"È assai probabile che non ci sarebbe stato nulla di simile a Occupy Sandy (né con questo, né con altri nomi) senza l'organizzazione primigenia dell'autunno precedente: Occupy Wall Street, a Zuccotti Park. L'eredità di OWS si rese subito evidente nell'incredibile rapidità con cui presero forma i soccorsi: se gli attivisti furono in grado di mettere in piedi una rete così, in quattro e quattr'otto, lo si deve alla fiducia e ai legami che si erano instaurati nel corso di quelle elettrizzanti e complicate settimane a Zuccotti Park. Si rese evidente anche nell'immediata efficienza dei sistemi logistici organizzati da OS, ognuno dei quali si ispirava alla straordinaria struttura sociale temporanea formatasi durante i cinquantanove giorni e notti a Zuccotti."
Strutture di mutuo soccorso di questo tipo emergono quando si verifica una polarizzazione sociale dovuta a una qualche forma di emergenza. In questi casi, le molecole sociali adottano un comportamento orientato, avviene una transizione di fase, e il sistema si organizza in forma collettiva. Il mondo della teoria della complessità è tutto da scoprire, e il suo studio ci può tornare utile per comprendere meglio alcuni fenomeni legati alla rivoluzione in corso.
La situazione economica e politica in cui versano gli Stati Uniti è estremamente critica, come nota il docente di Storia contemporanea Alessandro Volpi in un intervento video ("USA al collasso - il debito non è più sostenibile, e Harris e Trump non sanno che farci"). Gli USA si trovano in un vicolo cieco, dovendo fare i conti con un deficit di 1,5 miliardi di dollari e un debito pubblico pari a circa 35 trilioni di dollari, che potrebbe arrivare a 50 nei prossimi dieci anni. Tale debito è sostenuto dal resto del mondo, dato che il dollaro è la valuta di riferimento del sistema internazionale dei pagamenti. La Cina, però, sta cominciando a liberarsi dei titoli del tesoro americani. Il fenomeno della dedollarizzazione è reale ed è stato palesato al vertice di Kazan dei BRICS, durante il quale si è discusso della possibilità di costruire un sistema monetario internazionale complementare a quello esistente. Per ora ad aiutare gli USA ci pensano i grandi fondi d'investimento (BlackRock, Vanguard, ecc.), che dirottano i risparmi altrui verso le piazze finanziarie americane, ingigantendo così la bolla finanziaria mondiale.
E' quindi evidente che chiunque vincerà le elezioni americane dovrà fare i conti con queste grandi società di investimento, che sono in grado di muovere trilioni di dollari. Gli Stati Uniti, per stare a galla, devono continuare a drenare flussi di valore dal resto del mondo, e lo possono fare finché il mondo accetta la centralità del dollaro come valuta di riserva mondiale. L'America non ha una strategia per il futuro e, per campare, si affida alla speculazione finanziaria (il "lungotermismo" è forse l'unica corrente ideologica che ha una strategia: colonizzare altri pianeti). Il tutto, naturalmente, puntellato dalla potenza militare che, però, è fronteggiata da altri giganti, in primis dalla Cina. La crisi della middle class rappresenta la fine dell'American Dream: gli USA sono legati a doppio vincolo ai meccanismi finanziari mondiali che hanno generato e di cui sono vittima. Non si può far tornare indietro la ruota della storia e ricostruire un'America industriale, ma allo stesso tempo così non si può andare avanti perchè un'ulteriore finanziarizzazione dell'economia non è possibile. Si dice che l'America e le sue propaggini finanziarie sono troppo grandi per fallire (Too big to fail), ma la legge del valore si prenderà la sua vendetta (Lettera ai compagni n. 21).
La percezione generale, sia interna che esterna, vede gli Stati Uniti più deboli rispetto al passato; lo dimostrano l'invasione dell'Ucraina, che altrimenti non ci sarebbe stata, e l'attacco del 7 ottobre ad Israele, avamposto americano in Medioriente. Si determina, dunque, nel "ventre della balena" una spaccatura tra chi vuole che l'America ritorni grande e chi si sente in colpa per il ruolo "colonialista" svolto dal proprio paese (ideologia Woke). Entrambe le fazioni sono il frutto del declino americano.
