Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  8 novembre 2022

Il piede sull'acceleratore

La teleriunione di martedì 8 novembre, a cui hanno partecipato 16 compagni, è iniziata con alcune considerazioni riguardo la situazione politica e sociale negli USA.

Con le elezioni di midterm si rinnovano le due Camere del Congresso, il Senato e la Camera dei Rappresentanti. Si rinnovano quindi i 435 deputati e 35 dei 100 senatori, oltre a 36 governatori su 51. Diversi analisti politici descrivono una condizione di caos montante a causa della polarizzazione della società americana. La corrente a cui facciamo riferimento, nell'articolo "Raddrizzare la gambe ai cani" del 1952, diceva che il mondo borghese "cadrà in crisi se vi cade il formidabile sistema capitalistico con centro a Washington, che controlla i cinque sesti dell'economia matura al socialismo, e dei territori ove vi è proletariato salariato puro. La rivoluzione non potrà passare che da una lotta civile nell'interno degli Stati Uniti, che una vittoria nella guerra mondiale prorogherebbe di un tempo misurabile a mezzi secoli."

Dopo la Seconda guerra mondiale, nel piccolo raggruppamento di internazionalisti con base in Italia esistevano pruriti attivistici e alcuni pensavano di riproporre, tale e quale, la dinamica vista dopo il primo conflitto mondiale con la formazione del PCd'I. Bordiga sosteneva che alla data del 1920-1921 la Russia e l'Internazionale avevano dato tutto quello che potevano dare, e che quindi già all'epoca la situazione in Occidente era tutto fuorché rivoluzionaria; era perciò impossibile che nel secondo dopoguerra si ripresentasse qualcosa di simile agli anni '20, anche perché, nel frattempo, sistemi capitalistici come quello americano avevano impiantato basi militari ovunque (in primis in Italia e Germania), rinsaldando il loro dominio sul globo terracqueo. La rivoluzione, si diceva, era possibile solo quando sarebbe collassato quel sistema di potere, era quindi prioritario per i comunisti un "laborioso bilancio del disastro controrivoluzionario da esaminare, intendere ed utilizzare ad un totale riordinamento".

Da anni parliamo di crisi strutturale del capitalismo senile, la cui dinamica è punteggiata da una serie di avvenimenti significativi come l'attacco alle Torri Gemelle (2001), la crisi dei mutui subprime (2008), Occupy Wall Street (2011), le rivolte scoppiate in seguito all'omicidio di George Floyd (2020), l'assalto a Capitol Hill (2021) e lo scoppio della guerra in Ucraina (2022).

Gli stessi politici americani, compresi Biden e Trump, esprimono una certa preoccupazione per gli esiti delle imminenti elezioni, che da sempre rappresentano un passaggio di potere interno alla classe dominante, mentre ora sono fonte di caos, scontro sociale e destabilizzazione politica. L'industria cinematografica ha descritto scenari non troppo fantascientifici: basti pensare alla trilogia di film Attacco al Potere, ma anche a Don't Look Up sull'indifferenza dei governi e dei media nei confronti dell'emergenza, oppure alla recente serie tv Designated Survivor, che inizia con l'esplosione del Campidoglio, l'uccisione di quasi tutti i politici americani e gli scontri interni tra stati federati e apparati di sicurezza centrali. Il problema insormontabile per il capitalismo riguarda la capacità di resistere alla sua crisi storica. Se va in rovina il centro con sede a Washington, l'intera struttura capitalistica mondiale non è in grado di reggere il proprio peso.

È difficile prevedere da dove partirà la prossima scintilla rivoluzionaria, ma è facile notare che nel mondo vi è un accumulo continuo di materiale infiammabile. La concentrazione di ricchezza in poche mani a spese della stragrande maggioranza della popolazione è stata la molla che ha fatto scattare il movimento Occupy Wall Street, diventato portavoce del 99% in lotta contro l'1%. La crescita della miseria è un processo inarrestabile che non riguarda solo gli USA ma tutti i paesi. L'ingovernabilità politica è la conseguenza della perdita di energia del sistema: il ciclo dell'economia capitalistica, quello del dominio politico della borghesia e il corso storico del proletariato internazionale sono strettamente connessi (vedi il quaderno L'assalto del dubbio revisionista ai fondamenti del comunismo).

