Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  4 luglio 2017

Alla disperata ricerca di equilibrio

La teleconferenza di martedì sera, presenti 13 compagni, è iniziata commentando il discorso di Papa Francesco all'incontro con i delegati della CISL il 28 giugno scorso.

Il capo della Chiesa cattolica, dopo la triste esaltazione del lavoro quale fattore di dignità della persona, ha parlato positivamente dell'ozio: "Certo, la persona non è solo lavoro... Dobbiamo pensare anche alla sana cultura dell'ozio, di saper riposare. Questo non è pigrizia, è un bisogno umano."

Ascoltando queste parole ci è subito venuto in mente Il diritto all'ozio (1887), l'insuperabile pamphlet anti-capitalista di Paul Lafargue. Ozio significa tempo di vita utile a rigenerare le proprie forze fisiche e intellettuali, e solo in una società meschinamente lavorista come quella attuale questa parola può assumere una connotazione negativa. Per quanto riguarda la corrente cui facciamo riferimento, già nel Programma rivoluzionario immediato nell'Occidente capitalistico del 1952 essa si richiamava alla "drastica riduzione della giornata di lavoro almeno alla metà delle ore attuali, assorbendo disoccupazione e attività antisociali". Nella società futura non esisterà più il lavoro salariato, tutto sarà tempo di vita senza distinzione tra un'attività particolare e l'altra.

Proseguendo nel suo discorso, il pontefice ha puntato il dito contro un mondo del lavoro squilibrato: "E' una società stolta e miope quella che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga una intera generazione di giovani a non lavorare quando dovrebbero farlo per loro e per tutti". E ha continuato elencando le sfide che il sindacato deve affrontare per potersi sganciare dall'omologazione imperante: "... nelle nostre società capitalistiche avanzate il sindacato rischia di smarrire questa sua natura profetica, e diventare troppo simile alle istituzioni e ai poteri che invece dovrebbe criticare. Il sindacato col passare del tempo ha finito per somigliare troppo alla politica, o meglio, ai partiti politici, al loro linguaggio, al loro stile." Quindi se la prima sfida per tali organizzazioni è quella di ritrovare la lungimiranza nelle proprie azioni guadagnandone in termini di forza ed efficacia, la seconda riguarda invece l'innovazione, ovvero l'agire stesso del sindacato. Fino ad ora esso si è limitato a tutelare chi un lavoro c'è l'ha, mentre "la vostra vocazione", dice il vicario di Cristo rivolgendosi ai sindacalisti, "è anche proteggere chi i diritti non li ha ancora, gli esclusi dal lavoro che sono esclusi anche dai diritti e dalla democrazia".

Da buon riformista, il Papa vorrebbe che si stipulasse un "nuovo patto sociale umano", e delinea i tratti di un sindacato capace di andare incontro a quel 40 per cento di giovani che non lavora, agli immigrati, ai poveri che assediano "le mura della città", per rinascere nelle "periferie esistenziali". E' la proposta di un'organizzazione economica di tipo territoriale, di un organismo che abbracci tutti i lavoratori indipendentemente dall'essere occupati o meno.

Qualche mese fa la Chiesa ha dato il suo appoggio ad alcuni gruppi di lavoratori, soprattutto del comparto della grande distribuzione, che si sono mobilitati contro il lavoro domenicale e pasquale. Una parte di popolazione lavora con ritmi e turni massacranti e questo, in effetti, si traduce in una riduzione del tempo da dedicare alla vita cristiana e al suo pilastro sociale, la famiglia. Desta inoltre preoccupazione tra le mura vaticane il giganteggiare dell'esercito dei disoccupati; già nel 2013, nel Discorso del Santo Padre Francesco alla Delegazione dell'Istituto Dignitatis Humanae, il Papa affermava:

"Purtroppo nella nostra epoca, così ricca di tante conquiste e speranze, non mancano poteri e forze che finiscono per produrre una cultura dello scarto; e questa tende a divenire mentalità comune. Le vittime di tale cultura sono proprio gli esseri umani più deboli e fragili – i nascituri, i più poveri, i vecchi malati, i disabili gravi... –, che rischiano di essere 'scartati', espulsi da un ingranaggio che dev'essere efficiente a tutti i costi."

La Chiesa e i suoi rappresentanti, schierandosi sempre dalla parte della classe dominante, non riescono a risalire alle radici dei problemi che affliggono il nostro tempo e, per quanto critichino questa società, finiscono sempre per salvare l'oggetto del loro biasimo. Papa Francesco, appellandosi in fin dei conti ad un capitalismo dal volto umano, non chiede certo la soppressione del mercato tout court ma l'avvento di un'"economia sociale di mercato".

