Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  26 luglio 2016

Dall'alienazione al senso di appartenenza

La teleconferenza di martedì sera, presenti 12 compagni, è iniziata commentando le news della settimana.

Per comprendere la fase di transizione che stiamo vivendo è necessario utilizzare dati quantitativi, come ad esempio il consumo mondiale di grano. Rispetto ad un anno fa il prezzo del cereale è dimezzato e la motivazione è da ricercare nella drastica diminuzione del suo impiego. Se il calo dei consumi arriva ad intaccare l'acquisto di grano, bene di prima necessità per eccellenza, significa che la crisi del capitalismo ha raggiunto livelli avanzati e ovviamente questo ha riflessi anche in ambito militare.

In Turchia sono arrivati a 50 mila gli arresti tra militari, professori, prefetti, giornalisti e attivisti, in una serie di provvedimenti molto drastici che sembrano dar ragione a coloro che ipotizzano si sia trattato di un golpe fasullo per permettere al governo e al suo presidente di fare piazza pulita degli oppositori. L'Economist ha pubblicato un significativo diagramma sul parallelo tra Pil e colpi di stato nel Paese: quando l'indicatore economico scende ecco porsi l'esigenza di un golpe per stabilizzare la società.

La Turchia partecipa alla Nato con uno degli eserciti più numerosi ed è nemico storico della Russia. Ankara tenta da anni una politica di espansionismo verso il centro-asia turcofono fino allo Xinjiang, strategia non gradita da Mosca che risulterebbe così accerchiata. Ma, vista la situazione in atto, non possono escludersi avvicinamenti contingenti. Di fatto, la Turchia si aggiunge ai paesi colpiti dal marasma sociale e dalla guerra.

Preoccupante la situazione anche in Brasile, dove alla crisi istituzionale e politica si assomma una pesante crisi economica. Per le Olimpiadi del 2016 le autorità brasiliane hanno annunciato che a presidiare i giochi ci saranno 65.000 agenti di polizia e 20.000 soldati. Le forze dell'ordine, però, sono già all'opera: il complesso di Maré, un gruppo di 16 favelas dove vivono 140.000 persone, è da un anno sotto assedio. Il Paese conta il maggior numero di omicidi al mondo: nel 2014, l'anno della Coppa del Mondo, hanno perso la vita in 60.000 (580 nel solo Stato di Rio de Janeiro per mano della polizia).

Pur se combattuta a pezzi, la guerra in corso è globale. Rispetto ai paesi dichiaratamente in guerra come Libia, Siria e Iraq, il conflitto in corso nei paesi europei presenta aspetti diversi. In seguito al truce omicidio di un prete ad opera di due giovani che avevano giurato fedeltà a Daesh, è nato l'hashtag #JeSuisCatolique. La guerra civile si estende coinvolgendo gruppi etnici, religiosi e fomentando partigianerie.

Stiamo assistendo a fenomeni di sincronizzazione sociale (per approfondire leggere il libro Sincronia. I ritmi della natura, i nostri ritmi di Steven Strogatz): si va dal disoccupato tedesco che spara e ammazza 10 coetanei, al professionista giapponese che elimina come se niente fosse una ventina di disabili. Se è vero che la dicitura "vita senza senso" può voler dire tutto e niente, è vero anche che si patisce profondamente questa non-vita.

Un compagno ha letto un passo di Teoria e prassi della nuova politiguerra americana sull'immolazione dei corpi: "Di fronte all'uso della propria vita come arma generalizzata salta ogni possibilità di dialettica intorno al concetto di polarità. Proprio perché il combattimento prevede la salvaguardia delle proprie forze per mantenere la superiorità o per non cadere nel disequilibrio, l'uso del proprio corpo rende gli avversari occidentali completamente alieni. Essi non hanno quell'arma. Essi non riescono ad immaginare che la guerra non è solo fra eserciti, anche se praticano il genocidio come normalità."

Nel racconto di fantascienza L'anno del diagramma di Robert Heinlein, un ferreo determinismo spiega moltissimi fatti apparentemente slegati tra loro: uno scienziato misura con un grafico i sintomi di crisi e scopre che alle impennate della curva corrispondono catastrofi collettive, fino a quella finale. Secondo la concezione del libero arbitrio si tende a pensare che sia la volontà a guidare le azioni, in realtà è ciò che ci circonda che ci spinge ad agire in un modo piuttosto che in un altro: l'umanità fibrilla perché il capitalismo sta collassando e nessun governo ha la possibilità e la capacità di affrontare da un punto di vista sistemico i problemi d'oggi.

L'impossibilità di vivere all'interno dell'attuale forma sociale diventa una realtà che produce effetti: di fronte alla vita senza senso, alla mancanza di cibo e di beni per sopravvivere, assume sempre più peso l'esigenza di un partito-comunità come rifugio del proletariato.

