La teleriunione di martedì sera è iniziata dal commento dell'articolo "Assalto al Pianeta rosso", pubblicato sul numero 41 della rivista.
I razzi che vengono lanciati nello Spazio sono, sostanzialmente, dei proiettili di tipo balistico (vedi "La cosiddetta conquista dello spazio"). Rispetto agli anni '50 e '60, periodo in cui USA e Russia si sfidarono per la cosiddetta conquista dello Spazio, l'unica vera novità tecnologica è la potenza di calcolo raggiunta dai computer. Quest'aspetto, però, è inutile, dato che per inviare in orbita un carico "pagante" occorre sempre la stessa energia, così come occorre raggiungere sempre la stessa velocità di fuga (11,2 km al secondo, circa 40mila km all'ora) per staccarsi dalla gravità terrestre. Tra i vari problemi tecnici, vi è anche quello del consumo di carburante; il razzo Saturno, usato per andare sulla Luna, bruciava 13mila tonnellate di combustibile al secondo, la maggior parte delle quali veniva dissipata senza contribuire alla spinta vera e propria.
Per raggiungere Marte ci vogliono diversi mesi di viaggio e, ammettendo che si riesca a farvi arrivare degli esseri umani, per sopravvivere bisognerebbe costruire cellule abitative e le relative infrastrutture. Il Pianeta rosso è freddo, tossico per gli uomini e con una forza di gravità inferiore a quella della Terra; un ambiente ostico per la nostra specie.
La teleriunione di martedì è iniziata con il commento di una video puntata di Limes, "Wargames: i giochi di guerra e la sindrome di Rommel" (dedicata all'articolo "Contro la Sindrome di Rommel: la guerra non è un wargame"), alla luce dei nostri lavori sul tema pubblicati sui numeri 50 e 51 della rivista.
Nel video si afferma che i wargame non sono la replica esatta della situazione reale, ma possono essere utili per pianificare azioni. Per esempio, i "giochi di guerra" che simulano un conflitto tra USA e Cina nell'Indo-Pacifico, dimostrano che un scenario di questo tipo non avrebbe sbocchi (non ci sarebbe un vincitore) e che quindi andrebbe evitato. Non è detto, però, che tali "consigli" siano seguiti da chi ha responsabilità politiche e militari.
La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando l'articolo "Wargame. Non solo un gioco" (rivista n. 50), particolarmente utile per comprendere i conflitti bellici e sociali in corso, e per evitare di commettere errori logici nell'analisi.
In "Wargame" troviamo considerazioni inerenti alla "trasformazione della guerra imperialista in guerra civile", parola d'ordine dell'Internazionale Comunista. Storicamente, la guerra non rappresenta un problema per l'imperialismo ma la soluzione (temporanea) alla sua crisi. Difatti, la nostra corrente afferma che nell'epoca moderna, anche a causa del modo di condurre i conflitti, o passa la guerra o passa la rivoluzione. Oggi le determinazioni di una guerra classica che la farebbero passare da salvezza del modo di produzione capitalistico a elemento della sua distruzione non sono più da considerare ipotesi, dato che la crisi economica è da tempo diventata cronica. L'elettroencefalogramma del capitalismo è piatto.
Detto questo, finché c'è guerra non c'è disfattismo e quindi non c'è rivoluzione. La rivoluzione, perciò, deve scattare prima che la guerra conquisti la scena mondiale, prima che diventi un fatto totale, tanto più che quella a venire sarà "gestita" da sistemi basati sull'intelligenza artificiale, potenzialmente fuori dal controllo umano. Pensiamo alla fabbrica: il robot, registrando in modo approfondito le competenze dell'operaio, lo va a sostituire.
La teleriunione di martedì sera è iniziata con un breve report della conferenza tenuta a La Spezia lo scorso sabato 1° giugno. L'impressione che abbiamo avuto è stata positiva, sia perché ci siamo incontrati tra compagni di diverse località, sia perché abbiamo avuto modo di presentare la rivista.