Negli anni '50 la nostra corrente ha scritto articoli come "Chiesa e fede, individuo e ragione, classe e teoria", "Ossature giubilari teoretiche" e "Sorda ad alti messaggi la civiltà dei quiz" al fine di inquadrare correttamente la cosiddetta questione religiosa. La Chiesa cattolica, l'organismo millenario che è riuscito ad adeguarsi a più modi di produzione, basa il suo modo di essere su enunciazioni fondamentali per la sua dottrina e stabilisce un corso invitando tutti gli aderenti ad uniformarsi ad esso. Tuttavia è difficile pensare che essa, nella sua evoluzione, possa oggi approdare al cristianesimo comunistico delle origini: la ruota della storia non gira all'indietro, mentre lo scontro tra modi di produzione non può che dissolvere le vecchie forme e anticipare quelle nuove (adatte al livello raggiunto dalla forza produttiva sociale).

Anche gli stati faticano sempre più vistosamente ad affrontare i problemi che pone la società moderna. Di fronte al crescente flusso migratorio, soprattutto dal continente africano, i paesi membri dell'Unione Europea hanno cominciato a fibrillare ed ognuno si è mosso per conto proprio. L'entità politica dell'Europa esiste solo sulla carta e il paventato schieramento dell'esercito al confine del Brennero da parte dell'Austria non è altro che la manifestazione dell'impossibilità di reggere un fenomeno assolutamente out of control. Il Capitale si è da tempo autonomizzato e non bada più a nessuno, né ai moniti del Papa né a quelli dei governanti, e più esso si sottrae alle regole, più gli uomini, invano, le moltiplicano nella speranza di riprenderne la gestione.

Prendendo spunto da queste ultime considerazioni, abbiamo deciso, anche in previsione delle prossime teleriunioni, di approfondire la situazione economica e politica in cui versano gli Stati Uniti. La politica dell'amministrazione Trump è il riflesso di qualcosa che ribolle nel profondo del paese e l'impasse in cui si trova (nonostante il rilancio dei settori militare e spaziale) riguarda l'impossibilità di controllare l'economia.

In chiusura di teleconferenza abbiamo accennato a quanto accade nell'area mediorientale. Dopo gli ultimi avvenimenti, lo Stato Islamico risulta fortemente ridimensionato e Mosul e Raqqa sono state quasi "liberate", ma ci sono città distrutte e stati che non controllano più il loro territorio. Anche se il Califfato sarà sconfitto, rimarranno i problemi che lo hanno fatto nascere: Siria, Iraq, Libia, ecc., sono terra di scontro tra fazioni, milizie, signori della guerra e partigianerie al soldo dei grandi paesi. I vecchi equilibri sono saltati per sempre.

Articoli correlati (da tag)

  • Intelligenza di sciame

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando la situazione economica e politica in Germania.

    La crisi economica ed istituzionale, che ha portato alla caduta del governo Scholz, fa vacillare quello che era considerato il paese più stabile d'Europa. Il patto corporativo, instaurato a partire dagli anni '30 e consolidato nel dopoguerra con la fase demo-fascista, mostra le prime crepe. Il cancelliere Scholz è stato sfiduciato dal Bundestag e quindi il paese tornerà presto alle urne. Il problema dell'ingovernabilità è ormai diffuso. La Francia, ad esempio, è alle prese con problemi economici (chiusura di fabbriche, deficit in aumento e spread in salita) che hanno portato ad una crisi politica senza precedenti.

    Lo "schema ad imbuto" riportato nell'articolo "Un modello dinamico di crisi" è la rappresentazione dell'andamento dell'incremento relativo degli indici della produzione industriale dei maggior paesi capitalistici. Nel 2008, il diagramma evidenziava chiaramente come gli indici delle principali economie fossero sincronizzati intorno a una crescita prossima allo zero. Al tempo, l'unica eccezione era rappresentata dalla Cina, ma oggi anch'essa si sta progressivamente allineando alle altre economie. Se non c'è sempre una relazione meccanica tra crisi economica e crisi governativo-istituzionale, è però evidente che lo stato dell'economia (struttura) produce risvolti pratici sul piano politico (sovrastruttura).

