"Si accusano della violenza i poveri e le popolazioni più povere, ma, senza uguaglianza di opportunità, le diverse forme di aggressione e di guerra troveranno un terreno fertile che prima o poi provocherà l'esplosione. Quando la società – locale, nazionale o mondiale – abbandona nella periferia una parte di sé, non vi saranno programmi politici, né forze dell'ordine o di intelligence che possano assicurare illimitatamente la tranquillità".
La nostra corrente è sempre stata attenta alla produzione "teorica" dalla Chiesa che, forte della sua millenaria esperienza, sa rispondere in anticipo alle catastrofi sociali in arrivo. Afferma ancora Papa Francesco:
"Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza vie di uscita. Si considera l'essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello 'scarto' che, addirittura, viene promossa. Non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell'oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l'esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l'appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono 'sfruttati' ma rifiuti, 'avanzi'".
Giusta la legge della miseria crescente, oltre al classico esercito industriale di riserva cresce la sovrappopolazione assoluta, la fetta di chi viene collocato al di fuori del ciclo produttivo "a tempo indeterminato", cioè senza mai più potervi rientrare. Prima dell'elezione dell'attuale pontefice molti sbraitavano contro una Chiesa covo di reazionari, corrotti e affaristi. Sarà vero, per carità. Solo che ora l'organismo millenario ha dimostrato la capacità di sapersi ripulire, di dare per lo meno una parvenza di cambiamento, cosa che nessuna borghesia al mondo riesce più a fare. La Chiesa, come il sindacato che per non sparire sarà costretto a rifondarsi sulle lotte dei lavoratori (occupati e disoccupati), deve tornare a prendere le difese degli ultimi e rinnovare le incancrenite strutture ecclesiali.
Tutte queste grandi trasformazioni, all'apparenza volontarie, sono determinate dall'esigenza del sistema di riformarsi per non soccombere sotto il peso delle proprie contraddizioni. Ha fatto notizia la proposta di Obama per l'innalzamento del salario minimo dei dipendenti pubblici federali (dagli attuali 7,25$ all'ora a 10,10$). Come non collegare questa "scelta" del Presidente alle recenti lotte dei working poor d'America? Le disparità economiche negli Usa sono ormai tali da mettere a repentaglio, oltre la domanda interna, la stessa tenuta sociale del Paese. Alla vigilia del forum di Davos, Oxfam lancia l'allarme: l'aumento della diseguaglianza rischia di portare disordini e squilibri sociali. D'altronde, se 85 super ricchi possiedono l'equivalente di quanto detenuto dalla metà della popolazione mondiale, cosa ci si può aspettare?
In questi giorni la Banca d'Italia ci informa sulla situazione nostrana, dove è un 10% delle famiglie a detenere circa la metà (il 46%) del patrimonio nazionale. Nonostante questi numeri, nella penisola ci si ingegna a tagliare i salari. La scorsa settimana l'associazione degli industriali di Pordenone ha annunciato un piano per contrastare la "desertificazione industriale". L'apposito team di tecnici e politici, incaricati di trovare una soluzione al problema, ha proposto tagli al costo del lavoro e l'introduzione di maggiore flessibilità. Detto fatto. Da pochi giorni è diventato pubblico il piano di Electrolux: in cambio di non meglio precisate garanzie occupazionali gli operai dovrebbero accettare una drastica riduzione dei salari, dagli attuali 1400 euro a 700 al mese, per allinearli a quelli polacchi e permettere all'azienda di continuare a produrre in Italia.
Il costo della forza lavoro incide per l'8-10% sul costo di produzione. Questa è l'unica variabile dipendente su cui il Capitale può agire perché costi di energia, trasporti e materie prime sono variabili indipendenti. Gli automatismi spinti della società capitalistica ultra-matura si traducono nel fatto che nessuno "sceglie" cosa fare, ma tutti sono costretti ad inchinarsi davanti al mercato. Nelle moderne produzioni industriali impera il capitale costante (macchine e impianti) e il capitale variabile (forza-lavoro) è ridotto all'osso. A un dato momento, se diminuisce la possibilità di estorsione di plusvalore, non solo diminuisce il profitto del capitale addizionale, ma qualsivoglia profitto si rende impossibile e l'accumulazione s'arresta. Del resto è inevitabile che con l'aumento della forza produttiva sociale, che non diminuisce mai, diminuisca invece l'estorsione di plusvalore: oltre precisi limiti fisiologici e temporali, pur spremendo un operaio come un agrume, non si può estrarre da esso tanto plusvalore quanto se ne può estrarre da cento operai. Di pari passo al vulcano della produzione aumenta la palude del mercato. Lampante è l'esempio della Fiat. Marchionne spinge su produzioni di lusso e sulla fascia alta dell'Alfa Romeo. Viene subito applaudito dagli analisti finanziari. Rimane un dubbio: per restare in concorrenza con i colossi asiatici e tedeschi dovrebbe vendere 7 milioni di automobili di lusso, ma a chi? Forse agli 85 super ricchi di cui sopra.
Di fronte al nuovo "giusto salario" e all'estendersi della massa dei senza-riserve salteranno definitivamente tutti i parametri sindacali consueti, e il salario di sussistenza, complementare alla riduzione della giornata lavorativa, diventerà una necessità vitale. Ma non potrà essere frutto di riforma, dato che il sistema ha come sua legge il valore di mercato. I proletari potranno solo imporre con la forza un cambiamento radicale dell'organizzazione sociale.
