Se non verranno presi provvedimenti coordinati tra nazioni, la situazione sanitaria e sociale rischierà di esplodere. Il mondo è suddiviso "male" dal punto di vista della distribuzione demografica: ci sono città con 30 milioni di abitanti e aree completamente desertiche. Le metropoli hanno intrinsecamente un problema logistico, anche senza la presenza di virus letali. Ed è ovvio che i detenuti non si sentano tranquilli a stare dietro le sbarre mentre imperversa una malattia infettiva, il carcere è il classico anello debole della catena, quello che salta per primo. In Cina hanno messo ai domiciliari decine di milioni di persone, sacrificando i malati più gravi e bloccando intere aree del paese. Qualcosa di simile sta succedendo in Italia: se nei centri di terapia intensiva non ci saranno posti disponibili, avranno la precedenza i pazienti con maggiori possibilità di salvarsi, lasciando gli altri al loro destino. Il sistema messo in piedi dalla protezione civile e dal ministero della Sanità prevede anche la progressiva trasformazione degli ospedali in centri specializzati dedicati ai contagiati, con il trasferimento dei malati non infetti in sedi diverse.
Il contagio da Covid-19 si presenta in molti casi senza sintomi e per alcuni giorni non dà segnali della sua presenza al portatore; l'unico modo per contrastarlo è separare le persone. La Cina in poche settimane è passata da una percentuale altissima di diffusione ad un netto miglioramento sul fronte dei contagi grazie alla suddivisione del territorio in griglie e alla limitazione della mobilità anche all'interno di ogni singola zona (in alcune località era permesso a un solo individuo per famiglia di uscire per fare la spesa ogni tre giorni), arrivando a controllare un miliardo di cellulari per mappare i movimenti dei cittadini.
L'accumulo dei problemi (situazione economica, concorrenza tra paesi, crollo della produzione industriale, ecc.) ha trovato nella diffusione dell'epidemia una soluzione di tipo discontinuo. La realtà marcia con i suoi ritmi e gli uomini sono costretti a rincorrerla, specie quando questa accelera. Le borghesie devono fare qualcosa, non possono permettersi di far collassare interi paesi e quindi dovranno mettere in moto meccanismi automatici di salvaguardia. Una volta raggiunti certi risultati non si tornerà indietro e gli esiti politici e sociali prenderanno il sopravvento su chi li ha generati. Il mondo non sarà più come prima, affermano molti osservatori politici, ed è chiaro che certe misure di controllo sociale continueranno a lungo e probabilmente diventeranno permanenti.
Già prima della diffusione del virus si cominciava a prospettare una recessione globale sull'onda della bassa crescita della Cina e della Germania, a cui si aggiungeva la Brexit, la comatosa situazione economica del Giappone ed in generale la pericolosissima (per il capitalismo) sincronizzazione verso lo zero delle maggiori economie mondiali. L'aspetto sanitario si intreccia dunque con quello economico, finanziario e sociale. La soluzione a questa lunga crisi non può certo arrivare da un capitalismo morente e senza energia, ma dal futuro, da n+1. Per noi il comunismo è il "movimento reale che abolisce lo stato di cose presente", ed è impossibile che non si manifesti anche in aspetti che la borghesia ritiene interni al suo sistema: "D'altra parte, se noi non potessimo già scorgere nascoste in questa società - così com'è - le condizioni materiali di produzione e di relazioni fra gli uomini, corrispondenti ad una società senza classi, ogni sforzo per farla saltare sarebbe donchisciottesco." (Marx, Grundrisse)
Durante la Seconda guerra mondiale, la borghesia mise piedi un immenso sistema organizzativo per la produzione di armi. Essa, quindi, sa come organizzare la produzione (taylorismo e organizzazione scientifica del lavoro), sa come ottenere un risultato nel migliore dei modi possibili, e se tentenna è perché non riesce a dare una risposta univoca ed unitaria, essendo suddivisa per nazionalità. L'OMS si prepara da decenni a scenari di pandemia, sa come comportarsi ed ogni giorno compila un report dettagliato sulla situazione paese per paese in cui suggerisce ai vari ministeri della salute le misure da adottare. Ha una visione lucida su come intervenire, ma non ha poteri esecutivi per farlo.
