l'economista N. Roubini nel saggio La grande catastrofe (2023): "Le megaminacce si stanno catapultando verso di noi. Il loro impatto scuoterà la nostra vita e rovescerà l'ordine globale in modi che nessuno ha mai vissuto prima. Allacciate le cinture di sicurezza. Sarà un viaggio accidentato in una notte molto buia."