Per l'articolo "Verso la singolarità storica" (rivista n. 40) abbiamo preso spunto dalla lettura del libro La singolarità è vicina di Raymond Kurzweil (2008), che tratta lo sviluppo delle macchine e dell'intelligenza artificiale. Per l'articolo "Sul libero arbitrio" (rivista n. 53), abbiamo preso in considerazione l'ultima fatica dello stesso autore, Come creare una mente, il segreto del pensiero umano, in cui viene sollevato il problema della coscienza e della libertà umana:
"La coscienza è un elemento di differenza filosofica fra cervelli umani e attuali programmi informatici. Consideriamo coscienti i cervelli umani, mentre non attribuiamo (almeno per ora) questa proprietà ai programmi. È forse questo il fattore che cercavamo e che sta alla base del libero arbitrio?"
La differenza tra uomini e computer risiede nell'avere o meno una coscienza? ma che cos'è la coscienza? Come per il concetto di "tempo", tutti pensano di sapere cos'è, ma quando si tratta di spiegarlo, allora sorgono i problemi. Tra chi ha cercato di simulare il funzionamento del cervello, va ricordato il matematico John von Neumann, che già negli anni '40 del secolo scorso progettò l'architettura che prese il suo nome e che ancora oggi è alla base dei moderni computer. Von Neumann studia il cervello dal punto di vista della logica e dell'informatica, notando che al suo funzionamento può essere applicata la logica binaria 1-0. Al giorno d'oggi la simulazione ha fatto passi da gigante raggiungendo dei buoni livelli, e portando allo sviluppo di una concezione della coscienza come capacità bio-computazionale.
Scrive Daniel Dennett: "Qualsiasi alfabeto finito di segnali con classi di equivalenza rappresenta un tipo di digitalizzazione". La digitalizzazione è una discretizzazione della natura, il digitale è un mezzo che la nostra specie utilizza per conoscere il mondo, che è un qualcosa di continuo. Alcune correnti di pensiero sostengono che alla base della coscienza vi è un qualcosa di non spiegabile con le leggi della scienza, i materialisti ritengono invece che il funzionamento del nostro cervello non risponde a leggi diverse da quelle cui sono soggetti gli altri oggetti fisici. Nell'ultimo numero della rivista abbiamo riportato una citazione dal libro "Nati per credere" di Girotto, Pievani, Vallortigara:
"La maggior parte delle persone, sebbene sia disposta ad accettare che gli oggetti animati condividono alcune proprietà degli oggetti fisici, non sembra disposta ad ammettere che noi siamo degli oggetti fisici, ritenendo piuttosto di occupare un oggetto fisico, il proprio corpo. Molte persone credono, infatti, che vi siano oggetti animati, per esempio i santi, che possono violare completamente i principi universali cui soggiacciono gli oggetti fisici, compiendo miracoli, o che in vario modo le creature intenzionali possano sopravvivere alla distruzione dei loro corpi fisici (per esempio nella loro componente di anima immateriale oppure risorgendo come corpi fisici dopo la morte)."
Se pensiamo che la coscienza sia riconducibile a capacità computazionali del cervello e quindi che sia possibile paragonare sinapsi e neuroni ai processi di input-output (Von Neumann), allora non possiamo sostenere che essa sfugga alle leggi della fisica in quanto elemento esclusivamente qualitativo. Il filosofo della mente John Searle fa un esperimento concettuale: immagina che la microchirurgia possa sostituire tutti i neuroni, le sinapsi e altro materiale organico che forma il cervello con microcircuiti elettronici. A questo punto, secondo lui, la coscienza del possessore di quel cervello svanirebbe, e quindi l'avere una coscienza sarebbe nella natura del cervello biologico, e il non averla nella natura di quello artificiale. Searle sostiene l'esistenza dei qualia (aspetti qualitativi delle esperienze coscienti), non riducibili agli elementi materiali che li hanno prodotti.
La materia pensa, afferma Leopardi. Negando l'esistenza del libero arbitrio neghiamo anche la presunta sacralità dell'individuo, la sua indipendenza rispetto alle leggi che regolano il resto dell'universo. Per comprendere la transizione dal capitalismo alla società futura, bisogna comprendere la transizione tra le società preclassiste e quelle classiste. Lo stesso vale per la vita, che non emerge dal nulla ma è frutto di una fase pre-biologica che ha visto l'avvio di processi di autocatalisi ("ipercicli" di Manfred Eigen), che hanno portato alla formazione dei primi composti organici. Se dalla non-vita è nata la vita, allora vuol dire che la materia "inanimata" ha delle capacità di autorganizzazione che hanno condotto a quel vasto processo evolutivo che comprende anche la nostra specie. La materia tende a darsi nuovo ordine, sfida il secondo principio della termodinamica, ovvero l'aumento del disordine. Potrebbe nascere una nuova intelligenza, questa volta a base silicio, e non è da escludere che un domani possa cominciare a interrogarsi su sé stessa.
Nella copertina dell'ultimo numero della rivista abbiamo riportato un'immagine che rappresenta lo spaziotempo di Minkowski, in cui si può notare la simmetria tra passato e futuro. In tale modello, la parte inferiore del "cono di luce", il passato, contiene tutte le configurazioni degli eventi che hanno preparato la parte superiore, così come il futuro contiene il passato che l'ha determinato. Il "cono di luce" si presta ad alcune riflessioni sul ruolo della macchina, che può essere fattore di sfruttamento (capitalismo) o di liberazione (comunismo) a seconda del punto di osservazione.
Come scritto in "Traiettoria e catastrofe", nei Grundrisse di Marx leggiamo il romanzo del lavoro oggettivato:
"In questa Trasformazione la colonna portante della Produzione e della Ricchezza non è né il Lavoro immediato effettuato dall'Uomo, né il Tempo di lavoro impiegato, ma l'Appropriazione della sua propria Forza produttiva generale, la sua Intelligenza della Natura e il suo Dominio su di essa in forza dell'esistenza come Corpo sociale - in una parola, lo sviluppo dell'Individuo sociale".
La società borghese non ha più storia, non può superare n, ovvero sé stessa. Il capitalismo si è sviluppato fino a produrre tecnologie che imitano il funzionamento del cervello, quindi macchine che auto apprendono copiando i meccanismi biologici. La base materiale è dunque matura per far compiere un salto rivoluzionario a tutta l'umanità. Per passare dal passato al futuro.