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  • Resoconto teleriunione  18 marzo 2025

Accumuli e catastrofi

La teleriunione di martedì sera è iniziata riprendendo i temi trattati nella relazione "Peculiarità dello sviluppo storico cinese" presentata durante lo scorso incontro redazionale (15-16 marzo).

La Cina ha attraversato una lunga guerra di liberazione nazionale (1927-1950) durante la quale la tattica del fronte unito con il Kuomintang, lanciata dal PCC in funzione antigiapponese, portò prima al disarmo e poi al massacro dei comunisti. In seguito alla vittoria della rivoluzione borghese, si rese necessario sviluppare il mercato interno e l'industria; la storia del capitalismo è la storia dell'assoggettamento della campagna alla città. Con la fine degli anni '70 si chiuse un'epoca e si aprì la strada ai finanziamenti esteri che, con le riforme, trasformarono completamente il paese (Deng Xiaoping: "arricchirsi è glorioso"). Il processo di accumulazione originaria, che nei paesi occidentali ha impiegato decine e decine di anni per compiersi, in Cina avviene bruscamente, portando con sè profondi disastri ambientali e sociali. Lo sradicamento dei contadini dalle zone rurali provocò migliaia di rivolte, soffocate con la forza dall'esercito.

La Cina contemporanea non è solo un paese industrializzato, ma anche finanziarizzato. Nell'articolo "Tessile cinese e legge del valore" abbiamo visto che le contraddizioni riversate in Asia dall'Occidente sono poi tornate indietro amplificate. La vulcanica produzione cinese corrisponde al declino produttivo in altri paesi. La cosiddetta de-industrializzazione dell'Occidente non è causata da cattive scelte politiche, ma dalle leggi inerenti la natura del sistema capitalistico.

Per favorire il reshoring, il rientro delle industrie delocalizzate, bisogna livellare al ribasso i salari locali rendendoli competitivi con quelli asiatici. In "Imprese economiche di Pantalone", l'ultimo stadio del capitalismo viene definito parassitario. In questa fase i bianchi colonizzano i bianchi. Scomparse le colonie classicamente intese, e cioè quei paesi da cui venivano estratte risorse utili per arricchire i paesi colonialisti, la lotta è per il controllo dei flussi di valore (colonialismo finanziario). Gli USA stanno affrontando gravi difficoltà economiche perché non riescono ad alimentare il loro enorme debito pubblico, a mantenere le basi militari sparse sul pianeta, a rastrellare sui mercati il plusvalore altrui. Ogni paese che subentra alla guida del capitalismo porta con sé innovazioni dal punto di vista tecnologico, ma Cina e USA sono quasi allo stesso livello e c'è sempre meno da colonizzare se non le proprie popolazioni. #TangPing in Cina e #Antiwork negli USA sono fenomeni simili di rifiuto del lavoro.

Anche l'Africa, che per alcuni potrebbe rappresentare uno sfogo per un capitalismo in cerca di valorizzazione, ha capitali modernissime con tanto di grattacieli in stile occidentale. Il pianeta è piccolo e le economie tendono a sincronizzarsi perché tutti producono e vendono merci allo stesso tempo. Il debito mondiale è pari al 320% circa del PIL globale, a cui si aggiungono la bolla delle criptovalute e la massa di derivati "parcheggiati" nei circuiti della finanza mondiale. Questo capitale fittizio, qualora ci fosse un accenno di ripresa economica o una minima possibilità di valorizzarsi, si indirizzerebbe verso il settore economico individuato come fecondo e lo farebbe saltare in aria. L'industria serve alla finanza come pedina utile a mettere in moto processi speculativi. Nel caso della Parmalat (2003), il latte e gli operai contavano solo come pretesto per muovere masse di capitali ("Parmalat, tentata fuga dalla legge del valore").

La partita ucraina si gioca tra USA e Russia, e l'Europa, nella sua disunità, è tagliata fuori. Il riarmo europeo sarà al massimo il riarmo dei singoli paesi europei. Non potrà comunque essere un volano per l'economia: qualsiasi investimento nell'industria bellica non potrà mai assorbire la massa di disoccupati esistente. L'aumento del macchinismo può far aumentare la massa del plusvalore, ma influisce inevitabilmente sulla caduta del saggio di profitto. A ciò si assomma il problema della rendita, dato che aumentare la composizione organica del capitale significa investimenti in mezzi di produzione, materie prime ed energia. Lo sviluppo dei sistemi di intelligenza artificiale fa sì che molte funzioni (anche cognitive), oggi svolte dagli uomini, saranno presto automatizzate.

