Per Richard Horton, direttore della rivista scientifica The Lancet, quella in corso non sarebbe una pandemia bensì una "sindemia" (definizione che implica una relazione tra malattie e condizioni socioeconomiche), perché il virus colpisce con maggiore durezza le fasce di popolazione già malmesse, ammalate e impoverite. Nel suo editoriale afferma che "a meno che i governi non riconoscano questi problemi ed elaborino politiche e programmi per invertire le profonde disparità, le nostre società non saranno mai veramente al sicuro da Covid-19."
Ad una situazione sanitaria già complicata si aggiunge la notizia della pericolosa presenza del Coronavirus negli allevamenti di visoni di sei paesi, Danimarca, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Italia e Stati Uniti. Questi animali, afferma l'OMS, possono agire come un serbatoio di Sars-CoV-2, trasmettendo il virus all'interno della loro specie "e possono rappresentare un rischio di propagazione del virus dal visone all'uomo. Le persone possono poi trasmettere questo virus all'interno della popolazione umana. Può inoltre verificarsi un ritorno, una trasmissione da uomo a visone. Rimane motivo di preoccupazione quando un virus animale si diffonde nella popolazione umana o quando una popolazione animale potrebbe contribuire ad amplificare e diffondere un virus che colpisce l'uomo. Quando infatti i virus si spostano tra le popolazioni umane e animali, possono verificarsi modificazioni genetiche nel patogeno."
Una mutazione del virus causerebbe una catastrofe nella catastrofe, e ciò conferma che le "Prove di estinzione", titolo di un articolo pubblicato sul numero 47 della nostra rivista, sono ancora in corso.
Ignorando la realtà e illudendo le popolazioni, i giornali e le televisioni lanciano euforici annunci circa la distribuzione a breve tempo di un vaccino ad opera dei gruppi Pfizer-BioNTech, le cui azioni sono schizzate in alto in Borsa. Ma all'interno del mondo medico qualche voce si alza contro questi facili entusiasmi: "Siamo tutti in attesa del vaccino. Ma prima di fare festa servono dati e risposte precise se vogliamo conquistare la fiducia della popolazione", ha dichiarato a Repubblica Silvio Garattini, presidente e fondatore dell'Istituto Mario Negri. "Partiamo da un presupposto: in questo momento c'è una gara tra le industrie farmaceutiche. Una corsa a chi arriva primo sotto gli occhi di tutti". Ma, sostiene Garattini, "se non abbiamo risposte certe e concrete, si rischia di creare una falsa impressione nella popolazione, rafforzata dai negazionisti, ossia che si stia accelerando troppo e che questi risultati non siano degni di fiducia, cosa che dobbiamo conquistare o si rischia che i vaccini non vengano accettati."
Ad essere sottoposta a rischi non è soltanto la salute della popolazione, ma anche la tenuta degli stati. L'imperialismo d'oggi, un capitalismo di transizione, come afferma Lenin, vede accanto ad una efficace tendenza alla centralizzazione e al progetto (in ambito industriale), una disastrosa incapacità di governo effettivo non solo nell'interesse della specie umana ma persino nell'interesse dello stesso Capitale. Per salvare la produzione e la distribuzione delle merci gli stati sono costretti ad intervenire, sfornando decreti di sostegno come il reddito di cittadinanza, i bonus e i ristori, fermandosi però a misure tampone, incapaci di andare fino in fondo nel tentativo di trovare soluzione alla pandemia. E cioè istituire lockdown continentali (il virus non conosce le frontiere!) finché le curve non si appiattiscono, accompagnati dal salario ai disoccupati. Manca una visione a lungo termine, d'insieme, si ragiona in termini di settimane o al massimo di mesi, e questo ingigantisce i problemi invece di risolverli.
Nello sfascio generale la struttura materiale della produzione, che è transnazionale, è arrivata a costituire sistemi potenzialmente adatti ad esercitare una funzione di regolazione e coordinamento internazionale (FAO, OMS, il FMI, ecc.). La contraddizione tra produzione sociale e appropriazione privata risalta nell'azione di queste organizzazioni, che potrebbero essere organi di un partito di specie e invece non riescono a svolgere il proprio compito perché al servizio dei singoli paesi, soprattutto di quelli più potenti, in primis degli Stati Uniti. L'incapacità dimostrata dalla borghesia in occasione dell'attuale pandemia ci dimostra dunque come il confronto con un una forma sociale futura non sia un esercizio sterile: la nostra specie ha già mezzi e strutture più che sufficienti per affrontare efficacemente eventi di tipo catastrofico, ha soprattutto la possibilità tecnica e la conoscenza scientifica per eliminarli in anticipo, con buona probabilità di riuscita, ma l'attuale modo di produzione annichilisce tutto.
Si è poi passati a commentare i risultati delle elezioni presidenziali negli Usa. Con una grossa affluenza alle urne (67%), che ha sancito la vittoria dei democratici ma ha anche scatenato una serie di ricorsi da parte del presidente uscente, questa tornata elettorale è il prodotto di una crescente polarizzazione sociale. In tutti gli stati americani, anche quelli a netta tendenza repubblicana, si nota una spaccatura tra le metropoli, che si sono orientate verso il voto a Biden, e quella che viene definita l'America profonda, che ha votato per Trump. La classe operaia bianca degli stati del nord est è rimasta legata al leader repubblicano, percepito come anti-establishment, al contrario del rivale visto come l'espressione di Wall Street. Lo schema europeo destra/sinistra non funziona negli Usa, i paradigmi politici sono diversi. Per esempio, il fenomeno delle milizie armate, del tutto assente nel Vecchio Continente, si va estendendo sull'intero territorio tanto che l'FBI ha lanciato l'allarme. Decine di migliaia di persone, armate fino ai denti, organizzate militarmente e preparate per uno scontro di ampie dimensioni, sono difficili da controllare.
Il Covid-19 e la situazione economica saranno i temi principali dell'agenda politica della nuova amministrazione americana. E dato che indietro non si torna, lo stato continuerà a drogare l'economia con massicce iniezioni monetarie e con nuovo debito pubblico. Come dire: si passerà dalla padella (repubblicana) alla brace (democratica).