Si è passati poi a commentare "Il ciclo storico del dominio politico della borghesia", facente parte delle Tesi del dopoguerra, una potente difesa del programma comunista. È sempre utile rileggere i testi della Sinistra perché si prestano a molteplici collegamenti con il presente e il futuro. Se nel testo "Il ciclo storico dell'economia capitalistica", analizzato la scorsa settimana, si tratta maggiormente l'aspetto materiale dello sviluppo del capitalismo, in questo viene esaminato l'aspetto politico-organizzativo del dominio di classe della borghesia.
Lo scontro armato che portò alla vittoria della classe borghese su quella feudale fu anche battaglia di idee e teorie. Le classi feudali costruivano la loro sovrastruttura dottrinale su categorie immutabili, come ad esempio la religione; la nascente borghesia mette in discussione tutte le concezioni tradizionali e proclama, contro il dominio dell'autorità, quello della ragione umana. La borghesia impone una nuova impalcatura ideologica che si basa su libertà, eguaglianza e fraternità.
La teleconferenza di martedì sera, presenti 16 compagni, è iniziata con alcune considerazioni riguardo le recenti manifestazioni degli agricoltori, in Germania e altrove, che con i loro trattori stanno bloccando il traffico su diverse arterie stradali.
Quando masse di uomini scendono in strada non si può rimanere indifferenti, non bisogna però analizzare il fenomeno limitandosi alle parole d'ordine, alle bandiere o agli slogan, bensì tentare di individuare le cause materiali che hanno prodotto il movimento. Nell'articolo "L'uomo e il lavoro del sole" abbiamo scritto che nei paesi di vecchia industrializzazione il settore agricolo, dal Secondo Dopoguerra in poi, è praticamente sovvenzionato dallo Stato dato che, se fosse stato lasciato alle leggi del mercato, le popolazioni rischierebbero di patire la fame:
"Il bilancio di uno Stato moderno rivela l'insostituibile funzione della ripartizione del plusvalore all'interno della società al fine di stabilizzare il 'corso forzoso' dell'agricoltura in questa fase di massimo sviluppo capitalistico. Più il peso specifico dell'agricoltura si fa insignificante nel complesso dell'economia reale, cioè nella produzione di valore, più i sussidi statali a suo sostegno si accrescono. Il tasso di crescita delle sovvenzioni è infatti assai più elevato dell'incremento dello sviluppo agricolo, ma, nonostante ciò, l'agricoltura non potrà mai più essere abbandonata all'investimento del singolo capitale e meno che mai al mercato."
La teleriunione di martedì 8 novembre, a cui hanno partecipato 16 compagni, è iniziata con alcune considerazioni riguardo la situazione politica e sociale negli USA.
Con le elezioni di midterm si rinnovano le due Camere del Congresso, il Senato e la Camera dei Rappresentanti. Si rinnovano quindi i 435 deputati e 35 dei 100 senatori, oltre a 36 governatori su 51. Diversi analisti politici descrivono una condizione di caos montante a causa della polarizzazione della società americana. La corrente a cui facciamo riferimento, nell'articolo "Raddrizzare la gambe ai cani" del 1952, diceva che il mondo borghese "cadrà in crisi se vi cade il formidabile sistema capitalistico con centro a Washington, che controlla i cinque sesti dell'economia matura al socialismo, e dei territori ove vi è proletariato salariato puro. La rivoluzione non potrà passare che da una lotta civile nell'interno degli Stati Uniti, che una vittoria nella guerra mondiale prorogherebbe di un tempo misurabile a mezzi secoli."
Dopo la Seconda guerra mondiale, nel piccolo raggruppamento di internazionalisti con base in Italia esistevano pruriti attivistici e alcuni pensavano di riproporre, tale e quale, la dinamica vista dopo il primo conflitto mondiale con la formazione del PCd'I. Bordiga sosteneva che alla data del 1920-1921 la Russia e l'Internazionale avevano dato tutto quello che potevano dare, e che quindi già all'epoca la situazione in Occidente era tutto fuorché rivoluzionaria; era perciò impossibile che nel secondo dopoguerra si ripresentasse qualcosa di simile agli anni '20, anche perché, nel frattempo, sistemi capitalistici come quello americano avevano impiantato basi militari ovunque (in primis in Italia e Germania), rinsaldando il loro dominio sul globo terracqueo. La rivoluzione, si diceva, era possibile solo quando sarebbe collassato quel sistema di potere, era quindi prioritario per i comunisti un "laborioso bilancio del disastro controrivoluzionario da esaminare, intendere ed utilizzare ad un totale riordinamento".
