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L'incontro si svolgerà presso la sede di Torino.
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La teleriunione di martedì 15 aprile è iniziata con l'approfondimento del significato del termine "antiforma", riferito ai "movimenti che proclamano ed attuano l'assalto alle vecchie forme, ed anche prima di saper teorizzare i caratteri del nuovo ordine, tendono a spezzare l'antico, provocando il nascere irresistibile di forme nuove" ("Tracciato d'impostazione", 1946).
La corrente cui facciamo riferimento delinea una sorta di auxologia (disciplina che studia la crescita degli organismi indicandone il decremento nel tempo) dei modi di produzione. Ogni modo di produzione nasce con una carica rivoluzionaria, si trasforma in riformista e, infine, si cristallizza nel conformismo, nel tentativo di preservarsi dall’emergere di nuovi rapporti sociali.
Tale dinamica vale per la forma schiavista, per quella feudale, e per quella capitalistica, i cui elementi sono presenti sulla scena storica già nel Mille ("L'Italia nell'Europa feudale"). Successivamente, nel periodo compreso tra il Rinascimento e la rivoluzione industriale, il capitalismo assume una veste riformista, per poi irrigidirsi nella fase imperialistica del suo sviluppo, blindando la propria struttura al fine di resistere all’assalto del proletariato.
Lo scontro futuro, così come quello passato, non sarà tra idee o diverse concezioni morali, etiche e religiose, ma tra modi di produzione: "Gli uomini non sono messi in movimento da opinioni o confessioni o comunque da fenomeni del cosiddetto pensiero, da cui siano ispirate la loro volontà e la loro azione. Sono indotti a muoversi dai loro bisogni, che prendono il carattere di interessi quando la stessa esigenza materiale sollecita parallelamente interi gruppi." ("Tracciato d'impostazione")
La teleriunione di martedì sera è iniziata con alcune considerazioni riguardo le conseguenze economiche dell'introduzione di dazi da parte dell'amministrazione Trump.
La Borsa di New York ha bruciato oltre 5.000 miliardi di dollari in appena due giorni e anche tutte le principali piazze finanziarie mondiali hanno registrato importanti perdite (venerdì 4 aprile è stato per gli indici borsistici il giorno peggiore dal tempo della pandemia da Covid-19). Per ora tali oscillazioni non hanno avuto ripercussioni sulla società, come inflazione, fallimenti o licenziamenti. In proporzione, la quantità di capitale finanziario andata distrutta è di molto inferiore rispetto a quella in circolazione.
Tra gli analisti economici cresce la preoccupazione per le conseguenze negative di una creazione di denaro dal denaro (D-D'), senza passare per la produzione (P). C'è la necessità di continuare un ciclo fittizio di valorizzazione, che ormai nessuno più controlla; durante la crisi dei mutui subprime del 2008 venne alla luce un immenso "schema Ponzi". Quando lo Stato moderno permette alle banche di emettere prestiti superiori alla consistenza dei loro depositi, vuol dire che si sta creando capitale fittizio: il prestito è difatti possibile grazie alla garanzia delle banche centrali.
La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando la situazione economica mondiale, alla luce delle ultime notizie riguardo l'approvazione dei dazi da parte dell'amministrazione Trump.
I dazi rappresentano una delle risposte dell'America a una crisi in corso da decenni, oramai strutturale e che travalica i confini dell'economia americana. Gli Stati Uniti hanno consistenti deficit commerciali, dovuti principalmente all'elevato volume delle importazioni di merci dal resto del mondo: a gennaio 2025 hanno registrato un disavanzo commerciale record pari a 131,4 miliardi. Il loro maggiore partner commerciale è il Canada, con il 15% del totale degli scambi, seguito da Messico (14%) e Cina (13%). Dopo l'introduzione dei dazi, gli analisti di JPMorgan hanno alzato al 40% la probabilità di una recessione negli Stati Uniti; secondo l'OCSE, le nuove imposte ridurranno drasticamente le prospettive di crescita globale. Le manovre dell'amministrazione americana hanno provocato reazioni immediate. Pechino ha introdotto contromisure, imponendo dazi su diverse merci statunitensi, mentre la disunita UE ha dichiarato, attraverso la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, che "non è l'Europa ad aver avviato questo scontro, pensiamo sia sbagliato e siamo pronti a negoziare. Ma abbiamo un piano di rappresaglia e siamo pronti a utilizzarlo se sarà necessario".
Il capitalismo non ha nuovi mercati da conquistare e le borghesie navigano a vista senza piani economici a lungo termine. La globalizzazione ha reso gli Stati succubi del mercato mondiale e dei suoi meccanismi. Il tentativo americano di riportare le produzioni in patria, ammesso che riesca, comporta due possibili scenari: la costruzione di moderni sistemi di produzione, gestiti da pochi operai; la realizzazione di un profondo downgrade, ovvero un'antistorica industria con tanti operai e poche macchine. La spinta all'automazione e lo sviluppo dell'intelligenza artificiale portano inevitabilmente all'eliminazione di forza lavoro.
Editoriale: I limiti dell'… inviluppo / Articoli: Il gemello digitale - L'intelligenza al tempo dei Big Data - Donald Trump e il governo del mondo / Rassegna: Il grande malato d'Europa - Il vertice di Kazan - Difendono l'economia, preparano la guerra / Recensione: Ciò che sembrava un mezzo è diventato lo scopo / Doppia direzione: Il lavoro da svolgere oggi - Modo di produzione asiatico? - Un rinnovato interesse per la storia della Sinistra Comunista - Isolazionismo americano post-elettorale?
Libertà
Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.
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