La guerra è uno dei fenomeni più dissipativi dell'attuale modo di produzione. Israele ha ripreso i bombardamenti sulla Striscia di Gaza, in poche ore di attacchi sono state uccise oltre 400 persone. I familiari degli ostaggi israeliani sono subito scesi nelle strade del paese, contestando duramente la decisione del governo Netanyahu. In Medioriente la pace o la guerra dipendono anche da soggetti statali non direttamente coinvolti nel conflitto. La realizzazione della Via della Seta, dopo l'attacco del 7 ottobre ad Israele ad opera di Hamas, ha subìto una battuta d'arresto; nel frattempo Washington si è accordato con New Delhi e altre capitali per dare vita alla Via del Cotone (IMEC), un corridoio logistico tra India, Medio Oriente e Mediterraneo. I progetti commerciali e geopolitici delle potenze si scontrano con interessi locali e situazioni di marasma sociale e guerra che diventano incontrollabili.

In questo mondo di merci e capitali esistono punti particolarmente caldi, come lo stretto di Malacca, di Bab al Mandab, o i canali di Suez e Panama: arterie fondamentali che permettono il commercio mondiale. La stabilità è impossibile in un sistema in cui vige la guerra di tutti contro tutti. Gli USA impediscono un'unità sostanziale dell'Europa, depotenziandola ed intendendola come terra da saccheggio (pensiamo ai 300 miliardi di dollari di risparmio europeo che vengono dirottati annualmente verso gli USA), ma hanno anche bisogno di un'Europa non troppo debole che compri le loro armi e faccia i loro interessi. Il pianeta è piccolo, sia per lo sbocco di merci e capitali che per dare a tutti la possibilità di stabilire e realizzare i propri progetti. Quello che succede in Ucraina, in Medioriente, e un domani nell'Indopacifico, dimostra come gli interessi capitalistici sono destinati a confliggere. Gli USA sono in preda a due forze contrastanti: da una parte non hanno l'energia per fare lo sbirro globale, dall'altra non possono non farlo dato che subirebbero un contraccolpo enorme.

Esplosioni sociali si verificano ovunque nel mondo. Le recenti manifestazioni in Serbia, Grecia e Macedonia avvengono a causa del malfunzionamento dell'attuale forma sociale. Che sia la caduta di una pensilina in una stazione, un incidente ferroviario o l'incendio di una discoteca, questo sistema non è in grado di applicare in ambito sociale la stessa razionalità che impiega per fare funzionare una fabbrica.

A proposito di industria, se nel 2004 ci voleva un anno intero per aumentare di 1 gigawatt la capacità di energia solare a livello mondiale, ora basta un solo giorno. Buona parte di questa crescita è guidata dalla Cina, che nel 2023 rappresentava circa il 43% della capacità installata cumulativa a livello mondiale. Nonostante ciò, l'energia prodotta non basta, perciò Pechino sta costruendo nuovi reattori nucleari. Nel saggio Il capitale nell'antropocene di Saito Kohei si parla dei limiti dello sviluppo, di cambiamento climatico, e si individua in Marx uno dei primi pensatori "ecologisti", avendo egli parlato di "frattura metabolica" prodotta dal capitalismo. Questo sistema è altamente dissipativo e, di fronte alla catastrofe in corso, cresce anche nell'ambiente accademico il numero di coloro che sostengono che l'unica soluzione sia il socialismo. Le capitolazioni ideologiche della borghesia di fronte al marxismo sono il prodotto di potenti spinte materiali.

Il libero arbitrio non esiste. Esso è definito come "capacità di scegliere liberamente, nell'operare e nel giudicare." (Treccani). La definizione che ne dà l'Oxford English Dictionary è la seguente: "La facoltà di un individuo di compiere scelte libere, non determinate dalla predestinazione divina, dalle leggi della causalità fisica, dal fato, ecc." Un esempio di catastrofe fu proprio la settimana che Lenin non volle far passare: in quel frangente il partito bolscevico decise che la situazione era favorevole per la presa del potere e procedette, non senza intoppi, in quella direzione. Tale decisione fu una libera scelta di qualcuno oppure venne determinata da una catena di eventi precedenti? Nel dibattito tra René Thom e Ilya Prigogine sulle biforcazioni catastrofiche, il primo afferma che non si può scollegare un evento da tutto il passato e dall'intorno (condizioni al contorno) che lo hanno determinato: "In ultima analisi, possiamo dire che la biforcazione esiste solo per noi, soggettivamente, che non sappiamo sempre stabilire il suo esito." ("Sul libero arbitrio")

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