Non si vuole certo esaltare lo strumento. Notiamo piuttosto le potenzialità espresse non solo da Twitter ma da tutti quei programmi o piattaforme nati in Rete (Facebook, SugarSync, ecc.) che agevolano il lavoro collettivo e lo mettono facilmente a disposizione di chiunque.
Rispetto all'utilizzo del Web viene in mente quanto si dice su Grillo e il Movimento 5 Stelle, sembra che il recente exploit sia dovuto proprio alla capacità di sfruttare gli strumenti della Rete. In realtà il ragionamento va rovesciato perché è vero il contrario. E' questo mondo integrato e connesso che ha permesso ai grillini di emergere. Riccardo Luna, su Repubblica, ha indagato la genesi di Meetup.com, la piattaforma organizzativa da cui è scaturito non solo MS5 ma anche il movimento Occupy e quello dei Tea Party. Meetup.com è un social network che ha lo scopo di facilitare l'incontro di persone in varie località del mondo e consente ai suoi membri di trovare e unirsi a gruppi nati intorno ad un interesse comune. Un valido esempio è quello di Occupy Together, una community sviluppatasi intorno ad una matrice originaria, un programma attorno a cui si sono formati gruppi diffusi in tutto il mondo. La società umana si dà sempre nuovi strumenti, ma soprattutto si forma a loro immagine e somiglianza costringendosi così a rompere vecchi sistemi organizzativi.
Il caos politico italiano suscita interesse in tutto il mondo. Nell'ultimo numero dell'Economist molte pagine sono dedicate a quanto accade nella penisola: qualcosa di grosso sta accadendo e si fa strada la paura per la messa in discussione dello status quo. Il prestigioso settimanale inglese lancia segnali di allerta alla borghesia del pianeta, per cui il fenomeno Grillo è un bel rompicapo. Il giornalista Pd Curzio Maltese è riuscito ad entrare nell'albergo a Roma dove, dopo il voto, si sono riuniti i grillini per conoscersi e decidere la linea politica del movimento. Quanto riportato descrive non i soliti tronfi politicanti ma gente pulita non abituata all'ambiente parlamentare, di cui mette in luce non solo la netta differenza con i "guru" Grillo e Casaleggio ma anche con gli attivisti di base della Lega Nord. L'inviato sembra rimanere conquistato dall'entusiasmo sincero e dalla "normalità" dei grillini, ma sappiamo, come dice la nostra corrente, che nessuno entra in parlamento senza poi esserne corrotto, senza poi venire divorato dallo stesso sistema che, volendolo riformare, si riproduce.
Anche se i candidati a 5 Selle sembrano un pochino ingenui - basti vedere la leggerezza con cui affrontano il tema del reddito di cittadinanza - non bisogna fermarsi a quanto dicono o pensano i singoli attivisti, perché quello che è in corso è un movimento tellurico sintomo di qualcos'altro. Mentre con la Lega Nord i rappresentanti andavano verso il popolo, con il MS5 la situazione è completamente diversa: si tratta di un non-partito con dei non-leader, che rifiuta l'apparato politico esistente e rifugge il gioco parlamentare e gli accordi di palazzo, spingendo invece per la realizzazione dei propri punti programmatici. La situazione è davvero interessante e non ha nulla a che fare col Sessantotto, ultimo bagliore delle vecchie ideologie. Questa è una fase di passaggio in cui si tenta il superamento dalla lagna pseudo-riformista e in cui il tema dei beni comuni (acqua, energia, ecc.) è sempre più all'ordine del giorno. Anche se apparentemente il programma proposto dal Movimento 5 Stelle è riformista, alcuni dei punti indicati non c'entrano niente con la forma sociale esistente ma sono il portato di qualcos'altro che spinge per realizzarsi. In una lettera ad Annenkov del 1846, Marx critica Proudhon (l'interprete scientifico della piccola borghesia francese [che] accecato dallo splendore della grande borghesia e compassionevole per le sofferenze del popolo, diventa borghesia e popolo al tempo stesso) per la sua incapacità di comprendere le leggi di sviluppo delle transizioni storiche. Cosa che gli impedisce di vedere che la società futura è un movimento reale e non un'idea e ribadisce:
"Gli uomini non rinunciano mai a ciò che essi hanno conquistato, ma ciò non significa che essi non rinuncino mai alla forma sociale in cui hanno acquisito determinate forze produttive. Tutto al contrario. Per non essere privati del risultato ottenuto, per non perdere i frutti della civiltà, gli uomini sono forzati a modificare tutte le loro forme sociali tradizionali, non appena il modo del loro commercio non corrisponde più alle forze produttive acquisite."
La situazione politica italiana naturalmente aggrava la situazione economica e oltre. Il centrosinistra si dice non disponibile a fare il governissimo col centrodestra, mentre Grillo non può sporcarsi le mani con nessuno dei partiti sulla scena; sembra che l'unica possibilità sia quella di un governo tecnico o di scopo in cui Grillo voterebbe i singoli punti condivisi. Pd e Pdl sono partiti (oramai) senza base, se venissero a mancare le elargizioni dello Stato andando in porto la legge sulla diminuzione dei parlamentari e sull'eliminazione dei finanziamenti ai partiti, si verificherà di certo una guerra di tutti contro MS5 e allo stesso tempo il barnum parlamentare dovrà trovare una quadra e darsi un minimo di stabilità, perché non può accadere come in Belgio dove sono rimasti senza un governo per più di cinquecento giorni. L'Italia ha un portato storico di ben altro peso sullo scacchiere mondiale.
