Pur essendo il modo di produzione capitalistico energivoro e dissipativo, al suo interno sono presenti elementi di futuro: come il cohousing, il movimento per la semplicità volontaria, e varie forme di intentional community. Si è ricordato come la forma famigliare sia altamente dissipativa dato che ogni famiglia deve avere tutto l'indispensabile entro le mura domestiche, mentre si potrebbe fin d'ora passare ad avere in comune sale proiezioni, mense, lavanderie, ecc. Insomma, passare a un modo di vivere comunistico. Siccome tutto è concatenato, anche l'utilizzo privato dell'automobile potrebbe essere eliminato a favore di un potenziamento del trasporto pubblico; così come potrebbe essere superata l'antistorica divisione tra città e campagna, eliminando buona parte dell'inquinamento che tutti ammorba, e riducendo drasticamente la giornata lavorativa. A pensarci bene, stiamo parlando degli elementi della transizione rivoluzionaria abbozzati dal PCint., nel Programma rivoluzionario immediato nell'Occidente capitalistico (riunione di Forlì, 1952).
Ora, anche borghesi come J. Rifkin (La società a costo marginale zero) cominciano a rendersi conto che il futuro produce effetti nel presente. Reti, comunicazioni, produzione su larghissima scala, condivisione di mezzi sociali, rendono sempre più obsoleto il sistema basato sul lavoro salariato e il denaro.
Come dice Marx nella Prefazione a Per la Critica dell'Economia Politica (1859):
"Una formazione sociale non perisce finché non si siano sviluppate tutte le forze produttive a cui può dare corso; nuovi e superiori rapporti di produzione non subentrano mai prima che siano maturate in seno alla vecchia società le condizioni materiali della loro esistenza. Ecco perché l'umanità non si propone se non quei problemi che può risolvere, perché, a considerare le cose dappresso, si trova sempre che il problema sorge solo quando le condizioni materiali della sua soluzione esistono già o almeno sono in formazione".
Un compagno ha segnalato un articolo del Corriere della Sera intitolato "Libia, ritorno a Derna: la città vecchia è un cumulo di macerie", che ci ha dato modo di fare alcune considerazioni sulla guerra moderna, che si combatte nelle metropoli e coinvolge in maniera sistematica i civili. Le prime avvisaglie si sono avute con le guerre jugoslave e con quella cecena, per arrivare ai giorni nostri con quelle in Iraq, Siria e Libia. Tutti questi conflitti si sono combattuti in aree urbanizzate, casa per casa. La guerra si diffonde nella società a tutti i livelli e risulta sempre più difficile qualsiasi idea di ricostruzione, di nation-building. Le fazioni in campo sono molto fluide, cambiano velocemente gli schieramenti, lasciando spazio ad una guerra endemica, civile e generalizzata. Non è difficile immaginare cosa potrà succedere se andranno out of control megalopoli come New York, Città del Messico, Tokyo o Shanghai. La perdita di controllo, che è l'effetto primario della perdita di energia del sistema, si manifesta negli aspetti più disparati: dalla mancata manutenzione delle infrastrutture, dei trasporti e delle scuole, agli ospedali che cadono a pezzi.