Dall'Electrolux siamo quindi passati a discutere del macro-settore della logistica. Dopo l'idea delle consegne con i droni, Amazon, il gigante del commercio on line, ha depositato un brevetto per un sistema di consegne anticipate della merce. La nuova modalità di vendita si basa sulla tracciabilità degli acquisti pregressi, i dati raccolti permettono la ricostruzione della personalità del cliente che riceverà a casa quelle merci che, probabilisticamente, vorrà acquistare. Il meccanismo non solo riduce ma in tendenza elimina i tempi di attesa che intercorrono tra l'ordinazione, la spedizione e la consegna del prodotto. Viene in mente quanto abbiamo scritto nell'ultimo numero della rivista riguardo ad un'altra azienda globale: "I sensori del sistema Walmart acquisiscono informazioni ad ogni livello, dal comportamento dei consumatori nei negozi alle giacenze sugli scaffali, dal percorso lungo la rete logistica a quello che porta a casa del consumatore. Ogni prodotto ha una etichetta tracciabile e appena uscito dai campi o dalla fabbrica diventa un terminale della immensa rete. In questo modo sono sotto controllo 600 milioni di confezioni dei prodotti più diversi ogni settimana per 20 milioni di transazioni alle casse ogni giorno. La potenza di calcolo necessaria al controllo dell'intero sistema è seconda solo a quella del Pentagono, ed è incommensurabile rispetto a quella degli scienziati russi che furono all'opera nella cittadella delle scienze. Al di là degli stupefacenti numeri, la logica soggiacente è già pronta per un utilizzo non mercantile. Una volta eliminato il capitalismo, non vi sarà alcuna mano nascosta a regolare un equilibrio da giungla selvaggia, ma le cose stesse saranno in grado di comunicare col cervello sociale ed essere parte di un piano di specie. Ormai il traffico di dati fra cosa e cosa, macchina e macchina sta superando quello fra uomo e uomo. Sotto il capitalismo l'automazione è un sistema aberrante, sotto il controllo di una società umana e anti-dissipativa è una liberazione, una trasformazione del tempo di lavoro in tempo di vita."
Nella logistica le aziende lavorano just in time: Tnt, Granarolo, Gls, Dhl, Amazon, tutte vogliono velocizzare i tempi di consegna e l'unica maniera per farlo è quella di aumentare lo sfruttamento dei lavoratori contrastando, di conseguenza, l'organizzazione sindacale. L'efficienza richiesta si basa su lunghe catene di esternalizzazione, un sistema che abbiamo definito l'outsourcing globale, ma talvolta accade che la fluidità della circolazione della merce sia compromessa dalle agitazioni e dai picchetti dei lavoratori. Alla Granarolo di Bologna pochi lavoratori riescono da mesi a bloccare il magazzino mandando in tilt il traffico dell'Interporto (zona ad alta densità di aziende e magazzini). La lotta dei precari dell'Ups nel 1997 ha inaugurato un nuovo modo di condurre la battaglia sindacale, dimostrando che la congiunzione tra coordinamento territoriale, strumenti moderni (cellulari, Internet, Gps, ecc.) per picchetti volanti e tanta solidarietà organizzata, può battere i più blindati padroni, i sindacati reazionari e persino gli Stati.
Si è quindi passati a discutere del rallentamento delle economie emergenti e della decisione della Federal Reserve di proseguire con il tapering, la diminuzione del ritmo di riacquisto di asset sul mercato. Ridurre gradualmente la droga monetaria da iniettare nel circuito finanziario dovrebbe significare un ritorno alla normalità, ma diventa invece un provvedimento eccezionale vista la situazione in cui versa l'economia mondiale. I mercati fibrillano a causa dei disordini sociali in corso in molti paesi, le economie di Cina, India, Indonesia e Turchia cominciano ad arrancare, l'Europa deve fare i conti con la deflazione.
Paesi come l'Argentina, poco protetti dal punto di vista finanziario, soffrono particolarmente ed appena la crisi globale si acutizza la popolazione non riesce più a mangiare e si ribella. Gli economisti qualche tempo fa parlavano di ripresa, puntando sulle economie emergenti di BRICS e MINT (Messico, Indonesia, Nigeria e Turchia). Ora si scopre che la Turchia si ritrova con forti debiti in dollari e riserve valutarie ormai al lumicino, e i BRICS da salvezza del capitalismo sono diventati fonte di preoccupazione perché ulteriore fattore di destabilizzazione. In Brasile, ad esempio, impazzano i flashmob dei giovani delle favelas che si danno appuntamento nei grandi magazzini per svuotarli; il governo è nel panico e nessuno sa come fermare le manifestazioni organizzate via social network.
In Ucraina la rivolta continua: ci sono scontri durissimi, incendi e saccheggi, morti e feriti; ufficialmente i manifestanti si battono per far entrare il paese nell'orbita economica dell'Unione Europea (proprio mentre in Europa prendono piede movimenti che spingono per l'uscita dall'Euro). Ma non importa quello che dicono i manifestanti di se stessi, importa ciò che spinge materialmente le persone a scendere in piazza. Quello che emerge è sempre un senso di insicurezza sociale altissimo, un chiaro segnale che la potenzialità di rottura ha raggiunto livelli da allarme rosso.
Nel mentre, il parlamento italiano è alle prese con la discussione sul modello elettorale, ovvero se spostare il premio di maggioranza dal 35 al 37%. Sempre nel mentre, trasporti, sanità, servizi pubblici vanno a pezzi e la disoccupazione giovanile cresce senza sosta. L'1% continua a pensare esclusivamente a se stesso, in barba ad una situazione in cui il 40% della popolazione vive con un reddito al di sotto di 600 euro.
E' un sistema in transizione che ci obbliga a cambiare paradigma rispetto al passato poiché ci costringe a collegare il singolo episodio, locale o nazionale che sia, al contesto mondiale in cui questo avviene.