In un articolo pubblicato da Le Monde (8.12.20) vengono descritti i metodi utilizzati dalla Corea del Sud per contenere la diffusione del virus, dal controllo sugli spostamenti alla geolocalizzazione dei cittadini, fino all'uso delle videocamere per la sorveglianza. Nell'articolo "Prove di estinzione" abbiamo visto che la Cina è riuscita a contenere l'epidemia perché: 1) avendo già avuto problemi con i virus in passato, il governo e la popolazione hanno maturato una certa consapevolezza; 2) la centralizzazione delle decisioni e un esecutivo forte sono stati fondamentali per intervenire con rapidità e decisione. In Occidente, i governi hanno sottovalutato il problema e, di riflesso, non hanno informato adeguatamente la popolazione. A questo si aggiunge una buona dose di inefficienza, come nel caso dell'Italia dove comuni e regioni hanno firmato ordinanze in autonomia dal governo centrale, il quale ha minacciato ritorsioni.
Oggi l'umanità avrebbe tutti i mezzi necessari per affrontare al meglio un problema come quello della pandemia, ma è divisa per nazioni, per regioni e per aziende, concorrenti e in lotta tra di loro. Il Covid-19 è una delle svariate forme attraverso cui si rende palese il fallimento dell'attuale modo di produzione; basti ricordare che un paio d'anni fa in una città come Los Angeles c'è stata un'epidemia di tifo.
La pandemia provocata da un agente patogeno storicamente conosciuto è naturale nella misura in cui non sono modificate artificialmente le sue condizioni di esistenza, il suo ambiente, le interrelazioni con altri agenti; se questo agente è però il prodotto di un ambiente artificiale dovuto a qualche causa conosciuta, se è stato studiato tramite modelli matematici e simulazioni precise, se si può contare su strutture di intervento in grado di affrontare un contagio planetario, allora è artificiale, deriva da qualche malfunzionamento del sistema. Persino papa Francesco centra il cuore del problema nella sua ultima enciclica (Fratelli tutti):
"Proprio mentre stavo scrivendo questa lettera, ha fatto irruzione in maniera inattesa la pandemia del Covid-19, che ha messo in luce le nostre false sicurezze. Al di là delle varie risposte che hanno dato i diversi Paesi, è apparsa evidente l'incapacità di agire insieme. Malgrado si sia iper-connessi, si è verificata una frammentazione che ha reso più difficile risolvere i problemi che ci toccano tutti. Se qualcuno pensa che si trattasse solo di far funzionare meglio quello che già facevamo, o che l'unico messaggio sia che dobbiamo migliorare i sistemi e le regole già esistenti, sta negando la realtà."
A detta del capo del Vaticano serve un cambio di paradigma. Ogni stato produce il suo vaccino, cercando di arrivare alla commercializzazione prima degli altri, fregandosene dei bisogni di specie. Si tratta di una contraddizione sistemica che la pandemia ha messo in luce. La Chiesa, muovendosi su un piano transnazionale, con una rete di sensori diffusi in tutto il mondo, ha una visione un po' più ampia di governi e politici. I limiti dello sviluppo erano già stati affrontati nell'enciclica Laudato si', in cui Bergoglio, riferendosi ai disastri ambientali ed ecologici, li declinava come una questione di ecologia umana: disuguaglianza e cattiva gestione della cosa pubblica minacciano tutti.
La pandemia è il prodotto di tutta una serie di relazioni tra la nostra specie e l'ambiente e non si può pensare di risolvere il problema lavorando semplicemente sui vaccini: bisogna indagare sulle cause scatenanti del fenomeno e affrontarle alla radice per evitare altre catastrofi. E comunque, anche nel caso in cui si trovasse a breve un vaccino funzionante, per somministrarlo a decine di milioni di persone servirebbero mesi. Basti vedere come è stata gestita la distribuzione di quelli antinfluenzali in Italia: un fallimento totale.
Il Covid-19 è un campanello d'allarme: se si procede in questa direzione la nostra specie è a rischio di estinzione.
Detto questo, più che limitarsi alla constatazione che il sistema fa acqua da tutte le parti, cosa che fa anche la Chiesa, è di vitale importanza rivolgere lo sguardo al futuro, delineare i caratteri della società futura e indicare il mezzo adatto per arrivarci: il partito-gemeinwesen.
A gennaio del 2021 ricorre il centenario della fondazione del Partito Comunista d'Italia che, nelle sue Tesi sulla tattica (Roma, 1922) ha trattato la natura organica e lo sviluppo del partito comunista in termini che possiamo definire cibernetici. Nella prossima riunione redazionale vedremo che gli avversari politici, annidati anche all'interno del PCd'I, non erano critici sulla teoria o la tattica proposte dalla Sinistra, ma, semplicemente, non capivano il programma alla base di queste. Tra gli avversari, solo Antonio Gramsci, tardivamente (a Lione nel 1926, durante il III Congresso del PCd'I), intuì qualcosa:
"A conclusione di questo scambio di programmi io dichiarai, rivolto ad Antonio, che non si è in diritto di dichiararsi marxisti, e nemmeno materialisti storici, solo perché si accettano come bagaglio di partito certe tesi di dettaglio, che possono riferirsi vuoi all'azione sindacale, economica, vuoi alla tattica parlamentare, vuoi a questioni di razza, di religione, di cultura; ma si è giustamente sotto la stessa bandiera politica solo quando si crede in una stessa concezione dell'universo, della storia e del compito dell'Uomo in essa. Sono passati molti anni, ma sono certo di ben ricordare che Antonio mi rispose dandomi ragione sulla fondamentale conclusione da me così enunciata, ed ammise anzi che aveva allora scorto per la prima volta quella importante verità." ("Una intervista ad Amadeo Bordiga", da Storia contemporanea n. 3 del settembre 1973)
Nell'articolo della rivista "Fare, dire, pensare, sapere" (n. 38), riprendendo degli abbozzi sulla teoria rivoluzionaria della conoscenza, abbiamo sviluppato quella che è la concezione cibernetica/organica del partito propria della Sinistra, dimostrando che si tratta di una chiave conoscitiva universale:
"Attraverso l'uomo la natura conosce sé stessa, e da questo punto di vista è ancora riduttivo immaginare che si possa superare il dualismo affermando semplicemente che uomo e natura interagiscono. Il tenere separati i due termini dell'interazione non pone in rilievo l'operare sincronizzato del cervello come motore d'azione e motore di comprensione. La natura non è semplicemente uno stato cibernetico in cui cose separate interagiscono scambiandosi adeguati feedback; la natura è lo stato cibernetico per eccellenza, è tutte le cose insieme, non ha avuto bisogno di un principio ordinatore cosciente per evolvere fino all'intelligenza biologica, ha in sé proprietà di auto-organizzazione."
Abbiamo concluso la teleconferenza parlando delle lotte e degli scioperi in India (tuttora in corso), che hanno coinvolto centinaia di milioni di contadini, i quali hanno cinto d'assedio Nuova Delhi.