La negazione della "vita senza senso" a cui sono costretti miliardi di uomini nel capitalismo, è possibile solo con la formazione di una nuova comunità umana che, come scritto in "Origine e funzione della forma partito" (1961), è prefigurata dal partito-comunità in formazione, in cui i vari organi si dispongono armonicamente ed in sintonia con il tutto, senza bisogno di burocrazia né di gerarchia piramidale. In diverse Tesi della Sinistra si sostiene la necessità di un partito fortemente centralizzato ma organizzato a rete (doppia direzione). Nell'articolo "Un programma: l'ambiente" del 1913 si insiste sul fatto che il partito deve tendere con tutte le sue forze a negare al suo interno le caratteristiche tipiche del capitalismo, come la concorrenza, l'individualismo e il carrierismo. Marx definisce così il programma comunista: "L'essere umano (la natura umana) è la vera Gemeinwesen (comunità) umana". Questo ambiente è dinamico, vive di processi evolutivi autopoietici, è una comunità che co-evolve con l'ambiente che la circonda, in certi momenti storici si restringe al minimo e in altri si allarga. Si tratta di un divenire che comprende anche forze sociali che non sono direttamente collegate al partito, ma che capitolano ideologicamente di fronte al marxismo: scienziati, economisti e accademici che con i loro studi sono costretti a dimostrare che il comunismo è vivo, anche se non hanno il coraggio di nominarlo. A tal proposito, un compagno ha segnalato l'articolo "La presunta fine del capitalismo" di Adam Arvidsson che, pur nella sua ingenuità, coglie alcuni fatti degni di nota:
"Se sempre meno persone vedono nella partecipazione all'economia capitalista un modo accettabile di guadagnarsi da vivere e costruire una famiglia, sempre meno persone condivideranno e sosterranno i valori del sistema (e in effetti un recente articolo di Time sostiene che solo il 19 percento dei giovani fra 19 e 29 anni negli Stati Uniti si dichiarano 'capitalisti')."
I comunisti sono l'avanguardia del "movimento reale" (Manifesto), nel senso che prima degli altri hanno la consapevolezza del divenire sociale e si muovono di conseguenza. Ma il termine "comunismo" è stato mistificato a tal punto da farlo diventare un'ideologia tra le altre, con i suoi santini, la sua liturgia e i suoi sacerdoti. Messo da parte lo scontro epocale tra modi di produzione e l'arcata millenaria che collega le prime società comunistiche a quella futura, tutto è ridotto, dai partiti cosiddetti comunisti oggi in circolazione, a problemi di organizzazione, propaganda e proselitismo. Sono temi che abbiamo sfiorato nell'ultimo numero della rivista nell'articolo "Poscritto al Grande Ponte. Connessione tra le arcate".
Si è successivamente parlato del gesto simbolico del Cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa, che si è calato in un tombino per riallacciare l'energia elettrica a uno stabile occupato da centinaia di persone a Roma, diventando così un punto di riferimento per tutti i "sinistri", compresi diversi esponenti dei centri sociali. Un gesto, spiega il Vaticano, compiuto nella piena consapevolezza delle possibili conseguenze d'ordine legale, nella convinzione che fosse necessario farlo per il bene delle famiglie occupanti. La simpatia verso "don Corrado" è motivata dalle prossime scadenze elettorali, e non è altro che una forma di partigianesimo, come quello visto durante la Resistenza quando il partito stalinista, la democrazia cristiana e il nascente partito socialista si erano formalmente uniti contro il presunto nemico nazifascista. Invarianti della controrivoluzione che resistono nel tempo. In sede a Torino è in corso una serie di relazioni sulla dottrina sociale della Chiesa, che nasce a metà dell'Ottocento, passa per l'enciclica Rerum Novarum (1891) di Papa Leone XIII, e arriva fino agli ultimi messaggi di Papa Francesco rivolti ai credenti in merito alla missione da svolgere nelle periferie del mondo, da quelle di Roma fino ai più sperduti angoli del pianeta. Una moltitudine di preti e laici, hanno contribuito nel corso dei decenni alla formazione della dottrina sociale della Chiesa; tra quelli italiani abbiamo menzionato Giuseppe Toniolo, Romolo Murri, Luigi Sturzo e Giuseppe Dossetti, i quali avevano elaborato teorie sociali tese a sviare il proletariato dai suoi compiti storici per dirottarlo verso una pratica politica e sindacale interclassista.
In chiusura di teleconferenza, abbiamo accennato al terzo incontro pubblico tenuto da n+1 a Viterbo sul tema: "Il trasformismo della borghesia più vecchia del mondo: quella italiana", constatando una positiva partecipazione e attenzione da parte dei presenti.