A Valencia, il Re Felipe e il premier Sanchez, accorsi a portare solidarietà agli alluvionati, sono stati duramente contestati. Questo ennesimo disastro "naturale" dimostra che la catastrofe è ormai parte della quotidianità capitalistica, come scritto nel quaderno "Drammi gialli e sinistri della moderna decadenza sociale". Le costruzioni antiche erano migliori di quelle d'oggi, anche se i mezzi tecnici erano meno avanzati; la diga romana di Almonacid de la Cuba, vicino a Saragozza, costruita 2000 anni fa, ha protetto la cittadina dall'alluvione che ha invece distrutto Valencia.
L'incapacità delle strutture statali di intervenire efficacemente fa venir meno la fiducia nello Stato e nella "politica". A Valencia gruppi di volontari hanno preso in mano l'organizzazione dei soccorsi. Di qui in avanti le catastrofi non faranno che aumentare. Più volte abbiamo parlato del possibile collasso delle catene logistiche in seguito alla formazione di colli di bottiglia. In molte parti del mondo i parlamenti sono stati assaltati o dati alle fiamme, i supermercati saccheggiati e i simboli del potere abbattuti, ma si tratta sfoghi che lasciano il tempo che trovano. Ciò che conta è l'organizzazione che si forma e la capacità di soddisfare i bisogni dei senza-riserve.
Il programma immediato rivoluzionario (punti di Forlì del 1952) non aspetta altro che di essere realizzato. Esso è immediato perché non richiede un'opera costruttiva, ma un'attività distruttiva, antiformista. Strutture di mutuo-aiuto, nate per rispondere a problemi contingenti, possono rappresentare il modello di una nuova forma sociale. Queste esperienze, anche se hanno vita breve, lasciano un ricordo tra chi vi ha partecipato.
In Israele il ministro difesa israeliano Gallant è stato licenziato perché in contrasto con il premier Netanyahu riguardo la questione degli ostaggi e la prosecuzione del conflitto. Israele è in preda al marasma sociale e alla guerra, e rischia l'autodistruzione. Le guerre in corso sono un problema per i paesi coinvolti perché ne aggravano la crisi economica, politica e sociale. Le munizioni finiscono velocemente e le armi non bastano. Zelensky ha dichiarato che l'Ucraina è in grado di produrre quattro milioni di droni l'anno.
Il sistema capitalistico non si può omeostatizzare, sono troppi i punti di catastrofe al suo interno.
Gli Stati sono i più grandi datori di lavoro, tra poliziotti, burocrati e militari (il Ministero della Difesa dell'India ha quasi 3 milioni di dipendenti, il Dipartimento della Difesa USA 2.93, l'Esercito di liberazione popolare della Cina 2,5). Essi hanno sempre più difficoltà a controllare la società, ed è per questo che sono costretti ad inflazionarsi, sfornando leggi e leggine per darsi un po' di ordine. Oggi, chi vuole essere progressista deve essere fascista, cioè accentratore, statalista, sindacal-corporativo. La sequenza storica del progresso sociale è infatti democrazia-fascismo-socialismo. Per quanto la macchina statale si espanda nella società, non può annientare le leggi di funzionamento del capitale. Quella della miseria crescente, ad esempio, produce effetti pratici: concentra la ricchezza nelle mani di pochi individui, diminuisce il numero dei proletari occupati, ingigantisce l'antagonismo nel campo della società.
In chiusura di teleconferenza, si è parlato dell'importante movimento di sciopero in corso negli Stati Uniti, dal settore dell'automobile a quello dei porti, dall'alberghiero alla ristorazione. Al di là di chi vincerà le elezioni americane, la lotta di classe nel paese non farà che acutizzarsi.