Un colpo di stato di tipo para-istituzionale in Italia non è quindi impossibile, l'ipotesi sudamericana invece non è probabile perché da noi il tutto potrebbe farsi in maniera abbastanza pulita. L'esautorazione dei partiti da parte del governo Monti andrebbe avanti con una repentina accelerazione verso un golpone di primavera.
Dal punto di vista sistemico il keynesismo non si può rispolverare a piacimento, come propone Stiglitz nel suo ultimo libro ("Il prezzo della diseguaglianza"), dove affronta la crescita delle ineguaglianze e il rapporto della stessa con lo svilupparsi di movimenti globali di contestazione come Occupy Wall Street. E' impossibile un ritorno all'epoca di Roosevelt, cioè ad un riformismo con la democrazia. Oggi l'integrazione del capitalismo è su livelli molto diversi rispetto al 1929 e riformismo vorrebbe dire un superfascismo esteso a scala globale.
Tutto il mondo è in fibrillazione sotto i colpi della crisi strutturale del capitalismo. Negli Usa è scattato il taglio alla spesa pubblica di 85 miliardi, notizia poco in rilievo sui giornali nostrani. Sono previsti massicci licenziamenti nel settore pubblico e sarà penalizzata anche la sicurezza interna. Negli States, cuore del capitalismo, ci sono 60 milioni di poveri e gli ulteriori tagli sono forieri di spappolamento della struttura sociale. La situazione negli Usa è bloccata: prima gli analisti davano la colpa al poco potere di Obama, il quale, al secondo mandato, subisce ancora le stesse pressioni che subivano i suoi predecessori. Marx dice che il capitalismo nella misura in cui non soddisfa i bisogni della classe dominante è già morto, difatti per la nostra corrente è col "Manifesto del Partito Comunista" del 1848 che la rivoluzione è matura.
Una marea umana ha invaso le strade portoghesi, su Facebook e Twitter girano le foto delle piazze stracolme di manifestanti. Molto interessanti anche gli avvenimenti a Port Said, in Egitto, dove per giorni è stata letteralmente occupata la città. In realtà sono varie le città egiziane coinvolte nelle manifestazioni con assalti alle questure ed ai centri di potere, la condizione di instabilità è ormai continua. Al contrario di quanto accade in Siria, dove l'opposizione armata è guidata dagli islamici, in Egitto sono i laici all'opposizione, avversi al governo dei Fratelli Mussulmani. I media oltre a non parlare dei movimenti in Nord Africa e in Bulgaria, contro il carovita, non parlano neanche delle forti agitazioni che si stanno sviluppando in Slovenia e Croazia. In Turchia l'esercito non mantiene più saldamente la barra come qualche anno fà e lo scenario potrebbe cambiare radicalmente se si mettesse in moto il proletariato. La Turchia è l'ultimo paese dove c'è stata una "rivoluzione borghese fino in fondo", qui da sempre vengono vietate le manifestazioni a sfondo classista, significative ed imponenti come quelle che si svolgono il Primo Maggio. I sollevamenti che avvengono nella zona araba, particolarmente in Egitto e in Tunisia, si ricollegano alle previsioni di Marx sul territorio dell'ex Impero Ottomano: dai balcani, alla Turchia e a tutta l'area araba. Questi paesi hanno dato prova di entrare facilmente in fibrillazione (basti vedere il violento disfacimento dell'ex Yugoslavia), sono focolai di pressione sociale che da potenziale diventa in breve cinetica.
Dal Mali arrivano conferme della situazione non affatto normalizzata, al contrario la guerra guerreggiata ha preso il posto della propagandata operazione di polizia internazionale. Il blocco delle forniture di gas dalla Libia è un ulteriore fallimento del tentativo di stabilizzazione del paese nordafricano, ormai suddiviso tra signorie locali che rispondono a svariati interessi internazionali. Nell'editoriale dell'ultimo numero di Limes, Caracciolo descrive in tutto il Nordafrica la presenza di soli tre stati: il Marocco, Siria e Israele. I borghesi non danno lo status di Stato nemmeno all'Algeria la quale, pur avendo fatto una sanguinosa lotta di liberazione nazionale, non controlla più il suo territorio. In Siria gli Usa e l'Arabia Saudita stanno armando i ribelli anti-Assad con gli Stinger, missili terra-aria spalleggiabili a ricerca di calore, l'incubo per un esercito regolare in uno scenario di guerriglia urbana. Il governo alawita è praticamente morto, l'unica variabile è il tempo. Non potendo utilizzare forze convenzionali contro una guerriglia urbana, l’unica salvezza è una contro-guerriglia: lo stato siriano si sta affidando ai metodi praticati in Libano da Hezbollah. Qualcosa di simile a quanto successo negli anni 90' in Cecenia dove i russi, per contrastare la guerriglia secessionista, hanno dato il via libera a vere e proprie bande di tagliagole, come descritto nel romanzo "Caduta libera" di Nicolai Lilin.