La teleconferenza di martedì sera è iniziata riprendendo gli argomenti trattati durante la riunione pubblica tenuta a Milano lo scorso 20 aprile.
La conferenza, incentrata sul tema "Guerra e nuove tecnologie", si è tenuta presso il circolo anarchico Bruzzi-Malatesta. Al termine della riunione sono state poste alcune domande riguardo la socializzazione del capitale e le strutture fisiche alla base della guerra cibernetica, che ci hanno dato l'occasione di ribattere alcuni chiodi teorici. L'impressione che abbiamo avuto è stata positiva sia per la presenza di giovani che per l'attenzione del "pubblico" durante lo svolgimento di tutta la relazione.
L'acutizzarsi della guerra e lo sviluppo di nuove armi fanno parte di un processo unico, di una dinamica di crisi strutturale del capitalismo. I fatti hanno la testa dura, dice Lenin, e la realtà si incarica di fare piazza pulita delle vecchie "questioni" che in passato sono state motivo di interminabili dibattiti (partito, sindacato, ecc.). Nell'introduzione alla relazione di Milano è stato ribadito che il capitalismo non può funzionare senza l'estrazione di plusvalore, e che la guerra, fenomeno invariante, si è trasformata nel tempo essendo soggetta al modo di produzione che la esprime. Engels nota che l'innescarsi della dialettica cannone/corazza porta all'intensificazione del conflitto, motivo per cui, ad esempio, ben presto le barricate risultano obsolete rispetto all'impiego dell'artiglieria.
Durante la teleconferenza di martedì sera, a cui hanno partecipato 16 compagni, abbiamo commentato l'intervista a n+1 andata in onda su Radio Saiuz lo scorso 18 febbraio, e pubblicata il giorno seguente su YouTube.
Ascoltando la trasmissione, qualcuno potrebbe pensare che i temi trattati siano astrusi e che, in generale, potremmo avere più "successo" tra i proletari parlando in maniera più semplice. Per esempio: parlare di comunismo come del "movimento reale che abolisce lo stato di cose presente" non sarebbe comprensibile ai più. In realtà, l'idea che le masse non capiscano è una posizione anti-proletaria, ed anzi, sono i bonzi sindacali, i politici e gli intellettuali quelli a non capire. E comunque finché il capitalismo rimarrà in piedi, la sua ideologia sarà dominante:
"Sul terreno scuola, stampa, propaganda, chiesa, ecc., fin che la classe lavoratrice sarà sfruttata la diffusione della ideologia borghese avrà sempre un immenso vantaggio sulla diffusione del socialismo scientifico. La partita sarà perduta per la rivoluzione fino a che non si fa assegnamento su forti masse che lottano, senza presupporre nemmeno per sogno che siano uscite dalla influenza culturale ed economica borghese, ma per la ineluttabile spinta del contrasto delle forze produttive materiali non ancora divenuto coscienza dei combattenti, e tanto meno poi scientifica cultura!" ("Danza di fantocci: dalla coscienza alla cultura", 1953)
Ciò che conta, quindi, è il contrasto tra le forze produttive e i rapporti di produzione, che ad un certo momento fa muovere masse di milioni di persone, inizialmente in maniera caotica e poi sempre più sincronizzata fino alla polarizzazione di classe rappresentata dallo schema di rovesciamento della prassi ("Teoria e azione nella dottrina marxista", 1951).
La teleconferenza di martedì, presenti 15 compagni, è iniziata commentando l'esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti.
In molti hanno affrontato la vittoria di Donald Trump dal punto di vista puramente politico-giornalistico: la costruzione del muro al confine con il Messico, la politica sugli immigrati, la rinegoziazione dei trattati economici internazionali (Tpp e Nafta). L'Economist ha invece analizzato quanto accaduto in termini sistemici e ha delineato per il futuro del mondo scenari allarmanti, non solo a causa dell'elezione dell'impresentabile miliardario quanto per il fatto che gli Usa hanno ormai perso la leadership mondiale.
La teleconferenza di martedì sera, connessi 18 compagni, è iniziata con alcune considerazioni sul tema immigrazione e sulle relative campagne populiste e interclassiste della borghesia.
Di fronte al numero sempre più elevato di migranti ai confini europei, sono state organizzate in molte città manifestazioni in sostegno (#RefugeesWelcome) alle migliaia di uomini in fuga da fame e guerra. Fa riflettere che tali espressioni di solidarietà avvengano solo quando il "problema" comincia a toccare da vicino l'Europa, mentre solitamente nessuno scende in piazza per i milioni che muoiono in Africa e altrove nel silenzio dei media. A muovere i "solidali", in Austria come in Italia, non è stata la bontà d'animo del bravo cittadino ma il disagio crescente: nella società lo scontro avviene prima tra popolazioni che tra classi, e ha origine dalla concorrenza capitalistica. Si tratta insomma dei primi segnali di ciò che comunemente viene chiamata guerra tra poveri.
[…] La mia critica è che, per chi non conosce la storia della Sinistra Comunista "italiana", e per di più ha il problema della lingua, è difficile capire gli articoli della rivista e i documenti che fate circolare via Internet, con tutti i riferimenti alla vostra storia, ad altri testi, ecc. […].
Questa lettera, inviata ad altri in critica all'opuscolo di un gruppo politico, l'abbiamo ricevuta via Internet come "copia per conoscenza".
[…] Constato che l'argomentare in termini di destra e sinistra persiste, come persiste l'uso di tutto l'armamentario lessicale del tentativo rivoluzionario russo, grandioso, internazionalizzato, ma infine sconfitto, degenerato e servito da piedistallo alla più lunga e terribile controrivoluzione della storia. Ciò mi induce a pensare che [nell'opuscolo citato, n.d.r.] si stia trattando di contenuto connesso all'umana opinione, assurta a legge universale. In altri termini: sembra che si tratti di cose fatalmente legate alla sciattissima quanto "umanissima" tendenza a considerare l'universo come oggetto fatto apposta per applicarvi la propria personale concezione (ci saranno forse sei miliardi di universi paralleli?). La natura non ha destra e sinistra, è una nostra convenzione, così come parliamo di blu e rosso, caldo e freddo, salato e dolce, buono e cattivo: le simmetrie di natura non possono essere definite dall'uomo con il linguaggio corrente, il rosso è una lunghezza d'onda della luce anche se noi vi vediamo un sentimento. È dunque improprio applicare tali termini a insiemi complessi della società umana, specie nella realtà politica moderna dove, per esempio, destra e sinistra si confondono assai e il rosso è portato a spasso anche da Fassino.
Editoriale: I limiti dell'… inviluppo / Articoli: Il gemello digitale - L'intelligenza al tempo dei Big Data - Donald Trump e il governo del mondo / Rassegna: Il grande malato d'Europa - Il vertice di Kazan - Difendono l'economia, preparano la guerra / Recensione: Ciò che sembrava un mezzo è diventato lo scopo / Doppia direzione: Il lavoro da svolgere oggi - Modo di produzione asiatico? - Un rinnovato interesse per la storia della Sinistra Comunista - Isolazionismo americano post-elettorale?
Libertà
Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.
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