Abbiamo cominciato la teleriunione di martedì primo novembre, presenti 18 compagni, parlando di quanto sta accadendo in Brasile dopo l'esito del ballottaggio che ha portato alla vittoria di Ignacio Lula da Silva.
Immediatamente dopo i risultati elettorali, i sostenitori dell'uscente presidente Jair Bolsonaro si sono mobilitati, organizzando blocchi stradali e sit-in fuori dalle caserme. Bolsonaro non ha riconosciuto ufficialmente la vittoria di Lula, ma ha autorizzato la transizione. Secondo l'Economist, la recente campagna elettorale è stata la più incattivita della storia del paese, fatta di toni esagerati (Lula è stato accusato di essere un comunista satanico e Bolsonaro un pedofilo cannibale) e punteggiata da episodi di violenza tra gli opposti schieramenti. Il giorno del ballottaggio alcuni poliziotti hanno istituito posti di blocco negli stati che sostengono Lula, creando difficoltà a chi si recava alle urne. Il giorno dopo, i camionisti che sostengono Bolsonaro hanno bloccato le strade in undici stati, e diverse testate giornalistiche hanno parlato della possibilità di un intervento dell'esercito per riportare l'ordine.
Un paio di anni fa avevamo intitolato un nostro resoconto "Polarizzazione globale" prendendo spunto dall'articolo di Moisés Naím "Negli Stati Uniti ha vinto la polarizzazione"; il giornalista venezuelano sosteneva che ormai le campagne elettorali, invece di ridurre i fenomeni di divisione sociale, li ingigantiscono. La situazione brasiliana sembra un segnale, sia per i toni che per la polarizzazione degli schieramenti politici, di quanto potrebbe accadere a breve negli USA. Le forze politiche una volta antisistema, minoritarie, tenute ai margini, ora si sono fatte sistema. Il riferimento immediato è agli USA di Donald Trump, ma anche ad alcuni paesi europei. Non passa giorno che non escano articoli allarmati sulle elezioni di midterm americane, e sul rischio che rappresentano per la tenuta sociale.
La teleconferenza di martedì sera, presenti 17 compagni, è iniziata con alcune riflessioni sul linguaggio.
La corrente a cui facciamo riferimento, la Sinistra Comunista "italiana", nel testo "I fattori di razza e nazione nella teoria marxista" (1953) afferma che "la lingua del gruppo umano è uno dei suoi mezzi di produzione". Se con struttura sociale intendiamo sia il campo delle forme di riproduzione della specie, sia ogni meccanismo di cui essa dispone per la trasmissione di informazione di generazione in generazione, allora vanno considerati e annoverati tra i mezzi di produzione, oltre alle reti di comunicazione, la scrittura, il canto, la musica, le arti figurative, la stampa, dato che essi sorgono quali strumenti di trasmissione della dotazione produttiva. Il linguaggio fa parte di ogni struttura sociale perché è il mezzo con cui l'uomo rovescia la prassi, trasmette informazione, progetta; e non è da materialisti confondere il linguaggio con l'ideologia che esso può veicolare (Newsletter n. 206, 18 febbraio 2014). Engels afferma: "Dapprima il lavoro, in seguito e in combinazione con esso il linguaggio, ecco i due fattori più essenziali sotto l'influenza dei quali il cervello della scimmia si è trasformato gradualmente in cervello umano". Il linguaggio per vocaboli emerge quando nasce il lavoro a mezzo di utensili, la produzione di oggetti di consumo a mezzo di opera associata di uomini.
