Tutta la questione spaziale, per come l'ha affrontata la Sinistra Comunista a partire dagli anni '50, si basa sul fatto che l'uomo non riuscirà a guidare le astronavi nello spazio così come si vede nei film di fantascienza, date le enormi difficoltà tecniche e, soprattutto, gli elevatissimi costi economici. Il disastroso incidente dello Space Shuttle Challenger dimostra che non ha senso trasportare qualche essere umano lontano dalla Terra, quando invece è possibile impiegare robot capaci di raccogliere dati e informazioni senza dover affrontare i problemi legati alla presenza di esseri viventi.
La "coabitazione" tra Musk e Trump presenta aspetti problematici. Il primo, pur avendo supportato in prima persona il tycoon, è l'espressione di interessi diversi da quelli del futuro presidente degli USA. Ad esempio, Trump ha minacciato dazi del 60% sulle merci cinesi, avviando così un'escalation della guerra commerciale; ma in Cina, a Shanghai, si trova la più grande fabbrica di Tesla (l'impianto ha una capacità annua di oltre un milione di vetture). La vittoria del duo Trump-Musk porta sulla scena il revival della conquista dello spazio, finalizzato a veicolare l'enorme massa di capitali che non trovano modo di valorizzarsi in questo pianeta. Il programma Artemis, sostenuto e promosso da Trump, è volto a costruire una presenza permanente sulla Luna come base per eventuali missioni su Marte. Queste iniziative per noi rappresentano le spinte di forze materiali che annunciano l'avvento della società nuova.
Trump utilizza la space economy per dimostrare che gli USA sanno ancora produrre hardware e capitalisti in grado di portare avanti progetti di questo tipo, dando un nuovo sogno all'America e al mondo. Musk, con Starlink, ha dato prova dell'importanza della sua rete di satelliti in campo militare, ed è impegnato in numerosi altri settori, tra cui la produzione di veicoli elettrici, batterie, interfacce uomo-computer (Neuralink) e social network. Appena vinte le elezioni, l'imprenditore di origini sudafricane è stato designato a guida del dipartimento che si occuperà di snellire l'apparato burocratico statunitense (DOGE). Trump deve perseguire gli interessi degli Stati Uniti, Musk è guidato dai propri obiettivi personali e aziendali, che solo parzialmente coincidono con quelli del paese.
Il miliardario libertariano Peter Thiel è un altro personaggio piuttosto singolare. Si presenta come difensore del monopolio, sostenendo che solo attraverso di esso è possibile orientare, in uno specifico settore, masse enormi di capitali e realizzare innovazioni tecnologiche che le piccole aziende non sono in grado di sviluppare (Da zero a uno. I segreti delle startup, ovvero come si costruisce il futuro). Fondatore di PayPal e mentore del vicepresidente J. D. Vance, con la sua azienda Palantir, specializzata nell'analisi dei big data, gioca un ruolo di primo piano nella guerra in Ucraina. Molti dei suoi fondi sono impegnati in progetti volti a sconfiggere la morte (idea propria anche del cosmismo russo), studiando tecnologie come la criogenetica e il mind uploading.
In termini di monopolio, Amazon rappresenta un esempio calzante: l'azienda di Jeff Bezos sta diventando l'emporio unico dell'umanità. Partendo negli anni '90 da un settore di nicchia, quello dei libri, nel giro di pochi anni Amazon ha iniziato a vendere di tutto, giungendo a realizzare laboratori su intelligenza artificiale e robotica, satelliti e centrali di energia elettrica. Questi nuovi monopoli riescono ad innovarsi dal punto di vista tecnologico, tagliando fuori le aziende che non riescono a stare al passo. Musk è quasi arrivato al governo degli USA, partecipa alle telefonate tra Trump e Zelensky sul conflitto ucraino, viene accolto come un Capo di Stato in Cina. La variegata corrente libertariana, di cui Musk fa parte, perora l'idea di superamento del governo democratico, sostituito da un governo 2.0 basato su piattaforme Internet. Tim O'Reilly parlava di "Government As a Platform", che ricorda quanto afferma Nick Dyer-Witheford nell'articolo "Red Plenty Platforms": istituire un sistema completamente computerizzato di programmazione economica. Suggestione che ha degli antecedenti nelle teorie del movimento tecnocratico americano (T. Veblen, "Soviet of Technicians").
Ray Kurzweil, inventore, informatico e saggista statunitense, è tra coloro che sostengono che la tecnologia permette all'uomo di superare i prorpi limiti biologici (transumanesimo). Dev'essere chiaro che dietro a questi battilocchi agiscono forze impersonali: è il Capitale in crisi che impone nuove strade da battere. La corrente accelerazionista, che va dagli anarco-capitalisti ai transumanisti, è accomunata dal fatto di voler essere "disruptive", dirompente rispetto al passato e alle consuetudini sociali.
Con buona pace dei liberisti di ogni risma e colore, il capitalismo tende al monopolio. Ciò che è interessante è che oggi anche gli anarco-capitalisti si fanno difensori di questa tendenza. Su Il Sole 24 Ore è uscito l'articolo "BlackRock, nella selezione dei portafogli sbarca l'intelligenza artificiale", nel quale è descritto l'interesse verso l'IA di questo giga-fondo da 10mila miliardi di dollari. A differenza del tempo di Lenin, oggi nessuna "associazione monopolistica internazionale di capitalisti" ha più la minima possibilità materiale di spartirsi il mondo, che, invece, è sottomesso a un capitale anonimo e impersonale, capace di far muovere tutti al proprio ritmo, inclusa la superpotenza in declino. BlackRock e Vanguard controllano una massa di capitali che ammonta a circa 1/5 del PIL mondiale; tali fondi hanno partecipazioni incrociate e possiedono quote delle più importanti società al mondo, da Amazon ad Alphabet, da Facebook a Nvidia, da Tesla a Mastercard. Al comando di BlackRock, con il compito di definire i piani di investimento dell'azienda, c'è il software Aladdin ("Asset liability and debt derivatives investment network").
Nell'articolo "Super-imperialismo?" abbiamo dimostrato come un fascismo su scala planetaria vorrebbe dire un monopolio unico mondiale, un unico grande trust, letale per il capitalismo, che si basa sullo sviluppo diseguale. Se si arrivasse ad una produzione ed una distribuzione dei prodotti organizzata centralmente, significherebbe trovarsi di fronte a quel piano di produzione centralizzato che sta alla base della società nuova.