Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  24 gennaio 2017

Acute contraddizioni

La teleconferenza di martedì sera, presenti 13 compagni, è iniziata commentando la situazione economica negli Usa.

Appena insediatosi, Donald Trump ha annunciato che gli Stati Uniti usciranno dal Tpp, il progetto di accordo commerciale Trans-Pacifico a cui aderiscono altri 11 paesi, ed ha proposto, con tanto di apologia di quei capitalisti che investono nel proprio paese, incontri su cadenza trimestrale con i vertici delle maggiori industrie americane: "Tutto quello che dovrete fare è stare qui, non andar via. Non licenziare la vostra gente negli Usa".

Sappiamo da un pezzo che la storia, pur essendo fatta da uomini e da esecutivi che gli uomini formano per governare la società, non si svolge come essi vorrebbero, bensì secondo determinazioni materiali più forti di ogni volontà. In questo contesto ha avuto una certo eco la notizia di un possibile investimento della Foxconn per circa 7 miliardi che, per mezzo della controllata Sharp, dovrebbe assemblare display su suolo americano. 50 mila i posti di lavoro annunciati, ma bisognerà proprio vedere a cosa serviranno dato che i piccoli componenti vengono prodotti in modo automatico. Comunque il fatto che siano i cinesi a investire e produrre negli Stati Uniti, e non il contrario, significa che l'imperialismo a stelle e strisce è davvero messo male.

In Commercio Britannico (New York Daily Tribune, 3 febbraio 1858), Marx notava che l'Inghilterra, il maggiore paese imperialistico dell'epoca, stava finanziando i suoi concorrenti e preparando così il proprio declino. La situazione descritta allora è simile a quella odierna degli Stati Uniti, ma con la differenza che il ciclo imperialistico si è chiuso e il passaggio del testimone non è più possibile. Se il basso costo (locale) della forza lavoro in Cina aveva attirato investimenti da tutto il mondo, oggi, con i robot ad un prezzo internazionale, diventa più conveniente produrre vicino a casa e tagliare i costi di trasporto. Ecco quindi iniziare un processo di rilocalizzazione della produzione.

Bisogna inoltre ricordare che, come affermava Luciano Gallino a proposito della Fiat, il salario dei dipendenti equivale a circa l'8% del prezzo di mercato di una macchina. La forza lavoro, pur essendo fondamentale per la produzione del plusvalore, conta sempre meno nel ciclo complessivo di produzione e questa è una contraddizione enorme per il capitalismo.

Fatti materiali potentissimi richiedono la messa all'opera di una serie di controtendenze (aumento del grado di sfruttamento del lavoro, ridu­zione del salario, commercio estero, ecc.) al fine di ritardare il collasso del Capitale. Ma tali misure non fanno che spostare in avanti le contraddizioni fino a portarle a livelli insanabili. L'aumento della forza produttiva sociale è il punto di partenza e insieme il punto di arrivo di tutto ciò che concerne la legge della caduta tendenziale del saggio di profitto. Con un semplice schema possiamo raffigurarci la parabola storica del plusvalore e cercare di capire a che punto siamo arrivati:

Parabola del plusvalore

Nell'articolo Non è una crisi congiunturale abbiamo dimostrato che, se in una società estrema si consumasse tutto il valore prodotto (massimo numero possibile di operai, tutto "lavoro necessario" e niente "pluslavoro"), non ci sarebbe plusvalore e quindi neanche accumulazione. All'opposto, se in una società altrettanto estrema si producesse solo con macchine e senza operai, non si potrebbe estrarre plusvalore e quindi sarebbe altrettanto impossibile l'accumulazione. Fra i due opposti del grafico, lo zero delle società primitive che non accumulano, e lo zero teorico di una ipotetica società robotizzata senza operai, il massimo del rendimento si colloca al culmine della parabola, e cioè quando il numero degli operai è maggiore. La Germania sembra esser "riuscita" a mettere in moto una controtendenza fondamentale alla caduta del saggio di profitto; dagli operai viene mediamente ricavato plusvalore assoluto invece che relativo, occupandone di più e facendoli lavorare più a lungo e più intensamente con poco anticipo di capitale-macchine. Tuttavia si tratta di un fenomeno locale che non può reggere: il Sistema nel suo complesso ha raggiunto una soglia di macchinismo per cui si richiedono sempre più macchine, in un crescendo esponenziale in cui nessun stato può mettere in discussione a lungo il trend storico.