La teleconferenza di martedì sera, presenti 24 compagni, è iniziata con alcuni aggiornamenti in merito allo stato della pandemia da Covid-19.
Al netto di quanto viene veicolato dai mass media, secondo i quali la propagazione del virus sarebbe nella fase finale e tutto starebbe tornando alla normalità grazie alle campagne vaccinali, va considerato che a livello mondiale il numero dei contagi ha raggiunto un nuovo picco toccando in un giorno solo, lo scorso 22 aprile, quota 900 mila casi. Drammatica la situazione dell'India, dove in tre giorni sono stati segnalati quasi un milione di nuovi casi; hanno fatto il giro del web le immagini dei fuochi allestiti per la cremazione dei defunti, le pire sono state improvvisate anche nei parcheggi. Il paese, nonostante produca il 60% dei vaccini contro il Coronavirus a livello globale, rischia di precipitare in una situazione sanitaria e sociale catastrofica. La popolazione indiana, che conta 1,3 miliardi di persone, vive ammassata in metropoli enormi (Nuova Delhi, Calcutta, Mumbai), con periferie densamente abitate e condizioni igieniche molto precarie.
Uno stuolo di presunti esperti afferma che non bisogna preoccuparsi per la diffusione delle varianti del virus perchè i vaccini attualmente prodotti risultano comunque efficaci. Sarà vero, però sembra che non tengano conto dell'impatto delle mutazioni, che i coronavirus, come SARS-CoV-2, sviluppano velocemente. Altri esperti, più prudenti, come il microbiologo Andrea Crisanti, l'infettivologo Massimo Galli e il matematico Giovanni Sebastiani, esprimono invece una certa apprensione per le premature riaperture. "Più di tutto - spiega Sebastiani - mi preoccupa la scuola. Si è dimostrato che, in seguito al ritorno degli studenti in presenza, l'Rt aumenta del 25% in 4 settimane, come ha ammesso anche l'Istituto Superiore di Sanità. Inoltre, a differenza di quanto avveniva l'anno scorso, oggi la trasmissione del virus coinvolge anche i bambini di età inferiore a 10 anni."
Durante la teleconferenza di martedì sera, presenti 27 compagni, abbiamo ripreso la questione del battilocchio, ovvero la funzione della personalità nella storia, commentando alcuni passi dal filo del tempo "Fantasime carlailiane", pubblicato su Il programma comunista n. 9 del 1953, e dalla lettera di Bordiga a Perrone del giugno dello stesso anno.
In "Fantasime carlailiane" viene adoperata una bella metafora per spiegare la differenza tra motori e strumenti delle rivoluzioni:
"Non vediamo dunque sorgere il futuro né da una volontà di tutti (o della malfamata maggioranza) né da quella di uno; in questo senso neghiamo la funzione individuale. L'io generale e quello particolare non sono motori del fatto storico: si capisce che sono gli operatori. Tale distinzione è la stessa che corre tra le macchine: quelle motrici che danno l'energia meccanica, quelle operatrici che agiscono su materiale da trasformare. L'io non è un primo motore, ma un finale utensile."
In una fabbrica servono le macchine operatrici, ma serve in primis l'energia meccanica per farle muovere. Lo stesso discorso vale per i grandi cambiamenti sociali: servono gli uomini per fare la storia, ma senza una polarizzazione che li schieri in classi contrapposte nessuna rivoluzione è possibile.
La teleconferenza di martedì sera, presenti 19 compagni, è iniziata dalla segnalazione di alcuni articoli sulla situazione economica e sociale.
In Italia cresce il numero di coloro che ricorrono a forme di assistenza per avere di che mangiare; secondo una stima della Coldiretti, sono il 38,4% gli italiani senza "risorse liquide disponibili per spese essenziali come quelle per il cibo o per il riscaldamento". Dalle pagine del New York Times Paul Krugman scrive che la situazione negli Usa è esplosiva, dato che a fine luglio scadrà il contributo di disoccupazione per oltre 20 milioni di lavoratori. I giornalisti non riescono a cogliere la dinamica storica generale, quel processo irreversibile prodotto dalla legge della miseria crescente.