Il ritiro delle truppe americane dall'Afghanistan e lo scoppio della guerra in Ucraina non sarebbero avvenuti senza una grave crisi interna agli USA. I rapporti tra stati, ma anche all'interno degli stati, sono improntati all'irrazionalità proprio perché è la base economica materiale a non permettere più il solito tran-tran. È stato segnalato, a tal proposito, l'articolo "Il tramonto dei partiti e la marcia della pace" (La Stampa, 8 novembre) di Lucia Annunziata, che scrive: "i partiti oggi hanno come credibile prospettiva quella di ridursi ulteriormente a dimensioni così irrilevanti da essere quasi una sparizione. Sparire d'altra parte è un fatto di efficacia – di sicuro queste organizzazioni di efficacia ne hanno già sempre meno". Organizzazioni che fino a qualche decennio fa raccoglievano milioni di iscritti e centinaia di migliaia di militanti, orientando ideologicamente masse considerevoli di uomini, adesso fanno fatica a pagare l'affitto delle proprie sedi, e lo stesso discorso vale per i sindacati e per tutte le strutture di mediazione tra società civile e Stato.

La maggioranza dell'umanità vede erose le proprie riserve ed è posta di fronte ad un bivio: accettare il peggioramento delle condizioni di vita o cominciare a ribellarsi. Sempre in "Raddrizzare le gambe ai cani" si dice che "l'anarchia della produzione borghese disperde i nove decimi delle centuplicate energie, espropria spietatamente tutti i medi detentori di piccole riserve di beni utili, e quindi aumenta enormemente il numero dei senza-riserva che consumano giorno per giorno la remunerazione, in modo che la maggioranza della umanità è senza difesa contro le crisi economiche, sociali e di spaventosa distruzione bellica al capitalismo inerenti."

Di fronte al sincronizzarsi di crisi economiche, politiche, sociali e, aggiungiamo noi, ecologiche e sanitarie, l'umanità risulta sempre più indifesa. Per questo è necessario che si doti al più presto di un organismo rivoluzionario volto alla "difesa della specie umana contro i pericoli della natura fisica e dei suoi processi evolutivi e probabilmente anche catastrofici" (Tesi di Napoli, 1965).

Non è fondamentale che una rivoluzione sia combattuta fisicamente dalla classe che ne beneficia ("Fiorite primavere del Capitale", 1953), tant'è vero che la rivoluzione borghese l'hanno combattuta tutti tranne che i borghesi. Esiste una struttura frattale delle rivoluzioni: ogni nuovo paradigma mette le radici nella società vecchia e si impone in modo violento quanto esplodono le contraddizioni, ma allo stesso tempo radica i suoi stoloni nella società futura. Elementi di capitalismo fanno la loro apparizione in Italia intorno all'anno 1000 e rappresentano un'anticipazione di futuro.

Questa dinamica sfumata prevede che non si possa etichettare in assoluto come reazionario o rivoluzionario un complesso fenomeno sociale. Ad esempio, gli USA hanno svolto un ruolo per certi versi rivoluzionario esportando il capitalismo in tutto il mondo (l'American way of life), ma pure reazionario in quanto gendarme mondiale in difesa delle proprie posizioni, arrivando addirittura a colonizzare sé stesso ("Imprese economiche di Pantalone", 1950: "Nell'ultimo colonialismo, i bianchi colonizzano i bianchi"). Gli Stati Uniti fanno la guerra a chi si rifiuta di farsi controllare da loro, ma al contempo stanno perdendo il controllo.

Il capitalismo, per quanto disperatamente tenti, non trova vie d'uscita. Pensiamo all'entusiasmo per la cosiddetta green economy, volatizzatasi sotto i colpi della guerra in Ucraina e degli effetti delle sanzioni contro la Russia. Alla Cop27, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha lanciato l'allarme: "O scegliamo di cooperare o sarà suicidio collettivo". E ancora: "Guidiamo su una strada che porta verso l'inferno e lo stiamo facendo con il piede che spinge sull'acceleratore. Stiamo perdendo la battaglia per la vita: le emissioni di gas serra continuano ad aumentare, la temperatura globale continua a crescere". Parole forti, ma inascoltate. Il problema del riscaldamento globale esiste, eccome, ma non si può pensare che lo risolva il sistema che l'ha generato.

In ogni nuovo summit planetario la classe dominante prende atto del fatto che gli impegni precedenti non sono stati rispettati, e ne prende di nuovi. L'Accordo di Parigi (2015), ad esempio, impegna tutti i paesi a ridurre le proprie emissioni di gas serra nel tentativo di limitare il riscaldamento medio globale, ma il documento stilato prevede solo il generico obiettivo di mantenere l'innalzamento delle temperature al di sotto dei 2°C e di stanziare fondi per i paesi in via di sviluppo. Tra i grandi assenti alla Cop27 spiccano India e Cina (che insieme contano circa 3 miliardi di uomini), a dimostrazione che il vertice è stato un fallimento in partenza. Il capitalismo ha bisogno di darsi strumenti internazionali di coordinamento che, nel caso del riscaldamento globale, pongano limiti all'utilizzo di combustibili fossili. Ma questi limiti cozzano contro gli interessi nazionali, e infatti ogni paese firma protocolli e prende impegni solenni per poi continuare a fare quello che gli pare.