La Chiesa avverte che si sta raggiungendo un effetto soglia: il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, mette in guardia il governo italiano sottolineando "le difficili condizioni in cui versa una fascia sempre più ampia di popolazione" sul territorio. Secondo il religioso è "necessario prestare la massima attenzione alla legge delega di introduzione del reddito di inclusione e alla predisposizione del Piano nazionale contro la povertà".

Chiunque si appelli al reddito di cittadinanza non può che avere in mente una situazione di non ritorno, mentre sono sempre meno quelli che reclamano investimenti produttivi. Il liberismo è ormai un ricordo del passato, ora siamo semplicemente alla "minestra pubblica". A proposito di miseria crescente significativo il Global Risks Report 2017, presentato al World Economic Forum di Davos. Su Repubblica è sintetizzato così: "Disuguaglianza economica, polarizzazione sociale e l'intensificarsi dei rischi ambientali sono le tre macro-tendenze evidenziate dal rapporto per il futuro prossimo venturo. In altre parole la disparità di reddito, il crescente gap ricchi-poveri a livello mondiale e il cambiamento climatico sono i principali pericoli all'orizzonte". Anche i giornali della borghesia vedono nero e non possono fare altro che lanciare l'ennesimo allarme per le sorti dell'umanità.

Un compagno ha segnalato la pubblicazione sul blog de Il Fatto Quotidiano dell'articolo Disastri ambientali, Amadeo Bordiga e l'economia della sciagura del capitalismo a firma Paolo Becchi. In relazione ai recenti disastri "naturali", l'ex ideologo dei 5 Stelle rispolvera dal cassetto la "visione ormai sicuramente 'inattuale', ma non priva di lucidità e intelligenza" di Amadeo Bordiga sul "processo di sviluppo capitalistico che si configura come una vera e propria 'economia della sciagura'". Curioso l'invito alla lettura tramite link di Piena e rotta della civiltà borghese e Omicidio dei morti, tra i fili del tempo più feroci contro la società borghese.

In chiusura di teleconferenza si è accennato all'assemblea sindacale sul No al contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici tenutasi a Firenze. Positivo il fatto che, grazie alle foto e ai commenti inviati in tempo reale su Facebook e Twitter, era possibile seguire gli interventi dei delegati pur non essendo presenti. Anche in questo caso la tecnologia fa la differenza riducendo spazi e tempi. Riguardo al tema discusso, sembra che serpeggi un certo malumore alla base della Fiom-Cgil; tuttavia i lavoratori faticano a volgere lo sguardo verso il futuro piuttosto che al passato. Come viene scritto in Abbasso la repubblica borghese, abbasso la sua costituzione, non può essere considerato come conquista l'enunciato che il lavoratore entri nelle istituzioni, al contrario il proletariato per liberarsi deve rompere con la logica dei "diritti", con tutte le categorie economiche e politiche vigenti. Detto questo, alcuni interventi hanno posto l'accento sull'importanza di legare le esperienze delle diverse fabbriche e mostrare ai lavoratori le contraddizioni della burocrazia sindacale. Segnali di voglia di cambiamento?

Articoli correlati (da tag)

  • Accumuli e catastrofi

    La teleriunione di martedì sera è iniziata riprendendo i temi trattati nella relazione "Peculiarità dello sviluppo storico cinese" presentata durante lo scorso incontro redazionale (15-16 marzo).

    La Cina ha attraversato una lunga guerra di liberazione nazionale (1927-1950) durante la quale la tattica del fronte unito con il Kuomintang, lanciata dal PCC in funzione antigiapponese, portò prima al disarmo e poi al massacro dei comunisti. In seguito alla vittoria della rivoluzione borghese, si rese necessario sviluppare il mercato interno e l'industria; la storia del capitalismo è la storia dell'assoggettamento della campagna alla città. Con la fine degli anni '70 si chiuse un'epoca e si aprì la strada ai finanziamenti esteri che, con le riforme, trasformarono completamente il paese (Deng Xiaoping: "arricchirsi è glorioso"). Il processo di accumulazione originaria, che nei paesi occidentali ha impiegato decine e decine di anni per compiersi, in Cina avviene bruscamente, portando con sè profondi disastri ambientali e sociali. Lo sradicamento dei contadini dalle zone rurali provocò migliaia di rivolte, soffocate con la forza dall'esercito.