Si è quindi ripreso quanto detto nella riunione di venerdì scorso sul tema della catastrofe. Come si può verificare in alcuni articoli pubblicati su The Economist, la borghesia percepisce l'avvicinarsi di una situazione di non ritorno, ma non può porvi rimedio. Eventi disastrosi si presentano a tutti i livelli: dalla diffusione di pandemie al collasso delle metropoli, dai terremoti (basti ricordare l'energia che si sta accumulando nella faglia di Sant'Andrea o nel sottosuolo del Vesuvio) agli asteroidi. La classe dominante è impotente di fronte al suo stesso sistema e mostra di aver perso la vitalità che l'ha caratterizzata nel suo periodo rivoluzionario: essa subisce quello che succede nella società senza potersi affidare ad alcuna teoria o programma in grado di rovesciare la prassi. Da questo punto di vista, la borghesia non riesce nemmeno a porsi al livello delle società antiche che sono state capaci di sviluppare sistemi atti a tramandare la conoscenza. L'attuale modo di produzione non riesce a dare alcuna risposta significativa, ma oramai può solo porre rimedi locali e comunque legati alle categorie del profitto.
La teleconferenza di martedì sera, a cui si sono collegati 13 compagni, è iniziata con alcune domande, poste da un compagno, in merito alla teoria rivoluzionaria della conoscenza.
Nel 1905 Albert Einstein sviluppa la teoria della relatività ristretta, e successivamente, nel 1916, la teoria della relatività generale. Quest'ultima viene elaborata in un momento storico di forte tensione sociale e sarà provata empiricamente solo nel 1922.
La mancata unificazione delle leggi che stanno alla base della teoria della relatività con quelle della meccanica quantistica rappresenta un grosso problema per gli scienziati. L'affermarsi della meccanica quantistica segna il trionfo della teoria dualistica, ovvero della separazione tra corpo e spirito, materia ed energia, ecc. Tale teoria sostiene che la realtà non esiste poichè costituita solo dalle informazioni che noi abbiamo su di essa. Nel Secondo Dopoguerra, nell'ambito dello studio sulla teoria della conoscenza, Bordiga si schiera decisamente per una concezione scientifica anti-dualistica, ponendosi contro l'interpretazione di Copenaghen, basata sul dualismo onda-particella e la cui metafisica viene definita da alcuni dei suoi seguaci come un ritorno ad Aristotele. Nel 1955 scrive un piccolo saggio a sostegno della tesi deterministica e monistica della natura, intitolato "Relatività e determinismo, in morte di Albert Einstein" (Il programma comunista n. 9 del 1955).
Durante la teleconferenza di martedì sera, presenti 10 compagni, abbiamo ripreso lo studio sulla genesi e lo sviluppo del fascismo.
La storiografia ufficiale, scritta perlopiù da antifascisti, colloca il fenomeno fascista principalmente nel periodo che va dal 1922 al 1945. La Sinistra Comunista "italiana" ha sempre messo in guardia da tali interpretazioni: "Il fascismo è moderno: il suo carattere saliente è l'adattamento darwiniano delle ideologie, non importa quali, alla difesa degli interessi materiali della classe dominante" ("Che cosa è il fascismo", Il Comunista del 3 febbraio 1921). E ancora, nel secondo dopoguerra in "Natura, funzione e tattica del partito rivoluzionario" (Prometeo, 1947), scrive che il riformismo ha spinto al "rafforzamento dell'imperialismo capitalistico. Questo aveva così superata nella guerra, per una intera fase storica almeno, la minaccia insita nelle contraddizioni del suo meccanismo produttivo, e superata la crisi politica determinata dalla guerra e dalle sue ripercussioni coll'assoggettare a sé gli inquadramenti sindacali e politici della classe avversaria attraverso il metodo politico delle coalizioni nazionali".
La teleconferenza di martedì sera, a cui hanno partecipato 13 compagni, è iniziata con il commento delle ultime notizie riguardo i tentativi di formazione del governo in Italia.