  • Non c'è solo caos all'orizzonte

    La teleriunione di martedì sera si è aperta con il commento dell'articolo "Il gemello digitale", pubblicato sul numero 56 della rivista, in uscita a breve.

    La differenza tra un modello classicamente inteso e il gemello digitale risiede nel fatto che il primo è statico, mentre il secondo è dinamico, grazie al feedback continuo tra mondo fisico e mondo digitale. Uno dei primi modelli dinamici sviluppati con l'ausilio del computer è Mondo3 di Jay Forrester, progetto commissionato dal Club di Roma ed utilizzato per elaborare il Rapporto sui limiti dello sviluppo (1972).

    La digitalizzazione del mondo, realizzata grazie all'aumento della potenza di calcolo dei computer e all'enorme mole di dati raccolta tramite sensori sparsi ovunque (big data), permette di sviluppare modelli digitali di qualsiasi oggetto o processo. Il gemello virtuale si modifica continuamente in base agli input che arrivano dalla realtà fisica, alla quale, successivamente, vengono inviati degli output; connettendolo a sistemi di intelligenza artificiale, esso può scovare schemi ricorrenti che gli uomini non riescono ad individuare. Un'automobile di Formula 1 è dotata di centinaia di sensori, i cui segnali vengono inviati alle centrali di controllo permettendo la realizzazione di un modello digitale. Tale modello monitora lo stato della vettura e lo confronta con i dati delle corse precedenti, consentendo di prevedere se determinati segnali possono portare, statisticamente, a dei guasti. La Commissione europea sta sviluppando Destination Earth, un "digital twin" del pianeta Terra, con l'obiettivo di prevenire quella che viene chiamata "crisi del clima". I dati nell'epoca dell'informazione sono una merce preziosa, che difficilmente gli Stati metteranno in comune.

  • Diversi conflitti, un'unica crisi

    La teleconferenza di martedì sera è iniziata commentando gli ultimi accadimenti in Siria.

    Nel paese mediorientale, ormai collassato, ci sono stati centinaia di migliaia di morti nel corso della guerra civile, iniziata dopo la Primavera Araba del 2011 ("Marasma sociale e guerra", n. 29, 2011) e che adesso vede una nuova impennata. Tahrir al-Sham (HTS), conosciuta anche come al-Qaeda in Siria (nonostante nel 2016 abbia annunciato la fine dell'affiliazione all'organizzazione), è una formazione militante sunnita molto attiva nel nord ovest del paese. Il gruppo, di matrice salafita, ha un profilo locale, diverso da quello dello Stato Islamico, il cui obiettivo è il Califfato globale. Nei giorni scorsi, HTS ed alcuni gruppi alleati hanno lanciato un'offensiva su Aleppo (oltre due milioni di abitanti), sbaragliando, anche con l'impiego di droni e pick-up, le difese dell'esercito di Damasco e conquistando rapidamente la città. Secondo diversi analisti, dietro a queste forze antigovernative, ben armate, addestrate ed equipaggiate, si cela la Turchia (ma anche alcuni paesi del Golfo), che si sta ritagliando uno spazio di manovra in tutta la regione.

    L'offensiva, evidentemente preparata da tempo, ha penetrato in profondità il territorio siriano, arrivando ad interrompere l'autostrada Damasco-Aleppo, il principale collegamento del paese. L'attacco ha provocato in pochi giorni oltre 50mila profughi. HTS ha sfruttato la debolezza di Iran e Hezbollah, che negli ultimi anni hanno svolto un ruolo importante nel sostenere il regime di Bashar al-Assad, ma anche la ridotta presenza della Russia, che mantiene diverse basi strategiche in Siria (Latakia, Tartus, Chmejmim) a tutela dello stesso regime. Si parla di "finestra di opportunità" per indicare una situazione particolare in cui una forza statale o non statale può ritenere utile agire per raggiungere un obiettivo magari perseguito da tempo, ma che per varie ragioni non era stato possibile realizzare.

Rivista n°56, dicembre 2024

copertina n° 56

Editoriale: I limiti dell'… inviluppo / Articoli: Il gemello digitale - L'intelligenza al tempo dei Big Data - Donald Trump e il governo del mondo / Rassegna: Il grande malato d'Europa - Il vertice di Kazan - Difendono l'economia, preparano la guerra / Recensione: Ciò che sembrava un mezzo è diventato lo scopo / Doppia direzione: Il lavoro da svolgere oggi - Modo di produzione asiatico? - Un rinnovato interesse per la storia della Sinistra Comunista - Isolazionismo americano post-elettorale?

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email