Con il fallimento di Atene, la Grecia potrebbe uscire dall'euro e ritornare alla dracma procedendo a una svalutazione competitiva, la quale darebbe una spinta alle esportazioni e avrebbe effetti benefici sul turismo. Non è da escludere però l'avvio di un micidiale effetto domino: altri paesi potrebbero seguire l'esempio greco e sganciarsi dalla moneta comune. Le forze politiche anti-euro di destra e di sinistra si stanno rafforzando. A parte l'oggettivo fronte politico tra Alba dorata e Syriza, entrambe a favore del "No", è da segnalare l'arrivo di Vendola, Fassina e Grillo ad Atene. Tutti contro la Troika, ma non contro il capitalismo tout court.
Il caos greco è il portato di profonde contraddizioni a livello strutturale, non è certo una questione di malgoverno o di malvagità di banche e finanza. E' la crisi di valorizzazione del Capitale che produce incapacità di governo dei processi economici e politici.
In chiusura di teleconferenza abbiamo ripreso i temi dell'ultimo incontro redazionale, soprattutto la relazione Può il capitalismo uccidere sé stesso? Per un materialista conseguente solo mediante la categoria di "rivoluzione in permanenza" e le affini "stabilità strutturale" e "morfogenesi" si può risolvere l'antinomia del "crollo del capitalismo". Volendo rintracciare dei postulati nelle teorie "volontariste" del crollo, alla stregua della teoria degli insiemi, si può osservare che queste risolvono "il paradosso" non portando alle estreme conseguenze gli assiomi iniziali (il capitalismo che sopprimendosi ammette in potenza l'esistenza della sua antiforma - che equivale all'insieme di tutti gli insiemi che per un assioma porta a partorire un insieme che non gli appartiene) ma ribaltando uno degli assiomi stessi.
Siccome il risultato futuro muove l'azione che vuole raggiungerlo, è solo proiettandosi in n+1 che si può comprendere l'insieme n. Questo importante concetto è presente in molti scritti di Amadeo Bordiga. Citiamo quanto è detto nell'ultimo capitolo di Proprietà e capitale (Utopia, scienza, azione):
"Ognuno che forma e possiede piani lavora su dati del futuro. [...] Profetizzare un futuro, o voler realizzare un futuro, sono posizioni entrambe inadeguate per i comunisti. A tutto ciò si sostituisce la storia della lotta di una classe considerata come un corso unitario, di cui ad ogni momento contingente solo un tratto è stato già svolto, e l'altro si attende. I dati del corso ulteriore sono ugualmente fondamentali e indispensabili quanto quelli del corso passato. Del resto gli errori e gli sviamenti sono egualmente possibili nella valutazione del movimento precedente, e in quella del movimento successivo: e tutte le polemiche di partiti e di partito stanno a provarlo. Per conseguenza il problema della prassi del partito non è di sapere il futuro, che sarebbe poco, né di volere il futuro, che sarebbe troppo, ma di conservare la linea del futuro della propria classe."