A causa di un dissidio politico (non con Bordiga ma con altre componenti interne) uscì dall'organizzazione nel 1966. In seguito, attorno a un lavoro di elaborazione e pubblicazione, si raccolse un gruppo di giovani, soprattutto in Italia. Il veicolo di tale lavoro fu la rivista in francese Le fil du temps, della quale uscirono 14 numeri, affiancati da diversi volumi. Della rivista uscirono anche 5 numeri in tedesco (Der Faden der Zeit).
Personalmente ostile alle manifestazioni individualistiche e consumistiche tipiche di questa società, viveva appartato in una casa di campagna che però aveva messo a disposizione per il lavoro dei militanti. Quando il Partito Comunista Internazionale si dissolse, nel 1982, osservò che l'evento era scritto nella storia del partito stesso fin da quando Bordiga non era riuscito a controllare le forze che esprimevano i caratteri di questa società invece che di quella futura. All'epoca noi pubblicavamo le Lettere ai compagni, e durante una discussione intorno ai reciproci lavori ci lasciò un dossier di materiali sulle ragioni storiche del manifestarsi in Italia, prima che altrove, di esperimenti sociali che altre nazioni poi avrebbero portato a compimento (ad esempio il fascismo e il compromesso tra Stato e classi). All'epoca si diceva convinto che l'asse della rivoluzione europea, proprio per questi motivi, si era spostato dalla Germania all'Italia.
È morto il 9 settembre 2006 all'età di 81 anni nella sua casa sulle colline di Vaucluse.
Liliana Grilli
Era ancora studentessa quando, alla fine degli anni '60, entrò in contatto con i comunisti internazionalisti. Nel 1969-70 aveva partecipato al lavoro del gruppo milanese "di via Sigieri", che aveva rifiutato l'armamentario ideologico post-sessantottesco e si era richiamato alla Sinistra Comunista "italiana" adottandone i testi. Nel 1977 si era laureata con una tesi storica su un argomento che l'appassionava, dal titolo: La concezione del socialismo attraverso l'analisi dell'URSS nel pensiero di Amadeo Bordiga. Nella lucidissima conclusione scrisse, ponendosi più avanti degli stessi militanti del partito in cui aveva militato Bordiga:
"Si è voluto vedere in Bordiga l'ultimo esponente del veteromarxismo… In realtà è stato il teorico comunista rivoluzionario a noi più contemporaneo, anzi, troppo in anticipo sui tempi, propugnando soluzioni teoriche e politiche inaccettabili ai [rivoluzionari] suoi contemporanei e in parte anche a quelli del nostro tempo".
Alla morte della moglie di Bordiga, Antonietta De Meo (nel dicembre 1994), Liliana si gettò nell'impegno di farne rispettare il testamento, riuscendo infine, con altri, a costituire la Fondazione Amadeo Bordiga. Nonostante la profonda comprensione delle opere di Bordiga, non avvertì la stridente contraddizione fra queste − ferocemente critiche nei confronti della personalizzazione dei fatti storici e del culturalismo − e la loro "celebrazione", appunto, di tipo culturalistico-istituzionale. L'amichevole polemica con noi su questo punto non le aveva impedito di partecipare negli ultimi anni a tutte le nostre riunioni pubbliche a Milano, e di sostenerci spesso nelle polemiche quando la discussione con gli intervenuti si faceva accesa.
In qualche modo era rimasta legata, pur non militandovi, al "partito di Bordiga" anche se il Partito Comunista Internazionale si era dissolto nel 1982, e quello rinato dalle sue ceneri non era certo l'organismo di un tempo.
È morta a Milano il 12 marzo 2007, aveva solo 64 anni.
(Doppia direzione pubblicata sulla rivista n° 21 - aprile 2007.)