Il capitalismo sta spingendo a folle velocità la specie umana verso il baratro, ed è suicida pensare che sarà esso a frenare al momento giusto.

Articoli correlati (da tag)

  • Sono mature le condizioni per una società nuova

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con alcune considerazioni sulle strutture intermedie tra il partito e la classe.

    Occupy Sandy non era né un sindacato né, tantomeno, un partito, ma una struttura di mutuo-aiuto nata sull'onda dell'emergenza e dell'incapacità della macchina statale di intervenire efficacemente per aiutare la popolazione. In "Partito rivoluzionario e azione economica" (1951) si afferma che, nella prospettiva di ogni movimento rivoluzionario generale, non possono non essere presenti tali fondamentali fattori: un ampio e numeroso proletariato, un vasto strato di organizzazioni intermedie e, ovviamente, la presenza del partito rivoluzionario. Gli organismi di tipo intermedio non devono per forza essere strutture già esistenti (ad esempio i sindacati), ma possono essere forme nuove (come i Soviet in Russia). Il tema è stato approfondito in una corrispondenza con un lettore intitolata "Sovrappopolazione relativa e rivendicazioni sindacali".

    Nella tavola VIII (Schema marxista del capovolgimento della prassi), riportata in "Teoria ed azione nella dottrina marxista" (1951), vediamo che alla base dello schema ci sono le forme ed i rapporti di produzione, le determinazioni economiche e le spinte fisiologiche, che portano la classe a muoversi verso la teoria e la dottrina (partito storico), passando attraverso strutture intermedie. Si tratta di cicli di feedback che irrobustiscono la struttura del partito formale. Quando si parla di classe, partito e rivoluzione bisogna intendere una dinamica, un processo che si precisa nel corso del tempo:

  • Vedere oltre la catastrofe

    La teleriunione di martedì sera è iniziata affrontando il tema delle imminenti elezioni americane.

    Come nota The Economist nell'articolo "The risk of election violence in America is real", il termometro sociale negli USA registra l'aumento della tensione, con toni da guerra civile. Nel nostro testo "Teoria e prassi della nuova politiguerra americana" (2003), abbiamo scritto che "la direzione del moto storico, l'andare verso... è irreversibile. Se il determinismo ha un senso, gli Stati Uniti sono ciò che la storia del globo li ha portati ad essere."

    La polarizzazione economica e politica negli USA è il prodotto di una dinamica storica che possiamo far partire almeno dal 1971, quando il presidente Nixon eliminò l'ancoraggio del dollaro all'oro. Gli Stati Uniti assommano su di sé tutte le contraddizioni del capitalismo mondiale, e non è un caso che proprio lì sia nato un movimento avanzato come Occupy Wall Street che, nei suoi due anni di esistenza, ha voltato le spalle alla politica parlamentare, al leaderismo e al riformismo. Interessante, a tal proposito, la descrizione che viene fatta di Occupy Sandy nel libro Emergenza. Come sopravvivere in un mondo in fiamme di Adam Greenfield:

  • Cresce la tensione ovunque

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando la situazione di guerra in Medioriente.

    Recentemente, le forze di difesa israeliane hanno preso di mira le basi UNIFIL presenti nel sud del Libano, lungo la "linea blu", con il chiaro intento di farle evacuare. Nell'attacco sono state distrutte le telecamere e le torrette di osservazione, e ci sono stati alcuni feriti tra i caschi blu. I ministri degli Esteri di Francia, Germania, Italia e Regno Unito hanno manifestato il loro disappunto, mentre Israele ha dichiarato di aver precedentemente invitato il comando UNIFIL a ritirarsi. Le truppe dell'ONU sono presenti in Libano dagli inizi degli anni '80 in quanto "forza militare di interposizione", ma evidentemente il tempo della mediazione è finito per lasciare spazio a quello della guerra aperta.

Rivista n°55, luglio 2024

copertina n° 55

Editoriale: Non potete fermarvi

Articoli: Evoluzione extra biologica - Transizione di fase. Prove generali di guerra

Rassegna: Presa d'atto - Il capitalismo è morto

Recensione: Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune - Guerra civile negli USA, ma non quella vera

Doppia direzione: Il programma immediato non ammette mediazioni

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email