Lo scrittore giapponese Yukio Mishima, nazionalista e romantico, intuisce il significato della negazione della vita all'interno della società del Capitale, il fatto che le merci sono tutto e gli uomini semplici ingranaggi di un sistema che li schiavizza:

"Credere che si debba essere felici per il solo fatto di vivere, pur conducendo un'esistenza orrenda, è un modo di pensare da schiavi; pensare che sia piacevole avere una vita ordinaria e confortevole, è il modo di provare emozioni degli animali; gli uomini, però, diventano ciechi pur di non vedere che non vivono e non pensano da esseri umani. La gente si agita davanti a un muro buio e sogna di comprare lavatrici elettriche e televisori, aspetta con ansia il domani anche se esso non porterà a niente. Ed è lì che compaio io, e per il solo fatto che mostro la realtà nella sua crudezza, si scatena un gran trambusto, tutti si terrorizzano, si ammazzano o compiono un doppio suicidio. Io mostro la forma esatta del tempo, come le vendite rateali o le assicurazioni, soltanto che di sicuro sono più gentile; e poi metto in evidenza il tempo che rotola, quello obliquo, quello accelerato, vale a dire il tempo reale; invece gli addetti alle vendite rateali mostrano il tempo del finto perbenismo, quello piatto, quello edulcorato."

Viviamo in una società interconnessa al massimo, eppure siamo alienati come non mai. Tutti i tentativi di trovare un posto in questo mondo lasciano il tempo che trovano, il movimento rivendicativo si sta estinguendo e l'unica soluzione è nel partito come anticipazione della società futura. In questo l'individuo-molecola trova le connessioni adatte e passa dall'alienazione al senso di appartenenza, si aggrega, si polarizza, si fa organismo nuovo e completo.

Articoli correlati (da tag)

  • Cresce la tensione ovunque

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando la situazione di guerra in Medioriente.

    Recentemente, le forze di difesa israeliane hanno preso di mira le basi UNIFIL presenti nel sud del Libano, lungo la "linea blu", con il chiaro intento di farle evacuare. Nell'attacco sono state distrutte le telecamere e le torrette di osservazione, e ci sono stati alcuni feriti tra i caschi blu. I ministri degli Esteri di Francia, Germania, Italia e Regno Unito hanno manifestato il loro disappunto, mentre Israele ha dichiarato di aver precedentemente invitato il comando UNIFIL a ritirarsi. Le truppe dell'ONU sono presenti in Libano dagli inizi degli anni '80 in quanto "forza militare di interposizione", ma evidentemente il tempo della mediazione è finito per lasciare spazio a quello della guerra aperta.

  • Dall'impero americano, al caos, alla rivoluzione

    La teleriunione di martedì sera ha preso le mosse dall'intervento di Lucio Caracciolo al festival di Limes a Genova 2024 ("Dall'impero americano al caos").

    Le determinazioni materiali spingono gli analisti di politica ed economia internazionale ad affermazioni forti. Caracciolo sostiene che le guerre in corso riguardano la transizione egemonica, ma che nei fatti non c'è nessun nuovo candidato alla guida di un mondo post-USA, e prevede una fase più o meno lunga di caos. Va ricordato che, almeno dagli anni Settanta, si è scoperto che non esiste il caos fine a sé stesso. Gli studi sui sistemi dinamici e la complessità ci indicano l'esistenza di un caos deterministico, nel quale vi sono attrattori strani che rappresentano un nuovo tipo di ordine. Il caos non è dunque il punto di arrivo, ma rappresenta la transizione ad una nuova forma sociale. I teorici dell'autorganizzazione, ad esempio Stuart Kauffman, descrivono il margine del caos come quella "terra di confine" che rende possibili nuove configurazioni.

    Nella rivista monografica "Teoria e prassi della nuova politiguerra americana" abbiamo descritto la guerra, apertasi dopo il crollo del blocco sovietico, il miglior nemico degli USA. Quel mondo bipolare aveva trovato un equilibrio fondato sulla deterrenza nucleare ("Dall'equilibrio del terrore al terrore dell'equilibrio"), che oggi è venuto meno anche dal punto di vista demografico: gli americani sono circa 300 milioni mentre il resto del mondo conta oltre 7 miliardi e mezzo di abitanti. E poi, di questi 300 milioni, la maggioranza non fa parte del sistema dell'1%: lo testimoniano l'ultima ondata di scioperi e il fatto che l'esercito abbia problemi con l'arruolamento. Si sono affacciate sul mondo nuove grandi potenze, in primis la Cina, che già solo per il fatto di esistere e crescere, economicamente e militarmente, mettono in discussione il primato degli Stati Uniti.

  • Caos deterministico

    La teleriunione di martedì sera è iniziata prendendo spunto dalle ultime notizie dal Medioriente.

    In seguito al massiccio attacco sferrato da Israele contro le postazioni di Hezbollah in Libano, durante il quale è stato ucciso Hassan Nasrallah, segretario generale dell'organizzazione, l'Iran ha lanciato circa 200 missili in direzione di Tel Aviv.

    Sono le determinazioni materiali a costringere gli stati a muoversi, e tutti lo fanno all'interno di una complessa rete di condizionamenti. In un'intervista, reperibile su YouTube ("E' ancora possibile evitare la terza guerra mondiale?"), il generale Fabio Mini afferma che la situazione mondiale non è tanto complicata quanto complessa, poichè gli attori in campo sono molti ma comunque tutti ben individuabili. L'annientamento di Hamas e Hezbollah ad opera di Israele non può essere portato a termine e ciò innesca un'escalation bellica. Rispetto al passato, ad azione non corrisponde una reazione proporzionata, bensì una risposta "randomica", caotica e di difficile previsione.

Rivista n°55, luglio 2024

copertina n° 55

Editoriale: Non potete fermarvi

Articoli: Evoluzione extra biologica - Transizione di fase. Prove generali di guerra

Rassegna: Presa d'atto - Il capitalismo è morto

Recensione: Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune - Guerra civile negli USA, ma non quella vera

Doppia direzione: Il programma immediato non ammette mediazioni

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email