Secondo quanto apparso sui giornali, l'intricato nodo sembra ormai sciolto. Dopo il contratto, M5S e Lega trovano l'accordo anche sul nome del futuro primo Ministro, quello dell'avvocato e giurista Giuseppe Conte. Il presidente Mattarella però non è convinto e prende tempo per valutare il da farsi, dato che lo strano governo sostenuto dai due partiti "populisti" prevede un premier esterno alla coalizione, incaricato di portare avanti un programma che preoccupa un po' tutti, da Confindustria alle tecnocrazie europee, soprattutto per quanto riguarda le posizioni anti-Euro professate dai giallo-verdi in campagna elettorale.
La teleconferenza di martedì sera, a cui si sono collegati 15 compagni, ha preso le mosse dalla notizia dell'approvazione in via definitiva del decreto che introduce il reddito di inclusione in Italia.
Se ne discute da tempo: che siano di cittadinanza, di povertà o, come in questo caso, di inclusione, le forme di sostegno al reddito dei più poveri stanno diventando un'impellenza. La misura varata dal governo italiano entrerà in vigore dal 1° gennaio 2018 e prevede un assegno mensile tra i 190 e i 485 euro, a seconda che venga erogato ad un unico individuo o ad una famiglia con 5 o più componenti. Chi vorrà ottenere il sussidio dovrà sottoscrivere "un 'progetto personalizzato' volto al superamento della condizione di povertà" e partecipare a corsi di formazione e di reinserimento nel mondo del lavoro, pena la perdita dell'assegno.
La teleconferenza di martedì sera, presenti 10 compagni, è iniziata prendendo spunto da quanto accaduto in Italia a livello governativo.
Curiosamente, la vittoria del No al referendum costituzionale era stata anticipata anche da alcuni analisti che avevano preso in esame il flusso di informazione sui social network, dove l'argomento ha avuto molto risalto, come d'altronde nel resto della società. Come scritto nell'articolo Informazione e potere, nell'epoca delle reti si stabilisce una certa simmetria tra i governanti e la società: difficile per chiunque bloccare il tam-tam sui social.
L'esito della consultazione ha costretto il premier Matteo Renzi alle dimissioni e ora, da quanto si legge su alcuni giornali, il prossimo passo potrebbe essere la formazione di un governo tecnico, forse guidato dall'attuale ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.
La teleconferenza di martedì sera, presenti 13 compagni, è iniziata commentando la raccolta Drammi gialli e sinistri della moderna decadenza sociale, su cui alcuni compagni hanno cominciato a lavorare.
Riguardo ai "disastri naturali", la nostra corrente ci ha spiegato che per capire il grado di dissipazione dell'attuale forma sociale bisogna fare il confronto con quella futura (senza denaro, azienda, lavoro salariato e capitale), e studiare a fondo le grandiose realizzazioni delle società antiche. Gli Incas, ad esempio, hanno costruito con mezzi tecnici rudimentali strade e massicciate per migliaia di Km e, grazie al lavoro organizzato centralmente, sono riusciti a mantenerle funzionanti per centinaia d'anni. Ancora prima, la società Terramare dell'età del Bronzo (1.650 a.C.- 1.150 a.C) costruiva strutture abitative leggerissime, palafitte che riparavano dalle piene del Po e che in qualche caso venivano utilizzate come isole. Persino l'antica Roma, che conosceva già un elevato livello di speculazione e corruzione, considerava quasi sacra la manutenzione delle acque, affidandone la gestione ad un apposito magistrato. La rete stradale era perfettamente funzionante e resa tale dall'intervento dell'esercito e dei privati che vicino alle mansio costruivano strutture ricettive. Nelle società antiche le opere pubbliche costavano poco rispetto ad oggi, erano realizzate con un minimo di lavoro e duravano nei secoli; nel capitalismo ogni aspetto della vita umana è asservito ad interessi particolari, sparisce la concezione organica della società e si fa strada il business delle emergenze e delle grandi opere:
La teleconferenza di martedì, a cui si sono connessi 13 compagni, è cominciata con una breve analisi degli interventi di Napolitano e Renzi, il primo alla cerimonia di consegna delle decorazioni dell'Ordine Militare d'Italia, il secondo a Brescia durante il vertice degli industriali.