    La Cina contemporanea non è solo un paese industrializzato, ma anche finanziarizzato. Nell'articolo "Tessile cinese e legge del valore" abbiamo visto che le contraddizioni riversate in Asia dall'Occidente sono poi tornate indietro amplificate. La vulcanica produzione cinese corrisponde al declino produttivo in altri paesi. La cosiddetta de-industrializzazione dell'Occidente non è causata da cattive scelte politiche, ma dalle leggi inerenti la natura del sistema capitalistico.

  • Accelerazionismo e forze storiche

    La teleriunione di martedì sera è iniziata dalla segnalazione di un articolo del sito Futuro Prossimo, intitolato "USA senza freni: l'accelerazionismo tecnologico di Trump e Musk".

    Nell'articolo, Ben Buchanan, ex consigliere per l'IA per la Casa Bianca, afferma che l'accelerazionismo, una corrente di pensiero secondo cui lo sviluppo tecnologico non deve avere limitazioni, è diventato la dottrina ufficiale dell'amministrazione Trump, con conseguenze potenzialmente rivoluzionarie. Per il nuovo esecutivo politico americano la vera minaccia non è la mancanza di regole, bensì il rischio di restare indietro nella corsa globale all'intelligenza artificiale generale. I meccanismi di funzionamento dello Stato sono troppo lenti per tenere il passo con l'innovazione tecnologica, perciò è necessaria una "distruzione creatrice" di schumpeteriana memoria. Di qui i piani di licenziamento dei lavoratori del DOGE (dipartimento per l'efficienza governativa statunitense) voluti da Elon Musk. Sembra che parte dei 1.500 dipendenti federali della General Services Administration recentemente allontanati verranno sostituiti dalla chatbot GSAi.

    Joseph Schumpeter sviluppa la teoria della "distruzione creatrice" basandosi sull'opera di Marx, in particolare sul passaggio del Manifesto del partito comunista in cui si afferma che la società borghese è costretta a rivoluzionare "di continuo gli strumenti di produzione, quindi i rapporti di produzione, quindi tutto l'insieme dei rapporti sociali".

  • Imperialismo europeo?

    La teleriunione di martedì sera è iniziata dalla notizia riguardante la cosiddetta questione curda.

    Abdullah Öcalan, storico leader della guerriglia curda, imprigionato nelle carceri turche dal 1999, ha chiesto al PKK l'abbandono della lotta armata. Proprio in questi giorni gli USA hanno annunciato il loro ritiro dalla Siria, dove è presente un contingente americano di circa 2mila soldati impegnati contro l'ISIS e a sostegno delle SDF (Siryan Democratic Force). La mossa di Öcalan è un segno dei tempi, è il portato di un repentino cambiamento degli equilibri mondiali, ma resta da vedere la capacità delle forze curde, divise geograficamente e politicamente, di darsi un indirizzo, se non unitario, almeno non confliggente.

    Il subbuglio sociale negli Stati Uniti ha conseguenze sul resto del mondo. L'annuncio di nuovi dazi doganali da parte dell'amministrazione Trump e, più in generale, il ritorno del protezionismo si scontrano con un mondo che, invece, avrebbe bisogno di un governo unico mondiale per gestire l'attuale sviluppo delle forze produttive. Il rischio è che collassi tutto, e che l'utilizzo dell'arma dei dazi inneschi situazioni incontrollabili: gli ingredienti ci sono tutti, il mercato è piccolo, gli attori sono troppi e ad azione segue reazione. La Cina ha infatti annunciato aumenti del 10-15% dei dazi su diversi prodotti agricoli e alimentari americani.

Rivista n°56, dicembre 2024

copertina n° 56

Editoriale: I limiti dell'… inviluppo / Articoli: Il gemello digitale - L'intelligenza al tempo dei Big Data - Donald Trump e il governo del mondo / Rassegna: Il grande malato d'Europa - Il vertice di Kazan - Difendono l'economia, preparano la guerra / Recensione: Ciò che sembrava un mezzo è diventato lo scopo / Doppia direzione: Il lavoro da svolgere oggi - Modo di produzione asiatico? - Un rinnovato interesse per la storia della Sinistra Comunista - Isolazionismo americano post-elettorale?

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email