E se per ora gli Stati Uniti rifiutano un approccio neo-keynesiano al problema, in Europa la strada del "salario minimo" sembra essere già imboccata. Hanno destato scalpore le dichiarazioni di Jean-Claude Juncker, presidente dell'Eurogruppo (organismo che riunisce i ministri dell'Economia dell'area Euro), riguardo alla necessità di adottare in tutta la UE misure per garantire un salario minimo. Gli hanno subito fatto eco dall'Italia Bersani e Casini, quest'ultimo aggiungendo che il "reddito minimo" sarà "per chi accetta di partecipare a corsi di reinserimento in aziende e luoghi di lavoro. Questo sarà nel nostro programma". Supersfruttamento camuffato da stage in azienda?
Inoltre movimenti di lotta che rivendicano il salario garantito stanno emergendo a livello territoriale. Un movimento unitario che facesse proprie parole d'ordine quali "il salario ai disoccupati" e "la drastica riduzione della giornata lavorativa", avrebbe la forza di trascinare con sé tutti quei lavoratori, disoccupati e precari che per ora si trovano ingabbiati nelle sterili logiche sindacal-corporative. In questa dinamica non mancherà certo chi cercherà di sviare la lotta introducendo parole d'ordine interclassiste come "reddito di cittadinanza" o "reddito minimo garantito"; sarà proprio su questi temi che dovremo dare battaglia. Per il proletario la soluzione alla miriade di provvedimenti "lacrime e sangue" su casa, benzina, tariffe, fisco, sanità, ecc. è nella busta paga e nel tempo dedicabile alla vita, non nella politica di classe che chiamano economia.
Tutto questo discutere intorno alle misure da adottare per contrastare la crisi trova ovviamente ampio spazio nella campagna elettorale per le prossime votazioni. Dopo la tornata elettorale di febbraio, il partito di Monti diventerà l'ago della bilancia (parlamentare) mentre il PD dovrà accettare supinamente un'alleanza con il professore, pena il default del paese. Nel contempo l'istituto guidato da Mario Draghi mette in guardia l'Italia: l'incertezza politica legata alle elezioni sta mettendo in fuga capitali che hanno preferito investire in titoli più sicuri, ed allontana ancor più le ripresa economica. La tendenza al partito unitario borghese, anche nella forma di più tronconi che coevolvono verso il centro, è ormai generalizzata per l'intero pianeta. "Ben scavato, vecchia talpa!" direbbe un nostro antenato. Quando il grande e variegato partito della conservazione rende visibile il suo carattere unitario, non fa altro che spianarci la strada nell'opera di chiarificazione politica e programmatica.
Nella parte finale della teleriunione si è discusso su alcuni dei lavori in corso, quali la realizzazione di un sito che raccolga tutto il materiale in lingua inglese presente nel nostro sito, di un altro che metta invece a disposizione della "Rete" il nostro materiale semilavorato, e la riunione pubblica di Parigi.
Avere online un "raccoglitore" dedicato a tutto il nostro materiale tradotto in lingua inglese non è vantaggioso solo in termini di diffusione del lavoro (l'italiano non è sicuramente tra le lingue più conosciute…), ma anche si avvicina all'iniziale progetto del sito di "n+1" che doveva essere tutto in inglese con una appendice in italiano. Il sito parallelo con i semilavorati invece segue il progetto, in fase di elaborazione, di pubblicare online, con aggiornamenti settimanali, i resoconti delle teleriunioni, alcune tra le corrispondenze più interessanti e le tracce delle riunioni redazionali. Inoltre visto che a Torino e Roma si tengono riunioni con una certa frequenza, si potrebbe fare un calendario dei temi da trattare e renderlo pubblico sul Web.
Ricordiamo ai compagni la riunione pubblica che si terrà a Parigi il 25 gennaio prossimo e che vedrà la partecipazione di compagni provenienti da più parti d'Europa.