La più alta carica dello stato ha lanciato l'allarme sulla tenuta sociale del paese: "Vi è il rischio che, sotto la spinta esterna dell'estremismo e quella interna dell'antagonismo, e sull'onda di contrapposizioni ideologiche pure così datate e insostenibili, prendano corpo nelle nostre società rotture e violenze di intensità forse mai vista prima".
Ha quindi invitato le forze armate a tenersi pronte a intervenire in più scenari di guerra: "Il quadro internazionale mostra tensioni e instabilità crescenti. Si vanno affermando nuove e più aggressive forme di estremismo e di fanatismo che rischiano di investire i territori degli 'Stati falliti' e insediarsi a ridosso dei confini dell'Europa e dell'Italia in particolare, infiltrandone gradualmente le società anche grazie alla loro perversa forza attrattiva. E' una minaccia reale, anche militare, che le nostre Forze Armate devono essere pronte a contrastare e prima di tutto a prevenire, insieme all'Unione Europea e alla NATO."
Ha infine evidenziato, principalmente in riferimento allo scacchiere mediorientale, la "perdita di leadership politica in seno alla comunità internazionale".
La teleconferenza di martedì, a cui si sono collegati 15 compagni, è iniziata dalle ultime news politiche italiane, la caduta del Governo Letta e l'ascesa di Matteo Renzi.
Dopo la tornata elettorale del 2008, che porta al governo Pdl, Lega e Movimento per l'Autonomia, scriviamo sul numero 23 della nostra rivista Elezioni non proprio normali. Il titolo è ben presto spiegato: i risultati elettorali consegnano alle aule parlamentari una composizione di eletti che non vede rappresentanze dei partiti della sinistra tradizionale; dopo più di un secolo, escluso il ventennio fascista, è la prima volta nella storia della Repubblica Italiana. Nello stesso periodo Beppe Grillo comincia la sua campagna per un "Parlamento pulito" contro i costi della politica e i privilegi della casta. Nel novembre del 2011, in seguito alla crisi economica e alle forti pressioni internazionali, Berlusconi lascia l'incarico di Presidente del Consiglio. Lo sostituisce Mario Monti con un "governo di impegno nazionale", la cui compagine è formata da sette professori universitari, cinque dottori generici, un avvocato, un magistrato, un professore-avvocato, un banchiere, due giuristi, un prefetto, un ambasciatore e un ammiraglio, ma nessun politico di professione.
Mi fa piacere riscontrare sulla rivista cose che ho scritto anch'io in un articolo che qui [negli Stati Uniti, N.d.R.] ovviamente non hanno pubblicato. L'esecutivo di Bush ha perso la testa, mentre la borghesia americana avrebbe bisogno di decisioni razionali e rapide. Sembra che tutto stia scivolando verso classiche soluzioni di tipo militare. Gli Stati Uniti potrebbero fare la guerra con l'economia invece che con le bombe, per adesso. Certe cose che scrivete le condivido pienamente. Anch'io sono convinto che siamo arrivati a un punto molto pericoloso per tutto l'umanità. Questa irrationality sta montando da più di mezzo secolo. Forse siamo al punto in cui il sistema non può fare altro che suicidarsi. Vi pongo tre domande dopo aver letto i vostri articoli sull'Argentina:
Editoriale: I limiti dell'… inviluppo / Articoli: Il gemello digitale - L'intelligenza al tempo dei Big Data - Donald Trump e il governo del mondo / Rassegna: Il grande malato d'Europa - Il vertice di Kazan - Difendono l'economia, preparano la guerra / Recensione: Ciò che sembrava un mezzo è diventato lo scopo / Doppia direzione: Il lavoro da svolgere oggi - Modo di produzione asiatico? - Un rinnovato interesse per la storia della Sinistra Comunista - Isolazionismo americano post-elettorale?
Libertà
Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.
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