E' fondamentale lo studio dell'origine dei virus, i quali non sono organismi viventi ma possono riprodursi solo sfruttandone altri. Analizzare il virus significa osservare la nascita della vita: dal brodo primordiale originario si sono combinate molecole che si sono auto-replicate e sono riuscite a svilupparsi e ad evolvere. Come osserva David Quammen (l'autore del libro Spillover. L'evoluzione delle pandemie) in un'intervista all'Huffington Post, "quella che gli altri vedono come una vendetta della natura, io la descriverei in questo modo: gli ecosistemi complessi ospitano animali, piante, funghi, batteri e altri organismi cellulari; e tutti questi organismi cellulari ospitano dei virus. Se decidiamo di comprometterli lo facciamo a nostro rischio e pericolo." L'uomo capitalistico ha una prassi predatoria nei confronti dell'habitat terrestre, non dovrebbe meravigliarsi quando l'ambiente lo "attacca" scatenando pandemie.
Esiste poi il grandissimo problema dell'isolamento: questa è la società del movimento, in cui gli uomini si muovono dietro le macchine, verso i mezzi di produzione, ed è praticamente impossibile che i virus non li seguano. L'attuale rallentamento del traffico di merci è micidiale per l'economia, ma senza "distanziamento sociale" il contagio non si può fermare. Anche le borse soffrono: in Europa, nella sola seduta di lunedì 9 marzo, sono stati bruciati 600 miliardi di euro. L'autonomizzazione del Capitale procede spedita ed in pochi giorni è andata in fumo una grande quantità di capitale fittizio che aspettava una (impossibile) futura valorizzazione.
In seguito alla diffusione dell'epidemia da Coronavirus, in Italia ci sono stati i primi scioperi nelle fabbriche e nei magazzini della logistica. Alla FCA di Pomigliano i lavoratori hanno spontaneamente incrociato le braccia. I confederali stanno iniziando a cambiare posizione rispetto a quanto dicevano una decina di giorni fa (vedi comunicato delle "parti sociali"), e a porre il problema della salute degli operai nei luoghi di lavoro.
In chiusura di teleconferenza, abbiamo parlato di quanto accade in Cile in questi ultimi tempi. A Santiago, da mesi, centinaia di migliaia di persone scendono in piazza ininterrottamente. I negozi e le banche sono chiusi o hanno messo in pratica sistemi di protezione armata, la vita commerciale del paese è quasi ferma. "Vivere così non si può" è uno degli slogan che compare sui muri delle città. La repressione, ferocissima, ha prodotto più di 30mila arresti e circa 30 morti, eppure le manifestazioni non accennano a diminuire. Nonostante la violenza della polizia, il clima è piuttosto gioioso: ad una situazione di invivibilità totale con il 60% della popolazione in una situazione di insolvenza, si risponde incontrandosi ogni giorno nelle strade e nelle piazze.
La crisi è sistemica e non può che produrre effetti sistemici. C'è sempre meno spazio per l'ideologia, le parate sindacal-rivendicative e i comizi dei bonzi; le masse cilene come quelle colombiane si stanno ribellando alla "vita senza senso". Il Libano è tecnicamente fallito e il primo ministro ha ammesso davanti alle telecamere che il paese non riesce più a pagare i debiti. E' una situazione economica disastrosa che ha provocato manifestazioni e scontri con la polizia a Beirut e Tripoli. Anche in Iraq continuano gli scontri e i morti: dall'inizio della protesta si contano centinaia di manifestanti uccisi dalla polizia e dagli squadroni della morte.
Come scriveva Roberto Vacca nel celebre saggio Il medioevo prossimo venturo, siamo alla degradazione dei grandi sistemi. Detto in altri termini: la società capitalistica sta collassando a causa dei suoi difetti intrinseci. La diffusione di malattie, le rivolte in carcere, il collasso della sanità pubblica, gli assalti ai supermercati, la fuga dalle metropoli che vengono viste come trappole in caso di calamità, sono anticipazioni di scenari di tipo catastrofico. Il film Contagion di Steven Soderbergh (2011) è diventato virale sul Web in questi ultimi giorni. La pellicola parla di una tremenda epidemia scoppiata in Cina a causa di un virus, nato dall'incrocio nefasto tra un pipistrello e un maiale, che si diffonde velocemente a livello globale provocando caos sociale e milioni di vittime. Un determinismo spinto porta l'industria cinematografica a sfornare film di questo tipo. Evidentemente, si fa strada la percezione di un mondo che, se fino a ieri era considerato sicuro, oggi appare fonte di incertezza profonda.